venerdì 31 marzo 2023

POESIA = FABIO PETRILLI


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"SILENZIO"
Un tuffo nel silenzio
tra ricordi passati .
Cerco nella memoria voci e pensieri , rumorosi
Fermo il pensiero, nuoto nel silenzio : giungono verità .
Ancora mi rifugio in te
giudice non sindacabile di questo mondo
percosso dal tempo .
Fragile si scopre l’uomo.
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"TRAMONTO"
Una pennellata ricolma di colore d’un pittore e il tramonto viene ricamato d’oro.
Con le nuvole si sciolgono i colori ed io mi incanto sempre di più mentre aspetto te.
L’ultimo raggio di sole , quello più rosso ti accoglie tra le sue braccia e tu felice corri verso me .
Il sole si rispecchia dentro il mare , nei tuoi capelli ti è rimasto l’oro e il vento ci gioca
e non me li fa baciare perché è geloso di questa felicità.
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"UNA LACRIMA"
Una lacrima scende lentamente su quel bel viso.
Silenziosa ha deciso di abitare nei tuoi occhi .
Silenziosa accarezza le tue guance e sfiora le tue labbra.
Quanti livori porta con sé
Tutto tace
Mi emoziono ancora una volta mentre guardo l’altra immagine che ha conservato di te .
L’asciugherò con tutto l’Amore che merita delicatamente sfiorando i tuoi occhi lucidi.
Ma tu promettimi che non piangerai più
Promettimi che se avrai bisogno di me
E non mi troverai,
mi cercherai in un sogno ed io sarò lì ad aspettarti
sarò lì pronto a proteggerti.
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FABIO PETRILLI
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Fabio Petrilli , nato a Foggia il 9/3/2000, ha frequentato il Liceo Scientifico E.Medi di San Bartolomeo in Galdo , un piccolo paese in provincia di Benevento dove attualmente vive.
Sin dal Liceo la sua passione volge alle materie umanistiche.
Attualmente frequenta l'Università degli Studi del Molise a Campobasso dove ha intrapreso la facoltà di Lettere e Beni Culturali . Hanno parlato della sua scrittura poetica numerosi autori come Paolo Melandri, Sebastiano Impalà , Marzia Carocci , Adriana Sabato ( giornalista corrispondente presso il “ Quotidiano del Sud “ ) , Filippo Minacapilli e Michela Zanarella . Ha collaborato con la casa editrice “ Ivvi editore “ dove è presente in un libro intitolato “ Poesia Italiana “ . Ha ricevuto diverse menzioni di merito dalla casa editrice “ Aletti Editore". E' presente in diverse riviste di cultura.
Prossimamente in un futuro non molto lontano prevede l'uscita del suo primo libro di poesie.

giovedì 30 marzo 2023

RIVISTA = KENAVO'


** E' in distribuzione il numero di Marzo della rivsta "Kenavò" diretta con attenzioni particolari e con luminosa competenza da Fausta Genziana Le Piane.
- Paolo Ruffilli apre con "L'appartamento del conte di Mornay", un ricordo del pittore Eugène Delacroix. Nel sommario numerose notizie di avvenimenti culturali, un intervento di Corrado Alvaro, recensioni a firma di Fausta Genziana Le Piane, Silvia Mazza, Anita Napolitano,poesie di William Butler Yeats, Dante Maffia, Antonio Spagnuolo, Lidia Popa, Giuseppe Tacconelli, Maria Rosaria Catalano, Leopoldo Attolico, Anna Avelli,Pasqualina Di Blasio, Rosario Napoli, Paolo Carlucci. Da segnalare il corposo inserto allegato firmato da Plinio Perilli "Omaggio ad Antonio Coppola" -(1941-2022) poeta di fede, che aveva fede nella luce della poesia.
contatti: faustagenzianalepiane@virgilio.it

