giovedì 26 ottobre 2017

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO



“Palpebre”
Ho gli occhi di mio padre , le palpebre socchiuse
nel crepuscolo grigio che si increspa,
un’opaca dolcezza che a volte seduce
a volte bruscamente cancella una carezza.
Superato i suoi anni ora conosco la cenere
che annulla i profili e fuori dell’ora
rende inaudibili le sillabe a fior di labbra.
Tranne i colpi che a tanto caro sangue
segnava nei suoi tratti nulla rimane
e ancora la candela consumata
rifiuta le preghiere indiscrete.
Cerchio perpetuo che non riesce a fermarsi,
segnato dall’avvicendarsi del ricordo,
e rompe nel mio petto ad una ad una le costole
con i silenzi cuciti alle pareti.

*

“DEMONE”
Soltanto una figura , intarsiata,
un solo momento nel tenero candore d’uno sguardo,
poi il tremore d’una vita nella pausa scomposta,
fragile meraviglia,
che rimane nel vecchio disegno delle mani.
Inutile sorprendere di luoghi nel dramma di uno scatto,
inventare illusioni che riaccendono
l’ultima trasgressione,
mentre si frantuma la passione una volta ancora
offrendo proprio in un sussurro
il demone scarlatto.
*

“MISTERO”

Nel muto scorrere delle pietre si infosserà l’orizzonte,
dagli artigli appuntiti, per decidere finzioni
dell’arte , perenne irrisione di esperienze.
Per ghermire sospiri oggi ritorna la minaccia
beffarda e goffa, quasi tentazione
di un lieve peccato da eseguire
deludendo l’incerta fede dei bianchissimi lini.
A ritroso sull’orlo vaghiamo al mutamento,
arretrando nella luce di un giorno molto avaro
e tra le mani il tepore di un corpo ,
cancellando possessi .
Ecco il mistero che sfiora le apparenze
ed intreccia progetti.
Ora si può anche vagare con furore
al desiderio di dolcezze invecchiando nei ritmi.
*

"RICORDI"

Entrava la notte d'estate
senza gli scherzi della luna
e potevi ancora cercare nei sogni
rincorrendo le immagini sbiadite,
il susseguirsi dei segreti , le parole non dette,
contro le fratture del tempo.
Ai tuoi capelli le dita in semplice carezza
per incurvare le forme della tua simiglianza.
"Non stringermi" - dicevi - "mi piacciono
le speranze della tua voce,
l'inabissare dei dubbi,
richiamare le gemme della tua nudità."
Ora succhio al bicchiere dei gIorni
l'inconsapevole inconsistenza dei sorrisi,
imprudente nella scelta degli anni,
e la malinconia ritorna dai colori.
Quell'angolo di mondo che ci apparteneva
raccoglie la mia solitudine,
mentre ancora trasparenze incidono
le ciglia profonde dI ricordi.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

domenica 22 ottobre 2017

SEGNALAZIONE VOLUMI = STAVROS ZAFIRìU

Stavros Zafirìu – Quando il rumore della vita teme la propria eco---Fermenti Editrice – Roma – 2017 – pag. 153 - € 18,00

