martedì 28 febbraio 2017

POESIE = BECKETT - AINO

Elle vient autre et pareille.
Viene diversa e la stessa.▐
La Stimmung di Marisa Aino con Samuel Beckett, Poesie in francese 1937-1939▐

*│A V.S.Gaudio, anche lui avec chacune c’est autre et c’est pareil, il n’a pas son pareil│

à elle l’acte calme
les pores savants le sexe bran
lou sexe bran, mi dicesti, come se fosse
loubran lo sterco o quantomeno la crusca
les quelques haillons d’azur dans la tête
au service de la présence
che c’è di tardivo nella pioggia che passa
e nemmeno la grazia al calar d’una notte
à elle vide lui porc
d’amour
che se ne va là dove quello inferiore
appena viene immesso avverbio
quand mon père m’a donné un mari
dalla bocca idiota e la mano formicolante
je suis toujours trop jeune
en même temps la fenêtre est ouverte
dans sa famille, se così potrà dirsi
la mer et le ciel serein, fosse stata la mère
finanche la merde non certo la musica
dell’indifferenza, le coeur, le temps, l’air,
le feu, la sable, le silence, leurs voix et que
je ne m’entende plus, non è la pena
è il vento per questo non sei venuto
e poi dicesti: je bois seul
e io dissi : il bouffe, il brûle, il fornique,
lui crève seul comme un chien,
fossi stato un chien de mer, vai a farti fottere
da una cagna che strabuzza gli occhi
bevi da solo o aspetti anche tu la tua
Vincenza così per quanto col tempo buono
e con quello cattivo chiusi in casa propria
chiusi in casa loro, non certo da me
con tuo padre o quello che era non certo a
Lisbona e non era nemmeno mio padre
se fosse il vecchio pistone, the old plunger,
forse negli stessi anni a pestare, come
riferì prima Beckett nelle altre poesie in
inglese: pensa, la Vincenza dell’old plunger
che pesta l’inalterabile siero di parole,
i suoi occhi se portava i baffi se era buono
di che cosa è morto col tempo cattivo
e quello peggiore quando mangiava cavoli
da noi chiusi in questa casa cacava cavoli
per questo mi son sempre detto che forse
era un mammut, che è più di un porco
fin dentro il porcile cielo e suolo
e una ad una le galline che contava
mia madre come se fossero le vecchie
voci d’oltretomba e lentamente quella
stessa luce che non solo sulle piane di
Enna in lunghi stupri, macerati in casa
propria da promesse spose a porci maritati
con scrofe e che vanno nei porcili altrui
a insediare, accolti e riveriti, le giovani
porcelle, ricordo un petit chien vert
du côté de la Rue Monge,
e poi tu che facevi i test di psicologia
per i lettori di “Argos” e avevi per amico
un fotografo a Torino di nome Monge,
e la sua amica con cui ti sei fermato
a guardare il fiume Po un pomeriggio,
i vuoti gradini, le alte case, il cielo di calcestruzzo,
una ragazzina che si tira dietro un cerchio,
una coppia, forse d’innamorati, mano nella
mano, che aria strana che c’era quella volta
a Torino, a mezza altezza dentro un négatif
irrécusable, certo che bevi da solo,
fottuto figlio di puttana, oh: il bouffe, il brûle,
il fornique, lui crève seul comme un chien,
un chien de mer, non c’è vento a Torino
che mai mi sorprenda andavi dicendo, stronzo
maledetto, in quale musica dell’indifferenza
eri finito cuore tempo aria fuoco sabbia
del silenzio e merda di cane e di porco,
ci fosse stato tra me e la scena il vetro,
étron maudit,o il cielo sereno e il mare,
la mer et le ciel serein, l’azur,
questo si paga per son sang sur les draps,
sur les pois de senteur, sur son mec che
con dita disgustose chiuse le palpebre
della ragazza che, è questo il prodigio,
tornò in famiglia toujours trop jeune
per aspettarne un altro vecchio e maritato,
avec chacun c’est autre et c’est pareille,
avec chacun l’absence d’amour est autre
avec chacun l’absence d’amour est pareille
│Marisa Aino │© 2017
*
i-Articolo provenzale che in italiano, si fa per dire, nella resa anagrafica corrisponderebbe a “lu”, essendo il “lo” dialettale di “il”.
ii-Che sempre sterco è, ci si riferisce al “bran” francese.
iii-Come nel cinotest:→ Vuesse Gaudio, Che tipo di padrone sei? │“Argos” n.61, Milano novembre 1992. Detto tra noi, Vuesse Gaudio, nello zodiaco celtico, è del Piccolo Cane, quello del dio Lyr che regna sull’Oceano, e lui come vede un cane, pur se passa una giovane mortale dalla pelle morbida, non riesce più ad offrirle magnifiche conchiglie, e non sa il Vuesse che quella ragazza si è trasformata nel piccolo cane. Quando hanno fatto la campagna anticacca di cane a Varsavia, il poeta dei cinotest di “Argos”, come il dio Lyr, si è messo a guardare la ragazza che raccoglieva la cacca del piccolo cane, e avrebbe voluto lanciarle un pugno di erbe magiche…l’étron, non ha ancora capito che è per questo che si trasforma en petit chien! Oh: le petit chien-con?







