giovedì 15 giugno 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO


** Antonio Spagnuolo: "Riflessi e velature" - Ed. Lavalledeltempo -- 2023 - pag. 76 - € 10,00
La poesia mi è venuta incontro sorprendendomi di pagina in pagina e invitandomi a pormi l’eterna domanda su che cosa sia veramente la poesia. Certamente un mondo caleidoscopico ed affascinante il suo, velato da una sottile e costante malinconia che ti mette davanti all’intimità della sua anima e alla saggezza di una mente che vogliono rapportarsi con il loro lettore per raccontare le esperienze, il dolore e la saggezza di un vissuto. Dal punto di vista formale il suo modo di scrivere versi è perfetto, non ha un cedimento né una sbavatura , è equilibrato, diretto, ma soprattutto sapiente nella scelta di ogni significante, capace a sua volta di aprirsi alla meraviglia di una pluralità di significati per guidarti alla scoperta, senza frastuoni, di un universo interiore poliedrico, affascinante, ricco di conoscenza, di sentimenti, di sogni conclusi, di domande complesse, di dolore e di rimpianti ma, nonostante l’età, ancora tanto giovane da nutrire illusioni.
Mi vorrei fermare un attimo sull’aspetto contenutistico. Il libro, semplice nell’aspetto, ma profondo e concettuale nei contenuti è suddiviso in tre sezioni distinte: CIRCOSTANZE, VISIONI, FRAMMENTI. che però seguono tutte un percorso fatto di memoria, di rimpianto, di consapevolezza di aver molto e a lungo vissuto e di aver già lasciato alle spalle i sentimenti più cari. Nella prima poesia, (Mediterranei) Intreccio pennelli e lampeggi d’oro …nel fuoco turbinoso e delirante/ delle nuove illusioni / è tutto un susseguirsi di squarci colorati, con le nuances e la luce del grande mare nostrum dove la nostra storia comune e la nostra vita individuale hanno trovato compimento.
Il poeta dipinge con le parole ciò che sente, che vive e nel farlo legge sé stesso in un processo introspettivo continuo perché suoi sono i ricordi, gli amori vissuti e finiti, le speranze alimentate e concluse, ma anche quelle infrante o mai realizzate. E lo fa in solitudine. La solitudine è condizione indispensabile per ogni artista e per ogni poeta. L’atto creativo ha bisogno di silenzio, di raccoglimento, di introspezione specie per chi attraverso la parola poetica rende materia l’immateriale per dare sostanza alle ombre, ai ricordi di chi non c’è più. Solo in solitudine e silenzio, dalla retina della anima emergono sembianze care, amate e perdute. In questo modo, l’immaginario e il ricordo prendono forma come visioni che durano attimi soltanto per poi rapide sparire lasciando però nel cuore il desiderio impossibile di tornare indietro, di ripercorrere il vissuto, di rivivere l’amore che ha dato senso alla vita. Memorie e desideri che creano momenti sublimi ed irreali anche se si comprende che non potrà più esserci quella perfezione delle sere insieme che portavano all’infinito. Questa è la vita degli esseri umani fatta di limiti oggettivi. La barriera invalicabile è la morte. Stupenda la poesia “Ultimo rapporto“ Riesco tra le ombre a rintracciare i ricordi/ Incollando figure fuori dalla perfezione/ per riproporre alchimie/ e giocando le strane carte della sorte.
Ho da stendere l’ultimo rapporto/ e patteggiare con la morte/ un’inquietante attesa dell’ignoto.
C’è in ogni compnimento un senso profondo di nostalgia, a volte di rimpianto di ciò che è stato e che mai più potrà tornare. Ma non è pianto sterile, è forza che genera parole e le parole gemmano emozioni vibranti in chi le legge; è forza che crea empatia superando i limiti del tempo e dello spazio. Questa è la potenza della vera poesia.
