mercoledì 30 marzo 2016

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

"SE AMORE"
Se l’amore resiste oltre la morte tu lo sai.
Sai che non riesco a chiudere le labbra
senza il tuo nome , ancora inciso a fuoco,
e che il respiro avvolge pareti e libri nel silenzio
per non cedere al tempo.
La campana ha un suono ottuso , immobile ,
e mi rimbalza alle tempie nel falso richiamo,
per tradire illusioni e candide parabole.
Non hai più le stagioni per tessere sinuose moine
per rincorrere i miei versi nell’eterno sospiro,
mentre la nebbia oscura le incostanti dell’anima.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

domenica 27 marzo 2016

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia e la Pasqua 2016"

Il sole inonda Alessia per
resurrezioni ad ogni passo
nella camera di ragazza
e in quella della mente.
Gioia a pervaderla, Alessia,
(anche domani è festa e il
letto è pronto per l’amore,
sono partiti i genitori).
Telefono ad accendersi e
squillare (è Giovanni: fatti
bella come la rosa del rigo
di giardino). Nuda allo
specchio Alessia, poi si
veste: nello spazio scenico
della vitastrada scende
in una gioia di rugiada
tra le strenne.
*

"Alessia e verginità di luce naturale"

Incanto al Parco Virgiliano
per Alessia nell’interanimarsi
con le piante da rinominare.
Sole del pomeriggio se la fabula
si fa favola azzurra contro il cielo,
fiorevoli volatili nel cantare,
di luce naturale il sembiante
vergine oltre la storia dei baci
di Alessia nel tessere una tela
di pensieri rosapesca nell’attenderlo
nel Parco dei passi come
in prove di danza. Eccolo, vieni
nella mia rete di compostezza,
e così Alessia…
*

"Alessia e l’altana"

Nell’inalvearsi il pensiero
di Alessia a un tiro di sasso
dal cielo di marzo, sull’altana
dell’albergo degli angeli
vacanza nella luce di sole
velato da una cesta di nuvole
per Alessia in limine alla
vita nova dell’amore con
Giovanni. La frontiera
nell’alba francese hanno
varcato con l’auto nera.
Nel rigo del percorso
Alessia gli ha chiesto
se la ama. Lui ha detto si.
Poi senza parole Alessia
ha sudato senza caldo.
La passione nella camera
dell’hotel all’ultimo piano
per due ore l’uno nell’altra
Alessia nel piacere
(e se mi lascia?).
*

"Alessia sale le scale del cielo"

Sogno ad occhi aperti
per Alessia, gradini azzurri
nel salire al cielo, vede una
nave campita nel sembiante
senza naufragio. Sale
scale di cielo nell’interanimarsi
con angeli e anime fiorevoli
(anche con quella di Fabiana
amica, a dirle che sarà felice).
Attimi prealbari, previta per
Alessia nel cogliere mistiche
fragole in prove di danza.
Si distanzia dalla terra Alessia.
Squilla il telefonino
ed è di Giovanni il numero
trasale Alessia. Lui dice. ti
amo e torna presto!!!
*

"Alessia compra una polo per Giovanni"

Sera a inverarsi su della vita
lo spazio scenico dell’amore
o il campo di gioco per ragazza
Alessia nell’uscire di casa
oltre la portineria – acquario.
A poco a poco i pensieri
con giochi bianchi di nuvole
a intessersi in altre forme
oltre alle lune e ai cavalli.
Ama Giovanni nel dono
una nera polo leggera lui ha
sempre caldo. Entra Alessia
nel negozio sceglie il tessuto
più sottile come l’eros.
(L’indosserà il giorno del
mio compleanno quando
faremo l’amore).
Trasale Alessia nell’accendersi
del telefonino, la luce verde
come aprile e lui dice: ti amo!!!
*

"Alessia vince la partita di tennis"


Biancovestita Alessia per il
gioco che è la vita,
sul prato del campo con l’erba
nell’interanimarsi in mistica
fusione nel sudore del verde
aprile con la racchetta la partita.
Ragazza Alessia e il pubblico
si chiede se contro Veronica
e se stessa vincerà. Giovanni
nerovestito a fare il tifo
e lei lo sa, Alessia nel tendersi
veloce nello scatto della
palla della vittoria a della scuola
il torneo pensa alla storia dei
baci e colpisce e supera la palla
la rete velocità del nulla.
Vince Alessia tra gli applausi
s’inginocchia nel manto
vegetale per la preghiera profana.
*

"Alessia trova la forza"


L’aurora culmina nell’albare
lucore, di Alessia risveglio
dopo il sogno più bello.
Oggi di ferro e acciaio di
latino l’esame per Alessia
alle ore 15. Ha studiato Alessia
fino alle quattro nell’ansia
a stellarla un’occhiata dal
balcone visore: cielomare
di Napoli ancora esiste
per il gioco della continuazione.
Si veste Alessia e poi di nuovo,
su Virgilio, Lucrezio, Orazio,
Catullo e Plauto. Chiarore
di energia trasparente a inondarla.
Poi la doccia fresca di aprile
a rigenerare Alessia sorgiva
come una donna nella città.
Il pullman passa e salta su
Alessia rosavestita propizio
è il volo del gabbiano a destra.
Poi occhi negli occhi con
il professore, furba Alessia
ha messo la minigonna.
Mi parli del De rerum natura…
Dice Alessia parole per venti
minuti (un argomento approfondito).
Sorride il docente e Le georgiche
le chiede. Parla Alessia per sedici
minuti. Sorride il docente e dice
che anche la versione è
andata bene: 30 e lode.
Squilla il telefonino ed è
Giovanni. Alessia non sa
che dire.
*

Raffaele Piazza

venerdì 25 marzo 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = LUCIA STEFANELLI

Lucia Stefanelli Cervelli, “Definitiva”. La preziosa ombra della sera (2011-2015), prefazione di Antonio Filippetti, Istituto Culturale del Mezzogiorno, Napoli, 2015

“Definitiva” è il titolo severo, perentorio, ultimativo, impassibile dell’ultima raccolta di poesie di Lucia Stefanelli. Che è una scrittrice non della domenica, come si direbbe in Francia. Perché Lucia è una che lavora da sempre sulle “sudate carte”. Carte che riguardano la narrativa, la poesia e, molto, il teatro, che lei vive nel concreto sia come animatrice, sia come autrice di testi mandati in scena.
E all’aura teatrale Lucia deve tanto. Questo è l’elemento primo, che impregna di germi vitali il suo immaginario sempre, anche quando lei si applica a registri letterari altri, più coinvolti dalla mimesi, che dalla diegesi in senso aristotelico. Quest’ultima raccolta di poesie ne dà un persuasivo, tangibile riscontro.
Innanzitutto, nel titolo. “Definitiva” potrebbe far capire che il riferimento va al lavoro portato a termine, a cui non ci sarebbe nulla da aggiungere in perfezionamenti e integrazioni. Non è invece così. Perché l’autrice non ha mai guardato, né guarda a un obiettivo del genere, costituito sulla cifra della funebrità e della mummificazione. La sua umorosità destabilizzante, la consapevolezza, derivante da un lungo mestiere, che la scrittura non è un processo di cristallizzazione, ma solo lo specchio di una situazione in transito in attesa di prosecuzioni in collaborazione e correità con il lettore, il suo costante mettersi in questione, non risultano compatibili con un’improvvisa svolta a “u”, con una sottoscrizione di autoreferenzialità magistrale, se non regale fondata sulla certezza di verità conquistate e ferme per sempre.
A dettare quel titolo è la teatralità: si tratta infatti di un grido alla Edward Munch, mandato in scena a verificarsi sotto l’aspetto di invocazione e di vibrazioni in divenire, per suggerire un punto irrinunciabile della ricerca, costituito sull’utopia, che attraversa la storia, che smuove la storia, ma non si cala mai nei risultati, animandoli piuttosto, ma mai lasciandosi catturare dagli stessi. E’ l’invocazione di avvicinamento alla lontananza, a ciò che sfugge, a una meta irraggiungibile, impalpabile, altra rispetto all’orizzonte della quotidianità e della fattibilità.
Lo confessa l’autrice stessa, ripetutamente, ossessivamente in ognuna delle composizioni qui raccolte, dalla prima all’ultima. Intrisa di drammaticità tenuta in sospensione e sotto controllo di calcoli rigorosi, è la prima, che fa da introduzione essenziale a tutte le altre omologhe sequenze e si pone intanto in essere entro guizzi di riflessi di cristallo: “Definitiva /sfugge / la Parola / all’ineluttabile del buio // Saluta la mezzanotte // Dopo tace / impaziente / di impossibili albe” (p. 11). Questa impossibilità di contattare le remote lontananze, sognate, anzi sospirate, questa spasimata cifra di incantesimo sovrano, che non si concede se non nel tormentoso richiamo, fanno comparire sul teatro dell’esperienza umana, in questa silloge, come unica soluzione l’accettazione, nel ritegno, nell’umiltà, nel silenzio, dell’ineluttabilità dell’erranza, dell’andata verso un altrove, che non si potrebbe individuare e collocare in un preciso spazio e in fondo a una precisa direzione.
Come è dichiarato in una delle ultime poesie: “La preziosa ombra della sera /cattura la sagoma imprecisa / e l’assorbe all’assenza / Come dolce il lievitare della quiete antica / Ha memoria di tempi privi d’ogni ricordo / […] Così mi avvio alla notte / ritrovato riposo d’un mattino / scuro ed albale insieme” (p. 58).
*
Ugo Piscopo