SEGNALAZIONE VOLUMI = KETTY MARTINO

Ketty Martino : "Del distacco e altre impermanenze", ed. La vita felice, 2014. (Nota di lettura di Franca Alaimo)

Se, innanzitutto, la poesia è una questione di linguaggio, bisogna subito riconoscere a Ketti Martino la capacità di avere saputo risolvere un evento luttuoso in un’indomabile ricerca linguistica, che non mostra mai alcun cedimento alla materia sentimentale di cui pure si sazia fino al più minuto frammento memoriale.
E capita spesso che, mentre l’autrice sia intenta a combinare la massima astrazione del suono e delle figure retoriche con la più concreta scenografia della realtà quotidiana ‒ sia essa quella della città e dei suoi vicoli, o quella più scarna e usuale nel chiuso della propria casa ‒ entro la quale rappresentare il suo lutto, i due piani sconfinino l’uno nell’altro, lasciando nell’orecchio del lettore uno sfrigolio enigmatico, che incanta, ma nel quale si avvertono le lacerazioni dell’impatto.
A quest’ultime, appunto, l’autrice affida il compito di veicolare il dolore della perdita e la dimensione perdurante dell’assenza, quasi mai rappresentati nella loro nudità confessionale.
Fra l’altro, le memorie del passato non vengono inchiodate in una loro infertile immobilità, ma piuttosto chiamate ad una partecipazione al continuo movimento del pensiero che le rielabora, e alla fluidità delle percezioni, così che il gesto scrittorio appare un metodo attraverso il quale ri-conoscerle in sé, o, se si preferisce, una sorta di atto creativo incessante anche del passato (cosa nient’affatto incredibile).
Attraverso le immagini della memoria che s’infiltrano in quelle del presente, la Martino insegue, infatti, lo scopo di non fare mai morire né l’amore né la morte e di indagare la dimensione dell’oltre con la consapevolezza che i trapassati, quelli che più non impariamo con i nostri sensi, in realtà stanno accosto ai vivi e. che il loro modo di comunicare è solo “un parlare piano”. Infatti, lei che scrive “dall’altra parte del recinto” ammettendo: “ho braccia troppo corte per toccarti”, nei versi successivi (leggibili a pag.48), azzera il concetto dell’impermanenza difendendo il suo diritto di non dimenticare, di cercare il suo amato ancora in questa vita, di proiettarlo dal suo stato interiore a quello esterno.
In altre parole, Ketti Martino in questa silloge (Del distacco ed altre impermanenze) giunge al cuore del suo messaggio, che riguarda l’essenza ed il compito della Poesia: digerire il dolore e puntarlo verso l’assolutezza abbagliante ed eternizzante dei suoni.
Viene, a questo punto, naturale guardare una seconda volta il disegno che Ada Natale ha concepito per illustrare la copertina della silloge: un albero che si sradica dal suolo e vola verso il cielo, lasciando intravvedere, attraverso un ampio squarcio sul tronco, cieli e nuvole: così l’impermanenza si fa visione di grazia, leggerezza e promessa di rinnovate ed eterne fioriture.

FRANCA ALAIMO

lunedì 27 febbraio 2017

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“La condanna”
*
Lentamente avvicini il sospetto
che la tua immagine possa rimanere prigioniera
di un riflesso inaspettato e contorto.
Dondola nello specchio , si colora,
e il passo diviene certezza per le luci
che giù in fondo ti illudono procaci.
Costretto dal nodo che attanaglia
gradatamente ti accosti alla figura
in sospeso , desolato
per l’incognita che cerca di serrare
anche illusioni.
E’ un gioco di luci , di apparenze , miraggi,
qualcosa che modella nel tenue incanto,
che piano piano si spegne
in un destino che non ricuce speranze.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 25 febbraio 2017

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“Notturna”
Tu ed io nel silenzio della notte,
assetati dei riflessi che la luna ci offre,
ad inseguire quel tempo che hai sotterrato
infinitamente rovente
nella penombra.
Sfiorita nella memoria, ostile ad ogni vincolo,
hai dilaniato le improvvise visioni,
contorte in quel sogno che non saprei narrare.
Ora si tinge punteggiando
ogni contatto , e la pelle ha le rughe
di un misero rifugio nella incomprensione.
*
Antonio Spagnuolo