Altrettanto bella quella intitolata “Vortice” una poesia breve, quasi lapidaria nell’incipit che suona come un ordine a chi se ne è andato per sempre. Al poeta che è rimasto sarebbe sufficiente un momento, un momento solo per avere la possibilità di immergersi nelle pupille amate e confondersi nel vortice ignoto dell’eterno. L’eternità? Domanda che l’uomo si pone dal primo momento della sua venuta al mondo. Perché la vita stessa altro non è che un l’intervallo breve che noi superbamente misuriamo con il tempo quasi per dominarla, ma che in realtà non bada a regole, non a giustificazioni, né ai meriti, sappiamo solo che cominciamo a morire dall’inizio senza sapere cosa ci sarà dopo l’ultimo respiro. E’ la morte il nostro destino. Per questo ci chiamiamo mortali. Ma l’idea che oltre il nostro tempo ci sia l’eternità, ci sia l’Eterno, ci conforta e nello stesso momento ci spaura. Vorremmo sapere per sopire la nostra ansia. Sapere ciò che non appartiene all’uomo non è possibile. Possiamo solo interrogarci. Il nulla? Il buio? La beffa della fatica di vivere spesa nell’attesa di un premio? O credere in ciò che la fede in Dio ci promette? Nessuno può avere certezza del dopo, La nostra conoscenza è limitata. E in fondo è giusto che sia così. Chi crede nella promessa di un al di là superiore al mondo terreno e ha fede, affronta sereno la morte che è il nostro ineluttabile destino. Queste le domande dell’uomo fin dal suo primo apparire. Domande che rimarranno tali perché non ci sono risposte. Neppure la scienza e la fisica moderna hanno trovato soluzioni. I limiti umani restano. Ogni conquista è una tappa, non un traguardo perché apre fatalmente la strada per la tappa successiva. E così senza fine con la speranza di arrivare alle conclusioni sperate. Si spera e si dispera perché la conclusione mai potrà essere né matematica né fisica. La conclusione trascende i nostri limiti e la fatica spesa si fa pietoso inganno. E’ inutile tramutare in materia i misteri dell’ignoto, bisogna solo accettarli. Chinare la testa davanti alla grandezza del Creatore per trovare la pace che si sogna.
Il poeta rivela una capacità di analisi raffinata e colta nella capacità di cogliere forme, segni, colori, luci nella sezione VISIONI. Anch’io amo l’arte visiva e talvolta mi trovo a scrivere qualche saggio critico su delle mostre. Allora mi indugio sui codici espressivi usati da pittori, dai fotografi, meravigliandomi per la varietà dei linguaggi che hanno saputo creare per trovare una loro connotazione. Attraverso i linguaggi esprimono ciò che vedono, ciò che sentono e trasformano i pensieri in segni, colori e luce. C’è un filo rosso che unisce pittori e scultori ai poeti e li unisce perché anch’essi dipingono e scolpiscono attraverso la parola. Qualche anno fa ho organizzato una mostra intitolata “Immagini e parole” Fotografie e poesie a confronto. Una cosa bella quasi un torneo tra gentiluomini. Alla conclusione sono arrivata a comprendere che la fotografia fissa solo una piccola porzione della realtà in un attimo preciso, e la blocca per sempre in quell’attimo, in quel gesto in quella luce in quel colore. Diciamo, per assurdo, che rasenta le caratteristiche della morte. Mentre la vera poesia è sempre espansione, perché supera il momento dell’ispirazione e della creazione proiettandosi viva verso orizzonti lontani e rimanendo eternamente incompleta. Sarà il lettore chissà quando, chissà dove che le darà completezza con le sue emozioni. L’arte visiva celebra la natura e la rappresentazione della natura fatta dall’uomo artista. Fissa la realtà e la rappresentazione della realtà. Provocatoriamente il poeta intitola CONFRONTI la prima poesia. Qui il caleidoscopio dei colori dell’aurora che crea forme misteriose, diventano segni sulla tela, pennellate, squarci di luce perché la realtà si trasfigura grazie alla creatività dell’artista, fatta di memorie, di sogni, di interpretazioni, ma il confronto è sempre impietoso.
