***Carla Malerba : “La milionesima notte” – Fara editore – 2023 - € 12,00
Quasi il ventaglio di una frammentazione del pensiero in quella atmosfera che affonda con le immagini per rincorrere le onde e immergersi nelle luminosità della folgorazione.
L’esistenza si rispecchia nel ritmo della quotidianità, prima di abbandonare illusioni, e: “Solo per questo/ lettere di fuoco/ non bastano/ a dire che è sogno/ si sia potuto vivere/ o morire/ come estratti da una lotteria”.
Alessandro Ramberti scrive in postfazione:
“C’è una intensità concreta e saggia nelle poesie di Carla, e se il suo sguardo appare abbastanza disilluso (“guardarci attorno / non ci basta a vivere”, p. 21) non è mai però venato di pessimismo: si constata certo con piglio qoethiano la realtà, ma gli occhi sanno percepire altro e infondere una speranza senza enfasi eppure, di fatto, illimitata per cui, se “Sembra caduto il cielo / su di noi”, la poetessa libico-aretina non si perde d’animo, ma ci ricorda con fiducia a p. 53 che “siamo stelle destinate / a effondere parabole di luce” e che (p. 52) “La solitudine dell’anima si allarga / eppure è solitudine compagna” (v. anche la poesia introduttiva di sezione a p. 28).”
Il flusso dei ricordi ricama versi di una plasticità del tutto personale e si rincorrono ritmi che attraggono l’attenzione per considerazioni strettamente legate alle figurazioni e alle metafore che invitano ad una sorta di visione aperta in chiave ideologica.
La poesia diventa il respiro profondo, la chiave segreta ed ideologica, fedele alle radici che non possono più nascondere profonde risonanze e policromatici ritocchi. Mentre l’assedio dei giorni non riesce a segnare determinati confini “il silenzio regala spazi lucenti….sull’orlo evanescente del sogno”, e il sussurro diviene testimone, che con la parola scritta riesce a modulare schegge e piccole incursioni per un itinerario che potrebbe essere prestabilito dalle emozioni.
Il tocco ha delle chiuse che riescono a riportare il lettore alla realtà che incombe, al pensiero del nulla che siamo, alle atmosfere sospese dei sentimenti, all’alternarsi delle vicende, che scorrono tra la fulmineità di un’incisione e la massima disponibilità della ricerca. Scompaiono e ritornano i fotogrammi, in una serie di dissolvenze incrociate o nelle particolarità di un cesello, così come il vento contro i vetri rimbalza in un impeto che ritorna al cielo.
L’improvviso cobalto del pennello traccia sorprese ed ombre ed invade le stanze tra pareti discrete, capaci di sospendere anche l’ansia dell’amore.
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ANTONIO SPAGNUOLO
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Qui la postfazione di Alessandro Ramberti
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“fino a trovare la gloria della luce”
È molto femminile la voce di Carla Malerba, si sente che ha vissuto, viaggiato, incontrato, assaporato, amato …il suo canto vola alto e leggero e si abbassa dolcemente per incoraggiare, per donarci quel luogo prezioso che è lei stessa, bussola necessaria a non perdersi, anzi ancora di più a ritrovarsi, a riscoprire in sé stessi risorse latenti e dimenticate, ad accettare e curare le ferite lasciate da eventi funesti.
La notte è lo spazio in cui i pensieri si rincorrono, si fissano sulla tela effimera dei sogni, si intersecano a pulsioni, sentimenti, desideri, in un gioco chiaroscurale, in cui si crea quella tensione che ci mette a un po ’a nudo, con amorevolezza, come abbiamo, ad esempio, appena visto nell’ultima poesia della raccolta,
Al buio scrivo parole
che la mente illumina
e guida la mano
il pensiero del nulla che siamo.
o in quelle alle pagine 17 e 18 da cui stralciamo i brani seguenti
La notte era flusso
di maree
si consumava l’amore
fino allalba’
le barche parevano
smarrite in alto mare.
La notte come uno sposo
mi accudisce
mi circonda
col suo silenzio
mi regala spazi lucenti.
C’è una intensit àconcreta e saggia nelle poesie di Carla, e se il suo sguardo appare abbastanza disilluso (“guardarci attorno / non ci basta a vivere”, p. 21) non è mai però venato di pessimismo: si constata certo con piglio qohletiano la realtà, ma gli occhi sanno percepire altro e infondere una speranza senza enfasi eppure, di fatto, illimitata per cui, se “Sembra caduto il cielo / su di noi”, la poetessa libico-aretina non si perde d’animo, ma ci ricorda con fiducia a p. 53 che “siamo stelle destinate / a effondere parabole di luce ”e che (p. 52) “La solitudine dell’anima si allarga / eppure è solitudine compagna ”(v. anche la poesia introduttiva di sezione a p. 28).
C’è dunque un timbro musicale mozartiano diffuso in questa Milionesima notte che dispiega immagini radiose ed altre senza infingimenti, con le loro asperit àe crudezze, ma al contempo, con la sua musica, il flusso poetico riesce a riscattare la negatività, ci offre il modo di considerare le situazioni nella loro impegnativa e a volte dolorosa complessit à(evidenti, ad esempio, i riferimenti alle restrizioni imposte dalla pandemia) e a farne memoria, dunque a reagire. Gi àla condivisione e il ricordo sono infatti un modo per non restare inerti in una passiva accettazione, ma per sentirsi in relazione, membri di una comunità, consapevoli di essere sulla stessa barca. Abbiamo davvero bisogno di recuperare i tratti di una umanit àche non isoli le persone e non dimentichi di essere frutto di un tessuto di incontri, di vicendevoli gesti di attenzione e di amore (rileggiamo in tal senso la splendida poesia a p. 23, “Se dopo la notte / ci fosse un giorno estremo…”).
Anche la morte, se abbiamo amato, se ci siamo donati, viene accolta come avvenimento naturale che apre a una nuova incognita e folgorante dimensione, (cfr. la poesia dedicata Ad Alfredo R.):p. 49
È ’lultimo giorno
avido di vita.
Quanto vicino al nostro
il morire del fiore
quando sapremo
di quell’ultimo giorno
’lestremo suo fulgore.
*
Rimini, 21 febbraio 2023
Grazie mille per l'ospitalità.
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