Stavros Zafirìu è nato a Thessaloniki dove risiede. Il poeta è autore di numerose raccolte di poesia, di una prosa e di alcune favole. I suoi versi sono stati tradotti in sei lingue. Svolge attività di critico letterario nelle maggiori riviste elleniche, mentre sue poesie sono comprese in tutte le antologie della Poesia Contemporanea Greca.
“Quando il rumore della vita teme la propria eco”, che presenta l’introduzione e la traduzione a cura di Crescenzio Sangiglio, è stato pubblicato in collaborazione con la Fondazione Marino Piazzolla di Roma presieduta da Velio Carratoni.
Il volume è composito, articolato e bene strutturato architettonicamente anche perché comprende componimenti tratti dalle raccolte “La seconda farfalla e il fuoco (1992), Atropo dei giorni (1998), Corporis Verbum (2004), Territoriali (2007), Reità (2010) e Difficile (2014)”.
Una poetica intellettualistica, complessa, sempre in progress, in continua evoluzione per forma, stile e tematiche è la cifra essenziale del poiein di Zafirìu. Egli è uno degli esponenti di maggior rilievo per spessore creativo e valenza ispirativa della generazione greca dell’80.
Nell’impossibilità in questa sede di analizzare in maniera profonda e particolareggiata tutti i materiali prelevati dai sei testi dell’autore, ci si sofferma sulla definizione delle caratteristiche fondamentali del suo lavoro. Si parte dalla costatazione del dato della sua estrema eterogeneità, ponendo come premessa che Stavros è un poeta al di fuori di ogni corrente.
Sembra opportuno fare una riflessione sul titolo, nel quale è detto che il rumore della vita teme il suo riflesso. Da questo possiamo renderci conto che l’etimo che sottende l’opera in toto è quello di una concezione della vita stessa vista come connotata da una serpeggiante inquietudine, da quello che Montale stigmatizzava come il male di vivere.
Viene in mente, riferendoci al rumore di vivere, il titolo del romanzo di Cesare Pavese Il mestiere di vivere, pur essendo i due autori lontanissimi tra loro per vissuti, appartenenza geografica e sensibilità.
Se andare avanti nell’iter esistenziale da adulti è difficile, sembra che Zafirìu voglia farci intendere che ad ogni azione umana (il rumore) in tutti i settori (nel pubblico e nel privato) segue una conseguenza, quella che lui definisce un eco.
Del resto la realtà è fatta di ostacoli ed esami da superare in tutti i suoi settori e nulla di quello che è stato fatto, come ogni singola parola pronunciata, rimane senza effetto, nemmeno i sintagmi della poesia.
Nel discorso del poeta si riscontra una molteplicità di registri espressivi e i versi, pur essendo quasi sempre anarchici, fino a sfiorare l’alogico, hanno un andamento narrativo e affabulante.
Le atmosfere prodotte sono molte volte grottesche nella loro visionarietà con le loro suggestioni da onirismo purgatoriale.
Le descrizioni sono molto intense e in esse si evidenziano densità metaforica e sinestesica.
Alta la poesia Lilith, tratta da La seconda farfalla e il fuoco, nella quale sembra rivelarsi un virtuale osservare situazioni da parte dell’autore, esemplificato in immagini poetiche.
Qui è affrontato il tema della metamorfosi quando la dodicenne amazzone con le fosche brachesse dell’incipit, che invita il poeta a venirsi a coricare con lei, nella chiusa si trasforma in una vecchia sdentata.
Alcuni componimenti hanno per oggetto una tematica religiosa come Età del corpo, tratta da Atropo dei giorni, libro nel quale si manifesta l’universalizzante coercizione del tempo.
Nella suddetta composizione in forma di monologo l’io – poetante molto autocentrato s’identifica in Gesù tradito e crocifisso, un Cristo sui generis che ha vissuto a carponi in branchi di sciacalli e che si è rincantucciato nelle tane dei rettili. Paradossalmente è un Cristo guidato dallo spirito del male, dato sconvolgente e provocatorio. Ed è un Cristo che ha visto nudo nel Tempio il corpo della donna, bella immagine trasgressiva sul filo del binomio erotismo – misticismo, estremi che si toccano.
Non a caso nella concezione cristiana Gesù è la Parola, il Verbo incarnato e bene s’intonano, s’inseriscono, la sua raffigurazione e la sua presenza in poesia, perché la stessa poesia è fatta di parole.
Si riscontrano spesso nei componimenti mistero, sospensione e magia legati ad un senso di precarietà.
In Teofagia, tratta da Corporis Verbum, il tu è Dio e la fisicità si fa voce attraverso i sensi che affrancano il corpo e il poeta non possiede null’altro per invocare. Proprio attraverso il percorso dei sensi si arriva al grido primo della nascita in un’esistenziale diacronia.
Il termine teofagia designa la consumazione di una vittima sacrificale di carattere divino e bene si adatta ai contenuti e alle atmosfere della poesia.
Si tocca quindi la tematica religiosa della mistica corporea essendo il poeta concentrato soprattutto sulle sue sensazioni fisiche, sulla sua propriocezione, che vengono prima del pensiero nel dualismo corpo – mente.
Nell’esteso componimento sono presenti delle strofe in corsivo nelle quali ci si rivolge ad un tu presumibilmente femminile al quale viene chiesto di ripristinargli proprio la forma del corpo.
I componimenti sono pieni di mistero e hanno venature neo orfiche e in essi la mera fisicità proviene da un corpo cogitante.
Tra le immagini, che scaturiscono da un inconscio controllato, si stabiliscono spesso connessioni e a volte viene toccato il tema dell’epica del quotidiano.
In altri casi le icone si dispiegano con una suadente dolcezza evocativa attraverso una forte eleganza formale.
Con il loro andamento notevolmente ritmico i versi sgorgano con naturalezza, senza il minimo sforzo apparente, e nello stesso tempo, sono concentratissimi e avvertiti nella loro icasticità. Queste caratteristiche rendono irripetibile un’esperienza che diviene un vero unicum non solo nella letteratura greca contemporanea.
*
Raffaele Piazza


