sabato 29 maggio 2021

SEGNALAZIONE VOLUMI = FILIPPO RAVIZZA


**Filippo Ravizza – Nel tremore degli anni--puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2020 – pag. 61 - € 10,00
Nel tremore degli anni presenta una prefazione di Gianmarco Gaspari, una postfazione di Giuliana Nuvoli intitolata La spinosa verità del nulla e una nota di Ivan Fedeli.
Il testo non è scandito e per la sua unitarietà stilistica e contenutistica potrebbe essere considerato un poemetto.
Una vena gnomica, assertiva e riflessiva pare essere la cifra distintiva di questa scrittura del tutto antilirica e anti elegiaca, un ripiegarsi su sé stesso dell’io-poetante nel suo riflettere sulla caducità delle cose per arrivare a una concezione della vita che sfiora il nichilismo in un pessimismo cosmico e personale anche, paragonabile vagamente a quello leopardiano.
Prevale a livello formale la scrittura dei versi in tessuti linguistici in lunga e interrotta sequenza che ha qualcosa di barocco e di liberty.
E proprio rispetto a quanto suddetto la poesia diventa salvifica e liberatoria per Ravizza nell’intravedere uno spiraglio di luce nelle cose quando non mancano nemmeno attimi di inaspettata felicità e tensione verso l’essere quando il poeta afferma che è dolce la carezza delle cose e tutto in fondo abbraccia questi capelli bianchi, questi occhiali, queste teste occidentali ritrovandosi nella categoria della dolcezza e del riscatto (non è del tutto inutile vivere).
Il tema del nulla si ricollega necessariamente a quello del tempo, tempo che è tiranno ed è limitato per l’arco di qualsiasi vita e che come avverte il poeta viene scandito attraverso le generazioni che sono perdute perché alla resa dei conti nulla resta.
Nei versi prevale la chiarezza e il poeta, pur nel dolore per un’esistenza che dà scacco, non si geme mai addosso nel sublimare la perdita e la desolazione con un procedimento cosciente perché alla fine svaniranno i baci belli e le carezze date ai figli con amore sincero La poetica del Nostro pare trovare la sua antitesi in quella del poeta Antonio Riccardi, autore della raccolta Il profitto domestico, nella quale non a caso si sa rendere efficacemente un senso di fiducia nella vita proprio attraverso il tranquillo trasmigrare delle generazioni l’una nell’altra con profitto che è sotteso a gioia di vivere oltre ad essere qualcosa che riguarda anche gli aspetti materiali dell’esistenza.
Invece qui come dal titolo gli anni tremano e si sente un forte senso di precarietà che trova il suo simbolo nelle plumbee pareti del limite.
Se gli anni tremano, tremano anche le persone sotto specie umana e non c’è salvezza nell’attimo anche se da quel nulla pare sporgere fuori qualche tonalità dell’essere quando in qualche immagine scabra ed essenziale si coglie una diafana speranza attraverso una natura bella che pervade i dettati sempre efficacemente controllati e mai debordanti.
E si viene a creare per il lettore un senso di onirismo purgatoriale che pervade ed emoziona nell’entrare in una dimensione di dissolvenza e sospensione che ha qualcosa di fortemente visionario.
La scrittura quindi diviene un esercizio di conoscenza tout-court in una filosofia che tende all’essenza delle cose non lontana dall’esistenzialismo.
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Raffaele Piazza