SEGNALAZIONE VOLUMI = ESTER CECERE

Ester Cecere : “Non vedo , non sento e…” – WIP Edizioni – 2017 – pagg. 84 - € 10,00
I colori che caratterizzano questa raccolta di poesie sono pennellate adagiate delicatamente tra i pensieri e le memorie che vorticano intorno alla penna.
Dal tocco personale del quotidiano al frangersi delle emozioni per le avventure negative dei migranti , annullati dai marosi o dispersi nelle terre sconosciute, dalla ninna nanna cullata nel gelo alle ostilità vissute tra le polveri sottili , dal dubbio persistente della preghiera alle lacrime per guerre fratricide, tra i bambini impauriti della Siria o i soprusi freddi e ribollenti dell’oriente, dal cinguettio disubbidiente della bambola al rovente asfalto che avvolge gonne impudiche , infiniti sono i ritmi musicali che ritornano in ogni pagina. La poetessa adagia il suo sussurro tra il respiro affannoso della ricerca e l’abbraccio prepotente del rigore culturale.
ANTONIO SPAGNUOLO

lunedì 20 febbraio 2017

POESIA = V. S. GAUDIO

Beckettiana sull’usura di Ezra Pound.
 Stimmung di V.S.Gaudio per “Affari poetici-Una poesia in dono” alla Borsa di Milano │3 dicembre 2016
*
Con usura disse in capo a quale torretta
l’occhio ha una solida pietra squadrata e liscia
l’estremo limite del niente fin fond du néant
per istoriarne la facciata la tête, ce ne fut que
dans ta tête tutto sommato tout compte fait
senza contare i quarti d’ora nessuno vede
dei Gonzaga eredi e concubine
non si fa pittura per tenersi arte in casa
ma per vendere, vendere presto il tuo pane
e la pietra immagina se un bel giorno questo
immagina se questo, un giorno questo
un bel giorno come carta questo senza segala
né farina di grano duro il tuo pane
sarà straccio vieto con usura il tratto
falsa i confini ch’ogni cosa
pur nell’essere ogni cosa
dunque quella là, même celle-là
lungo tutta la spiaggia alla fine
del giorno la lana non giunge
al mercato fin quando le pecore
non rendono allora nessun suono
solo l’usura spunta in mano alle fanciulle
con quanto da dire con l’ago o chi fila
e confonde la tela nel telaio e l’arte
l’artigiano non lascia che il tempo
sui piedi floscio sul dorso che sull’uno
e l’altro, meglio sul proprio culo
si faccia teatro che fa un bel casino
l’usura arrugginisce i coglioni, chiedi al pensiero
vivi e cancella ogni giorno che sia
asciuga la vita, l’esserci che già sbava
dipingimela con usura, metti oro nell’ordito
il cielo incidi sulla soglia, in una stanza
un furfante o la speranza voi che entrate
nella paranza, che vuoto cuore colmo
di sozzura e usura sei, per quanto cedi
il letto a vecchi decrepiti e ti frapponi
tra i giovani sposi ad Eleusi la voce che
dice han portato puttane e ospiti d’usura
i denari di Genova, perché il denaro scarseggiava
in novembre a causa delle tasse, cambi e scambi
impedendo il legittimo consumo di diecimila
scudi basati sui pascoli ai quattro buoi pingui
lucidano ben bene il sedere e li agghindano
per servire il nano nonagenario, un leprotto di chimere
a secco e sopra sei teste di leone, aquile d’oro,
gli stendardi delle contrade, son callipigie le donne
di Siena per via delle salite, per il continuo arrancare
per via dell’allure un po’ di sbieco al bue
che sta lì davanti gli han pulito il sedere per bene
quocumque aliunde tra beni immobili, l’unicorno
e gli altarini sul credito dell’intero popolo
nel nome dell’ Onnipotente e della gloriosa Vergine
Maria Avvocata Nostra salpò da Siracusa
senza denaro a bordo, tagliò le vele e scaricò il petrolio
una notte che l’anima finalmente le si era
incagliata a Malta, l’anima con un’entrata di 10.000 scudi
nella parrocchia di San Giovanni in Aino che potevasi
e non legare al Monte Pio e ai suoi successori della
Commenda Gerosolimitana quando si sentì dire
di averne ancora per pochi momenti non volle crederci
le azioni sono luoghi di Monte, parcelle di terreno
a 100 scudi l’una manco fosse una bisaccia tanto che
così davano 10 scudi all’anno finché il Monte durava
così la vita prese a sorridergli con tutti i suoi denti
la base era il frutto della natura e la volontà
dell’intero popolo anche di notte l’ombra del Sereno Dux
e le sue tutrici e i signori deputati e la Gloriosa Vergine
convocati in riunione nel Consiglio Generale di 117
Consiglieri nella Sala Callipigia del Mappamondo
a suono di campana e voce di banditore
le azioni del Monte rendevano il 20% all’anno
per via del culo delle senesi callipige e del sedere
dei buoi e dell’auctum senis in Parrochia S. Joannis
e della signora Margurita de Pecora Gallo che rimossa
dal registro delle puttane della città di Siena venga
mandata a Roma con 4376 scudi per erigere un Monte
a beneficio pubblico e privato e facilitarla sia lecito
e giustificato fino alla somma di dugentomila scudi
di capitale per frutti di venticinque per cento che sono
cinquantamila l’anno sopra l’entrate dell’offitio de Paschi
di detta città detta somma alla sopradetta Margurita
la puttana da qualche parte lì fuori, proprio come se
come se, qualcosa, giungendo più nulla
nuovamente lo serra, qualcosa lì da qualche parte li fuori
colà, secondo lo stile senese l’anno inizia a marzo,
tanto che a dicembre per prosciugare la maremma
1000 scudi bastano e avanzano, 2000 per riparare
la via Aurelia, per così tanto poco, di nuovo
marzo allora, di nuovo, per così
tanto poco, con 80 milioni di lire prebelliche
facciamo il ponte sullo Stretto
lungo tutta la spiaggia, alla fine del giorno
allora nessun suono, fin quando non richiesti
riprendono i passi, a dicembre unico suono
unico lungo suono, lungo tutta la spiaggia
alla fine del giorno con usura, nessuno ha
una solida casa di pietra squadrata e liscia
con usura non v’è angelo Stuart che con quel
podice a pascolo, se la Banca del pascolo
fu fatta Signoria, il culo callipigio del pascolo
l’avrebbero fatto Ducato
*
 V.S.Gaudio
24-26 novembre 2016