SEGNALAZIONEN VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO

Antonio Spagnuolo: “Ultimo tocco”, postfazione di Mauro Ferrari, Puntoacapo, Pasturana (AL) 2015 – pagg. 78 - € 12,00

“Mitridatizzare la morte, l’assenza”

In un’intervista sulla sua poesia osservata complessivamente, con particolare attenzione all’ultima produzione, Ungaretti riconosce malinconicamente che, col trascorrere degli anni, viene certamente scemando “la freschezza, l’illusione della gioventù”, ma che, in compenso ci sia una risorsa nuova a cui attingere, costituita da “una somma tale di esperienza che, se si arriva […] a trovare la parola necessaria ad esprimerla […], sia la poesia più alta da lasciare”.
Io non so se Spagnuolo, su questo transito dall’illusione all’esperienza complessiva della condizione umana, vista attraverso la specola della perdita che si viene accumulando nel tempo come ricchezza implementata di sottrazioni e di negazioni, abbia mai riflettuto in termini di analisi, ma so che nell’ultima sua produzione poetica, come già segnalavo in nota a margine delle plaquette fin qua da lui pubblicate dalla morte dell’adorata compagna della sua vita, c’è stato uno stacco netto.
Sul piano tematico, tutto si è raccolto e avvolto attorno a un nucleo duro, il dolore e l’assenza, mentre precedentemente le contattazioni del reale avvenivano in maniera più diramata e su provocazioni anche di quelle che Montale chiama le “occasioni”. Egualmente sul piano linguistico e stilistico si registra un’andata verso il rassodamento. L’incontro sia col parlato quotidiano e con la confidenzialità, a svantaggio del ricorso a lemmi propri di registri scientifici, medici, psicoanalitici, sia con una sintassi più tenace nel suo complesso, sia con un’impostazione della composizione che rinvia, magari inconsapevolmente, e anche se per erosioni e lontananze, a un modello classico, quello della canzone, consegnata alla poesia italiana successiva sia dalla Scuola Siciliana, sia dagli Stilnovisti, insieme con altri chiari segnali e semantemi, configura un’altra stagione, che forse è più intrigante di quella precedente, posta appunto sotto il segno di quella che Ungaretti chiama “l’illusione”.
Adesso, il poeta si ritrova uno straniato sopravvissuto a tutte le precedenti esperienze e a tutte le attese, che si sono dimostrate nient’altro che inganni e visioni di incantesimi, ed è costretto a fare i conti con una esposizione senza scampo, irrefutabilmente personale, alle severe leggi dell’esistenza. Vorrebbe darsi delle spiegazioni, vorrebbe cercare di aggrapparsi a qualcosa di stabile e di sicuro, e deve, con strazio, verificare sulla sua pelle, attimo per attimo, che le spiegazioni e le certezze di un tempo erano sì valide, ma limitatamente a quegli aspetti e a quelle convenzioni, mentre attualmente non sono più attendibili e spendibili. Nella nuova condizione, è lui, è la sua sofferenza, è l’impossibilità di darsi una decrittazione del perché degli eventi e di sé stesso come evento impastato di angoscia, l’enigma da chiarire. E saggiamente accetta il tutto, perché è consapevole che il rifiuto e la ribellione non solo non riuscirebbero a scalfire neppure con un graffio la superficie di questa durissima situazione, ma rischierebbero di aggravarla. E ancora più saggiamente e laicamente si viene appropriando della negatività e dell’impossibilità come di una preziosa risorsa, assumendone quotidianamente dosi compatibili, per una mitridatizzazione del veleno che faccia da scudo contro altro veleno. Come nella composizione XXXVII (p. 59): “Frantumato nel tempo / ogni spazio riconduce l’assenza, /ed il sorriso puro della tua tenerezza / ha distanze repentine, sempre ricomposte / nelle finzioni che mi raffiguro. / Sei stata una passione, / ora sei gesto di estrema solitudine”.
*
Ugo Piscopo

POESIA = PIER LUIGI GUERRINI

"Darei…"
Darei tutto quel che non ho
per conoscere il motivo
che permette a quelle persone
di ridere sguaiate
mentre per me
ci son solo inferiate.

Darei monete fuori corso
darei anelli e bracciali da polso
darei linguaggi universali
danze ancestrali
mattini a non finire
distese d’erba perseghina
colline di neve
ruscelli dal suono lieve
amori d’uva sultanina
musica delle cinque stagioni
incenso, vino, damigiane di suoni
darei la salsa dei buoni umori.

Darei un pugno
a chi m’ha lasciato fuori.
*

"Finestre"
Di cartone, sul vuoto. Dell’anima, sull’oceano.
Finestre riscaldate, appannate.
Finestre murate, di confine,
sul cortile, del mondo.
Finestre della mente, del ricordo a tutto tondo.
Del profondo. Alla ricerca di un povero sorriso.
Il vento ti taglia il viso
in questo giorno dove una casa è una speranza.
Finestre che non hanno mai visto abbastanza.
In trasferta, come una porta aperta.
Una finestra per coperta.

Un’impronta le sfoglia, le guarda, le cancella.
*
PIER LUIGI GUERRINI


giovedì 24 marzo 2016

POESIA = BERNARDO ROSSI

"Lontananza"
La diga in lontananza
sembrava contenere il mare
il grande invaso solo un’illusione:
ma ora che acre sento la tua mancanza
il paesaggio lucano pare
rivivere e morire in mia passione.
BERNARDO ROSSI
*

Bernardo Rossi, nato ad Altavilla Irpina (AV) il 15 marzo 1963. Vive a Napoli dal 1966. Laureato in Lettere Moderne, presso l’Università degli studi di Napoli “Federico II”, è Operatore dei Beni Culturali. Ha pubblicato i saggi critici:
• Il primo “libro” di Guido Gozzano: “La via del rifugio”, Firenze 1993,
• Benedetto Croce e Francesco Gaeta: L’amicizia, la morte e il tentativo di una consacrazione poetica attraverso Guido Gozzano, pp.199 -219; CRITICA LETTERARIA, 90; MISCELLANEA DI STUDI CRITICI IN ONORE DI POMPEO GIANNANTONIO, II,2; LETTERATURA MERIDIONALE.
Ha pubblicato le sillogi poetiche:
• VARI AMORI … LONTANI, Roma 1984
• Estravaganti,minime e frammenti, Ragusa 1996: • POESIE(1978-1998), Roma 2000
• GIACOMO FERRARA (26.07.1959 – 17.08.2002) POEMETTO IN MEMORIA, Stampato a proprie spese presso la Tipografia Ricco, Napoli marzo 2004
Ha pubblicato il romanzo:
• IN MATERNA ATTESA, Firenze 1996.
Ha collaborato a “IL MATTINO”di Napoli fra il 1991 e il 1992 come recensore

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“TROPPO BREVE”
Troppo brevi le nostre estati, dei tuoi primi sorrisi,
in attesa di rincorrere, illusi, le vertigini della luna,
fragili per gli anni della gioventù e ignari
dei confini inafferrabili.
Meraviglia ancora nel gesto, inquieta
nelle voluttuose carezze alla scoperta
del brivido inconfessabile.
Umido il cielo offriva il giro dell’amore
svelando lontananze e saccheggi,
ed ora minaccioso mi spezza il cumulo dei giorni
nell’attimo stesso della mia solitudine.

ANTONIO SPAGNUOLO

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIUSEPPE LIMONE

Giuseppe Limone : “Le ceneri di Pasolini” – Ed. puntoacapo – Pasturana 2015 – pagg.114 - €12,00-
“Se non c’è vera filosofia che non abbia un contenuto poetico, non c’è vera poesia che non abbia un contenuto filosofico”. Così asserisce Domenico Corradini H. Broussard nella postfazione , indicando con precisione la chiave di lettura di queste poesie , create negli adagi di un altalenare tra musica e psiche. Uno scorrere rapido e luminoso tra le quotidianità che rincorrono momenti di sospensione e illusione , e gli affannosi umori dei ricordi che sorprendono nelle assonanze dei sentimenti , sprigionati dalla solitudine o incalzati dalla speranza. Poesia tra finito e infinito per quel che la memoria riesce a ricucire nello scorrere delle figure e per l’anelito che il sub conscio riesce a sostenere nel taciturno tremolio delle labbra. Interessante , inoltre , in questo volume la presenza di ben ventisei pagine in prosa, dal titolo “Incontrando il possibile re” , che schiudono il racconto in un anelito di originaria forza psicologica , fra il dire del tempo e il folgorare dei contrasti. Giuseppe Limone ha il tocco agile del verso e della scrittura, capace di filtrare nel ritmo quelle che sono le immaginarie sospensioni del pensiero e quelle che sono la segrete palpitazioni della filosofia.
ANTONIO SPAGNUOLO

POESIA = GIUSEPPE LIMONE

DODICI MARZO, MIO PADRE

Oggi nasci, papà
come da sempre
come il sole è maturo per l’aurora
come il seme è maturo per la spiga
come l’anima è matura per il cuore.
Oggi nasci
nel mio solco pieno
che non ne ha mai abbastanza di te.
Come centodieci anni fa.
Riscrivimi il tuo ultimo pensiero
sul punto di morire, sarà il mio primo
a conservarti vivo
ancora e sempre.
Come il primissimo raggio della luce
all’improvviso sgombera la notte.

