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Matteo Casale – STUDI OP. 8--2019 - 2020--puntoacapo Editrice – Pasturana – (AL) – 2020 – pag. 109 - € 14,00
Studi. Op. 8, la raccolta di poesie di Matteo Casale che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione di Alessandra Paganardi intitolata "Parole pietre in un altrove prossimo" esauriente e ricca di acribia.
Definire la materia poetica oggetto di studio come fa Matteo Casale nel titolo del volume sottende una forte coscienza letteraria e la poesia stessa diviene qui tout-court esercizio di conoscenza.
Inoltre si deve sottolineare l’intento intenzionalmente detto con urgenza dal poeta nella sua continuità visto che ha già pubblicato altri sette volumi uniti e legati nei titoli dal filo rosso dello studio della poesia stessa, un intenso ripiegarsi su sé stesso e sulla forma del suo poiein.
Quasi tutte le composizioni sono centrate sulla pagina e questo elemento crea un ritmo sincopato che produce una notevole musicalità dal carattere suadente e incantatorio.
Il volume è strutturato nelle sezioni Elegia dell’Altrove e in quella breve La forza del De-Stino.
Una parvenza magmatica costituisce una caratteristica saliente dei componimenti che procedono essenzialmente in lunga ed ininterrotta sequenza con un fluire dei sintagmi che potrebbe definirsi vagamente barocco o liberty nel creare straniamenti tra accensioni e spegnimenti.
Del tutto antilirica la poetica di Casale nel suo carattere prettamente intellettualistico.
Il motivo della sofferenza dello stesso esserci sotto specie umana è nominata costantemente nel libro a partire dai due versi che fanno da incipit alla raccolta: Somma noi siamo di nostre ferite/ pareggio esatto d’infanzie finite, versi nei quali la rima amplifica l’effetto attraverso la ridondanza e la parola pareggio fa venire in mente che la vita stessa nello stabile confronto con l’alterità è una partita che è sufficiente pareggiare per riuscire in ogni situazione esistenziale.
È presente spesso un tu al quale l’io-poetante si rivolge che potrebbe essere apparentemente una lei alla quale il poeta invia il messaggio nel verso Il respiro in cui ora non ti sento e qui sono nominate le parole pianto e dolore a conferma di quanto suddetto del ruolo centrale dell’angustia nel lavoro del Nostro.
Il tema della ferita connesso a quanto suddetto è detto con urgenza spesso e la ferita stessa come è sottinteso può essere sanata solo attraverso la pratica della parola poetica.
Tuttavia dinanzi ad un esistere che dà continuamente scacco, e sintomatici a tale proposito sono gli addii che potrebbero riferirsi per antonomasia a quelli amorosi o a quelli causati dalla morte, il poeta non si geme mai addosso ed è perfettamente conscio della forza catartica e salvifica della poesia stessa: dire il dolore per vincerlo e superarlo diviene il riscatto e dà luogo alla redenzione.
È nominato con frequenza la parola Altrove, ma non sembra che il poeta si riferisca ad un ideale trascendente, piuttosto a un rifugio un luogo tangibile o immaginario terreno dove ritrovare sé stessi scrivendo.
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Raffaele Piazza
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