venerdì 28 maggio 2021

SEGNALAZIONE VOLUMI = EUGENIO REBECCHI


**Eugenio Rebecchi: “Terzo tempo” – Ed. Blu di Prussia - 2021 - pagg. 94 - € 11,00
prefazione
Le epifanie svelanti un io profondo, ed in continua ricerca, sono come un gioco di forze controverse e pur avviluppate ad una molteplicità quasi mai contraddittoria, tra il lacerante fluire melodico dei versi e la gesticolazione scenica, che appare scissa, disarcionata, ma attraversata dal diuturno spazio di fantasie oniriche e pulsanti.
Fare poesia diviene condivisione di una personale interpretazione dell’interesse speculativo di indagare nel quotidiano o nel processo insicuro ontologico-esistenziale.
Eugenio Rebecchi affonda nei misteri di un orizzonte di attesa, in un alternarsi di cerchi concentrici tra emozioni e pennellate, memorie e illusioni, sussurri e frantumazioni, rincorrendo con il ritmo originale dei suoi versi giochi di rimandi visionari, resoconti dettagliati e coerenti che sospingono verso l’ignoto, ritagli di memorie, abbagli di illusioni.
Ricama una storia personale partendo da “un trasloco faticoso/ chilometri di strada in direzione sud/ per raggiungere quello che chiamiamo/ cuore verde d’Italia: l’Umbria sognata”, con la chiave dorata dell’incantesimo che accompagna chi cerca l’abbaglio delle novità.
La scena ha i contraccolpi dell’indefinibile e si arricchisce “per l’accoglienza garbata e pur festosa…nel plenilunio che è luce gentile per dar senso alla notte.” Nel trascorrere di un tempo che ha dell’indefinito, vuoi per la dimora in luoghi ove “il violino triste lamenta l’ingiustizia / della sua dimensione assai ridotta”, vuoi per le originali pennellate dell’uomo che “vaga intorno all’illusione/ d’essere il primo tra gli animali/ perché dotato di fine intelligenza.”
Tirocinio poetico di normale quotidianità, senza farsi influenzare da impennate eccezionali di forme audacemente ed inutilmente innovative, quali espedienti sottoposti ad un linguaggio fuorviante e al di fuori del ritmo. La poesia di Rebecchi è piana, elaborata secondo temi e schemi psicologici più o meno convenzionali, ma ricchi di un sottofondo culturale di notevole impegno, con i moduli di richiamo classicheggiante e ricca di ammiccamenti con netta prevalenza di ricordi o di rappresentazioni paesaggistiche.
Gli scenari hanno la stilizzazione melodica, trasposta entro orizzonti variegati, interrotta saltuariamente da rievocazioni delicatamente dolenti, ove i personaggi presentano un’ombra inerme e remissiva.
La parola è stata presa alla lettera, indicata in sospensioni ed incisa in forma superlativa per divenire luogo aperto ai riflessi proiettati nell’evanescenza.
Non c’è un diaframma che impedisca il dialogo e non c’è una limitazione che impedisca l’impressione visiva, così che ogni componimento tenta di incidere, senza risparmiarsi, nelle coordinate di una realtà che non è mai sfuggente.
Si lancia un appello a forare cunicoli per penetrare nella simbologia dallo slancio positivo.
“L’uomo cavalca il tempo/ ed i suoi spazi/ anela, sorride, poi si accorge/ d’un ultimo chiarore/ che è raffinata cornice/ attorno al giorno morente.” Un’allusione fortemente trasposta ai grandi occhi di chi legge, oltre la ripetizione della contraddizione virtuale.
Nasce anche il tema dell’apertura fiduciosa per una traccia inconfondibile che si adagia alle illusioni, e per decifrarla bisogna immaginare l’intimo contatto che ciecamente tasta ed insegue, in una concordanza di infiniti gesti, di intimi sguardi, di delicate carezze, tanto da far apparire irreale anche il silenzio.
Il poeta stempera con destrezza brani policromi, balzando dall’afflato filosofico all’intaglio del corporeo, in una schermaglia attenta e intercalante. Abbastanza di frequente ricorrono espressioni metaforizzanti con un lessico che avvolge e si intreccia con la riflessione entro i confini di una dimensione autobiografica, nel tentativo, sempre riuscito, di saldare la poesia classica con quella moderna, nel distacco dal periodo di certezza del logos e del verbum, per divenire registri, luminosità, spiragli, divergenze, armonie.
Il flusso della soggettività è dirompente, adagiato ad un monologo ininterrotto, una colata di lava ribollente che compare dal cratere incandescente del verso, sempre composito e rigoroso.
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ANTONIO SPAGNUOLO

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIANFRANCO ISETTA


**Gianfranco Isetta – Senza turbare il cielo--puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2020 – pag 89 - € 12,00
Gianfranco Isetta è nato a Castelnuovo Scrivia (Al) nel 1949. Laureato in Statistica presso l’Università Cattolica di Milano, è stato per dieci anni sindaco di Castelnuovo, promuovendo il Centro Internazionale di Studi “Matteo Bandello”. Ha pubblicato numerose raccolte di poesia e ha vinto vari premi.
Senza turbare il cielo, la raccolta più recente di Gianfranco Isetta, presenta una prefazione di Ivan Fedeli sensibile, acuta e ben centrata.
Il testo non è scandito e per la sua unitarietà contenutistica, stilistica e formale potrebbe essere considerato un poemetto. Il volume si apre con un componimento breve l’unico senza titolo il cui ultimo verso riproduce il titolo del libro Senza turbare il cielo che ha una connotazione misteriosa e ricca di senso.
Nella suddetta poesia viene detto con un’urgenza un compito che si porrà quando non ci sarà più la pietas dell’albero ma il vento a scegliere le foglie più caduche e più lievi le ultime a cedere.
Il termine compito potrebbe essere interpretato come l’etimo più profondo della vita quando spetta alla persona, all’ individuo, crearsi le sue strategie per affrontare l’esistenza, fatto di per sé difficile, per tentare di trovare armonia ed equilibrio in amore, nel lavoro e in tutto per diventare felice perché quello è lo scopo. Se la pietas dell’albero, che è comunque animato, verrà a mancare entrerà sullo spazio scenografico della vita il vento e farà cadere le ultime foglie dello stesso albero e non dimentichiamo l’assunto di Pascal L’uomo è canna al vento ma canna pensante, frase veramente profonda. E si deve aggiungere che il vento stesso non e né cattivo né buono ma che è la sintesi di tutti i fattori esterni che influenzano la vita dell’uomo e che lo condizionano e a questo punto l’uomo solo con la sua intelligenza che è pensiero tramite la sua reazione agli eventi, che è fondante, troverà la forza di andare avanti e possibilmente anche se non è poeta di abitare poeticamente la terra.
Da notare che il fluire dei versi di Isetta è connotato da chiarezza nei dettati e da una certa vena affabulane nonché da una tonalità gnomica che s’inserisce in un discorso di sua natura affabulante.
L’io – poetante è molto autocentrato e potrebbe definirsi vagamente neolirica la poetica di Gianfranco che è caratterizzata da tessuti linguistici plastici e ben concentrati che si traducono in versi che creano immagini sempre ben controllate.
Forte la densità metaforica, sinestesica e semantica che non pregiudica la facilità d’interpretazione delle composizioni a volte sottese ad una struttura anarchica ma che non sfiora nemmeno l’alogico e l’autore riesce spesso a produrre una notevole linearità dell’incanto.
Nella poesia eponima nell’incipit l’autore scrive due suggestivi versi: abbozzano i miei piedi/ ombre di desideri e con il riferimento ai piedi che servono per camminare si simboleggiano le strade del cammino della vita e vengono dette le tasche colme dalle quali fili d’argento in lampi occhieggiano sui rami. che guardano il mattino e il poiein d’Isetta è sempre esercizio di conoscenza consapevole e acuto.
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Raffaele Piazza