mercoledì 29 marzo 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

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Raffaele Piazza: "Nel delta della vita"-----------
Un poemetto denso di immagini raccoglie due storie parallele, quella di Mirta, l'amica prediletta, morta suicida, e quella di Selene, la donna amata, il legame per la quale coincide con la vita stessa. Due opzioni diverse, entrambe fondamentali nell'esperienza del poeta, che confluiscono nel delta della vita, nel fluire di pulsioni opposte, ma complementari: vita e morte. Entrambe le figure femminili sono cantate e evocate nell'incanto di un fascino sottile a cui il poeta si abbandona, perché in esse si riconosce, scoprendo la loro capacità di comunicare valori essenziali. Mirta è l'incompiuta, Selene e ' la felicità attuata , felicità a cui l'anima di Raffaele aspira, guardando il mondo attraverso la poesia.
Di qui le immagini straordinarie che costituiscono la cifra dello stile del nostro autore. Ne cito solo alcune: "rinasco dal nulla per rivedere /le stelle e la luna ostia di platino" ( lirica 4) oppure" e ti vedo Mirta e ci sei ancora/non simulacro d'inesistenza/ ai lieti colli dell'anima"(lirica6) o ancora"A poco a poco si diradano le tenebre/ di nera nebbia e dove avevi visto /il melograno è un giardino/ di piante senza nome"(lirica 12).L'aspirazione profonda è tendere al luogo edenico"senza serpente", dove in una ritrovata innocenza il poeta colloca sia Mirta("E Mirta ballava il flamenco" ) sia Selene che, a lui congiunta, si disseta alla sorgente primigenia (lirica14). Questa tensione alla felicità si ritrova anche altrove, nella bella lirica 23.dove si canta la quotidianità della pace domestica." Ti chiedo felicità, /Selene, e tu farfalla rosa di sorriso/ mi restituisci e tutto resta pari a sé./Si diradano le ombre e il fare leggero/dei tuoi scalzi passi per la casa/e in prossimità del lago della pace/che nonostante tutto esiste."
Gli esempi potrebbero continuare, ma a conclusione valga la lettura della lirica 29, a mio parere significativa del senso ultimo della raccolta."Liberi come l'aria ci libriamo/come cori delle vergini e degli angeli/e tutto resta pari a sé nell'erba/dei pensieri verdi per aprirsi alla speranza/della gioia, il tempo prima della felicità."
Qui il poeta, secondo me, riesce" a riveder le stelle", rivelando a pieno la sua ansia di superare qualsiasi dualismo in una epifania di gioiosa spiritualità. Il delta del fiume alla fine supera ogni biforcazione perché trova il vasto e unificante mare.
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ANNA CACCIATORE