12 marzo 2016
GIUSEPPE LIMONE -

martedì 22 marzo 2016

RIVISTA = MISURE CRITICHE

MISURE CRITICHE - semestrale di letteratura e cultura varia - numero 2 del 2015
Sommario :
- Saggi:
Enrico Di Lorenzo : Aspetti della prosa artistica del De re rustica di Clumella
Quirino Galli : Dalla tradizione alla rivolta protoromantica
Alberto Beniscelli : Teatro e allegoria : un percorso settecentesco
Vincenzo Pascale : Mario Puzo "The fortunate Pilgrim" : sogni incondizionati
Carlangelo Mauro : Sulla poesia di Antonio Spagnuolo (con una lettera inedita di Umberto Saba)
Luigi Reina : Carta straccia. Sulle tracce dell'antipoesia
- Interventi:
Sebastiano Martelli : "Per civile conversazione" sugli studi di Amedeo Quondam
Giovanni Sapia : Un gratuito tormentone dantesco :"E 'il modo ancor m'offende"
- Note e rassegne:
Roberto Salsano : Una poetica di ombra e luce : Asfalto di Valerio Mello
Annalisa Aruta Stampacchia : Footsophie. Le foot comme identitè et fictionnememnt mediatique en Italie ed ailleurs di Gius Gargiulo: "tra tragedia moderna e terminologia di confronto con il mondo"
Carmelo Mezzasalma : La finzione il nulla di Luigi Martellini
-Recensioni :
a firma di R. Cesaro, M. Di Brigida, M. Farina , T. Salvatore, R. Terracciano
*
Riferimento : smartelli@unisa.it

SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCO CELENZA

Franco Celenza – Di certi inverni della mente--puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2016 – pagg. 75 - € 12,00

Franco Celenza, drammaturgo e storico del teatro, ha pubblicato testi di saggistica, di poesia, commedie rappresentate e sceneggiati radiofonici diffusi in rete nazionale.
“Di certi inverni della mente”, il libro del Nostro che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione ricca di acribia di Ivan Fedeli.
La raccolta non è scandita ed è costituita da composizioni tutte fornite di titolo e risolte efficacemente in un’unica strofa.
Frequente in ogni singola poesia l’uso dei punti in modo tale che ognuno dei componimenti è formato da varie parti che si collegano tra loro. In questa maniera il poiein di Celenza emerge come connotato da una forte compattezza stilistica.
I versi procedono per accumulo di immagini eleganti e calibrate, leggere e nello stesso tempo icastiche, scattanti, luminose e nitide.
Cifra essenziale della poetica, che Franco esprime nel libro, è quella di una vena neolirica e affabulante, pervasa da grazia e bellezza.
Una natura rarefatta, a volte solare, in altri casi oscura, sembra essere la protagonista del testo e l’io-poetante, calato in questo contesto, subisce inequivocabilmente il suo fascino, in un percorso che va dai sensi al pensiero e alla mente.
La chiave interpretativa del testo si può ritrovare nella poesia intitolata E’ autunno improvviso: in essa viene svelato, con parole scabre ed essenziali, l’alternanza delle stagioni con il loro influsso, non solo climatico, sulle persone
Nella suddetta poesia vengono detti con urgenza gli inverni della mente, già nominati nel titolo.
L’inverno inteso qui dal poeta è vissuto come un tempo vago che, con i brividi del freddo e la neve, porta ai rimpianti di una stagione lontana quando tutto sembrava vero e gli anni che correvano erano quelli della migliore fortuna.
Tale situazione si rivela proprio nella mente del poeta, dalla quale sgorgano i versi agili e chiari
Il tema della mente è presente anche in “La falena”: nel suo incipit il poeta dice che ci occupò la mente una falena nel suo esistere in una casa, ambiente vago. Poi la falena stessa scompare dal vivere e con ali vistose oltrepassa lo stupore e libera la mente.
Un tono mitico si inserisce nel discorso quando vengono detti la Fenice il sole re o gli dei.
Anche il tema erotico – amoroso viene toccato dal poeta in Notturno agosto, testo nel quale l’argomento è quello dell’idillio di due amanti. Qui le menti dei due contengono pensieri simili ad ori splendenti.
Una scrittura originale, quella di Celenza, nella quale sembra d’intravedere un andamento teatrale nelle descrizioni (non a caso il poeta è anche drammaturgo)..
*
Raffaele Piazza

domenica 20 marzo 2016

POESIA = NAZARIO PARDINI

"La barca"

Sono una barca che s’inarca al mare,
sono un fuscello in balìa del vento
che cerca un porto dove rifugiare
le mie malinconie. A volte ho visto
una pallida luce di conforto
a indirizzare la prua. I remi stenti
hanno solcato mari indifferenti
verso il chiarore delle mie speranze.
Invano. Tutto spariva all’approccio.
E l’infinito gorgo riappariva
alle mie carni deboli e insicure.
Ho navigato incerto in queste acque
sbattuto spesso da onde pellegrine
in scogli aspri e crudi; in rocce scure.
Sono una barca che s’inarca al mare,
una barca disfatta che non tiene
i suoi legni compatti. La mia anima
azzarda fughe verso mondi nuovi
che non mi sono vicini. E vola,
seguendo gli indirizzi degli aironi
che battono le ali, per pentirsi
e ritornare presto ai cari legni
che hanno tenuto in seno i miei respiri;
gli amari pasti di un’intera vita.
Aspetto un porto. Un faro che m’illumini;
una scia che segni la mia rotta;
una guida che franga questo azzurro
nero. Mi dia qualche certezza e poi
restare quieto fuori dalle acque
di tale mare che non ha confini.
*
Nazario Pardini - 20/03/2016



POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia esce a intravedere le stelle"

Notte di luna di platino a sfioccarsi
fasci di luce per Alessia al
pianterreno della vita nella casa
delle mimose e gli eucalipti.
Odore vegetale di valeriana dove
esce Alessia le stelle a intravedere
nella trasparenza della vita,
attimi di limbo nell’accorgersi
di essere viva ragazza Alessia
al colmo della grazia. Cammina
Alessia nel lucore di una notte
mistica. Al cielo polito alza lo
sguardo al firmamento della bellezza
e a Venere chiede: fa che non mi
lasci.
*

"Alessia ride felice"

Sintesi d’infinito nel ridere
di ragazza Alessia in limine
della vita. Azzurrità a intessersi
dove era già stata, il posto
dell’amore con Giovanni,
di campagna il sentiero ed era
buio e le lucciole a irradiare
intermittenza nell’interanimarsi
al ritmo di Alessia e di lui.
Ride Alessia (lo rifaranno
stasera e vede il grano che
sarà un letto naturale nel piacere).
Ridere da sola di Alessia
(le ha scritto su un foglietto
sgualcito non ti lascio).
*

"Alessia e la rinascita stellante"

Platino di luna nell’albereto
della fantasia di Alessia a
iridarsi e in quello dei margini
del bosco dove c’è la sorgente
magica.. La raggiunge Alessia
con agili di gioia passi, le scarpe
da ginnastica impronte a lasciare
dove era già stata un anno fa.
Il vento cancella le tracce
per scherzo di natura e Alessia
beve della rinascita stellante
le acque fresche: soavità a scendere
nell’anima di diciotto grammi
di Alessia a ridestarsi tra plenilunio,
Venere e marzo a giocare.
(tanto non mi lascia).
*
Raffaele Piazza

POESIA IN VERNACOLO = ANTONIO SPAGNUOLO

“SOLITUDINE”
Mo so’ rummasto sulo , senza amici,
senza ‘a mugliera , senza cchiù parla’,
me pare ‘nu canillo abbandonato
ca vulesse ancora pepetià .
Festa ‘e papà , festa di San Giuseppe ,
e i figli nun ‘o sanno ca sto' cca
cercanno 'n’ata vota ‘nu surriso
mmiezo a ‘sti foto ‘e tanto tiempo fa.
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 19 marzo 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO

Antonio Spagnuolo – "Ultimo tocco"-- puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2015 – pagg. 79 - € 12,00