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia e il risveglio"


Risveglio nelle cose
dell’aurora con il bel
sogno in tasca per Alessia
sul bordo della vita
dove era già stata.
Attimi di limbo rosa
per Alessia. La città
si ridesta nella chiarità
infinita del seguire
le nuvole con gli occhi
(le vede Alessia in forma
di cavalli al galoppo).
Sfioccarsi bianco
contro l’azzurro a entrare
nell’anima di Alessia
(un fiore d’erba per
l’appuntamento delle
labbra coglie ragazza
Alessia sul balcone).
Ha sognato fragole.
*

"Alessia rosa sorgiva"

Davanti a della sorgente
nel paesino sul mare le fredde
acque, nel rinfrescarsi
le mani affilate Alessia
come una donna e il tempo
passa… Attimi soavi nel
ricordo del piacere recente
con Giovanni e sta infinitamente.
Si aprono della veglia
i cancelli dopo ad occhi
aperti il sogno. E’ stato
un attimo e la città è
lontana in un brano di conca
di tramonto e così esiste
Alessia.
*

"Alessia su pattini d’argento"

Attesa dell’amato di Alessia
nel pattinare sul lago ghiacciato
cancelli della sera del risveglio
aperti dopo il sogno più bello.
E sta infinitamente Alessia
tessuto di silenzio a pervaderla
mentre dei pattini il metallo
la polita superficie incide.
Arabeschi sull’acqua di ghiaccio
a intessersi con di ragazza Alessia
i pensieri fino al risorgere
delle cose dell’incontro.
*

Raffaele Piazza

domenica 19 febbraio 2017

PREMIO POESIA = CITTA' DI CONZA

PREMIO DI POESIA "CITTA' DI CONZA"
Il premio è articolato in tre sezioni :
libro edito di poesia
poesia inedita a tema libero
sezione studenti.
Scadenza per la presentazione delle opere 31 maggio 2017
Giuria : Giampiero Neri , Wanda Marasco , Enzo Rega , Armando Saveriano ,Eugenio Lucrezi , Davide Cuorvo , Carmina Esposito , Floriana Guerriero , Flavia Balsamo .
Richiedere il Bando completo a : premiodiconza@yahoo.it - o segreteria : - 3888629988 -