mercoledì 26 maggio 2021

SEGNALAZIONE VOLUMI = SANDRO PIGNOTTI


**Sandro Pignotti – 50 Creativo--puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2020 – pag. 87 - € 12.00
Sandro Pignotti (Sanremo 1953) ha pubblicato varie raccolte di poesia e ha vinto numerosi premi nazionali.
È presente nell’antologia del “Premio Astrolabio 2009” edita da puntoacapo Editrice.
50 Creativo presenta una nota dell’autore nella quale il Nostro spiega l’iter del suo poiein per giungere al risultato finale.
Emblematico il titolo perché ogni poeta è un creativo e si deve sottolineare che la creatività stessa è pensiero divergente, salutare nella contemporaneità liquida e consumistica che ha visto una forte caduta dei valori come già stigmatizzato da Erich Fromm nel suo saggio Avere o essere uscito negli anni ’80 del Novecento.
Ora più che mai la poesia è vivissima anche per il fenomeno Internet e ovviamente l’aumento statistico dei poeti è legato, ha la sua radice, nella rivoluzione del verso libero per la quale ogni persona munita di lapis e foglio di carta può diventare poeta come ha messo in luce Montale. Il libro è tripartito nella sezione eponima, Caribù e Quinto quaderno.
Cifra essenziale della poetica di Pignotti è quella di uno sperimentalismo che produce risultati surreali e spesso è presente una forte dose di corporeità che si fa parola, parola detta sempre con urgenza nel dipanarsi anarchico delle strofe che talvolta sfiora l’alogico. A volte pare di avvertire nei versi una certa forma epigrammatica, aforismatica sempre molto avvertita e le poesie così finiscono anche per avere un contenuto gnomico e oltretutto sono permeate da dolcezza.
Due osservazioni si devono fare a proposito del lavoro di Sandro: la prima è quella caratteristica che ne fa una poesia di oggetti che per il correlativo oggettivo tendono a diventare altro; la seconda annotazione è quella secondo la quale si ritrova molto spesso nei componimenti una vena che ha una forte carica minimalistica e pare sempre di essere immersi nella lettura in atmosfere di onirismo purgatoriale per cui si produce visionarietà. Poetica del tutto antilirica e antielegiaca quella di Pignotti che puntando la sua cinepresa munita di lenti deformanti riesce attraverso la parola a produrre strutture anamorfiche e il dato dello sperimentalismo al quale si accennava si invera anche attraverso la disposizione spesso sghemba dei versi sulla pagina per la quale molti versi sono composti da una sola unità minima. Un evanescente tu lampeggia sporadicamente nelle composizioni che hanno spesso una connotazione misteriosa e di questa entità al quale l’io poetante lancia messaggi confidenziali ogni riferimento resta taciuto.
Anche la natura che viene detta attraverso specie animali e vegetali pare avere il suo peso in queste poesie e le suddette entità assumono spesso un valore simbolico in un ordine del discorso che più che al cosmo tende all’entropia.
È l’inconscio del poeta ad affiorare per trovare attraverso le parole risalite in superficie dall’abisso, dall’ansia che si specchia sul fondo, una possibilità di salvezza proprio tramite l’atto creativo.
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Raffaele Piazza