martedì 28 marzo 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO


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“RIFLESSI E VELATURE”****Antonio Spagnuolo, il pittore delle emozioni
Con il termine velatura si intende una tecnica pittorica che consiste nella stesu-ra di uno strato di colore sopra un altro già asciutto. Lo strato fresco deve essere suf-ficientemente sottile da lasciare trasparire il tono sottostante. Ora il poeta Antonio Spagnuolo nella raccolta dal titolo Riflessi e velature, La valle del tempo, 2023, di-mostra di essere un pittore provetto che stende e ristende, sulla grande tela che è il mondo, una gamma infinita e variegata, di colori (incerto palpeggio dei colori) e sen-timenti. Ma, non si tratta solo di mettere un velo alla realtà per far sì che diventi più vaga, inaccessibile e sfuggente, si tratta anche di toglierlo il velo: velare – svelare, questo il compito dell’arte, che sia poesia, pittura o scultura:
Come un velario accumuli memorie
nell’improvviso squarcio dei pennelli
quasi sorpresa fin dove porta il segno.
Obliquo e tenero il rifugio che svela
macchie colorate di speranze.
( Paesaggi - per una mostra di pittura)
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Nessun petalo ha tratti visibili
capaci di sfidare il tempo
e disvelare l’angolo celato di un imminente
inganno.
(Petali)
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Spazi velati, sagome velate….mistero.
Baluginii, modulazioni, lampi, luci, visioni, intensità cangianti. Il poeta intreccia pennelli e incide con la spatola i colori dei sentimenti sulla grande tela della realtà, inseguendo illusioni, sogni (arcano lamento del sogno), figure incandescenti, ricordi (il fantasma dei ricordi), memorie. Nella lirica intitolata Rete il poeta, che si aggira in mezzo alle ombre, confessa di essere addirittura imprigionato nelle anguste spirali del sogno:
Come cani randagi
i miei ricordi rincorrono i momenti
che lasciammo interrotti, al dispetto
che riemerge e ricade nella mente.
Allontanandosi lo splendore del sogno
è presentimento di fine,
così l’incanto avrà termine!
Amare bellezze allo sguardo
i contorni di un cielo svanito
come amante segreto
o enigma da decifrare per ritorni.
Ad ogni stanza il suono si ripete
incredulo che fu squassato da uragani.
( Cani randagi)
Il tempo, inesorabile, non dà tregua, invano il poeta tenta di fermarlo:
Potresti ritornare solo un momento!
Il solo tempo che io tenti d’immergermi
nelle tue pupille e confondermi con te
nel vortice ignoto dell’eterno.
oppure:
Inutile giostra il susseguirsi
dei giorni ora che il tempo srotola
le ore nel ritmo incalzante del minuto,
oppure:
Inutile giostra il susseguirsi
dei giorni ora che il tempo srotola
le ore nel ritmo incalzante del minuto,
che insegue ingenuamente le intensità
cangianti.
(Visione)
*
E infine:
Come in una vertigine
si cancellano i ricordi senza tregua.
Ad uno ad uno nel mentre svaniscono
incidono le note della nostalgia
nella nebbia che avanza.
Tutto è nel dubbio di una mascherina
che rappezza i dettagli irripetibili
nel tempo che raccoglie il rimpianto.
Già stanco ed incolore
diviene inceneritore anche lo sguardo.
(Dubbio)
E con il tempo, si avvicina la morte, morte che il poeta definisce maligna…parlo al-lucinato…Silenzio, solitudine, ombra accompagnano Antonio quotidianamente.
Intensa la metafora della danza con la bella immagine della danza che turbina nel vento, che ci fa pensare ai Dervisci. Nello scorrere del tempo e degli anni, in cui la passione svanisce e la morte si avvicina, Antonio confessa: Inquieto e solo sono in attesa dell’impossibile (Danza). La danza è celebrazione, la danza è linguaggio. Lin-guaggio al di qua della parola: le danze nunziali degli uccelli lo mostrano; linguaggio al di à della parola: poiché là dove non bastano più le parole nasce la danza. Questa febbre, capace di afferrare e agitare fino alla frenesia ogni creatura, è la manifestazio-ne, spesso esplosiva, dell’istinto di Vita, che tende a ritrovare l’unità primaria in cui corpo e anima, creatore e creazione, visibile e invisibile, si ritrovano e si saldano, fuori dal tempo, in un’unica estasi. La danza celebra l’identificazione con ciò che non muore mai. Liberazione nell’estasi.
Nella lirica intitolata Tartaruga
La tartaruga conta i passi miei
quasi per impedire nel cammino
dolce groviglio delle stravaganze.
Ma il destino non molla e ci ha sorpresi
con le mani che conoscevano magie
ove l’incanto trasformava carezze
nel sublime ritocco dell’eterno.
la tartaruga diventa la rappresentazione dell’universo in quanto il suo carapace è roton-do come il cielo sopra e piatta sotto come la terra: da sola rappresenta una cosmogra-fia. Immortale grazie alla sua longevità, fertile, la tartaruga s’apparenta al poeta con il quale rivaleggia.
Il mostro:
Il mostro che mi porto dentro
a volte esplode nel ricordo
e traccia saette per rincorrere
il profilo che hai tracciato nell’ignoto.
(Meriggi)
E i riflessi? Ci sono, ci sono, tanto presenti attraverso tanti altri vocaboli quali lampeg-gio, luce, chiarore (è anche il titolo di una lirica), riverbero, abbaglio: certamente riflessi di ciò che è stato, dei ricordi (luce abbagliante dei ricordi), di una realtà costantemente sognata, intravista. sognata, che definisce, incerti colori di uno specchio (Onde). Da qui l’immagine del caleidoscopio (Sintesi, Confronti-Per una mostra di pittura) che restitui-sce brandelli variopinti di vita.
Fausta Genziana Le Piane