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“L’abbandono”
Lei conosce la mia sete , conosce il mio sussurro
impertinente e pungente, e mi ripete
gli sguardi innamorati di una volta.
Nella pupilla il grido della solitudine
sotto il velame di uno strano accento,
che riporta a distanze
e scompone il percorso di memorie.
Ancora il labbro inasprisce i tempi
di un sorriso perduto , di un amore
che trascina nel vuoto.
Vibra il velluto di una sigaretta
sospesa nell’intreccio vaporoso del nulla,
segna alle dita il rifugio di movenze insicure
disegnando l’abbaglio degli spazi.
Lei conosce il mio sussurro
e nel silenzio affonda la passione che sopisce,
piega ancora il destino alle voragini eterne.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 18 febbraio 2017

POESIA = GIUSY FRISINA

"Parola poetica"

Arriva
Come dono imprevisto
Dal confine avvolgente
Cifra fragrante
Di misteriosi sensi
A guarire
Il vuoto dei consensi

Tu lasciati languire nel silenzio
Delle porte sprangate
Dall’ovvio dileguare
Della piazza nella sera
Assurda , anonima
Sfuggente
Più finta che vera

E la parola arriva
Come acqua di luna
Sponda di Dio sul tempo
Ombra vagante
Su strade inconsuete
Fino a precipitarsi - arresa
Nelle tue vasche segrete
*

"Nel tuo nome"
Quando
Il mio esserci
O il mio spirito
O la mia coscienza
Si arrogano il diritto
Della loro autorità
Perdendo di vista
L'originaria autorità
Che mi ha reso vera
Quando
Rinuncio alla libertà
Del mio essere
Oppure
In nome della libertà
Rinuncio alla mia libertà
Più profonda

Quando
Il vento caldo del Sud
Mi annuncia
Che non sono mai partita
Ma che se sto ferma mi trasformo
Più che se fossi
In movimento perenne

Quando
la mia incertezza si fa ferita insanabile
E la mia attesa diventa patetica
E l'umiliazione bruciante
Ricordami che solo
Nel tuo Nome io posso perdere il mio nome
E che solo nel mio nome
Tu puoi permetterti di essere
Il Senza nome
Il nulla e il tutto che siamo.
*

"Ascolto remoto"
Non parlare più
Rimani in ascolto muto
Della libellula d'oro
Che danza da sempre
Nel tuo inquieto cuore
É un suono tenue
Il suo danzare
Una canzone silenziosa
Di eterna luce
Sgorgata dai millenni
Di sogni d'alba.
Il grande musicista
Ha scritto lo spartito
Nell' anima innocente
Mentre dormivi ancora
Del tutto ignara di essere
Nelle tue acque primordiali.
*
Giusy Frisina (tutti i diritti riservati )
*
Giusy Frisina insegna Filosofia al Liceo Classico Galileo di Firenze. Ha scritto vari articoli e racconti per la rivista online Domani Arcoiris TV diretta da Maurizio Chierici. Negli ultimi anni diverse sue poesie sono state selezionate e pubblicate su antologie come Poesie del nuovo millennio , Habere Artem e Parole in fuga, a cura di Aletti editore. L’amore per la poesia e la musica di Leonard Cohen hanno dato origine alla raccolta bilingue : Il canto del desiderio (Edarc, 2013), un libro da lei stessa definito “una ricerca interiore” con cui ha ottenuto diversi riconoscimenti. Ha inoltre pubblicato: Onde interne (ilmiolibro, 2013) , Dove finisce l’amore (Editore Teseo ,2015 e Percorsi effimeri (Aracne editrice, 2016) E’ presente, con suoi testi significativi, su alcuni importanti siti internet di poesia come Alla volta di Lèucade e La Recherche, oltre che sul proprio sito personale: www.giusyfrisina.weebly.com

SEGNALAZIONE VOLUMI = LIANA DE LUCA

Liana de Luca : “La margherita della protesi” – ed. Genesi – 2016 – pagg. 104 - € 15,00 –
Raccolta variegata che ricama voci sottili , accenti improvvisi , rimbalzi di parole, intersecarsi di illuminazioni , ingenue emozioni. Una particolare magia della lettura e della scrittura risuona in variazioni di approdi , per rimandare a illusioni del dettato o a colorazioni di atmosfere, quando il verso, quasi sempre endecasillabo forbito, diviene descrizione di profili , fedele proposta di memorie , costante convinzione esistenziale. “Il canto di Liana – scrive Giorgio Bàrberi Squarotti in una sua personale lettera – ha un’ eco profonda ,duratura, unisce memoria e futuro , paesaggio e sapienza del cuore, dolore e ironia . Rinnova il tempo e lo fissa nella varietà e nella ricchezza della parola.” Si rinnova , in queste pagine , la naturalezza dell’espressione poetica , fuori da legami concettuali o gratuiti , per proporre con eleganza di metrica le infinite vibrazioni del verso , un canto libero da ogni forzatura e inciso con inesauribili proiezioni. Il volume si arricchisce di alcune foto e di una riproduzione artistica di Pietro Tarticchio.
ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 15 febbraio 2017