lunedì 24 maggio 2021

SEGNALAZIONE VOLUMI = RITA IACOMINO


**Rita Iacomino – Ostriche a mezzogiorno--Ibiskos Risolo Servizi Editoriale -2019 – pag. 65 - € 10,00
Rita Iacomino nasce a S. Vito Chietino nel 1950, nel 1966 si trasferisce a Limbiate (MB) dove vive e lavora come impiegata. Ha pubblicato numerose raccolte di poesia e ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti e sue opere sono inserite in più antologie e raccolte. È ideatrice e presidente del Premio Letterario Internazionale “Energia per la vita”, promosso dal Lions Club Rho ed è ideatrice e presidente del Concorso Letterario Internazionale “La girandola delle parole” promosso da Pro Loco Limbiate. È inoltre giurata in vari Premi Letterari Internazionali.
La raccolta di Rita Iacomino che prendiamo in considerazione in questa sede e che è giunta alla quarta edizione, cosa rarissima per un libro di poesia nel panorama contemporaneo, presenta una prefazione di Alessandro Quasimodo centrata e ricca di acribia.
Elemento fondante della poetica della Iacomino che serpeggia anche nelle altre raccolte è quello dell’ottimismo che si coniuga alla forte convinzione del potere salvifico della poesia e che trova l’esemplificazione nella dedica ai lettori che precede i versi: …a chi vorrà e saprà riconoscersi/ fra le parole dei miei piccoli versi…all’amore e alle emozioni/ che ne derivano.
Tuttavia esiste anche il rovescio della medaglia rispetto alle affermazioni suddette: infatti come scrive il prefatore la poetessa con le sue liriche costruisce un percorso accidentato fatto di picchi e di abissi, di momenti di calma apparente e di esordi improvvisi (falsamente) rappresentativi di una improbabile svolta.
E qui nel mare magnum dell’anima dell’autrice che trapela si ritrova la riscoperta dei versi di Goethe essere tutto gioia e patimenti/ solo è felice l’anima che ama e che è ricambiata nell’amore, potremmo aggiungere. E qui la parola amore riguarda i vari settori della vita e si riferisce innanzitutto a quello per la persona amata e poi per l’umanità e la natura divenendo amore cosmico che diviene antidoto a qualsiasi forma di dolore come si affermava e quindi si può accedere dalla serenità ad attimi di felicità anche se questa, e ciò è un fatto saliente, può e deve fare paura con la sua carica ansiogena. Tuttavia, sempre per citare lo storico poeta tedesco, è possibile raggiungere equilibrio e armonia per una vita evangelicamente costruita sulla roccia e il riferimento religioso comunque non sarebbe condiviso dallo stesso Goethe che non era credente. Il volumetto non è scandito e per la sua unitarietà formale, stilistica e contenutistica può essere considerato un poemetto.
L’amore comunque fa soffrire come quando Rita scrive rivolgendosi all’amato che sembrava facile dirgli che è finita, non incontrarlo più, non pensarlo più, come leggiamo nella poesia eponima che apre la raccolta.
Invece, in Il portachiavi, pur ritrovando tutto il pathos che dà l’eros, l’amore della coppia, potremmo dire quello duale o magari della solitudine a due, trionfa veramente nei versi nei quali la poeta esprime con parole trepide e accorate che è stato facile fare breccia nel cuore con due rose rosse e augura all’amato buon compleanno e vive l’attimo magico delle mani che faticano a staccarsi tra loro con il sapore di miele sulle labbra.
E in La rosa rossa la struggente speranza di amore ricambiato per l’amato s’invera quando sono dette con urgenza queste parole salutari: fa che non si spenga questo sogno,/ lo stelo diventi prato verde/ la rosa un raggio d’amore/ rinnovato, quando l’Ars Amandi di ovidiana memoria si realizza in modo struggente nella coppia amorosa.
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Raffaele Piazza

sabato 22 maggio 2021

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIANFRANCO JACOBELLIS


**Gianfranco Jacobellis : “Una vita diversa” – Ed. Biblioteca dei leoni – 2021 – pagg.60 - € 10,00
Quando la persona amata ci lascia, volando verso l’infinito, il vuoto avvolge i nostri giorni in una vertigine che annulla ogni pensiero, e in un gioco infernale che riporta al vivo i mille ricordi, palpabili come un tempo ma misteriosamente vietati al ripetersi.
Le luci dell’amore allora si fanno fievoli, oscillano fra memorie indelebili, si mantengono caparbiamente accese perché l’assenza diviene intenso dolore.
Nei variegati riflessi “resta la disperazione/ e l’inutile ricerca/ del colpevole di quest’assenza.” Quasi che la mente, impigliata nelle ore di solitudine, potesse riagganciare i motivi che rendono le parole vane ed innocue. “Vorrei che le parole/ non avessero un senso/ per rispondere o chiedere/ non fossero suoni/ tanti spiriti della natura/ uniti ma dissimili/ e sembrassero come loro/ sospensioni metafisiche/ come (a volte) succede/ ad uno stato dell’anima/ quando perde volontà/ di avere un’opinione.”
Le vicende nascoste dell’animo diventano sogni proibiti, un azzardo che riesca a spegnere ogni sospensione, interrotta spesso da rievocazioni e frammenti.
Il poeta con il suo travaglio esistenziale dichiara ancora una volta la passione, cosciente come è di aver perso il bene più prezioso, e ricama un canzoniere che riesce a coinvolgere, fra intenti emotivi e densità verbale.
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ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 21 maggio 2021

