RAFFAELE URRARO – “ero il ragazzo scalzo nel cortile” - Marcus Edizioni - 2011 – pagg. 87 - € 10,00
Raffaele Urraro è nato e vive a San Giuseppe Vesuviano; ha pubblicato numerose raccolte poetiche e libri di saggistica e di cultura popolare.
“Ero il ragazzo scalzo nel cortile” è preceduto da una premessa dello stesso autore e termina con un’appendice.
Nello scritto introduttivo il poeta afferma di avere meditato a lungo su un’opera che avesse per tematica la sua infanzia e la sua adolescenza, viste come “la miglior parte” della nostra vita.
Urraro afferma di essersi sforzato, nel realizzare il libro, di non porre tra parole e cose un’eccessiva mediazione letteraria , di rendere proprio il sapore di quelle cose:”…Finalmente avevo trovato la mia strada per dar corpo alle parole, avevo trovato le parole…E mi sono accorto che ha ragione chi dice che quelle parole che appaiono più semplici e più facilmente costruibili e fruibili richiedono un lavorio maggiore…”, dichiara il nostro.
Per accedere alla comprensione della raccolta è importante il dato biografico: il poeta è nato nel 1940 da una famiglia di contadini e il padre era bracciante agricolo.
Nel libro s’incontrano fotografie in bianco e nero, che raffigurano Urraro da bambino, immagini che danno l’idea della patina relativa al tempo passato
E’ la memoria involontaria che spinge Urraro a riattualizzare in versi i primi anni della sua vita, e, dire questo attraverso la scrittura poetica, dà all’opera un alone di magia e di bellezza intrinseca.
Il nostro mette in moto la memoria non per un rimpianto elegiaco di un mondo che non c’è più, ma per recuperare quel mondo, per individuare certe condizioni di vita.
Per l’unitarietà tematica, alla quale partecipano anche le poesie dell’appendice, tratte da raccolte precedenti di Urraro, ero il ragazzo scalzo nel cortile si può vagamente definire un poemetto: infatti tutti i componimenti hanno per argomento gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza di Urraro.
Apparentemente si potrebbe intravedere un senso di nostalgia del poeta verso il periodo dei primi anni della sua esistenza, simile a quella provata e detta da Cesare Pavese; invece il poeta è animato da un desiderio di segno positivo, quello di rivivere le gioie dell’infanzia e dell’adolescenza mettendole in versi, anche se molti ricordi sono dolorosi, come quello della seconda guerra mondiale, che fa da sfondo, e come quello della precoce morte del padre, dopo essere tornato dalla guerra in Albania.
Tra le figure parentali dette dal nostro, come la madre, la sorella, gli zii e i nonni, ha maggior rilievo nella mente del poeta quella del padre, tanto importante per la sua formazione di uomo, professore di materie letterarie e poeta; il padre viene ricordato con commozione e affetto dal poeta e anche con un senso di riscatto sociale, in quanto il nostro critica il fatto che fosse un umile contadino al servizio di altri dei quali lavorava, per un compenso minimo, i campi. . Lo stile della poetica di Urraro, anche in questa raccolta, è caratterizzato da una forma elegante nel poiein, che tende a subitanee illuminazioni.
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RAFFAELE PIAZZA
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“come sembra bello”
“come sembra bello
con la boccuccia aperta”
scrisse mio padre a casa
avevo tre mesi
e mio padre mi vide per la prima volta
in una foto spedita in Albania
la guerra l’aveva portato lontano
dal mio primo vagito
dal mio primo sorriso
seduto su una pietra masticava
rabbia e amore.
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