Antonio Spagnuolo è nato a Napoli nel 1931. Presente in numerose mostre di poesia visiva nazionali e internazionali, è inserito in molte antologie e collabora a periodici e riviste di varia cultura.
Attualmente dirige la collana “Le parole della Sibilla” per Kairòs Edizioni e la rassegna “poetrydream” in internet.
Di lui hanno scritto numerosi autori fra i quali A. Asor Rosa che lo ha ospitato nel suo “Dizionario della letteratura italiana del Novecento” e nei volumi della “Letteratura italiana” (Einaudi, 2007).
E’ stato tradotto in inglese, rumeno e greco moderno
“Ultimo tocco” costituisce uno degli esiti più alti della copiosa produzione di libri di poesia di Spagnuolo, che è presente nel panorama letterario da oltre sessanta anni. Il testo fa parte, insieme a quelli più recenti, come ad esempio “Oltre lo smeriglio”, della serie incentrata sul dialogo con una mancanza.
Come scrive nell’acuta e sensibile postfazione Mauro Ferrari a dominare la scena è l’assoluta concentrazione tematica, la quale dà appunto coesione alla raccolta, attraverso una sorta di lungo dialogo in absentia con la moglie morta, o meglio monologo incentrato sulla sua assenza.
La raccolta è scandita in due sezioni, quella eponima e “Memorie”, che possono considerarsi quasi come dei poemetti per la loro compattezza contenutistica. I componimenti non presentano titolo e sono tutti numerati: questo ne amplifica il fascino e la suggestione innegabili.
In effetti proprio il tema del ricordo pare essere quello che caratterizza la cifra essenziale dell’opera. Lo scatto e lo scarto memoriale connotano la scrittura di Antonio e, a livello inconscio, avviene una sublimazione del dolore nella riattualizzazione desiderata e magica di nuovi incontri atemporali con la figura amata.
Non è una vuota e vana nostalgia sentimentale, quella del poeta, ma una vera e propria tensione salutare e salvifica, che solo gli strumenti della poesia, maneggiati magistralmente riescono ad attuare, per arrivare ad un senso alto che abolisce ogni categoria del cronotopo.
Non a caso Ferrari nel suo scritto arriva a paragonare Spagnuolo, nel suo lutto, all’Ungaretti de “Il dolore” e al Montale di “Xenia”.
Un versificare stupito, espressione della capacità del poeta di sapersi meravigliare di fronte al mistero della vita per superare l’angoscia della perdita è presente nel libro, una possibilità rara di rivivere situazioni con la passione di una fantasia inesausta.
La fisicità è il punto di partenza del discorso di Antonio per giungere alla raffigurazione di immagini altissime e interiorizzate da un sé attento ad elaborare visioni icastiche e sublimi. Le parole sono dette con urgenza con una vena affabulante.
A livello formale sono da considerarsi l’eleganza e la fluidità del dettato, sotteso ad un ritmo suadente e sincopato che crea una versatile e piacevolissima musicalità.
Nella compattezza di ogni singolo tassello della raffigurazione s’innesta stabilmente una fortissima densità metaforica e sinestesica nell’andamento dei versi sempre calibrato e controllato.
Non manca un afflato vagamente mistico che la visionarietà, che diviene chiave interpretativa costante delle situazioni, mette stabilmente in evidenza.
La figura evocata, della quale vengono detti molti riferimenti, diviene personaggio vivissimo sulla pagina, raffigurazione di un dolore che tramite il nominare porta ad un sollievo formidabile, ad una vera e propria catarsi.
In ogni incipit si nota un decollare dei versi sulla pagina senza sforzo in una fantasmagoria leggera, densa, luminosa, nitida e veloce.
Collegato a quello della corporeità è il tema di un erotismo vagamente mistico nel suo esserci nella mente, che si traduce in parole soavi, sensazioni universali.
Ed è qui che ritorna il tema principale di tutta la poesia di Spagnuolo: il conflitto tra Eros e Thanatos, nella continua illusione di sconfiggere la morte, o almeno di allontanarne nel tempo la presenza.
Anche se vengono alla luce angosce e affanni, appare come un costruttivo e sublime esercizio di conoscenza quello del poeta, che riesce a dire l’indicibile in un ipersegno che scaturisce da ogni composizione con una capacità altissima d’innestare icone mirabili che scaturiscono l’una dall’altra tramite l’accumulo.
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Raffaele Piazza


venerdì 18 marzo 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIUSEPPE VETROMILE

Giuseppe Vetromile – Congiunzioni e rimarginature -- Scuderi Editrice – Avellino – 2015 – pagg. 63 - € 10,00

Giuseppe Vetromile, napoletano, nato nel 1949, svolge la sua attività letteraria a Sant’Anastasia (Na), città in cui risiede dal 1980, dedicando gran parte del suo tempo alla poesia, sia nello studio, nella lettura e produzione di testi e raccolte poetiche, sia nel promuovere e organizzare eventi, incontri, reading e convegni sulla poesia contemporanea. Numerosissimi i primi premi che gli sono stati conferiti. Ha pubblicato 19 libri di poesia e la sua ultima raccolta è “Percorsi alternativi”, Napoli, 2013.
“Congiunzioni e rimargina ture” è una raccolta di poesie non scandita in sezioni e presenta un breve scritto introduttivo, brano profondo e acuto, dello stesso Vetromile, nel quale l’autore descrive, in pochi righi, la sua concezione del mondo e della vita, punto di partenza fondante per l’elaborazione della sua poetica.
Cifra distintiva del testo, che prendiamo in considerazione in questa sede, è quella della tematica della temporalità, che include anche il discorso di una memoria involontaria, che non è vuota nostalgia, ma una viva riattualizzazione di situazioni importanti della vita del poeta, in particolare con il riferimento al rapporto con i suoi genitori, che non ci sono più.
Come scrive l’autore:-“Attingo una luce dal passato per mostrarla all’orizzonte di coloro che mi seguiranno: per ricordare, riproporre, rivivere, ricercare, sperare.
Ecco dunque le “congiunzioni” e le “rimarginature” Rimarginature delle fatiche del vivere sofferte da mio padre e mia madre; congiunzione con le loro ombre per ricordarmi che anch’io sono ombra in cammino verso un punto di non ritorno”-.
Il poeta percepisce il suo esserci situato tra il prima e il dopo: questa concezione è molto interessante, paragonabile all’attimo in senso heidegeriano, visto come feritoia atemporale,
E’ proprio da questo stare in mezzo, vissuto da Giuseppe, che emerge l’impulso produttivo delle sue poesie, testimoni di una ricerca che tende a ritrovare il senso più profondo dell’esistere, che è anche il rimanere nel ricordo delle generazioni che ci seguiranno.
Presente fortemente nella raccolta, così compatta e coesa da poter essere considerata vagamente come un poemetto, il tema del dolore umano, collegato a quello della fugacità e vanità dell’esistere e del nulla.
Ma è un dolore detto in modo sublime e sublimato, quello di Vetromile, una ferita che diviene eticamente ed esteticamente positiva, perché da essa sgorgano i versi di notevole bellezza.
A livello formale le composizioni sono connotate da una grande chiarezza ed eleganza nell’andamento e da leggerezza, nitore e icasticità.
Il tono è narrativo e affabulante e quasi tutti i componimenti sono suddivisi in strofe e i versi lunghi sono ottimamente controllati.
L’io poetante è immerso in un serrato dialogo con se stesso. Una poesia alta e matura, in qualche modo neolirica, quella di “Congiunzioni e rimargina ture”, che diviene tout-court esercizio di conoscenza.
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Raffaele Piazza

INTERVENTO CRITICO = RAFFAELE PIAZZA

Il diavolo a molla – 5 – Antologia Nuovi Fermenti Poesia---Fermenti – Roma – 2015 – pagg. 155 - € 18,00
--Considerazioni critiche sulle poesie di Silvana Folliero, Marcella Leonardi, Tommaso Putignano. Antonio Spagnuolo e Vinicio Verzieri--

Silvana Folliero è la sesta poeta presente nell’antologia; l’autrice ci presenta la silloge intitolata Una nuova Itaca. Una vena narrativa e affabulante caratterizza la poetica della Folliero, sia che ci presenti una poesia – colloquio scritta senza andare a capo, sia che si esprima con versi vagamente neolirici molto rarefatti, quasi gridati, ma sempre controllati. C’è spesso una forte crudezza nella poetica di questa autrice, venata da una certa visionarietà Si tratta di una poesia che raggiunge esiti fortemente icastici, anche per una punteggiatura spesso serrata di verso in verso. Una poesia che ha per argomento privilegiato gli esseri umani, i figli, ad esempio o, collettivamente i popoli della terra.