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIO FRESA


**Mario Fresa (a cura di): “Dizionario critico della poesia italiana” – Società Editrice Fiorentina- 2021 – pagg. 212 - € 25,00
Abbiamo fra le mani un volume di eccezionale valore culturale, un volume che rende abbordabile una rassegna della poesia italiana dal 1945 al 2020, elegantemente pubblicato quale ricchissima mappa da consultare religiosamente e rileggere in ogni singola pagina.
“Il dizionario – scrive Mario Fresa nella premessa – non ha la pretesa di disegnare una storia della poesia italiana del secondo novecento: essa non sarebbe pensabile, infatti, senza l’analisi delle opere di poeti come Bertolucci, Caproni, Luzi, Sereni, Pasolini, Penna, Risi, Gatto, Roversi, Calogero, Vivaldi, (qui esclusi dalla trattazione in quanto il loro esordio poetico in volume avvenne prima del 1945). Più semplicemente, questo volume intende presentare una galleria composita di oltre duecentocinquanta ritratti di poeti di fama nazionale che potrà offrire, al lettore, una ricca panoramica sulle più interessanti voci della poesia italiana contemporanea.”
L’impegno ha una matrice feconda, quasi una policromatica frequentazione di autori che con le loro opere hanno arricchito le significative testimonianze di una ricerca, nutrita e ben spiegata a piene mani, nella eterogeneità delle intese e delle particolari mobilità espressive.
Le schede sono redatte con la elegante modulazione che apre al bagaglio culturale elevato e che irrompe all’orizzonte delle esperienze vissute da ogni singolo autore.
Oltre cinquanta sono i redattori che si sono impegnati in questa avventura, realizzando flessibilità e argutezza, nella ininterrotta densità di presenze, lucidamente portate avanti con tasselli in perfetto equilibrio speculativo.
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ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 20 maggio 2021

SEGNALAZIONE VOLUMI = LAURA PEZZOLA


**Laura Pezzola: “Del nostro stare al mondo” – Ed. Esemble – 2021 – pagg.110- € 13,00
“Repertorio emotivo, regesto interiore: ma il suo poetare – scrive Plinio Perilli in quarta di copertina- non è mai impennata intellettuale, o peggio diario affettato…Bisogna meritare le immagini, raggiungere un credo laico che resista alla stoltezza corrente della retorica…”
E il lungo dialogare, che la poetessa ricama in pagine tutte centrate nella cura estetica, è una specie di melodioso canto rivolto alle necessità che la mente esprime nella meraviglia di interrogativi o nei segnali che turbano l’intimità.
Suddiviso in sei sezioni: “Il passato non insegna”, “Del nostro stare al mondo”, “Un desiderio infinito di bene”, Tenere unito il cielo”, “Millesimi di futuro”, “Qualcuno dirà- io c’ero”, il poema è ben legato ad una sospensione filosofica che sottende quasi tutti i brani.
“Mi aggiro tra gli scogli/ spiando l’orizzonte/ ma non distinguo vele/ soltanto ombre/ di umanità dolente.” Sottilmente teso lo sconforto non cede alla sfiducia e…”mi affido/ alle anime del verde/ ai bisbigli delle arpe/ che lusingano le dita/ traghetto sole e luna/ delineo il quadrilatero/ dei passi/ spingo gli errori alle corde…”
Nel caleidoscopico svolgersi degli adagi inquiete immagini di quotidianità, tra il profumo del basilico o gli indumenti personali, si accendono nell’alternarsi delle meraviglie che “smussano le spine” o si “posano all’ebbrezza del sole”.
Una poesia che si pone nel presente in una sottile essenza etico/filosofica, la quale diventa piedistallo di storia vissuta, un abbrivio emotivo fra attualità e memorie, dando forma ad un logos che non si perde per strada fra essere ed esistere, ma svela riccioli barocchi che sono capaci di concretizzare anche il pathos.
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ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 19 maggio 2021

SEGNALAZIONE VOLUMI = LUCIO ZANIBONI


**Lucio Zaniboni (a cura di): “Antologia di poesia Italiana Vent’anni del terzo millennio”- Edizioni Giuseppe Laterza- 2021 – pagg. 122- € 20,00 –
In elegantissima veste tipografica e copertina in cartoncino Giuseppe Laterza distribuisce in questi giorni l’Antologia curata da Lucio Zaniboni, coinvolgendo ben cinquantatré autori, che in questi ultimi vent’anni hanno dato un contributo poetico di notevole interesse. “Anche se restrittiva e parziale, come tutte le antologie, – scrive Zaniboni in presentazione – perché centinaia di voci avrebbero pari diritto ad essere inserite, costituisce sempre , uno spaccato del pensiero, dei sentimenti e delle reazioni dei poeti in questo periodo di lutto, morti e pianto di molti per non aver potuto assistere i propri cari e cercato di lenire con uno sguardo amorevole gli ultimi loro istanti d vita. Testimonianza quindi di un dramma planetario, riflesso dalla vita e dal pensiero dei poeti, maggiormente adusi a cogliere ed esprimere emozioni.”
Interessante sottolineare che ogni poeta si presenta con copiose note biobibliografiche, le quali rendono il volume quasi un album panoramico dalle variopinti incisioni.
A. S.