SEGNALAZIONE VOLUMI = ROBERTO VALENTINI

Roberto Valentini – “Il beneficio delle brume”-- puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2016 – pag. 81 - € 12,00

Roberto Valentini nasce a Milano. Ha pubblicato varie raccolte di poesia e un saggio.
“Il beneficio delle brume” è un libro composito e articolato. L’autore attraverso i suoi versi dimostra di saper dominare la sua materia con strumenti efficaci e si evidenzia nel suo poiein la sua grande abilità nel toccare numerose e varie tematiche esistenziali.
Sembra che il tema prevalente, che fa da sfondo ai componimenti, sia quello della natura che da pittura diviene interiorizzata in ogni suo sussulto e che si dispiega sulla pagina con stupende immagini.
Temporali con fulmini che squarciano il cielo e l’acqua che sgronda, o marine che danno il senso di una grande bellezza e la stessa terra costituiscono lo scenario materico nel quale il poeta si rivolge ad un “tu”, presumibilmente femminile, del quale ogni riferimento resta taciuto.
E sono proprio le brume dette nel titolo, nel loro diradarsi, a dare consistenza alle raffigurazioni, che hanno qualcosa di pittorico nella loro magia carica di sospensione e vaghezza.
Il volume è scandito nelle sezioni “Vangelo meneghino”, “Cronache di una somiglianza” (I-XX) ed “Epifanie vacanti”, suddivisa a sua volta in altri segmenti.
Ad esemplificazione di quanto suddetto i seguenti versi tratti dalla seconda sezione: - “Dei sospiri la rosa cautamente/ si dischiude sul fragile recinto/ delle tue labbra, mentre un labirinto/ di sere e profumi è la brama esente// dal dubbio del tempo…”. Qui si notano densità metaforica e sinestesica e un forte senso di sospensione che si coniugano a musicalità.
Un andamento del versificare vagamente classicheggiante s’intravede nel libro e nelle composizioni prevale spesso una forma affabulante nella sua plasticità e nel suo senso evocativo.
“Vangelo meneghino” può essere considerato un poemetto suddiviso in vari frammenti nel quale si rivela la vena affabulante di Valentini che parte dalle descrizioni della città, molto minuziosa nei suoi particolari come i portici, i muri abrasi, le altalene e gli spalti dei giardini.
E’ una città amata – odiata, quella che evidenzia nella sua scrittura Roberto, una Milano vista come spazio scenico della vita e anche con una certa sacralità tutta immanente, come dal nome Vangelo, che possiamo considerare anche come esposizione, racconto di fatti, simbolicamente.
Natura e materialità si fondono quando l’autore paragona il cielo disfatto alle vetrate delle fabbriche.
Qui il versificare procede in lunga ed ininterrotta sequenza in ognuna delle sue parti ben coese tra loro. E’ una Milano animata, viva e pulsante, quella detta con maestria da Valentini in un modo preciso che, spesso, per la sua sovrabbondanza, potremmo definire neobarocco.
Molto toccanti i tre “Sonetti alla madre” dell’ultima sezione nei quali in un’atmosfera di onirismo purgatoriale, in una soave malinconia il poeta si rivolge alla presenza – assenza della figura materna.
Una poetica come strumento conoscitivo, quella del Nostro, nella quale si delinea una forte carica epifanica nelle icone irrelate tra loro e sempre dette con urgenza.