venerdì 20 ottobre 2017

POESIA = LIDIA PAOLA POPOLANO

"E invece"
Ho smesso di dare per scontata la mia vita
come se il fatto di essermela sudata
mi desse il diritto di averla a mia disposizione
come se il fatto di averla accudita e curata
mi rendesse sempre capace di darle una direzione.
Non do più alcunché per scontato e invece ...
ho perso l’ordine, ho perso la vergogna
ho perso la pettinatura, l’eleganza e anche la piega della gonna
ho smesso i sogni, ho smesso i rimpianti
ho ritrovato i miei riccioli, il sorriso e i colori vibranti
ho indossato la malinconia, le aspettative trepidanti e la timidezza
ho ritrovato il piacere del silenzio, dell’ascolto e della tenerezza
ho imparato ad ascoltare i tepori, ad assaporare gli scricchiolii
e ad amare l’imprevedibilità della natura
lasciando una volta per tutte il pianto della sconfitta, le recriminazioni per gli errori
e soprattutto la terribile abitudine alla paura.

Roma, aprile 2014
*

"Desideri"
I miei desideri sono come bolle di sapone
scoppiano appena salgono alla mente
troppo simili alla ricerca di qualcosa perduto
che so bene non tornerebbe, perché immaginato.
Meglio non stare troppo a rimuginare,
meglio restare con i piedi a terra
fermarsi al piacere del presente
e alla infinitesima e concreta tensione
verso ciò che è vicino e realizzabile
meglio circondarsi di molte di queste
infinitesime e infinite gioie tutt'intorno.
Loro si rinforzano l'una con le altre
loro sono sinergiche e potentissime.
Sono colorate e animate.
Sorridono, ti prendono,
ti danno coraggio e voglia di vivere
più di qualunque vago e vacuo desiderio
e, soprattutto, sono più brillanti
se vissute insieme agli altri.
Le gioie hanno bisogno di compagnia.

Trapani -agosto 2014
*
Lidia Paola Popolano

giovedì 19 ottobre 2017

POESIA = RAFFAELE PIAZZA -


"Alessia e l’altana per l’azzurro"

Azzurrità mattinale per ragazza
Alessia sull’altana protesa verso
del cielo le cose a vestirsi Alessia
di quel celeste che arriva fino
all’anima. Nuvole grandiosa
di pioggia annunciatrici per Alessia
nel ricominciare nel nuovo
giorno a tessere la vita su
delle ore il telaio. E il velario
dell’aria resistente abbraccia
la scena prima della telefonata
dell’amato. Esce Alessia dal suo
film ed entra nell’esistere.
*

"Alessia esce con Paolo"

Appuntamento a via dei Mille
con l’amico Paolo per Alessia
(gli piacerò? ci proverà visto
che ha la macchina e il Parco
Virgiliano dove farlo è vicino?
mi toccherà? se lo sapesse
Giovanni mi lascerebbe subito).
Trepida Alessia attende un po’
bagnata e guarda l’ora: le 18
e con tempismo la Ferrari
appare e scende Paolo
sportivissimo sotto un cielo
di ottobre che ha qualcosa
di paradisiaco. Emozionata
Alessia entra nel bar con Paolo
e vede che le guarda i seni
rotondi e ride.
Poi tutto il tempo parlano di poesia.
*

"Alessia esce con Veronica"

