CATERINA DAVINIO – “Il libro dell’oppio” – puntoacapo Ed. – Novi Ligure (Al) – 2012 – pagg. 165 - € 16,00
Caterina Davinio, nata a Foggia nel 1977, è cresciuta a Roma. Il libro dell’oppio è un testo non scandito e, per questo, può essere definito di natura vagamente poematica.
Il suo fulcro, il suo etimo, è quello dell’assunzione delle sostanze stupefacenti e del loro effetto sulla psiche umana.
I componimenti sono quasi tutti forniti di data e sono stati scritti negli anni ’70 e ’80, in prevalenza, ma anche negli anni ’90.
Il libro può essere definito uno spaccato delle culture giovanili di quel periodo, della generazione forse più colpita dalla droga..
Tutte le poesie sono pervase da una forte dose di corporeità, di fisicità, che hanno come elemento fondante l’incontro dell’essere umano con le droghe, che determinano nella coscienza paradisi – inferni artificiali.
Si tratta di testi scritti in genere in lunga ed ininterrotta sequenza e la lunghezza dei singoli sintagmi è eterogenea. Ottima la tenuta dei versi lunghi.
In Il libro dell’oppio assistiamo all’inverarsi di una poetica le cui parti procedono per accumulo.
L’autrice descrive efficacemente l’interanimarsi, anche erotico. di corpi maschili e femminili sotto l’effetto dell’eroina.
C’è da sottolineare l’eterogeneità delle poesie di questa raccolta, che sono di diverse lunghezze: infatti incontriamo testi lunghi. di media lunghezza e anche brevissimi.
Oltre al tema della sensualità dei corpi, sotto l’effetto delle suddette sostanze, è presente il tema mistico e vengono detti Dio, dio e gli angeli.
Da notare che la compresenza dei due temi antitetici rende intrigante il discorso della poeta: infatti si tratta di elementi, che, pur essendo tra loro molto distanti, sono pervasi dalla vita nelle sue manifestazioni più corporee e d’altro canto più eteree.
Molte poesie sono senza titolo e questo fattore crea, nell’ordine del discorso del testo, qualcosa d vago e, magico.
C’è sospensione e levigatezza formale in questa raccolta e, a livello espressivo, l’autrice presenta uno stile preciso, leggero e icastico.
E’ presene anche il tema della quotidianità come nel breve componimento, molto efficace e condensato, nel quale vengono dette delle prostitute nei pressi di una stazione serale, meretrici diverse tra loro nel loro aspetto: qui la poeta dice che si andava a comprare l’amore, ironicamente, visto che l’amore non si può comprare (il sesso invece e una merce).
A volte l’io-poetante è protagonista dei testi e la poeta tende a riflettere su se stessa: è molto autocentrata nel complesso tessuto linguistico che, senza sforzo, produce.
Altre volte le poesie sono descrittive e forse, in esse, si riscontra un calo di tensione, rispetto alle altre, pur essendo anche queste sempre ben strutturate ed efficaci.
E’ un libro composito anche perché alcune poesie, in massima parte composizioni verticali, sono composte da periodi interrotti da segni d’interpunzione.
Emana un fascino indiscutibile dai versi di Caterina Davinio, che presentano, come afferma Mauro Ferrari, nella postfazione, una frequente presenza della figura dell’ossimoro, che diviene elemento dominante.
RFFAELE PIAZZA --
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