domenica 26 marzo 2023

NOTIZIE = CARLA BERTOLA


*** Carla Bertola ci ha lasciati . Dal 1978 fondatrice e direttrice della rivista "Offerta speciale", redatta assieme ad Alberto Vitacchio, con la quale si è distinta nel campo culturale, offrendo al pubblico della poesia scelte severe e di altissimo livello. Carla Bertola è nata nel 1935 a Torino. Artista visuale,scrittrice, performer e promotrice di iniziative culturali ha partecipato a moltissime mostre internazionali. Numerose le mostre individuali così come le performances di poesia sonora e d'azione in varie città europee oltre che in Canada Messico Brasile Cuba. È stata Artist in Residence presso il Sirius Arts Centre in Irlanda nel 2010. Edita e dirige dal 1978 insieme a Alberto Vitacchio la rivista internazionale multimediale Offerta Speciale. I suoi libri verbovisuali libri d’artista e poesie si trovano in molti cataloghi antologie collezioni pubbliche e private riviste cartacee e online (Otoliths Ulu-late Margutte Utsanga etc). Una rappresentativa selezione delle sue opere è presente al Museo della Carale in Ivrea. Tra le antologie PoesiaTotale (Mantova 1998) A point of View Visual '90 (Russia 1998) Libri d'Artista in Italia (Torino 1999) International Artists' Books (Ungheria 2000).

venerdì 24 marzo 2023

POESIA = RAFFALE PIAZZA

***Alessia e il candore del nevaio***
La collezione dei giorni
di Alessia, appoggiata
al salice della malinconia
(aperta campagna tra il lago
di Telese e la memoria
del Parco Virgiliano, aghi
di pini e pigne portafortuna
per Alessia).. La ripetizione,
le prove per la vita come
danza (flamenco o tango).
Libera Alessia tra gli albereti
della gioia (tanto non
mi lascia). Si nutre Alessia
del rosso della fragola
(entrano in scena le amiche
vergini e ride Alessia
felice come una donna).
Aria di gennaio e le amiche
hanno sul volto il candore
del nevaio.
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Raffaele Piazza.

lunedì 20 marzo 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = CESARE VERGATI


