< NON CAMMINARE SCALZO > --
Se benedici me ti poso l’alba
nascondimi al suo fianco muta
tu lo sai che t’amo?
mi stavo uccidendo a colori
Per te mutando il mio aspetto,
germogli confessati gli occhi verdi.
Vieni a dormire sul mio petto
senza l’anello ti sono fedele:
se ad occhi chiusi sono io lei
lascia sul cuscino tutti i silenzi
e scriverò ogni parola perduta
per dire come un’eco vedova,
chissà se porto tutto nella tomba.
Sei passione che schianta le voci
come uno spostamento d’aria.
La senti l’eco laggiù nel burrone?
Ninna nanna, figlio mio, stanotte.
Io quando soffro muoio tutta intera
ed ogni volta non te lo ricordi,
accade che ti accorgi che esisto
quando non respiro
io sono eternità che dura poco.
*
RITA PACILIO
( da “Non camminare scalzo” 2011 )
*
Rita Pacilio è nata a Benevento, Sociologa, Performer, Collaboratore letterario, si occupa di Poesia, Narrativa, di Musica jazz e di Orientamento e Formazione, di Mediazione familiare e dei conflitti interpersonali, di Prevenzione delle dipendenze. Ha pubblicato:“Luna, stelle…e altri pezzi di cielo”; Edizioni Scientifiche Italiane 2003 -“Tu che mi nutri di Amore Immenso” Silloge Sacra N. Calabria Editore 2005- “Nessuno sa che l’urlo arriva al mare” N. Calabria Editore 2005 - “Ciliegio Forestiero” LietoColle 2006 - “Tra sbarre di tulipani” LietoColle 2008 - “Alle lumache di aprile” LietoColle 2010 - “Di ala in ala” (Pacilio – Moica) LietoColle 2011 – “Non camminare scalzo” Edilet Edilazio Letteraria 2011 (monologo teatrale/romanzo poetico)
Ho letto l'opera, l'ho amata, apprezzata. Ho cercato di comprendere quale fosse la natura della sofferenza nell'esistenza di chi l'esprime con coraggio denudandosi da ogni ipocrisia. Ho desiderato poterle dedicare una recensione, il minimo che tanto dolore meriterebbe: un esegesi di un'anima che attende d'esser udita.
RispondiEliminahttp://www.intervistandowebtv.it/index.php?keyword=comunicati&com=405
Leggendo questo scorcio poetico sovvengono emozionalità d'unica sorte. Grazie.
E' una terra generosa, la poesia di Rita Pacilio. Una terra dissodata, rivoltata d'acciaio e umori fertili, che traggono dal patimento - attraversato come un mare infido notturno e tuttavia pronto a rendere in oro i naufragi depositati su fondali di finissimi minerali - tutti i segni della Grazia da offrire intera all'altro.
RispondiEliminaE c'è l'interrogarsi di chi sia l'altro come una dichiarazione di impossibilità alla congiunzione del sentire reciproco, poiché resta sempre uno scarto, una frattura o una lettura non fatta verso chi si determina nel suo essere tutto.
Mentre di sé si conosce ogni vibrazione, ogni declinazione d'affetto e passione, ogni distribuzione del "pane" (...ti poso l’alba...;...mi stavo uccidendo a colori.;...mutando il mio aspetto...;...senza l’anello ti sono fedele...;...io sono eternità che dura poco.)
Mi soffermo su questa poesia; tutto il piccolo libro prezioso è pervaso dal sentimento dell'Altro come espressione dell'accadere numinoso del senso che ci restituisce a noi stessi attraverso la fisicità in cui la forma esiste come sostanza della creatura.