Marcella Leonardi è nata nel 1967 a Pesaro. Da sempre appassionata di cinema e letteratura, subisce in particolar modo il fascino della cultura americana e del cinema di Hollywood di cui è un’appassionata studiosa, l’autrice ci presenta la silloge Aurora. La forma delle poesie di Marcella Lombardi è elegante, leggera e icastica e il ritmo sostenuto e ben cadenzato. E’ forte anche la sua capacità di cogliere la psicologia dei personaggi, che fa vivere sulla pagina come in Due donne,, nella quale sono descritte due donne al bar, non più giovani, nella loro tensione nel volere apparire ancora belle e piacenti. A volte c’è un tu al quale la poeta si rivolge come in Notte brava, in cui l’-io poetante al femminile si rivolge ad un uomo che arriva in casa sua nella notte in un’atmosfera vagamente inquietante, quasi gotica.

Tommaso Putignano, nato nel 1972, ci presenta la silloge intitolata Si riparano bambole di carta. Tutte le poesie dell’autore sono formate da brevissimi frammenti che, a volte sembrano irrelati tra loro. Poesia gridata e dal ritmo martellante, quella di Putignano, costituita da brevi frammenti che sembrano giustapposti, ma che hanno un rigore logico. Voce acida, metallica, quella del nostro, scrive Donato Di Stasi, voce che annuncia nuove geometrie esistenziali, un altro cibo per la mente, un altro modo di riparare l’anima fatta a pezzi, la coscienza ridotta a brandelli, i pensieri cablati e affondati nel nulla; poetica dell’ansia, veloce e scattante nelle sue descrizioni visionarie. In Cuore sacro, c’è una forte tensione dell’io poetante verso un fondersi, un indifferenziarsi con la natura che lo circonda.

Antonio Spagnuolo, nato a Napoli, nei versi che ci presenta nella silloge, intitolata Stagione ormai incisa, conferma la sua vena peculiare, che porta efficacemente a compimento una poesia a tratti alogica. Nell’ultima produzione di Spagnuolo, si avverte fortemente il senso del tempo che passa inesorabilmente e una strenua volontà di resistere nella vita, il cui anelito è affidato alla forza della parola detta, all’urgenza del dire, alla poesia stessa. Descrizioni affascinanti caratterizzano questa poesia, nelle quali il tema del tempo pare essere centrale. Spagnuolo sa dosare le parole, in una forma sorvegliatissima per cui ogni componimento pare essere efficacemente risolto con eleganza, e l’io-poetante si perde di volta in volta sulla pagina per poi ritrovarsi. Scrive acutamente Di Stasi che, in questo autore, la dimensione escatologica dell’Oltre e l’incepparsi continuo delle cose e delle occorrenze quotidiane rappresentano le quinte di un teatro che va svuotandosi senza perdere mai d’importanza e di significatività. Antonio Spagnuolo si dimostra maestro nel tenere splendidamente testa ai muti cani, invocati come Eros e Thanatos.

Tutti i testi che Vinicio Verzieri ci presenta sono senza titolo e ciò ne accresce il senso d’indeterminatezza e di mistero. La silloge che l’autore ci presenta intitolata Società minata potrebbe essere definita un poemetto nel quale attraverso il dirsi della parola poetica il poeta riflette liberamente su molti argomenti, a partire dalla poesia stessa e dai poeti. In questa silloge ritroviamo i versi strutturati in strofe in un procedere per accumulo, in un vago monologo interiore. Vengono qui trattati vari temi come quello della civiltà minata e anche quello della trascendenza:-“Se mi confronto/ con la passione di Cristo/ e con i suoi seguaci martirizzati/ sorrido del mio squilibrio”-. C’è un tono assertivo, gnomico nella silloge, che può apparire tout-court come un esercizio di conoscenza.
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Raffaele Piazza


giovedì 17 marzo 2016

INTERVENTO CRITICO = RAFFAELE PIAZZA

"Il diavolo a molla" – 5 – Antologia Nuovi Fermenti Poesia--Fermenti – Roma – 2015 – pagg. 155 - € 18,00
--Considerazioni critiche sulle poesie di Velio Carratoni, Nino Contiliano e Gianluca Di Stefano--
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Il terzo autore antologizzato è Velio Carratoni, saggista, narratore e poeta, che ci presenta la silloge intitolata Giravolte sessuali e altre ribellioni. Carratoni nel 1971 ha fondato la rivista “Fermenti”, periodico a carattere culturale, informativo, di attualità e costume. Programmatica la prima poesia che Carratoni ci presenta intitolata Un poeta non gareggia: in questa poesia con versi lapidari e ironici Carratoni si riconnette al tema fondamentale dell’antologia, cioè quello che la poesia sia da molti irrisa e sbeffeggiata, nel contesto postmoderno in cui attualmente viviamo, anche se, in esso, ci sono moltissimi che scrivono poesie. Il poeta in questi versi afferma che i poeti sentenziano le loro verità esclusive e si ritengono incompresi e che la nostra lingua, tanto profanata è invisa. Pare esserci, nelle poesie di Carratoni un’ acuta critica all’attuale sistema letterario. come stigmatizzato dal nome di un’altra poesia intitolata I critici non leggono, per cui possiamo considerare questi componimenti molto originali e controcorrente. Le poesie di Carratoni sono rarefatte e sempre ottimamente risolte e hanno una forma icastica ed elegante . Come scrive Di Stasi, il nostro adotta una lingua corposa e ritmica, razionale e realistica; del resto un realismo vivido, leggero e scattante, caratterizza anche la narrativa di Carratoni.

Il quarto autore è Antonino Contiliano, nato a Marsala che presenta la silloge intitolata Contropresente. Le poesie di Contiliano sono tutte divise in strofe e procedono in lunga ed ininterrotta sequenza, in un fluire ininterrotto, secondo i dettami di quello che si potrebbe definire un neobarocchismo. Tutti i componimenti iniziano con la lettera minuscola e questo può dare il senso di un’arcana e misteriosa provenienza. Un certo gusto per lo sperimentale caratterizza queste poesie e, talvolta, una sottile alogicità; si può scorgere una certa entropia in questi versi, un disordine di cui l’autore è cosciente e che produce alti esiti estetici; tuttavia, in qualche testo, come Nel giardino sotto il mare, l’autore adopera un registro espressivo diverso, con versi più distesi e squarci naturalistici. Come scrive Di Stasi, ci troviamo di fronte ad un materiale prezioso, un breviario di ecologia letteraria, fondato sulla benignità della natura e sulla pericolosità del Potere

Il quinto autore selezionato è il giovane Gianluca Di Stefano, che presenta la silloge Poesie e altre amenità. caratterizzata da una forte chiarezza e da un grande nitore.. Un versificare che scorre sulla pagina senza sforzo, leggero e icastico, vagamente neolirico, è la cifra essenziale che caratterizza questi testi. Componimenti densi di significato, quelli di Gianluca, sia che si rivolga con accorato sentimento amoroso ad un tu femminile, come in Il patto, sia che, come in La poesia che dice nulla, si scelga come interlocutori privilegiati i poeti Bukowskj, Borges, Kerouac, Neruda, Ungaretti ed Edgar Lee Master, nonché Emily Dickinson ed altri. Come afferma acutamente Di Stasi, Di Stefano ci sveglia nei nostri letti piccolo borghesi e ci sbatte in faccia l’alienazione e la nevrosi che furiosamente cerchiamo di stordire davanti agli schermi televisivi.
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Raffaele Piazza




mercoledì 16 marzo 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = ALFREDO RIENZI

Alfredo Rienzi : “ Notizie dal 72° parallelo” – Ed. Joker – 2015 – pagg. 76 - €13,00
Poesia colta , che distingue con accortezza il simbolo e la metafora , nella disciplina di scrittura attenta a recuperare il modulo delle inflessioni classiche attraverso la rivisitazione dei momenti moderni. “Tra le novità più evidenti di quest’ultima raccolta è da citare il ricorso a personaggi , o meglio “personae”, che popolano i testi – scrive Sandro Montalto nella postfazione – con le loro parole e presentano un autentico teatro di voci – tendenza che già si era manifestata , a dire il vero ma con caratteri di episodicità -. Personaggi ora citati con il nome completo ora con l’iniziale , alcuni reali, altri inventati, e altri ancora dei quali non si saprà mai nulla, probabilmente racchiusi in un cosmo interiore e privato”. Le preziosità di questa poesia sono rinchiuse nella parola , una parola che attinge sempre nuovi paralleli per diversificare i colori del verso e della musica. Gli incisi che intervengono nella quotidianità riecheggiano le necessità interiori del sentimento , frantumando e rielaborando quelle che sono le incursioni della psiche, sempre in conflittualità intellettuale con il poeta. Spesso il senso della irrequietezza bilancia una realtà tutta immersa nei lampeggi, con alcuni versi che sospendono il sogno , che inseguono illusioni , che spogliano il corpo da ogni suo imprevisto , che incantano anche lo sguardo disattento . La presenza assenza dell’autore riesce a governare l’intima sigla in una effervescenza verbale carica di energia, capace di coinvolgere il lettore nella cifra sottesa.
ANTONIO SPAGNUOLO