martedì 18 maggio 2021

SEGNALAZIONE VOLUMI = PASQUALE BALESTRIERE


**Carla Baroni & Pasquale Balestriere : “E a te rispondo” (Canti quasi amebei) – Ed. Benedilde- pagg. 90 – s.i.p.
Con perfetta traduzione in spagnolo a fronte, ed edito a Sevilla, ecco un poema dal tronco robusto e vivo di una linfa cromaticamente incendiata. Una tenzone che richiama antichi sapori del classico, per avvolgere la cifra che saetta nel sussurro di due poeti, che si accompagnano sillaba a sillaba in un tragitto musicale, tra la fantasia ed il motto filosofico.
Le modalità del canto sono quelle della melodia, a tratti incentrata sul racconto, a tratti su di un ideale colloquio appassionante. Vitalità di scrittura fra il discreto sussurro e penetrazioni magmatiche, con parole che appartengono al mondo della natura e a quello della quotidianità, quali scintille disperse nel cosmo.
Si manifesta un coro gioioso capace di interrompere i silenzi che sono ornamento di una lapide o di una stele, che giocano “nell’imbroglio colossale di promesse” o si “fanno compagni del canto”, “inginocchiato come alla preghiera”.
La corrispondenza dei due poeti vibra tra le invenzioni emotive, tra le indicazioni etiche, tra gli interrogativi dell’illusione, tra gli anfratti dell’inquietudine, per divenire competizione che scorre limpidamente nella formula precisa.
“La poesia dialogica espressa in questo libro – scrive Mercedes Arriaga Florez in prefazione – estende il suo abbraccio comprensivo tanto al dolore della condizione umana quanto all’incertezza del futuro; malinconica ed allo stesso tempo piena di speranza, per mostrare che tutti facciamo la nostra strada portando idealmente con noi i nostri paesaggi e i nostri antenati, ma anche confidando nella vita che continua e rinasce come un fuoco inconsumabile a cui tutti siamo chiamati”.
Rimandi policromatici e montaggi melodiosi, capaci di trasferire percezioni occulte e rivelazioni del sub conscio.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 14 maggio 2021

POESIA = MARCO ROMANO


*FATALITA’*
Per Pauline Lafont
(1963-1988)
Come Maria Malibran.
Lei da cavallo a 28 anni d’età
tu da un dirupo a soli 25.
Destino tragico. Fatalità.
Bionda figlia d’arte
della grande Bernadette,
ti ho conosciuto domenica
nei panni della maliziosa Henriette
ammaliato dalle sue capacità
e dal sensuale suo corpo
nell’ottimo film di Chabrol
“Una morte di troppo”.
Una parte te la offerse pure
il famigerato Godard,
nel suo “Cura la tua destra”
che vidi una lontana sera
colpevolmente distratto,
non cogliendo subito il tuo estro.
Il resto è storia di ieri l’altro.
La scoperta su un sito internet
delle tue note biografiche
della gita solitaria
sui monti occitani in agosto
quel volo tremendo lo schianto
il doloroso vano mio pianto.
*
MARCO ROMANO
Parma, 13/05/2021

martedì 11 maggio 2021

POESIA = EDITH DZIEDUSZYCKA


*Tesse una musica*
Tesse una musica il marino
fluire senza tempo, l’onda verde
che trasparente vola nella forma
di donna, di conchiglia che scolora
sulla spiaggia dalle felici trame
dove nella tua notte posi l’ombra
tra la sabbia dei passi che riveli
un moto precedente di parole
presunto tra l’argento che ti sfiora
di una luna a pochi tiri
di sasso levigato dall’attesa.
*
RAFFAELE PIAZZA
*
"Fluire"
parola magica di questa poesia
che sfila tra le dita
creatura marina scivolosa e lucente
nel chiarore di luna
sulla spiaggia d’un tempo
senza tempo
nell’attesa trepidante dell’amore
Nella notte e offerta una donna distesa
tra il verde e l’argento
nel rullio dell’onda sommersa musica
ad aspettare
il poeta che l’ama
la sogna e la cante.
*
Edith Dzieduszycka – 10 maggio 2021
sulla poesia Tesse una musica
di Raffaele Piazza.

