martedì 28 marzo 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO


**
“RIFLESSI E VELATURE”****Antonio Spagnuolo, il pittore delle emozioni
Con il termine velatura si intende una tecnica pittorica che consiste nella stesu-ra di uno strato di colore sopra un altro già asciutto. Lo strato fresco deve essere suf-ficientemente sottile da lasciare trasparire il tono sottostante. Ora il poeta Antonio Spagnuolo nella raccolta dal titolo Riflessi e velature, La valle del tempo, 2023, di-mostra di essere un pittore provetto che stende e ristende, sulla grande tela che è il mondo, una gamma infinita e variegata, di colori (incerto palpeggio dei colori) e sen-timenti. Ma, non si tratta solo di mettere un velo alla realtà per far sì che diventi più vaga, inaccessibile e sfuggente, si tratta anche di toglierlo il velo: velare – svelare, questo il compito dell’arte, che sia poesia, pittura o scultura:
Come un velario accumuli memorie
nell’improvviso squarcio dei pennelli
quasi sorpresa fin dove porta il segno.
Obliquo e tenero il rifugio che svela
macchie colorate di speranze.
( Paesaggi - per una mostra di pittura)
**
Nessun petalo ha tratti visibili
capaci di sfidare il tempo
e disvelare l’angolo celato di un imminente
inganno.
(Petali)
*
Spazi velati, sagome velate….mistero.
Baluginii, modulazioni, lampi, luci, visioni, intensità cangianti. Il poeta intreccia pennelli e incide con la spatola i colori dei sentimenti sulla grande tela della realtà, inseguendo illusioni, sogni (arcano lamento del sogno), figure incandescenti, ricordi (il fantasma dei ricordi), memorie. Nella lirica intitolata Rete il poeta, che si aggira in mezzo alle ombre, confessa di essere addirittura imprigionato nelle anguste spirali del sogno:
Come cani randagi
i miei ricordi rincorrono i momenti
che lasciammo interrotti, al dispetto
che riemerge e ricade nella mente.
Allontanandosi lo splendore del sogno
è presentimento di fine,
così l’incanto avrà termine!
Amare bellezze allo sguardo
i contorni di un cielo svanito
come amante segreto
o enigma da decifrare per ritorni.
Ad ogni stanza il suono si ripete
incredulo che fu squassato da uragani.
( Cani randagi)
Il tempo, inesorabile, non dà tregua, invano il poeta tenta di fermarlo:
Potresti ritornare solo un momento!
Il solo tempo che io tenti d’immergermi
nelle tue pupille e confondermi con te
nel vortice ignoto dell’eterno.
oppure:
Inutile giostra il susseguirsi
dei giorni ora che il tempo srotola
le ore nel ritmo incalzante del minuto,
oppure:
Inutile giostra il susseguirsi
dei giorni ora che il tempo srotola
le ore nel ritmo incalzante del minuto,
che insegue ingenuamente le intensità
cangianti.
(Visione)
*
E infine:
Come in una vertigine
si cancellano i ricordi senza tregua.
Ad uno ad uno nel mentre svaniscono
incidono le note della nostalgia
nella nebbia che avanza.
Tutto è nel dubbio di una mascherina
che rappezza i dettagli irripetibili
nel tempo che raccoglie il rimpianto.
Già stanco ed incolore
diviene inceneritore anche lo sguardo.
(Dubbio)
E con il tempo, si avvicina la morte, morte che il poeta definisce maligna…parlo al-lucinato…Silenzio, solitudine, ombra accompagnano Antonio quotidianamente.
Intensa la metafora della danza con la bella immagine della danza che turbina nel vento, che ci fa pensare ai Dervisci. Nello scorrere del tempo e degli anni, in cui la passione svanisce e la morte si avvicina, Antonio confessa: Inquieto e solo sono in attesa dell’impossibile (Danza). La danza è celebrazione, la danza è linguaggio. Lin-guaggio al di qua della parola: le danze nunziali degli uccelli lo mostrano; linguaggio al di à della parola: poiché là dove non bastano più le parole nasce la danza. Questa febbre, capace di afferrare e agitare fino alla frenesia ogni creatura, è la manifestazio-ne, spesso esplosiva, dell’istinto di Vita, che tende a ritrovare l’unità primaria in cui corpo e anima, creatore e creazione, visibile e invisibile, si ritrovano e si saldano, fuori dal tempo, in un’unica estasi. La danza celebra l’identificazione con ciò che non muore mai. Liberazione nell’estasi.
Nella lirica intitolata Tartaruga
La tartaruga conta i passi miei
quasi per impedire nel cammino
dolce groviglio delle stravaganze.
Ma il destino non molla e ci ha sorpresi
con le mani che conoscevano magie
ove l’incanto trasformava carezze
nel sublime ritocco dell’eterno.
la tartaruga diventa la rappresentazione dell’universo in quanto il suo carapace è roton-do come il cielo sopra e piatta sotto come la terra: da sola rappresenta una cosmogra-fia. Immortale grazie alla sua longevità, fertile, la tartaruga s’apparenta al poeta con il quale rivaleggia.
Il mostro:
Il mostro che mi porto dentro
a volte esplode nel ricordo
e traccia saette per rincorrere
il profilo che hai tracciato nell’ignoto.
(Meriggi)
E i riflessi? Ci sono, ci sono, tanto presenti attraverso tanti altri vocaboli quali lampeg-gio, luce, chiarore (è anche il titolo di una lirica), riverbero, abbaglio: certamente riflessi di ciò che è stato, dei ricordi (luce abbagliante dei ricordi), di una realtà costantemente sognata, intravista. sognata, che definisce, incerti colori di uno specchio (Onde). Da qui l’immagine del caleidoscopio (Sintesi, Confronti-Per una mostra di pittura) che restitui-sce brandelli variopinti di vita.
Fausta Genziana Le Piane

1 commento:

  1. Sempre bello leggerti ,per migliorarsi in sensibilità e modi d'esprfessionie mai vani.Grazie cari saluti

    RispondiElimina