Napoli d’ottobre di fiorevole
sole, tepore a entrare nell’anima
di Alessia partendo da Piazza
Trieste e Trento con Veronica
nell’attraversare Via Chiaia
dalle vetrine eleganti: vede
un jeans rosapesca Alessia
e una camicetta blu elettrico
e chiede se sono belle per l’amica
(così gli piacerai molto sarai
sexy, Alessia). Entrano e Alessia
prova nello spogliatoio gli
indumenti come nuvole a coprirla,
Alessia – cielo. Si riveste
al colmo della grazia Alessia,
€ 70 paga alla cassa ed esce.
Poi al bar le amiche a farsi
confidenze (a che età, Alessia,
l’hai data per la prima volta?
È stato magico?). Non risponde
e vivace ride ancora Alessia.
*

"Alessia esce con Virginia"

Napoli, via Roma, ad accogliere
Alessia fresca del bagno di mare
con il sale addosso che a Giovanni
piace nell’incontrarsi con Virginia.
Sedute al bar le amiche. “Alessia, dice
Virginia, io non ho mai baciato,
nessun ragazzo mi ha vista nuda
e mai ho fatto sesso e il mio
unico fidanzato mi ha lasciata.
Ho fatto male, Alessia?”
Alessia risponde: “Secondo
il mio confessore hai fatto male,
ma non preoccuparti troverai
un altro partner perché
sei bella e sexy”.
Piange Virginia e abbraccia Alessia.
*

"Alessia e la tenerezza di Mirta"

Attimo tra la solitudine al bar
e di Mirta l’apparizione. Tutta
d’attesa una vita in un battere
di ciglia per ragazza Alessia.
Arriva Mirta e sorride e dice:
non essere turbata, Alessia:
non ti lascerà!!! Piange
Alessia come una donna
ragazza acqua e sapone
senza trucco. Mirta l’abbraccia
e ripete: non ti lascerà!!!
Squilla di Alessia il telefonino
È lui è lui è lui. E dice: non
piangere, Ale, ci vediamo
stasera!!! Poi sullo scontrino
(ha pagato Mirta) Alessia
scrive una poesia.
*

"Alessia e le rose selvatiche"

Il luogo per Alessia ragazza
è la Valle dei Re, nell’inalvearsi
nel sentiero a prendere gioia
dai verdi del prato dagli occhi
azzurri all’anima. Ossigeno
per Alessia nello scorgere
delle rose selvatiche le
forme a destarle pensieri
di stupore. Si addentra Alessia
nel posto vegetale e guarda
il mare dall’incantato belvedere
giocare con un cielo di
carta velina tra nuvole grandiose
di fine ottobre senza pioggia
sottesa a mistica felicità
(lui non mi lascerà mai
come ha detto Mirta).
Si ricompone il sembiante
serale, firmamento infiorato
da Venere e le stelle altre
e luna ostia di platino.
Accade ancora la felicità per
Alessia che scrive una poesia.
*

"Alessia esce con Francesca"

Sera delle vetrine di via Chiaia
di luci scintillanti per Alessia
e Francesca levigate dall’amore.
Al Bar Celestiale le ragazze e
prende una coca cola ragazza
Alessia ghiacciata per l’anima
di 18 grammi. Silenzio d’argento
nell’aria di fine ottobre
lontane le porte dell’inverno
e di gennaio il mese del nevaio.
Beve un’aranciata Francesca
sorridente e ad Alessia dice:
vedi che Giovanni non ti lascia.
Pensa Alessia alla storia dei baci
*

"Alessia esce con Antonella"

Rosavestita Alessia nel camminare
non in prove di esistere o di danza
per Via Crispi per l’appuntamento
a Piazza Amedeo con Antonella.
È bella la vita, pensa Alessia ragazza,
perché lui non mi lascerà mai,
come ha detto Mirta. Davanti
all’edicola occhi negli occhi le
fanciulle e poi si abbracciano e ridono
felici. Ho superato di matematica
l’interrogazione con 7 dice Alessia
e Antonella si è diplomata in ragioneria.
Sedute al bar della stazione a bere
coca cola le anime a rinfrescare chiede
Antonella: Alessia, tu e Giovanni
fate tutto? Non risponde e ride Alessia.
Urla un gabbiano: attenzione!!!
*