INTERVENTO CRITICO = RAFFAELE PIAZZA

Il diavolo a molla – 5 – Antologia Nuovi Fermenti Poesia..Fermenti – Roma – 2015 – pagg. 155 - € 18,00
"Considerazioni critiche sulle poesie di Giorgio Bàrberi Squarotti e Domenico Cara, autori inseriti".
Il primo poeta antologizzato è Giorgio Bàrberi Squarotti, decano della critica, guida morale per i tanti giovani che ha formato, dispensatore di provvidi consigli per quelli che gli hanno trepidamente sottoposto le loro sillogi e le loro prose. E’ sicuramente Giorgio Bàrberi Squarotti la personalità di letterato più importante e significativa, tra quelle che incontriamo in questa antologia. Le cinque poesie che il nostro ci presenta, che costituiscono la silloge intitolata Dalle parti del Tanaro, sono tutte caratterizzate da una notevole estensione; si tratta di testi tutti connotati da chiarezza e nitore e da una frequente aggettivazione. In queste poesie ritroviamo un tono affabulante e narrativo, al quale ben si adatta la notevole lunghezza di ciascun testo; i versi sono pervasi da atmosfere e andamenti classicheggianti. E’ presente in esse anche una forte dose di erotismo raffinato che non sconfina mai nel pornografico. Nelle poesie di Squarotti riscontriamo idilliache raffigurazioni naturalistiche e un forte senso di magia, sospensione e mistero; fatto saliente è che in questi testi si fondono un tempo attuale e uno mitico, realtà ed epos; incontriamo in esse una forte musicalità, icasticità e leggerezza. Come afferma Di Stasi, a proposito di questi testi, non inganni il loro favoleggiare preordinato, il divagare di un passato mitico: siamo di fronte a uno straordinario documento allegorico sull’esistenza. Poiché tutto è finto in questi versi levigati e classicamente rotondi, tutto risulta anche terribilmente vero e autentico, nel mentre la vita passa come una meteora e trascina nella sua traiettoria, rimpianti, nostalgie e fantasmi.

Il secondo autore antologizzato è Domenico Cara, studioso d’arte e di letteratura, editore e giornalista. Domenico Cara ha pubblicato numerose opere di critica e di poesia. In questa antologia il nostro ci presenta componimenti poetici per la maggior parte brevi, molto concentrati e costituiti da una o due strofe molto stringate Il titolo della silloge, che Cara ci presenta è L’infinito in ogni dove. La natura pare essere lo scenario nel quale sono ambientate queste composizioni, tutte ben risolte e levigate; incontriamo in esse raffigurazioni acquoree di falde d’acqua o di mari; è una natura rarefatta, quella che ci presenta l’autore, natura che ha una vaga venatura neo orfica . C’è, in questi testi, talvolta, un tono tragico che trova in In annegamento, la sua più inquietante espressione, avendo questo componimento per argomento, appunto l’annegamento di un ragazzo, contemplato dalla madre, con il suo straziante dolore.

Raffaele Piazza

martedì 15 marzo 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = NAZARIO PARDINI

Nazario Pardini : “Letture critiche dei miei testi” – Ed.the writer – 2016 – pagg. 488 - € 20,00 –
Sarebbe il caso di non parlare più di poesia , almeno in Italia, perché difficilmente si trova un pubblico attento , preparato , capace di entrare nel fascino della musicalità , e difficilmente si trovano elementi culturali di levatura , che rendano il libro di poesia un impulso creativo che accompagni il ritmo corale del simbolo. Ma fortunatamente ogni tanto appare qualche volume che incide vertiginosamente e ci propone una lettura attenta che corrisponda alla corposità del testo. Nazario Pardini , ormai più che affermato poeta nel panorama contemporaneo , ci offre l’occasione prelibata con un volume di notevole fattura , nel quale raccoglie le numerose note critiche ai suoi testi , intercalando liriche e pensieri. Decine e decine gli autori che hanno espresso “interventi” intorno alla scrittura del Pardini , da Angelucci e Balestriere , da Ninnj di Stefano Busà a Valeria Serofilli , da Maria Grazia Ferraris a Vicaretti ,da Cerio a Ruffilli , da Vettorello a Spagnuolo , da Linguaglossa a Mestrone , da Attolico a Verducci , da Simeone a Spurio , per volerne ricordare solo alcuni. Una raccolta , allora, nella quale la parola poetica matura e predispone alla critica costruttiva , agli approfondimenti storico linguistici , alle conoscenze estetiche , alle emozioni dal difficile equilibrio , ai suggestivi livelli del passaggio del simbolo.
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 12 marzo 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = VIVETTA VALACCA

IL MATRIMONIO VERBALE DI VIVETTA E DIETER
--Nota di lettura al volume "La luce dell’anima" (ETS, Pisa 2011) di Vivetta Valacca--
A un anno dal conferimento del Premio Astrolabio è per me un piacere presentare oggi nell’ambito degli incontri letterari dell’Ussero di Pisa, la raccolta bilingue La luce dell’anima di Vivetta Valacca, saggista e poetessa ligure e Dieter Schlesak, poeta e scrittore di origine rumena, edita da ETS di Pisa nel 2011.
Si tratta di un intenso lavoro dalla struttura ben articolata, con traduzione dal tedesco di Vivetta Valacca e per contro traduzione dall’italiano in tedesco a cura di Dieter Schlesak. Un volume scritto dunque a due voci ma dall’unico canto. Sottende infatti all’intera raccolta l’intimo dialogo: è questa la bussola da seguire per assaporare pienamente i testi. Un dialogo fra due anime dalla stessa sensibilità che insieme e in totale sintonia operano un superamento della skené del quotidiano per traslarsi in un tempo altro, perché altro e aureo è il tempo dell’amore, se amore vero. Un locus amoenus che è rifugio dall’orrore della storia, una dimora mistica a due per trovare l’amore della parola ed aprire il varco alla luce:
(…)
E cerchi la Parola,
natura divina in noi
confusa
nascosta
celata
dal bagliore della divina purezza
e dalla malizia dell’uomo.
(Da Tu sei nel mio destino)
e ancora:
In me stessa
al mio sguardo muri.
come frontiere
in te
si apre
per me la porta alle stelle.
L’eterno
da sempre cercato
si dona
(da In me stessa)
Al di là della scelta di scrivere in corsivo le liriche di Vivetta, e in tondo quelle di Dieter, ci chiediamo infatti dove finisca la voce femminile e dove abbia inizio quella maschile.
“E’/soltanto NOI, ovunque” – questa la risposta riportata ad esergo della raccolta e in quarta di copertina, in quanto, per citare alcuni titoli delle liriche contenute nel volume, “Io e te insieme”, “uno intessuto nell’altro”, “tu dentro il mio corpo”, per curarsi “ l’uno nell’altro nell’Uno-Noi (da Fresco e calmo).
Una parola che si fa libro, e libro di carne:
E tu sei il libro
sapienziale e amato.
Ti leggo
e passo il mio dito
su ogni segno del tuo volto
e sfoglio le pagine
del tuo corpo.
(Da Io e te insieme)
Ecco che in vitale travaso, “l’ego travolto e innalzato dalla passione perde il proprio limite nel Tu che entra in esso, e entrandovi lo fa debordare nel dovunque del Noi”, come scrive Angelo Tonelli nell’accurata introduzione al volume. E lo fa, aggiungo, per cercare la parola navigando il mare di Ulisse, dagli infiniti spazi, partenze ed approdi:
Argonauta del pensiero,
Ulisse in ogni mare,
TU
navighi
il presente eterno
della creazione.
(Da Tu sei nel mio destino,cit.)
Si tratta di un testo che si potrebbe ben rappresentare in teatro per evidenziare i sospiri e gli afflati dei due personaggi, il loro puro erotismo. Quel loro dialogo e scintille evidenziato nel titolo - sottotitolo che nella versione tedesca contiene la specifica del brenner (bruciare, ardere) e della Licht (luce), il magico e tanto ambito varco alle stelle.
Per concludere questa raccolta di Vivetta Valacca attesta le qualità di un’autrice che fa dell’amore per la parola, della sincerità e forza espressiva, dell’analisi degli spazi interiori, il suo punto di forza, per giungere ad un canto della sensualità come forma di concretizzazione.
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Valeria Serofilli
Caffè dell’Ussero di Pisa, 11 Marzo 2016

giovedì 10 marzo 2016

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

– “Piede”
Non gioco più con il tuo piede nudo
che tentennava al minimo sospetto,
tra le coltri ed il lume, contro le ore
che affannavano a chiazze di segreti.
Una pietra focaia muta ogni cosa
intenta all’astragalo che gemma di rimpianti,
senza tempo, per farmi allontanare dall’insonnia.
L’abbaglio è musica smarrita che suggerisce il pericolo
nel turbare incantamenti e riportare occasioni.
Simile a un sospiro il sorriso è gemito del buio.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 9 marzo 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARCO RIGHETTI

