MAURIZIO BASILI: “Le occasioni v’hanno create” - Fermenti Editrice, Roma, 2013, pagg. 91, € 12,00
Maurizio Basili è nato nel 1980; in “Le occasioni v’hanno trovate”, nella nota intitolata “ L’autore”, incontriamo diversi contributi del padre, della madre dei fratelli e degli amici del poeta, che ne parlano con simpatia e affetto, riconoscendone le qualità umane, prescindendo, quasi totalmente, dalla sua fisionomia d’artista.
Come scrive Osvaldo Avallone, direttore della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, nella prefazione ricca di acribia, già dal titolo della sua antologia poetica, l’autore realizza un gioco di parole che sottende il rapporto spesso ambiguo tra il fluire dell’esistenza e la vita dell’individuo.
Le occasioni escono dalla loro dimensione contingente, per acquistare una valenza fatalistica, come se l’uomo oscillasse tra un destino che non si decide a compiersi e il suo “quisque artifex”, che non trova “l’occasione” per esprimersi.
Di qui il relativismo, la precarietà dell’esistenza, ma anche dei sentimenti e delle sensazioni, alla ricerca di quell’ubi consistam, che rappresenta l’esaltazione e la dannazione dell’uomo fin dai primordi.
“Le occasioni v’hanno create” è una raccolta non scandita; la poetica che Basili ci presenta è del tutto antilirica e, complessivamente, il suo discorso si basa su una ricerca di tipo filosofico e psicologico, sullo scavo dei motivi fondanti della vita e delle sue sfaccettature connesse all’interiorità e all’introspezione (non a caso uno dei componimenti è intitolato Psicopoesia).
Uno dei temi fondamentali della raccolta è quello del dolore dell’esistere, una vera ricognizione dell’angoscia, condotta con ironia spesso molto amara.
Molto spesso ci troviamo in presenza di rime baciate nei componimenti, che ne accentuano il senso di una garbata musicalità.
Attraverso la lettura delle composizioni, nelle quali, spesso, l’io-poetante si rivolge ad un tu, possiamo affermare che, cifra essenziale della poetica di Basili, sia la sua ricerca di un’identità, portata a compimento da un io lacerato e scisso, nel suo scontrarsi con il suo difficile esserci nel mondo, con la realtà esterna che molto spesso è ostile e controversa.
Non a caso, riguardo a quanto suddetto, in “Matto” il poeta afferma di essere un povero folle che ogni tanto allo specchio vede riflesso un pappamolle.
La forma dei componimenti è icastica e controllata ed è caratterizzata da una forte chiarezza del dettato.
Uno dei temi principali in “ Le occasioni v’hanno create”è quello amoroso e il poeta si rivolge spesso, carico di sensuale passione, ad un tu femminile come in “Te tornerò ad amare”, una delle poche poesie ottimiste, nella quale viene detto un amore che si ricompone dopo un periodo di abbandono e di stasi.
Leggendo la raccolta ci troviamo di fronte ad un’eterogeneità di temi: è evidente soprattutto il realizzarsi della descrizione del disagio psicologico, come nella già citata Psicopoesia, quando viene detta la condizione del poeta che è caduto in depressione.
In questo componimento il protagonista, su consiglio dei cari genitori, va da uno psichiatra, che gli prescrive una pillola, uno psicofarmaco, per uscire dal tunnel plumbeo nel quale è caduto.
La composizione presenta un ritmo martellante e incalzante per le rime baciate ed è anche piacevole e graziosa alla lettura, modulando in se stessa toni diversi.
Connesso al tema della depressione incontriamo quello della libertà, ottenuta attraverso l’assunzione del farmaco, che rappresenta una vera salvezza, dopo un periodo di crisi.
In un primo momento, il poeta dice, con urgenza, di aver trovato, tramite la pasticca, la tanta desiderata libertà, attraverso il suo benefico effetto; poi, nell’ultima strofa, l’io-poetante afferma di avere perso la stessa libertà (c’è da notare che questa parola viene scritta sulla pagina in maiuscolo e ciò accentua un forte senso di ridondanza).
La poetica di Basili sembra essere depositaria della profondità della psicologia dell’autore, che, secondo il titolo, in ogni componimento, descrive un’occasione della sua vita.
E’ una linea, quella seguita dal nostro, che, ad un livello superficiale di lettura, potrebbe considerarsi quasi elementare o improntata ad una fortissima chiarezza.
Invece il poeta, pur usando uno stile sotteso ad uno scarso scarto dalla lingua standard, costruisce una poetica densa di significati, nella quale pochissimi sono gli oggetti o gli elementi naturalistici, praticando una scrittura in cui tutto è basato sull’indagine degli stati psicologici e dei sentimenti, sulle strategie per affrontare quello che Cesare Pavese chiamava “ Il mestiere di vivere”.
Un esercizio di conoscenza tout-court, questa raccolta, in un panorama, come quello attuale, dominato da sperimentalismi e neolirismi.
C’è da mettere in evidenza che Basili, a volte, mette sulla pagina una scrittura che, per la struttura del suo ordine del discorso, sembra rifarsi, in qualche modo, ai modelli della stagione futurista del Novecento italiano.
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Raffaele Piazza
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