Raffaele Piazza

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO CAROLLO

Antonio Carollo : “Poesie” Ed. Tracce – 2017 – pagg. 224 - € 14,00 –
La sensibilità delicata con la quale il poeta riesce a tessere l’eco della natura che circonda tra il divenire della quotidianità , il calore nascosto del fuoco , il richiamo ad una intimità sottesa e pregnante , al profilo di numerosi colori che l’onda delle parole aggruma in versi capaci di rubare emozionanti segni , si delinea in queste pagine , raccolte in venti capitoletti , tutti segnati con rintocchi della memoria .
Versi già apparsi in riviste , in volumi , in antologie e versi nuovi , inediti , scelti con cura per gusto di musicalità e ritmo , offrendo una poesia che passa di sicuro attraverso un bagaglio culturale personale di notevole spicco .
Immagini e simboli, metafore e cadenze , ricordi e illusioni , sospiri e preghiere , suggestioni e incisioni , sono particolari figure che attraversano pensiero ed emozioni per suggerire una lirica irrequieta , intensa , sorprendente. Emerge tra le riga una incondizionata disponibilità che traccia le molteplici linee dell’esistenza , personale e universale , sorprendendo , mutando scenari , inventando soluzioni e dissoluzioni, concretizzando l’infinito , riallacciando il silenzio , quasi a incidere in un singolare panorama , dal presente al passato , dal passato ai ricordi , dai ricordi alle emozioni , che quasi sempre affiorano nella vulnerabile e fragile testimonianza del sussurro.
“O mie parole,
non sarete che riverbero d’un cuore,
luccichio di polvere
al lampo di memoria,
oblio,
sogno non sognato
fin che l’occhio vi segue e vi pervade.
Sarete l’ultimo mio vivere
quale spola tra l’albero e i suoi nomi
(Pendono vivi i frutti dell’ulivo
in attesa di una mano
nel giardino intirizzito
nella sera di dicembre.)
*
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 7 ottobre 2017

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO


“OMBRE”
Mi tuffo nella luna a piedi scalzi
come un soffio di vento che traluce,
e sfigura ogni ombra , nel delirio di sagome
quasi a voler andare nei riflessi
che propongono fiabe.
Come sussurro gli smalti in dissolvenze
hanno parole delicate, per l’improvviso lume
che scricchia in cielo ed avviluppa
ogni illusione.
E’ l’infinito che precede ogni sguardo,
scatta , rompe , intercetta ,
precipita nella corteccia di cose inaspettate.
Il velo ha oggi escluso anche il mio nome.
*

"CRISTALLI"
Avrei voluto sciogliere ancora il sangue nella mia solitudine
prigioniero dei segni che le ombre
incastrano in cemento, tra questi vicoli oscuri.
Avrei voluto inseguire le impazienze di un tempo
fra gli angoli grigi delle lettere e dei versi
nel gesto di sgomento dello sguardo disperso alle parole.
Resta avvizzito il segno di ferite
nello stridore delle stanze estreme.
Troppo brevi i sussurri , le illusioni , le preghiere
in questi archi senza luce , che serbano memorie,
nel trasparente gioco delle consuetudini
che ingannano i tuoi occhi di cristallo.
*

"PREGHIERE"
Scuotono ombre i borghi in capogiro,
arrossano le fiamme del tramonto
per tentare varianti ,incastonate .
Le palpebre appagano le sere nelle misure ingorde
gonfie di memorie , e tu compari ancora
tra le lenzuola , alla falda del cigno frettoloso
per segnare complici trasgressioni.
Interrompi gli scherzi
per ingabbiarmi nella tua vanità
invece di scomporre le preghiere.
*

Antonio Spagnuolo

giovedì 5 ottobre 2017

AUGURI = LA CAPRIA

Raffaele La Capria ha compiuto novantacinque anni il 3 ottobre . In una chiacchierata – intervista rilasciata a Silvio Perrella per Il Mattino di Napoli egli dice con un sorriso delicato che non si illude più , ma contemporaneamente ha bisogno di illudersi , perché l’illusione non è altro che una forma di poesia. La mente è abitata dai pensieri e per tal motivo risorge quotidianamente il desiderio della parola . Una vita dedicata alla scrittura , inseguendo lo stile del narratore , per il quale il senso del limite definisce l’avvicinarsi della fine. “Aiutato dalla vecchiaia – egli aggiunge – che essenzializza ogni cosa , penso che le cose del mondo si restringono in due campi : il caos e l’ordine. Dal caos primigenio bisogna tirar fuori un’ordine : la razionalità.” – Resta nell’uomo scrittore un luminoso appetito della vita.

martedì 3 ottobre 2017

PREMIO DI POESIA = RITRATTI DI POESIA

Anche quest’anno “Ritratti di Poesia”, manifestazione ideata, promossa e organizzata dalla Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo in collaborazione con InventaEventi S.r.l. – divenuta ormai nella Capitale un appuntamento culturale tradizionale ed imprescindibile, per gli addetti ai lavori, per le scuole e per gli amanti del genere – propone nuovamente il concorso “RITRATTI DI POESIA.140”, che nelle quattro precedenti edizioni ha riscosso molto successo.