Marco Righetti – "In questo breve corso senza fine" --puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2015 – pagg. 81 - € 12,00

Marco Righetti, nato a Roma nel 1958, ha pubblicato numerose raccolte di poesia, collabora a clanDestino e Versante Ripido ed è il vincitore di numerosi premi letterari.
In questo breve corso senza fine, il libro di poesia che prendiamo in considerazione in questa sede, è scandito nelle seguenti sezioni: Stagioni, Geografie e in quella eponima. Il testo presenta una prefazione di Ivan Fedeli ricca di acribia.
Una forte tendenza neolirica connota le poesie di Righetti ed è costantemente presente un tu, presumibilmente femminile, del quale ogni riferimento rimane taciuto.
Quella di Marco è una poetica che ha, per cifra distintiva, una forte dose di descrittivismo, quando vengono detti, con maestria, squarci di luoghi, spesso paesaggi urbani.
Nel discorso dell’autore si evidenziano, spessissimo, descrizioni naturalistiche di grande bellezza ed efficacia e la natura stessa è spesso protagonista dell’opera
Una forma modernissima del versificare caratterizza i componimenti del nostro, che sembrano decollare senza sforzo sulla pagina, spesso con incipit fulminanti.
La densità metaforica e sinestesica si evidenzia spesso nelle composizioni, pervase tutte da una vaga e misteriosa bellezza.
Il versificare procede per accumulo e le sue caratteristiche più evidenti sono leggerezza, velocità, luminosità e nitore.
Quasi tutte le poesie sono suddivise in strofe compatte e, nella maggior parte dei casi, fluiscono in lunga ed ininterrotta sequenza e minima è la punteggiatura.
Sembra che la partita, nelle poesie del poeta romano, si giochi su due livelli, che s’intersecano con ottimi risultati di sintesi, quello dell’affabulazione e quello della riflessione sulle stesse immagini dette con urgenza, attraverso sintagmi precisi, concentrati e carichi di senso.
Alto il componimento Ci sono troppe anime, che fa parte della sezione eponima, poesia divisa in tre strofe sempre misurate e musicali, con un ritmo sincopato che produce una grande bellezza con un andamento e una forma scabri ed essenziali.
Nella suddetta composizione nella parte iniziale Righetti parla di troppe anime che albergano nel cuore per essere riconosciute, anime libere di volare e immanenti in un contesto naturalistico. Nelle altre due strofe il poeta, rivolgendosi al misterioso tu, gli dice che la sua vita è infinitamente stretta, per contenere quello che può dare, per realizzare quello che promette. ma che questa stessa esistenza è fin troppo vasta per quello che già dà e che l’interlocutrice non può capire e neppure misurare i confini del suo esistere.
Una vena mistica s’insinua spesso nelle poesie come, per esempio, in Lo sciogliersi del mare, componimento inserito nella sezione Stagioni quando viene detta una navigazione, un salpare da un porto fino ad esplorare Dio.
Una scrittura convincente, quella del Nostro, tutta tesa ad approdi di conoscenza in ogni campo esistenziale.
*
Raffaele Piazza

domenica 6 marzo 2016

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia e la grazia"

Attimi, salita verticale del
pensiero di Alessia alla gioia,
tramite gli occhi per toccare
campita per scaramanzia nel
cielo la luna, ostia di platino.
S’intesse e s’inalvea con l’
infinito il ciclo della mente
di Alessia nel trasmigrare
nelle galassie ed è la grazia
gratis data da Dio che la
ama. Poi torna nella cameretta
Alessia. Il letto domestico
con l’odore del seme di
Giovanni (ieri ha fatto l’amore
per la prima volta).
Spera Alessia che telefoni
il fidanzato, che escano stasera
e non la lasci con tutte
le sue forze di non vergine.
*
"Alessia e la scommessa"

Va Alessia a bere di sorgente
di marzo il fresco per l’anima
da rigenerare dopo le corse al
Parco Virgiliano. Adolescenza
ad ogni passo, ogni fibra di ragazza
a ricomporsi. E piove su Alessia
dal cielo acqua a condensarsi in
rigagnoli amniotici nell’iridarsi
della storia della scommessa con
Veronica. (Ti regalo un bracciale
d’argento se non mi lascia).
Negli occhi dell’amica legge
gioia Alessia, sicurezza e monta
sul bianco del cavallo.
*

"Alessia commessa"

Alessia nella luna del negozio
di cosmetici tra lucidalabbra,
mascara e ombretti da vendere
a donne senza tempo. Fiorevole
mestiere (ha fatto amicizia
con le altre e si sono fatte confidenze).
Guadagna Alessia € 1000 al mese
e in più gli straordinari.
E’ brava Alessia e gentile e la
proprietaria le ha regalato
un rossetto rosa fuxia (andrà
la tinta sulle lebbra di Giovanni,
così ha deciso Alessia).
*
"Alessia cameriera di bar"

Lavoro di sudore per Alessia
per € 700 al mese più le fiorevoli
mance con i sorrisi dalle coppie,
chi è solo al tavolino o i lieti
gruppi nell’ameno conversare.
Una divisa rosa fragola hanno
dato i proprietari ad Alessia,
Giovanni l’ha vista e per scherzo
dell’affetto ad Alessia un caffè
a chiesto. Ha sorriso Alessia,
ansia nell’anima di diciotto
grammi e l’amato ha servito.
Lui le ha detto che il turno
finito la porterà a fare l’amore.

Ha fretta Alessia
e uno specchio cerca.
*

"Alessia tocca la luna piena"

Sera dopo il novilunio, tocca
Alessia di luna piena il freddo,
sogno a occhi aperti, (fai che
non mi lasci). Chiarore vegetale
dei pini gli aghi al Parco Virgiliano,
pensa Alessia al prossimo letto,
incanto duale della primavera
senza fare figli. Il gabbiano
irradiato dalla luce selenica urla
attenzione!!!
*

"Alessia tocca la solitudine"

Appartamento di Alessia
sedicenne, dei genitori dono,
camera da letto, soggiorno
e cucina, nell’abitarlo
da sola ragazza Alessia
se Giovanni è partito
per lavoro. Nuda sotto
il piumone nel gennaio
del nevaio h. 3.00 della
notte dei sogni, sveglia
Alessia, una corsa a cavallo
ad occhi aperti nella
camera della mente.
Ore 3.10 squilla il telefono
sul filo del comodino,
sa che è l’amato nel
trasfigurarsi a una di luna
luce esterna nell’anima
a entrare. (Tornerò domani
e faremo l’amore).
Gioisce Alessia e tocca
la solitudine.
*

"Alessia si meraviglia"

Attimo tra marzo e verde
d’aprile nel rigo del
pensiero per Alessia
nel toccare nuvole con
la forza degli occhi, l’
azzurro a interanimarsi
con del cielo la tinta
a poco a poco nell’
abbeverarsi alla sorgente
della fragola, Alessia,
infinita meraviglia.
Dio a venirle in soccorso
prima di accendere le
stelle e di luna il dischetto.
Le dice: Giovanni non
ti lascerà. stupore di
ragazza Alessia. Dietro
il vetro della portineria
vede l’amato e trasale.
*

"Alessia supera l’esame"

Stellante di Alessia ansia
prima di Italiano uno nel
quadriportico: ingresso
fiorevole con il prato
dei corvi e il papiro centrale
nella vasca. Splendida visione,
pensa Alessia rosavestita
per l’esame (dicono che
la tinta porta bene).
Sale le scale, corridoio
bianco asettico e poi nell’
aula M per la prova.
La guarda il professore
nel sorridere: mi parli
del Canzoniere di Petrarca.
Entra Alessia in chiare fredde
e dolci acque nella camera
della mente azzurra e dice
cose intelligenti. Poi
su Dante la domanda.
Tutto ok. Trenta e lode,
signorina! Ride Alessia
come una donna e pensa
a Giovanni.
*
RAFFAELE PIAZZA

