sabato 25 giugno 2022

SEGNALAZIONE VOLUMI = ROSA SORDA


**ROSA SORDA, “TRA LE PIEGHE DEL SILENZIO”, ATB EDIZIONI, TORINO, 2022 - PAGINE 80 - 16,00 €
PREFAZIONE DI MARIA EROVERETI
Il suggestivo titolo della raccolta poetica di Rosa Sorda, “Tra le pieghe del silenzio”, ben esprime lo spirito dei componimenti che la costituiscono, alcuni dei quali già apparsi in una pubblicazione del 2000: In un punto della mente.
Sin dalle prime poesie emerge l’urgenza di Rosa di abbandonarsi all’espansione del proprio mondo interiore e nello stesso tempo l’insofferenza per le incombenze quotidiane che allontanano da quell’io più profondo che solo sostiene e salva dal caos della precarietà: Il fluire / ci è interdetto / l'attimo sospeso / ci sfugge, / strappati / ad una più sottile dimensione / ci dibattiamo /nella quotidianità. Nonostante i componimenti della silloge abbiano visto la luce nell’arco di molti anni, il rifiuto della routine traspare anche dai versi più recenti e gli impegni che scandiscono la giornata diventano le sbarre di una gabbia che impedisce l’evasione verso dimensioni più rarefatte: Su di un foglietto, appunti / per la mia giornata… / conti da rifare… O ancora, in un’altra poesia: Sugli scaffali libri / da ordinare… / Con buona lena / mi metto a lavorare, / ma poi mi arrendo / incerta e confusa… / Non so cosa gettare, / cosa conservare… / è solo apparenza, / senza consistenza… Ma la ricerca di risposte che diano un senso all’esistere, la ricerca di un punto / che tutto unisce, è vana perché non ci sono appigli …in tutto ciò che esiste / manca il punto fermo / che dia l’orientamento. Tuttavia alla poetessa non interessa un mondo / di rassicuranti certezze / delimitato / da ben chiari confini poiché sente che in tralice / tra fenditure, / si svelano inusitate / connessioni del reale… che consentono di cogliere, oltre l’ordine delle cose, altre possibilità / di esistenza / tra le pieghe / dell'apparenza. La precarietà quindi diventa più accettabile nonostante sia l’unica certezza del nostro vivere ma non frena la ricerca di un senso all’esistere.
Con un lessico discorsivo che rifugge dai toni aulici, in versi da cui affiora una malinconica solitudine di fronte ai misteri della nostra fragile realtà, pur accogliendo serenamente la propria condizione, mitigata dall’inclinazione meditativa, Rosa non smette d’interrogarsi: il nostro tempo è limitato? / oppure è eterno stato? // Per sempre, forse, siamo / e non lo sappiamo. E si chiede ancora se la realtà più vera, quella che dà spessore alla nostra essenza, sia da cercarsi nella vita vissuta, in quella quotidianità tanto ricusata, oppure nella mente, nel profondo di se stessi.
Quando però i vincoli quotidiani si allentano …sospeso il pensiero / siamo parte dell’Essere / e in esso / trova pace l’esistere. La poetessa ritrova allora la verità nella bellezza della Natura, nella luce che sprofonda all’orizzonte di un mare immenso e solitario, nei viola lampeggianti delle nubi, negli spazi / grandi / e soli / nel silenzio / sospeso / dei tramonti / in un punto / indefinito / della mente dove il pensiero si ferma e ci si può raccogliere ed espandere all’interno del proprio mondo interiore.
Numerosi sono i componimenti che traggono ispirazione dagli eventi naturali: lo scorrere delle stagioni, la malinconia di un pomeriggio invernale, il vibrare dei sensi in una sera di primavera. A volte la natura provoca un senso di trepidazione, come una notte di luna inquieta in cui la vastità del silenzio trasmette una sensazione quasi allucinante, più spesso invece le bellezze naturali avviluppano coi propri profumi e la preziosità dei propri colori: Mi avvolgo / voluttuosa / in scialli dorati di sole e infondono un senso di leggerezza e di smisurata felicità: Danzo / da sola / in questa festa assolata di luce. La natura per la poetessa è dunque emancipazione dal quotidiano e maggiore consapevolezza di esistere.
La raccolta si divide in tre sezioni che corrispondono ai diversi periodi in cui videro la luce i componimenti, ma la differenza tra esse non è rilevante, non cessano gli interrogativi di Rosa che, se nelle prime composizioni era alla ricerca di un senso dell’esistenza, nella sezione “Tra prismatici spazi” s’interroga sulla fine della vita: “Come finirà la nostra corsa?”, sulla sua eventuale continuità in un altrove imperscrutabile: Mi dite / che la morte è un passaggio / un cambiamento di stato / che la vita continua… // Ma potrò ancora pensare? / indagare, dubitare / se pensabile è il Nulla… // …Nel silenzio sospesa / in concentrato punto / di dilatata mente.
La tensione di Rosa verso il mistero dell’infinito si rivela anche in molti dei dipinti accostati ai componimenti poetici: templi del silenzio, architetture in cui lo spirito si allarga finalmente staccato dalla realtà quotidiana e assurge alla dimensione più elevata a cui l’artista aspira per appagare il proprio bisogno di espansione e trascendenza: Tra le pieghe / del silenzio // ascolto // il battito / impercettibile / dell’Eternità.
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MARIA EROVERETI

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