Il concorso, a partecipazione gratuita, vuole essere un incontro tra la poesia e il registro espressivo immediato e sintetico dei social, in particolare la modalità di comunicazione richiesta da Twitter.

Al concorso si partecipa inviando un testo poetico inedito di 140 caratteri al massimo (spazi compresi) all’indirizzo di posta elettronica ritratti.140@libero.it. Richiedere il Bando completo -

lunedì 2 ottobre 2017

SEGNALAZIONE VOLUMI= PIETRO SALMOIRAGHI

Pietro Salmoiraghi – Un infinito istante--Edizioni Joker – Novi Ligure (AL) – 2017 – pag. 89 - € 13,50

Pietro Salmoiraghi, architetto, nasce nel 1941. Docente dal 1964 in diverse istituzioni (in particolare nella facoltà di Architettura del Politecnico di Milano) svolge al contempo attività di libero professionista, pubblicando anche saggi nei principali libri e riviste del settore.
Ha pubblicato un romanzo e varie sillogi di poesia. Ha inoltre pubblicato anche alcuni aforismi in antologie pubblicate da Edizioni Joker.
“Un infinito istante”, il libro del Nostro che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta inizialmente un’esauriente “Nota dell’Autore” e in conclusione la prefazione di Sandro Montalto.
Il libro è strutturalmente ben articolato nella sua complessità ed è scandito nelle seguenti sezioni: “Testuale” (2011-2012), “Stato confusionale” (2013 – 2014) e “Abreazioni” (2014 – 2015).
Rispetto a quanto suddetto non si deve dimenticare che Salmoiraghi è architetto e si può riconoscere l’influenza di questo fattore nella sua opera letteraria.
La poetica di Pietro ha per cifra essenziale una vena epigrammatica.
Nei componimenti, tutti senza titolo e quasi sempre brevi, prevale un forte segno di riflessione sui vari settori della vita attraverso una parola sempre avvertita e detta con urgenza.
Eleganza formale si riscontra e l’autore, con uno stile calibrato riesce, attraverso quella che potremmo definire un’alchimia nel collegare i sintagmi nell’esprimersi, a coniugare narratività, chiarezza e complessità, producendo un risultato originalissimo e spiazzante soprattutto quando entra nel merito di questioni di linguistica dette in versi: - “Paradossalmente/ il non detto è la forma più esplicita/ del comunicare/ Ovvero:/ il silenzio può essere a volte/ la miglior forma per relazionarsi/ con il mondo/”.
Questa composizione, tratta dalla sezione Stato confusionale, fa venire in mente la genesi di tutte le arti. Per esempio anche la musica emerge da quella modalità del non detto stesso, che è il silenzio e inoltre nei brani musicali ci sono interruzioni nel fluire delle note.
Così in poesia, come anche nel linguaggio, nella vita vissuta di ogni giorno, il non detto è il blocco di partenza, l’attimo, l’istante, il momento, da cui scaturiscono le frasi.
Non si deve dimenticare, a questo proposito, che nell’antico testamento biblico è scritto che non ci sarà parola che sarà senza effetto.
Il titolo della scansione nella quale è inserita questa poesia, “Stato confusionale”, fa venire in mente un senso di autocompiacimento produttivo in senso estetico, perché il poeta sa benissimo di avere una lucidissima coscienza letteraria dei suoi intenti precisi e centrati.
Del resto nelle altre opere del Nostro, in continuum con questa, è stata evidenziata l’ironia dell’autore oltre al suo pessimismo cosmico, che trova proprio nei versi leggeri e icastici il suo riscatto, la sua redenzione.
Una poesia profonda e salvifica, che diviene tout-court consapevole esercizio di conoscenza.
*
Raffaele Piazza