DAI TEMPI -----
Già ti conosco / meglio, ti ho riconosciuto
Sei lo stesso / dei tempi della clava
che si ostina con la pietra focaia
che mi stringe / al riparo dagli orsi
Sei l’antico etrusco
che abbraccio sul sarcofago
il bizantino con me nel mosaico
Ti ho riconosciuto
Sei lo stesso / con me steso sul triclinio
mentre sorseggi assenzio e mi accarezzi
Sei il fontanone romano / che mi schizza
e io la vestale che
scherza con il getto
Sei lo stesso con cui danzo
il minuetto e mi difende
da chi tenta lo sgambetto
Lo stesso che adesso
mi accompagna in ascensore
mentre clicca su fb “mi piace” o “commenta”
e che su Marte mi sposerà all’istante
cercando un varco telematico al consenso
Lo stesso sei, che stringo a me
dai tempi / ad adesso.
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IL FORNAIO ----
Quando il Fornaio / impastò la mia pagnotta
vi mise sale / lievito, sesamo di giudizio / smalto rosso
di zenzero un pizzico
amore molto / vino bianco
e forse un po’ d’inchiostro
La unse quel tanto di sudore / giusto lavoro
la spezzettò in tasche di ricordo
Ne serbò briciole / per piazze di piccioni
e per piccole tese mani di ogni colore
Pezzi più grossi / cartilagine rigenerante
azione/ non azione
o per sgualcite merende sui banchi / ricreazione
Infornò il tutto, indicandone i tempi
di cottura / doratura
Lasciò detto che / quotidiana messe
pane vita fosse / per me
questa Poesia.
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RESOCONTO ----
L’eredità non so del mio strano rapporto
con la vita o meglio / il suo diporto
Ora / altro poco conta, caro
né più né meno di come ti ricordo
Col vivere si versa / al vivere un acconto
ma sempre infine ti si riversa il conto
in scomodo ritardo, prolisso contrattempo
Fili di carrucola dipanano, strane circostanze / meccanismi
ricordi a branchi / brancolano il buio
ed io qui in attesa di dire - cosa? -
Quello che è stato, o quel ch’essere poteva?
Qui con i miei fantasmi / (a) tracimare
sciogliendo il giusto, il vero dal superfluo
scandagliandone il ritmo ed il meandro
scindendo l’essere dal non / l’ora dal quando
Lo strano riversarsi / lo strasogno
tra annichilimento e resoconto / catarsi
a summa del percorso, quel tuo darsi – strano a dirsi –
in fogli sparsi / aspersi di consenso, di non detto
Discorsi – quanti, (ricordi?) – sui corsi e sui ricorsi
il pessimismo / bicchiere mezzo vuoto
l’ottimismo, se è bicchiere mezzo pieno
l’altra metà è fine del sentiero
Ed ora qui / a riflettere se è vero, se esista un senso al verso
del pensiero, o se tutto è già scritto, falso e vero
Se è nel libro che ti addossi contro / in quel palmo riverso
nascita e mescita, rimescolio d’intenti / fraintendimenti
E noi assuefatti (ad) ossigeno e certezze, in bilico tra un sé stessi e il niente…
Ah! Se potessi / al vivere
non dover mai / dare
un resoconto!
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VALERIA SEROFILLI –
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Valeria Serofilli, laureata in Lettere presso l’Università di Pisa e abilitata all’insegnamento di Italiano a seguito della specializzazione SISS e all’insegnamento di Storia dell’Arte tramite Concorso a cattedra, insegna Lettere presso gli Istituti d'istruzione secondaria.
Come operatrice culturale è Presidente del Premio Nazionale di Poesia “Astrolabio”e degli Incontri Letterari presso il Caffè storico dell'Ussero di Pisa e il Relais dell’Ussero di Villa di Corliano. E' curatrice della collana "Passi - Poesia, I libri dell'Astrolabio" per la Puntoacapo Editrice di Novi Ligure e del sito personale www.valeriaserofilli.it nonché redattrice della rivista di poesia, arte e filosofia “La Mosca di Milano”. Pubblica note di lettura su riviste ed è presente in diverse antologie.
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RispondiEliminaSempre elegante e colta,la POESIA di Valeria Serofilli.
RispondiEliminaUna POESIA che non disdegna l'uso della metafora, e pur attraverso l'uso di un linguaggio raffinato, rimane comunque una poesia ben comprensibile a tutti.
Stefano Massetani
Ah se potessi al vivere non dover mai dare resoconto.
RispondiEliminaIn questo sospiro finale c'è tutto il senso.
Sciarade, verso che scorre fluido, armonioso
Maria Zimotti