**Cesare Vergati, "Aforismi a porte aperte", ExCogita editore di Luciana Bianciardi, Milano novembre 2022.
Sotto l’insegna del sermo brevis, in questi Aforismi a porte aperte di Cesare Vergati, ci sono le caratteristiche retoriche fondamentali della tradizione della scrittura aforistica, da La Rochefoucauld, a Leopardi, Wilde, Nietzsche, Cioran, Bufalino: antitesi, paradossi, ossimori, peripezie, antifrasi. A cui si associano figure retoriche del suono, più tipiche del sermo poeticus: allitterazioni, assonanze, consonanze, rime, paronomasie.
C’è una cifra inconfondibile che costituisce lo stigma di questi aforismi. Questa cifra non è designata da una scelta ideologica o teorica ma dallo stile. Sgorga dall’accurata ricerca di un vocabolario, garbato e impertinente, forbito e ruvido, obsoleto e attuale. Deriva da una costruzione ellittica concisa, cristallina e reticente, (non a caso un maestro della reticenza, Giampiero Neri, dialoga, alla fine del libro, con l’autore), della frase che fa librare, con acrobatica e calcolata leggerezza, il senso poliedrico dei testi, senza perdersi nei cieli o sfracellarsi a terra o farsi inchiodare da un significato unico.
L’aforisma rimane in bilico sul contrario. È come se gli opposti si contaminassero e capovolgendosi l’uno nell’altro, l’un l’altro s’intridessero, risemantizzando il contrario e il contrario del contrario.
«La capacità di sopravvivenza della speranza non eguaglia quella della disperanza» (p.22). L’economia semantica apparente di questo testo s’impernia sull’antitesi speranza/disperanza. L’autore, però, non usa il contrario lessicale normale di speranza, cioè disperazione, ma adotta un vocabolo arcaico e post-moderno: disperanza. L’uguaglianza fonetica, fondata sulla particella sper e sulla rima anza, richiamano e rimbalzano sulla rima interna della/quella/della. Viene innescato un effetto eco che attenua l’antinomia e fa emergere il sintagma iniziale: la capacità di sopravvivenza. Speranza e disperanza sono posti in un’oscillazione altalenante dall’una all’altra che induce un riverbero dell’una sull’altra. Capacità di sopravvivenza riceve un rilievo che la isola, la rende, quasi, autonoma.
Lo stesso meccanismo dell’antitesi e del quasi uguale semantico in «Il piacere ambisce alla stessa intensità del dolore» (p.23). L’antitesi semantica piacere/dolore, sul piano del significante è una consonanza che mette al centro l’allitterazione delle esse: “stessa intensità”. Come nell’aforisma precedente gli opposti tendono a ibridarsi, anche per l’uso di ambisce, un verbo intenzionale. Il senso profondo, ironico, s’impernia su di uno scarto sottile: piacere e dolore si assomigliano e tendono a diventare quasi la stessa cosa. La differenza, il quasi, è l’intensità. Il piacere, per quanto aspiri a raggiungere il dolore, non potrà mai eguagliarlo. La differenza è incolmabile. Il dolore è più forte.
Presenta una geometria analoga l’aforisma: «L’orrore non si lascia intimorire dal terrore» (p.26). La polarità, questa volta, si gioca su due parole contigue sia per significato sia per il significante, tanto da costituire una paronomasia. Il guizzo, l’esprit, scaturisce nel mezzo, intimorire, che è anche in allitterazione con orrore e terrore. Il centro, “non si lascia intimorire”, è un corollario paradossale e ironico dell’incontro tra orrore e terrore. L’orrore, anche se sfocia dal terrore, non si fa condizionare, va per la sua strada, è una variabile indipendente.
L’aforisma: «La mosca bianca non posa su escrementi» (p.26) sviluppa un’antitesi su di un piano visivo e simbolico. La mosca bianca è un insetto parassita ma è soprattutto una metafora della lingua che indica rarità. Inevitabile il raffronto con le altre mosche, quelle che sugli escrementi, invece, camminano volentieri e se ne nutrono, le mosche nere, con tutta la gamma ironica di significati, anche sociali, che questa allusione porta con sé. «Si plaude al nugolo cui si appartiene» (p.45). Di nuovo un ritmo ternario che mette al centro un vocabolo arcaico, nugolo, forma desueta di nuvolo, (nuvola oscura, caterva, moltitudine, sciame), in catacresi di solito abbinata a insetti (nugolo di moscerini), per dire: gruppo caotico ma denso, oscuro, rumoroso e fastidioso. È marcata e aguzza l’ironia associata alla voce si plaude, anch’essa forma letteraria, vicina al latino. Il gusto per la forma obsoleta, antica, non appartiene tanto a una poetica dell’indeterminato, come per Leopardi, quanto a una formulazione sfumata, minuziosa, dell’ironia, che acuisce la pointe antifrastica.
L’orizzonte della panoramica del mondo e di riflessioni che offrono questi aforismi a porte aperte, è ampia, multiforme, sfaccettata. L’ellisse li governa come un sortilegio che scava nella lingua dei loci communes, delle frasi fatte, dei proverbi e dei motti, togliendo la patina gialla che vi si accumula con l’uso quotidiano. Dissestando il senso comune, Vergati rimette in sesto le parole, in un nuovo circuito semantico, che ridona loro lucentezza.
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RINALDO CADDEO