DAVIDE RONDONI : “Si tira avanti solo con lo schianto” – Ed. Whitefly Press – 2013 – pagg. 80 -- € 12,00 -
(emblematico libro che mostra la poesia come visione lirica di un progetto esistenziale inevitabile e necessario.)
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La demolizione di ogni sogno, di ogni ideale sembrerebbe racchiudere questo titolo, in realtà si rivela in Davide Rondoni, un panorama ineludibile del far poesia: senza lo schianto non vi possono essere crescita, rinascita, superamento, non vi può essere il palese dissidio, la distonìa che muove e sommuove le anime in un mutuabile e vicendevole percorso di vita.
Lo schianto che come precisa lo stesso Rondoni è mutuato da un verso del testo poetico “Giorno dopo giorno” di Ungaretti è la molla necessaria, forse dilagante e intristita di un giorno qualunque che si propone come faglia, come referente di mistero, di approdo “altro”, di altre destinazioni ed esperienze.
Ma non basta per dare una svolta successiva ad un’arte che in Rondoni è esperimento di un’alterità, che ci prescinde e ci restituisce la nostra vera essenza, la sorte alla quale siamo chiamati, in prossimità, di esperienze e di conoscenze, di eventi personali a noi strettamente legati.
Tutti gli interrogativi, le incognite, le inadeguatezze portano ad un solo destino: il superamento del punto di fuga, relativo alla stessa coscienza che in modo difforme ci porta ad assumere atteggiamenti diversificati nel pensiero, riconoscendo la poesia come interprete di un quid che si nutre di stupore, di curiosità per un sentire che è sempre balzo in avanti, incantamento e curiosità verso noi stessi e l’altrui.
La molla che ha fatto sua l’esperienza di scrittura di questo libro, è a mio parere, il riconoscere la capacità del dolore, l’impatto con esso e condividerlo con l’esperienza stessa del dolore degli altri. Sono incontri con l’altrui “schianto”, all’interno di una strategia comportamentale che ama confrontarsi e dialogare col suo prossimo, evangelicamente edotta dalla sua esperienza personale di uomo e di cristiano.
Rondoni scrive con un linguaggio asciutto, efficace e moderno che sa individuare e, quindi, tradurre il disagio e il dosaggio dei giovanilismi ai quali la sua poetica è diretta. Davide Rondoni è il poeta delle nuove generazioni, cui lo “schianto” ha permesso di vivisezionare il normale intercalare della coscienza e derimerla dalla conoscenza, dalla esperienza.
La sua scrittura è dotata di assonanze necessarie in una visione d’insieme che è religiosamente laica, ma anche con qualche impennata teologico culturale di neofita cristiano.
Gli incontri coi personaggi, le visitazioni di luoghi, in apparenza casuali, si mostrano invece forte sollecitazione per l’anima del poeta che ne viene assorbito, fagocitato e ustionato dalla scoperta di umanità, inevitabile al suo linguaggio che non è circoscritto solo all’ambiente familiare, domestico ma risulta inusuale, caratterizzato da forte simbologie e metafore surreali, quanto di lucido e ruvido realismo: in entrambi i casi, fortemente improntati alla vita di tutti i giorni, alle cadute, alle dinamiche, alle ustioni, agli “schianti” propri e dell’altrui solitudine: “ Si tira avanti solo con lo schianto/ il resto va in panne, si esaurisce/ nella schiena ho il fuoco/ di ali bruciate, se mi dici/ rallenta/ precipito in ogni dolore nel raggio di una vita/.../ la vita è solo se scommette d’essere infinita/ l’impatto è una carezza/ nella nostra condizione/ sbandati da ogni morale/ ed è diritta sparata in Dio o/ in una sacrosanta maledizione.”
In definitiva, la poesia per Davide Rondoni fa da supporto ad un più umano sentire, che è “scienza nutrita di stupore” detta alla maniera bigongiariana, e rinnova, riaccende la coscienza della parola con episodi e visioni di sangue e carne,come previsto dal protocollo che abbraccia l’intera essenza dell’umanità.
NINNJ DI STEFANO BUSA'
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