Raffaele Piazza

sabato 11 febbraio 2017

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIOSPAGNUOLO

Recensione apparsa in " Nuovo contrappunto"-- ottobre-dicembre 2016---
*
ANTONIO SPAGNUOLO "NON RITORNI" (Robin Edizioni,Torino, 2016).-pagg. 120 - € 12,00 -
Dopo Ultimo tocco, il libro pubblicato da Antonio Spagnuolo nel
2015 e da lui dedicato alla moglie da non molto scomparsa, ecco una
nuova silloge di questo poeta, dal titolo Non ritorni, nel quale egli riprende
il suo inquieto e sofferto rammemorare.
Nella prima parte del libro troviamo un poemetto daltitolo Lunghi
murales, seguito da alcune poesie (dodici, per la precisione) che ne
costituiscono come la prosecuzione e il compimento. Ritoma qui il ricordo
della compagna di vita del poeta, il quale ne avvefte dolorosamente
I'assenza e si perde nell'inseguime l'immagine che sempre gli
ritoma alla memoria. "Ora io so cosa d l'attesa oltre la proibizione dei
ricordi / battere le cadenze quotidiane nel riflesso delle assenze / solitudine
custodita con la rabbia di chi d posseduto / dai brandelli e sfbglia
l'ultimo quarto di luna / per la tentazione degli addii".
L'andarnento d dato da un verso dalle lunghe cadenze, al quale
Spagnuolo si affida, trovando il ritmo che gli consente di esprimere
compiutamente 1'urgenza dei suoi sentimenti. Ed d un ritmo che diviene
pii veloce nelle successive poesie: "Strappo con le mie dita
ogni visione / per il grido che soffoca il colore / delle vertigini, nella
mia preghiera, I ma il terrore ha distrutto la parola" (Pupille);
"Quale fondo limaccioso ci conserva 1'autunno / in attesa di un'alba
senza pii.r illusioni" (Ora); "Anche le illusioni hanno nel cielo /
un riflesso d'argento" (Nuvola).
Piii cupo e come perduto nel labirinto di una sofferenza senza
confofto appare al confronto il poemetto introduttivo, alla raccolta:
"Urlo alle stelle il candido risvolto che cone / ai piedi della solitudine,
sgomento ad ogni risveglio..."; "Rosseggia il turbinio al cardine
di quelle lacrime / inchiodate alla sterile guancia...". E cid benchd
al fondo sempre viva come l'ombra della speranza di una rispondenza
d'anime: "E tempo che io raggiunga altri spiriti I per raccontare
meraviglie del passato".
Mentre dunque per lo piir nel poemetto la parola poetica si fa irta
e difficile diventa inseguirla nei suoi peripli di pena, nella seconda
parle del libro, Memorie, il dire di Spagnuolo diviene maggiormente
disteso, in un monologo assiduo (che nel profondo del suo
animo d un vero e proprio dialogo) con la donna amata.
Nelle poesie di Memorie infatti sempre urge e strazia il dolore
dell'assenza, ma s'avverte come un dire piir pacato, quasi il poeta
abbia trovato un suo nuovo equilibrio tra I'urgenza dei pensieri e la
loro espressione: "Lasciami ancora uno sguardo / nei giorni in cui
non trovo piir parole / ed il mio passo ricorda i fili d'erba / che intrecciavano
dita, nude per colori" (Sguardo); "Ogni ritomo ha il sapore
del mare, / ma tu non tomi, sei ansia / che di nascosto adombra
il mio respiro" (Forme); "Hai lasciato l'incanto di armonie / in questo
girotondo d'ombre" (Ocra).
Naturalmente anche in queste poesie della seconda parle della
silloge s'aflacciano i momenti nei quali piu brucia l'addio e il dolore
piir tormenta ("Vivere ancora un amore che grida I'assenza, / l'assenza
del tuo corpo, il vuoto delle tue mani", Stagioni): ma la soflerenza
d qui espressa generalmente con minore rugenza e con maggiore
distacco, quasi il tempo cominci a placare almeno in parte
l'animo del poeta e I'induca a considerare il suo affanno con un nuovo
sguardo e con un rammemorare pii sommesso: "Andavi nelle
stanze tra i riflessi del sole / a portare le ultime magnolie / e rallegravi
pareti" (Fumo);"Vorrei parlarti di quel1e primavere / che ci videro
al mare" (Parole); "silenziosa nella sera mi accornpagni" (Nel-
Io sera); "Una luce cosi intensa era il tuo sguardo" (Lttce);"Le on'
de e gli scogli hanno fughe d'amore" (Onde); "Gioco nell'ora che
imbruna contro I'eternitit" (Abbaglio); "Se l'amore resiste oltre la
morte tu lo sai" (,Se omore); ecc.
Infinite sono le variazioni che Spagnuolo sa trovare al suo tema'
sempre rinnovandole e sempre riprendendole con novitd di accenti:
il che d indice della feconditir della sua vena
L'ultima poesia, quella che pona il sugello al libro, Chimera, nasce
da un soprassalto dell'animo del poeta, che riandando al passato
s'interroga: "soltanto una chimera? Sessant'anni / svaniti al volgere
di uno sguardo / quasi per gioco, schiocco di frusta, i nel bianco
consueto della luna, / perla del dubbio inaspettata"
C'd qui lo stupore e lo sgomento, umanissimi' per la fuga del tempo
che tutti disperde in un soffio i doni preziosi della vita; ma c'd al
contempo. al di ld di tale stupore e di tale sgomento, la consapevolezza
di quanto preziosi fossero quei doni che in un attimo sono svaniti,
lasciando tuttavia il ricordo del loro incomparabile bene. Ed e per
questo bene che Spagnuolo ancora scrive i suoi versi d'amore.
Elio Andriuoli