Bellissima in questa sezione la poesia LA FINE di pagina 42.
E’ stato un lampo lo sciame dei giorni! Il poeta ritorna a interrogarsi sulla brevità della vita e sulla morte della persona amata, sull’ignoto che sta oltre l’ultima soglia. Sente vicina la fine. Sto morendo! Grida Inseguo il tuo profilo/ ma vorrei dirti ancora che ti amo. La rappresentazione sulla tela del profilo amato è un limite contro il sentimento dell’amore che vive, contro il suo umano desiderio di darle nuova vita per dirle “ti amo”. Due parole brevissime e semplici che esprimono la grandezza del suo universo. Quindi anche la pittura e la scultura, pur se opere eccelse di grandi artisti, sono solo una mera rappresentazione della realtà. Il sorriso della dama sulla tela, non sarà mai carne, né il marmo statuario avrà mai la forza dei muscoli veri, tesi nello sforzo immane di una sfida. Resteranno immagini e rappresentazioni stupende, ma prive di vita. La poesia invece è vita La sezione che più mi ha commosso è quella intitolata “FRAMMENTI” L’ultima di questa raccolta. Forse per quella strana magia che si chiama sintonia di due anime diverse, la trovo più congeniale al mio sentire, al mio vissuto, alla mia età. L’uomo è fatto di conoscenza, di esperienza, di memoria. E stranamente, diventando più vecchi, proprio la memoria del passato prevale limpida, cristallina, quasi materica, su quella del presente. Un’ancora di salvezza, fondamentale pe continuare a vivere. La memoria lunga è onnipresente in ogni atto che compi, tanto che spesso ti sembra di ripetere qualcosa che hai già fatto, già visto. La contraddizione sta tutta nella memoria breve che non riesce a trattenere i ricordi più recenti. Tanto che, proprio mentre ti versi un caffè, basta un niente per distrarti, dimenticando di berlo. Memoria lunga e memoria breve, croce e delizia della vecchiaia. Tutto ritorna nell’età senile, ritorna come ricordo ammantato da sentimenti, da delusioni, da flebili speranze che svaniscono rapide, da squarci di luce improvvisi che danno bagliori per un attimo solo, e in questo miscuglio meraviglioso ritrovi sensazioni di carezze che ti davano piacere e spezzavano il dolore di vivere. Ricordi, ricordi che si impongono, che si offrono come appiglio alla solitudine maligna che non si può sopire. E parlo allucinato alla tua ombra, che svanisce, / ogni volta che chiudo gli occhi alla paura. / Le mani che vegliavano alla tua felicità / tremano in questa lontananza di cristallo. / Potrei accettare il silenzio, perché ci sei / ancora una volta al tremolare di una candela. da “Chiave” la poesia di pag.59
Altrettanto bella la poesia “Pelle” che termina con un’invocazione del poeta: Ritorna un momento ancora/ e le mie stanze brilleranno di gioventù. Tutta questa sezione è dedicata alla donna amata. Ricordi, nostalgia e rimpianto si rincorrono per mantenerne viva la presenza. Bellissima anche in questa terza sezione la poesia “Vortice“ … “Avevi lo stridore dell’incandescenza, / tutto l’abbandono delle docili membra, / là dove non giocava la ragione/ dimentica dell’invidia dei vecchi. Ora io sono vecchio! / …e il rintocco della tua carne precipita / in un vortice che non so raggiungere.
Le potrei citare tutte perché tutte sono un inno all’amore vissuto. Alcune emergono per le immagini e i colori, altre per la profondità del pensiero e per la limpidezza del linguaggio. Il tutto si configura come un tripudio che incanta il lettore e lo rende partecipe anche alla trepida speranza del poeta di potersi ricongiungere oltre la barriera dell’umano con colei che ha dato un senso e sostanza alla sua vita.
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Maria Luigia Chiosi

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