lunedì 27 gennaio 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIUSEPPE VETROMILE

GIUSEPPE VETROMILE : – “Inventari apocrifi” -Bastogi – Foggia – 2013 – pagg. 89 - € 8,00

Giuseppe Vetromile è nato a Napoli nel 1949.
“Inventari apocrifi” è una raccolta poetica non scandita e, anche per questo, potrebbe avere una valenza poematica. In “Inventari apocrifi” l’autore fa un largo uso del verso lungo, che controlla molto bene.
La poesia di Vetromile è caratterizzata da chiarezza, nitore e velocità. I componimenti di “Inventari apocrifi” sono tutti di notevole lunghezza e alcuni di essi possono considerarsi dei veri e propri poemetti.
Programmatica la poesia iniziale intitolata “Che si dica”; si tratta di una composizione che ha un bellissimo incipit: -“ Ma poi sopraggiunse l’attimo di luna apparve improvviso/ sul quartiere distrutto dai lampioni. Riapre ferite bianche sulle crepe dei muri./ Inonda di chiarore le quattro fette di pane a cena/…”.
Protagonista di questi versi è la luce lunare e solare che invade tutto il sembiante del paesaggio, esteriore ed interiore, che viene detto sulla pagina; è presente, in questo componimento, un “tu” femminile, al quale il poeta, in modo accorato, si rivolge: tutto il discorso va ad inserirsi nell’ambito di una quotidianità sublimata (il rottamato trascorrere dei giorni sul davanzale).
La scrittura, in “Inventari apocrifi”, è caratterizzata, generalmente, da chiarezza e linearità; a volte, tuttavia, in qualche componimento, il tessuto linguistico è costituito da sintagmi che creano immagini visionarie, caratterizzate da una forte densità metaforica e sinestesica.
Come scrive Raffaele Urraro, nella sua nota critica al testo, “Inventari apocrifi” si svolge intorno ad un’indagine sul senso del mondo e della vita e quindi anche sul senso di sé e sulle curve di un cammino che si snoda tra “soste”, “voglie” e “speranze di partenza”.
L’io-poetante è al centro di questo mondo: ritroviamo quindi una dialettica tra l’io che sa e un io che si sente proiettato verso avventure dello spirito e dell’anima. Ma c’è anche dialettica tra l’io e il mondo, tra l’io e la società, tra l’io che rivendica il proprio essere libero, come condizione inalienabile per la piena realizzazione del progetto di “sé” e la società che tende ad operare condizionamenti insopportabili.
E’ presente, spesso in questa raccolta anche un forte senso dell’epica del quotidiano, che può essere sentito e vissuto anche tra le mura domestiche come nella poesia “ Azzeramenti e ripristini” –“Stasera mia cara non combacia l’oro delle tue labbra/ col silenzio atroce della fortuna// qui in questa casa detersa da ogni avventura lo stare/ è ormai giro di orologio scialbo mentre tramo voli di sghimbescio/ sul far dell’alba/ verso un’Itaca opportuna…/”. In questa poesia si viene a realizzare un denso senso del tempo, che invade gli spazi, in una dimensione di cronotopo: qui gli spazi sono quello più tangibile della casa e anche quello più vago e sfumato di un’ Itaca opportuna.
Un senso di magia e di sospensione costella i versi di “Inventari apocrifi”, che presentano, anche, una forte componente di mistero. Si riscontra una notevole icasticità e la poetica è caratterizzata da una notevole tensione emotiva, che viene ben controllata, in una misura del verso mai debordante.
La forma espressa da Vetromile si estrinseca spesso in periodi lunghi ed in ininterrotta sequenza, ma non mancano frasi brevi costituite da uno o due versi veramente incisivi.
Alto il componimento Sensi e controsensi, diviso in due parti; nella prima parte di questa poesia si realizza il procedimento anaforico della triplice ripetizione del sintagma Vestito così: in questa composizione costituita da versi veloci e rarefatti, ci si interroga sul senso della vita e dello stare al mondo.
Pare che il poeta voglia farci intendere il senso di un esistere, nel quale, anche il modo di vestire può influire nella considerazione che si riceve dagli altri e nella semplice vita di ogni giorno; il discorso tende a farsi misterioso e non privo di fascino e ogni riferimento al modo in cui l’interlocutore è vestito rimane taciuto; non sappiamo nulla di come sia vestito (potrebbe anche portare una divisa). In ogni caso il modo di vestire di questo misterioso personaggio lo porta a fare delle buone esperienze nel mondo e ad essere felice:-“ Vestito così potrai dare un corpo alla vita che va/ verso dove quando/ senza sapere nulla dell’asintoto non euclideo/ di una morte che non appare mai// se non nel tempo che va scemando/…”.
Sognante il versificare di Vetromile, pervaso da una trasparenza e da una nitidezza notevoli. Come dice lo stesso autore nella presentazione, non accetteremmo in via “ufficiale” ragionamenti e filosofie di peculiare importanza sulla vita e sulla morte, sull’amore e su Dio, sul nostro divenire, sul nostro essere, se non ci venisse, almeno un poco, in aiuto la poesia.
Poesia che possa in qualche modo ammorbidire, diluire, mitigare, raccordare e depurare i grandi temi della nostra esistenza: per poi trasfigurarli e innalzarli a ranghi artistici.
Gli “Inventari apocrifi” costituiscono un personalissimo, recente tentativo di raccogliere, e in qualche modo riconoscere, catalogare e intabellare schemi di domande sui grandi quesiti dell’esistere.
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Raffaele Piazza

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