venerdì 10 febbraio 2017

RIVISTA = NUOVO CONTRAPPUNTO

"NUOVO CONTRAPPUNTO" - anno XXV - N° 4 - ottobre-dicembre 2016
Sommario :
Luciano Luisi : Tre amiche: Gli auguri , Ricordo milanese , Le favole.
Carmelo Consoli : Ritorno a Luchea : Diario di un viaggiatore mattutino ; Treni siciliani.
Nazario Pardini : E' l'aria di novembre ; E' dicembre ; Dalla morte dei rovi.
Davide Puccini : Wikipedia ; La lettera.
Giuseppe Vetromile : Nessuna parola hai più sull'uscio; Che si dica.
Stefan Diaman : Felicità irreale ;: Nella stazione ; Donne.
Pasquale Balestriere : Il viaggio ; Passante, non fargli.
Giovanna Giordano : Stagioni .
Opera grafica di Luciana Ecchiotti.
Recensioni a firma di Elio Andriuoli : per Antonio Spagnuolo , Giuseppe Rosato , Lerro Menotti.
Riferimento : elioandriuoli@alice.it

mercoledì 8 febbraio 2017

SEGNALAZIONE VOLUMI = CLAUDIO CARBONE

Claudio Carbone : “Ceralacca” – Decomporre edizioni – 2016 – pagg. 52 - € 8,00
Nella musicalità di un ritmo incalzante , per il quale la poesia si arricchisce di sfumature di un vissuto personale , la ricerca di memorie e di illusioni apre immagini e riflessi in linea con la parola sussurrata o incantata. L’impronta del ricordo è spesso incisa con ricchezza di sentimenti e l’unicità della mutevolezza, anche quando l’aleatorietà del tempo e del passato appartiene ad una natura in continuo movimento e in ripetuti accenni di emozioni. Il canto diviene sospiro oltre le cose , in bilico tra un nuovo trasalimento e un antico riflesso. “C’era ancora il sole / stupito della crescita / sulla porta di casa / nel mio ritorno d’erba /ad un angolo i sigilli / del venditore di emozioni…” La tensione tra le parole e le cose , tra il verso e lo specchio , diviene pensiero e tocco leggero dall’effetto immediato. Alcune sfumature sottolineano con arguzia l’attenzione necessaria a cogliere le tensioni che dal quotidiano si immergono nel cromatico corale , che in queste pagine si trasforma in un mosaico sul quale si adagiano come petali delicati i versi sigillati dalla ceralacca.
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 4 febbraio 2017

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“Perle”
Rosea nel muovere la nebbia della notte
l’ascella del segreto, che tu offrivi
nell’ombra delicatamente.
Gli aromi hanno turbato memorie
quaggiù fra sogni e crucci delle mie braccia
debole come un verme , negli occhi un rapido sospiro,
ed il pensiero altrove ad esplorare l’amore
che è fuggito con gli anni.
Friabile il dubbio nelle ore della malinconia,
non più sfrenata fantasia di carne
debbo rifare me stesso ebbro al colore di perle,
di quelle perle incastonate ad una ad una
nella tua pelle di fanciulla impertinente.
Agli abbagli un riflesso dilegua nella stanza
Ingannevole agonia della mia torcia.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 3 febbraio 2017

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANNA MARIA GUIDI

Anna Maria Guidi : “E-marginati” – Ed. Book editore – 2017 – pagg.96 - € 14,00 –
Numerosi i personaggi tratteggiati in queste pagine , nei profili ombrati di una irrequietudine confusa e stanca , nei segni incisivi di qualche sorriso furtivo , nelle colorazioni di fascinazioni riflesse di sguardi illusori, nel gioco di memorie e di sentimenti. L’effetto luminoso di una variegata galleria di ritratti si offre in versi distillati con severa cultura , in componimenti che hanno la cadenza costante del rigore , centellinato in ritmi impegnati e precisi. Forse una delicata flessione nell’ottica della narrazione , della revisione biografica , della descrizione puntuale , accenna pagina dopo pagina ad una melodia attenta ad una sorta di analisi del personaggio , così che i dipinti aprono ad un arcipelago delle personalità nella polisemica valenza della parola stessa. Anna Maria Guidi riesce a impegnare la nostra lettura per alcune peculiarità di rilievo : l’originalità figurativa delle immagini , la musicalità del verso , la palpabile evocazione delle realtà quotidiane ,le preziosità riflesse sulla condizione esistenziale dell’uomo e del suo “male di vivere” . Brevi e folgoranti accensioni si alternano a proiezioni inaspettate e cariche di filosofia , quando la chiave è nell’indagine della “presenza” e della “proiezione”. Il poeta , come un rabdomante , non disdegna di scrutare le incursioni che il mondo propone , tra inganno e desiderio , illusione e brivido.
ANTONIO SPAGNUOLO