venerdì 7 maggio 2021

SEGNALAZIONE VOLUMI = RITA IACOMINO


**Rita Iacomino – "Sapore infinito" -Libeccio Edizioni – Livorno – 2021 – pag. 109 - € 14,00
Rita Iacomino nasce a S. Vito Chietino nel 1950, nel 1966 si trasferisce a Limbiate (MB) dove vive e lavora come impiegata. Ha pubblicato numerose raccolte di poesia e ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti e sue opere sono inserite in più antologie e raccolte. È ideatrice e presidente del Premio Letterario Internazionale “Energia per la vita”, promosso dal Lions Club Rho ed è ideatrice e presidente del Concorso Letterario Internazionale “La girandola delle parole” promosso da Pro Loco Limbiate. È inoltre giurata in vari Premi Letterari Internazionali.
Sapore infinito presenta una nota dell’autrice nella quale la Iacomino, con un’autodichiarazione di poetica, così scrive: "è sapore infinito quell’incanto dell’infanzia che resta dentro, in un angolo dell’anima ad accarezzare il bambino che dorme in ciascuno di noi. Quel sapore infinito di favole, di cose belle, desiderate, sognate, sfiorate…"
Con le suddette parole Rita sembra rifarsi alla poetica del fanciullino di pascoliana memoria e nelle stesse parole della poetessa si manifesta implicitamente il riferimento al senso dell’empatia fortissima con la realtà che solo i poeti e i bambini conoscono, quella capacità spontanea del fondersi con il mondo esterno e assaporare magicamente e felicemente l’attimo che va oltre lo spazio e il tempo lineare e dal quale come da una ferita sgorgano gli stessi versi.-- Poesia che salva la vita, quindi, con lo scatto e scarto memoriale.
La raccolta presenta una prefazione di Rodolfo Vettorello densa e ricca di acribia.
Da notare che tutti i componimenti a livello strutturale sono centrati sulla pagina, elemento che attraverso il ritmo sincopato ne accentua la suadente musicalità che bene s’intona all’idea di favola della quale si diceva.
Un poiein che trepidamente si apre all’ottimismo nel credere dell’autrice nell’amore e nei sentimenti e la solarità pare illuminare queste composizioni controllate e calibrate. Canzoniere e poemetto amoroso si può definire il volume per la sua unitarietà stilistica e formale e contenutistica e pare che l’amore che si realizza attraverso le parole che l’io-poetante lancia al tu sia felice perché ricambiato. Dal dolce stil novo a Pablo Neruda da Dante a Montale lo stesso amore per una persona è uno dei leit motiv della produzione poetica di ogni tempo e anche Leopardi e Cesare Pavese hanno scritto poesie d’amore.
Nell’iniziale poesia eponima l’amore, che è anche amore per l’amore stesso, si fa anche sensoriale e sensuale quando al tu, del quale sono detti pochi riferimenti, la poetessa dice che il suo profumo è rimasto incollato sula sua sciarpa blu mentre la donna è ancora accarezzata dal suo respiro.
Tutte le composizioni sono strutturate in strofe e il procedere della versificazione in ogni componimento non è in lunga ed ininterrotta sequenza ma procede per frasi staccate.
Tutto pare essere improntato ad un’educazione sentimentale nel suo farsi esercizio di conoscenza.
*
Raffaele Piazza

SEGNALAZIONE VOLUMI = LORENZO SPURIO


**Esce “Inchiesta sulla Poesia” di Lorenzo Spurio: un saggio interamente dedicato alla poesia**
È uscito il volume del critico Lorenzo Spurio dal titolo Inchiesta sulla poesia. L’opera – che conta 238 pagine – è stata pubblicata nella collana “I saggi” della casa editrice PlaceBook Publishing & Writer Agency di Rieti a cura di Fabio Pedrazzi. Il libro raccoglie saggi e approfondimenti che il critico marchigiano ha voluto dedicare alla poesia e alle sue varie sfaccettature ed è il completamento di un’iniziativa da lui lanciata nel dicembre 2019 quando decise – come richiama il titolo – di lanciare un’inchiesta sulla poesia. Una serie di domande, di cui la gran parte aperte, rivolte potenzialmente a tutti ma preferibilmente dirette ai poeti, a coloro che la poesia “la fanno”. L’adesione è stata massiccia, circa duecento poeti italiani e non solo ed è stata trasversale vedendo partecipare poeti di tutte le generazioni, di qualsiasi tendenza, caratterizzati da stili, tematiche e propensioni quanto mai diversificate. L’iniziativa di Spurio ha dato il via al presente saggio nel quale, tra i numerosi argomenti trattati, si parla dell’impossibilità di definizione della poesia, del suo ruolo, delle commistioni con le arti, della musicalità, del pubblico, delle manifestazioni collettive quali il reading, il premio letterario e il poetry slam con un excursus anche sui poeti dimenticati – ingiustamente, colpevolmente – sottoposti a una bieca damnatio memoriae. Diviso in opportune sezioni nelle quali si dibatte su vari argomenti, l’autore ha deciso di occuparsi anche del rapporto tra poesia e scienza, dell’importanza della critica, lasciando aperta la porta sulle possibili idee di un futuro della poesia.
Ad arricchire il volume sono una nota introduttiva del critico letterario abruzzese Massimo Pasqualone e, in appendice, alcuni contributi aggiuntivi che aiutano ad ampliare ancor più lo studio e la riflessione sulla complessità dell’universo poetico nella nostra contemporaneità. L’autore ha deciso infatti d’inserire il testo di una sua recensione scritta tempo fa per il poeta e haijin campano Antonio Sacco interamente volta ad approfondire il fenomeno della poesia epigrammatica orientale dello haiku e un saggio particolarmente interessante, sulle nuove forme e linguaggi poetici, dalla street poetry alla InstaPoetry, scritto dalla poetessa Flavia Novelli. Inoltre vi è una nutrita scelta di citazioni sulla poesia del noto poeta e giurista Corrado Calabrò estratte da un suo saggio dal titolo particolarmente evocativo (“C’è ancora spazio, c’è ancora senso per la poesia?”), pubblicato in prima versione ormai qualche anno fa e qui riproposto per accenni e rimandi che ci si augura possano apparire interessanti e, dunque, essere colti. Non mancano – nel corso dell’intero saggio – riproposizioni di brevi brani, assunti quali citazioni, di alcune delle risposte fornite dagli intervistati che Spurio ha ritenuto propedeutiche allo studio, nonché interessanti e motivo di ulteriore arricchimento per la dissertazione, da proporre e rendere fruibile alla collettività.

