FLAVIO ALMERIGHI – Procellaria - Fermenti Editrice – Roma – 2013 – pagg. 61 - € 11,00
Flavio Almerighi è nato a Faenza nel 1959; ha pubblicato numerose raccolte di poesia, tra le quali Voce dei miei occhi, Fermenti 2011.
Alcuni suoi lavori sono usciti su prestigiose riviste di cultura letteraria.
Procellaria è un testo non scandito composto, sia da poesie di una sola strofa, nella maggior parte dei casi verticali, sia da componimenti costituiti da più strofe.
Il titolo prende il nome da un volatile, la procellaria appunto, al quale è dedicata la composizione eponima.
L’uccello in questione è grande, nero e bianco e vola sfiorando le onde e nidifica sulle scogliere.
Si trova più facilmente nelle acque temperate degli oceani dell’emisfero meridionale.
Ha grandi ali ed è pelagico, al di fuori della stagione della riproduzione.
Usa una tecnica di volo che lo porta a muoversi attraverso la cresta di due onde facendo il minimo sforzo di volo attivo.
Visita il nido soltanto per nutrire i piccoli, che sono sempre in nidiate di un solo esemplare alla volta, come la solitudine.
Il libro presenta una eterogeneità dei contenuti e dei temi trattati e la sua scrittura è del tutto antilirica e antielegiaca.
Il linguaggio del nostro è scattante e icastico e ha una forte densità metaforica e sinestesica.
I testi sono strutturati, nella maggior parte dei casi, in lunga ed ininterrotta sequenza e sono ben risolti.
In Rosso d’uva, la prima composizione della raccolta, il tema è quello del sogno, dell’incubo.
In essa il poeta descrive una scena onirica, nella quale viene accoltellato nella notte e muore… per poi risvegliarsi.
A questo proposito si deve sottolineare che una delle tematiche prevalenti è quella del male.
La poetica dell’autore è caratterizzata dalla presenza di un io-poetante molto autocentrato.
Il versificare è vagamente anarchico ed è permeato da alogicità; il tono spesso è assertivo e c’è la presenza di un tu evanescente al quale il poeta si rivolge.
I versi procedono per accumulo e scaturiscono gli uni dagli altri.
Cifra prevalente della raccolta è quella di una forma dominata da mistero, vena surreale, dissolvenza e sospensione.
I sintagmi sono connotati da un’aurea vaga e si assiste ad un notevole scarto poetico dalla lingua standard.
Centrale, nel testo, il componimento procellaria, nel quale il poeta raggiunge una vaga chiarezza e un trasparente nitore.
I suddetti elementi sembrano estranei alle altre poesie, che sono, nella maggioranza dei casi, oscure e complesse.
Il volatile potrebbe, nel suo volo, diventare simbolo della poesia in se stessa, nel suo dipanarsi, e della linea espressiva del versificatore.
E’ la procellaria stessa la voce poetante che, nel susseguirsi dei versi, si racconta.
RAFFAELE PIAZZA
procellaria
Quando dio decise
dimenticò il compasso,
ebbe comprensione
mi carenò, sempre pronta
a sfrecciare l’acqua
con violenza, ricetta base
di ogni portata.
Difficile esercizio
la dignità con le lettere
sono possibili soltanto
a stomaco pieno,
ho il dovere di sorvolare
avvitarmi, colpire
senza esultanza per altro,
da sempre figlia unica
riposta sulla cresta
di due onde
e sola già dal nido,
l’unica mia vita
è trovare altra forza
continuare a predare.
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