giovedì 6 maggio 2021

SEGNALAZIONE VOLUMI = EMILIA SANTORO


**Emilia Santoro : “Lascia la rosa sul bordo del giardino” – Ed. IOD – 2021 –pagg.128 - € 15,00 –
Delicatamente sospeso all’accento del soliloquio il velo policromatico di una poesia cerca fantasmi tra memorie e affreschi, tra illusioni e meraviglie, tra sospensioni e infiltrazioni.
La raccolta è nettamente divisa in quattro stanze: “Macramè”, “Duetto”, “Poesie dedicate”, “Le meraviglie e l’orizzonte”. Una suddivisione che rende il percorso variegato e vitale, partendo da alcune composizioni di vecchia data per finire con le meraviglie della spirale.
“Attingo dalle metafore oniriche di cui è fatto l’inconscio – scrive la poetessa in nota –e come se fossi un traduttore ricompongo il tutto nel mondo reale.”
Le immagini numerose, che inseguono la fantasia accesa, diventano favola per un sussurro plasmato quotidianamente, tra lo struggimento della ricerca affannosa ed i silenzi che sottendono attese.
La poetessa ricama le ombre, con le linee sicure dell’energia che scintilla negli incontri o nelle invenzioni del ritmo, intaglia pensieri e aforismi trascinando la parola con la frequenza del battito cardiaco.
Un esercizio che pesca nella profondità degli anfratti e chiede risposte ben sapendo che troppi interrogativi rimarranno inesorabilmente aperti.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 4 maggio 2021

SEGNALAZIONE VOLUMI = LAURA PIERDICCHI


**Laura Pierdicchi: “Il portale” – ed. Biblioteca dei leoni – 2021 – pagg. 78 -€ 10,00
“Tutto si perde nel nulla / da dove è iniziato / e dove andrà a finire.” Scorrere ininterrotto di un pensiero filosofico degno della grande scuola, con la quale accingerci ad interrogare le smisurate aperture dell’ignoto che ci avvolge quotidianamente.
Percorso da compiere con flemma ed attenzione, pagina dopo pagina, perché la poesia è in questa stesura un continuo arricchimento, pregna com’è di scambi con il sub conscio che suggerisce una pluralità di esperienze, di sospensioni, di illuminazioni.
“In Portale appare un’illuminazione che trascende amarezze, tormenti, dolore e diventa forte voce di rinascita o consapevolezza che la vita debba essere accettata anche attraverso la sua durezza e che c’è una speranza superiore a cui affidarsi, anche se non ancora rivelata. – scrive Pino Bonanno in prefazione - La poesia in Portale, attraverso l’illuminazione che induce, aspira a dar voce a conflitti eterni, al mistero, ad esplorare certezze ed approdi: sentire il tempo, l’effimero in relazione con l’eterno, la tensione esistenziale, il doloroso cammino per superare la dimensione terrestre e dare lenimento alla propria sofferenza.”
Terzine che incidono in un abbraccio accogliente, lasciando libere le ali per una impennata verso il mistero. E l’afflato inquieto si immerge in una sorta di ricerca di un possibile equilibrio tra l’essere e il non essere, tra pathos e thanatos, con il ritmo incalzante del verso, quasi sempre senza un metro fisso
“Il primo atto della nostra scena/ dà spazio alla finzione.” Nell’urgenza improvvisa di inventare un luogo ove ascoltare le voci di dentro, ove nessun segreto rimanga incompreso, ove ogni curva riesce a cambiare il sentiero tortuoso in un tragitto di meraviglie, emozioni, tessuti preziosi.
“Sono una corda tesa/ di uno strumento musicale-/ imparo un suono nuovo/ un ritmo che trabocca- si spezza/ e confluisce/ nell’oceano della memoria.”
La visione della nostra possibilità sensoriale si aggancia alle circonvoluzioni del tempo, che si inceppa nella memoria e dalla memoria attinge quell’alito che dal proprio intimo dilata nell’ignoto.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 1 maggio 2021

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO


*“Maschera”
Con la maschera impressa nel volto
cerco nuove menzogne:
fiume tranquillo, tra le nebbie
a scongiurare agonie, perché purtroppo
non si ha età sino alla morte.
Le tue pupille erano mare in tempesta,
le tue labbra sogno e rugiada,
tutta la follia del ritmo incalzante.
Ora è riflesso di luce spettrale.
Sento l’inganno rapprendersi al mattino
che si inebria col vento.
Avevi l’aroma del glicine, leggenda
di croce e di luna.
La tua figura dormiente e muta
è l’ombra del sonno eterno.
*
ANTONIO SPAGNUOLO *