MEMENTO = STELIO MARIA MARTINI

Stelio Maria Martini (Ancona, 13 gennaio 1934 – Caivano, 1 marzo 2016) artista, poeta e critico letterario italiano, dopo lunga e tormentosa malattia ci ha lasciato. Crescenzo Martini, in arte Stelio Maria Martini, è stato uno dei principali esponenti della poesia visiva, autore di uno dei primi libri d'artista verbo-visuali italiani ("Schemi", 1962) e collaboratore di varie riviste d'avanguardia. Notevole anche la sua attività nel campo della critica letteraria: assieme a Luciano Caruso contribuì alla rivalutazione critica del Futurismo,e realizza numerosissime iniziative anche nel decennio successivo. Elabora i poemi di Parologismata, collaborando al contempo alla rivista "Documento Sud" (1959-1961). Al 1961 risalgono i suoi primi poemi-collage, la cui forma viene precisata nel 1962 con la plaquette "Schemi" per le edizioni di Documento-Sud, prima pubblicazione incentrata sulla commistione di elementi verbali e visuali, prevalentemente estrapolati dai mass-media. Sempre nel 1962, assieme a Mario Diacono promuove i tre numeri di "Quaderno", esperienza poi proseguita a Roma con "Ex", alla quale parteciperà anche Emilio Villa. Nel 1963 realizza con la tecnica del collage le tavole di "Neurosentimental", romanzo verbo-visivo che troverà forma compiuta solo nel 1974, per le edizioni di Continuum. Tra le altre pubblicazioni di Martini che in diversa maniera assemblano elementi verbali e visivi ricordiamo "Turbiglione" (Guanda, 1966), "Formulazioni non-A" (Visual Art Center, 1972) e "Parologismatica" (Visual Art Center, 1974) e "Detournement" (Visual Art Center, 1975), quest'ultima impreziosita da fumetti 'deturnati' da Luciano Caruso. L'esperienza all'interno delle riviste d'avanguardia prosegue nel 1963 con "Linea Sud", co-fondata dallo stesso Martini, mentre nel 1968, assieme a Luciano Caruso, Giuseppe Desiato e Mario Persico dà vita a "Continuazione". Nel 1973, assieme a Caruso, stampa in 150 esemplari il numero unico della rivista-contenitore "Continuazione A-Z", che include 25 manifesti di altrettanti artisti, mentre tra il 1976 e il 1981 promuove sempre assieme a Caruso i 25 numeri di E/mana/azione. - Nel campo della saggistica, incentrata sia sulla storia della letteratura che delle avanguardie storiche e delle neo-avanguardie,tra i numerosi titoli ricordiamo, perlomeno, i saggi pionieristici su Emilio Villa ed Edoardo Cacciatore, pubblicati all'interno dei volumi sul 900 editi dall'editore Marzorati, i due volumi delle "Tavole parolibere futuriste" (Liguori, 1975-1977), "L'oggetto poi/etico" (E/mana/azione, 1980), "L'impassibile naufrago. Le riviste sperimentali a Napoli negli anni '60 e '70" (Guida, 1986), "Breve storia dell'avanguardia" (Nuove Edizioni, 1988), "Tramonto della parola" (Bulzoni, 1999).Uomo di profonda cultura e di grande umanità lascia un enorme vuoto nella poesia contemporanea.

sabato 5 marzo 2016

INTERVENTO CRITICO = RAFFAELE PIAZZA

Considerazioni critiche sui testi poetici di Bruno Conte inseriti in “Dentro spazi di rarità” Antologia Nuovi Fermenti Poesia – 9 - Fermenti Editrice – Roma – 2015 – pagg. 169 - € 18,00

Bruno Conte è nato a Roma; tra il 1959 e il 1962 elabora immagini comprendenti testi poetici.
Successivamente si svolgono in modo separato la sua attività letteraria e la sua operatività in campo figurativo, di carattere astratto metafisico.
Partecipa a mostre nazionali e internazionali tra cui varie Biennali di Venezia.
Nella crestomazia è inserito con la silloge Tradistanze, costituita da una sequenza di brevi strofe, tutte senza titolo, illustrate da due disegni in bianco e nero. di stile geometrico e schematico.
Tali immagini rappresentano figure vaghe e linee che tendono all’informale.
Conte riesce a creare un’osmosi tra pittura e poesia, in quanto i due settori sono accomunati da una vaga grazia e da una tensione verso l’indistinto.
Cifra essenziale della poetica di Bruno, che riguarda anche il campo pittorico, per cui si potrebbe parlare di poesia visuale nel suo insieme, è una tendenza al nonsenso e all’alogico.
Tradistanze, per la sua unitarietà, stilistica e anche contenutistica, può essere letto come un poemetto originale icastico e luminoso, strutturato in un modo che tende alla verticalità.
L’opera è caratterizzata da un forte controllo formale, da precisione, leggerezza e velocità.
Si potrebbe definire una poesia in forma geometrica, a tratti oscura e vagamente sperimentale.
Il continuum del tessuto linguistico è connotato da accensioni e spegnimenti, attraverso metafore e sinestesie a volte veramente folgoranti.
I brevi segmenti sono costituiti da eleganti immagini bene amalgamate e intonate tra loro.
L’incedere dei versi crea magia e sospensione e si avverte, anche per la brevità delle composizioni, una certa genesi lapidaria e icastica, caratterizzata spesso da ironia.
Si riscontra un quasi totale azzeramento della punteggiatura e il tono è onirico, quello di un sogno ad occhi aperti.
Il poeta traduce in poesia concetti spaziali, quelli di un cosmo che esiste nel tempo, secondo la nozione del cronotopo.
Sono detti luoghi visibili e compositi e i segmenti si articolano distaccati tra loro, tra parola e silenzio, detto e non detto.
Da segnalare che in uno dei frammenti è detto il tema della lettura nella lettura stessa:-“/e legge la parola inscritta/ in ogni corpuscolo/ del proprio io/ la parola ora”.
La chiave interpretativa della silloge è quella di un’intelligenza acuta che si riscontra nelle varie parti del poemetto.
Il suo fascino è dovuto anche ad una certa dose di neoorfismo, in una parola pronunciata che viene prima delle cose, che diventano figure dopo essere state pensate e scritte.
*
Raffaele Piazza

INTERVENTO CRITICO = RAFFAELE PIAZZA

Considerazioni critiche sui testi poetici di Domenico Cara inseriti in “Dentro spazi di rarità” Antologia Nuovi Fermenti Poesia – 9 - Fermenti Editrice – Roma – 2015 – pagg. 169 - € 18,00

Il secondo poeta incluso è Domenico Cara che è nato in Calabria e vive a Milano.
Ha pubblicato innumerevoli libri di poesie, saggi, aforismi e prose letterarie e d’arte.
Collabora a molte riviste letterarie, alcune delle quali da lui dirette e, sulla sua opera, sono state scritte varie monografie.
Cara è inserito con la silloge Soglia di attese, rauche urgenze. che ha per incipit la sequenza numerata di undici parti Speculari insidie di un’orbita.
Nella suddetta opera, che può essere letta come un poemetto bene articolato, il tono è sospeso e vi si ritrova la presenza di un io-poetante molto autocentrato.
L’autore sembra relazionarsi con la realtà a lui circostante in modo empatico e nello stesso tempo visionario.
Si esprime con una scrittura apparentemente criptica ma che, essenzialmente, segue un filo logico, anche se non facile da percorrere.
Si nota spesso nella sua poetica una vena epigrammatica e assertoria, che si rivela tramite una forte densità metaforica e sinestesica.
Al centro dell’argomento pare evidente la fisicità dell’io poetante, fatta di sensazioni tattili e percezioni, che si confronta con il tempo che passa, con l’eterno ritorno, dal sonno alla veglia, dalla notte al giorno.
E’detto il corpo, che inesorabilmente invecchia, senza autocompiacimenti, perché la sua stessa materia continua a vivere nonostante le difficoltà: da queste sensazioni come occasioni sgorgano i versi.
Stati di coscienza materici, come quella del temporale in cui si affonda, pervadono questa composizione.
E’affascinante e interessante notare che, nel primo e nell’ultimo segmento della sequenza, sono presenti i temi del sonno e del dormire.
Così il ciclo e il cerchio della fantasmagoria delle immagini si aprono e si chiudono con lo stesso soggetto.
C’è qualcosa di proustiano in questo descrivere le sensazioni fisiche relative alla notte e allo stesso sonno.
Infatti si può notare una vaga similitudine tra l’io-poetante di questa composizione e l’io-narrante Marcel della Recherche, opera che inizia proprio con il giovane protagonista che sta per addormentarsi nel letto, attraverso il flusso della sua coscienza.
Allora il corpo diventa cogitante perché, oltre ad essere dolorante, ritrova le pieghe e l’intelligenza dell’immaginarsi, forse per una guarigione anche a livello emotivo, psicologico.
L’insidia del titolo è proprio quella della durata che passa e l’orbita è quella della vita stessa nella sua finitezza.
Ma Cara con la sua maestria gestisce le immagini trattate con un senso sotterraneo di elementare volontà di vivere. e non mancano accensioni subitanee che portano ad esiti ottimistici.
Anche L’immagine anonima è una poesia ben strutturata, nella quale viene detta la lunga vita come un sogno terso, uno spazio edenico, nel quale, attraverso vivissime sensazioni di sorrisi simili a piume, si può raggiungere addirittura la gioia.
Un armonico modularsi di sintagmi euritmici, quello del poeta calabrese, nei quali, se sono presenti il tema del limite e dell’inevitabile fine, emergono anche aspetti ottimistici.
Tutto a volte è pervaso da un lieve increspato senso del resistere attraverso proprio la parola nel suo segreto svelarsi.
*
Raffaele Piazza

venerdì 4 marzo 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = PASQUALE BALESTRIERE

Pasquale Balestriere : “Oltrefrontiera” – Ed. Confronto 2015 – pagg. 48 – s.i.p.
Opera vincitrice del premio nazionale di poesia “Libero de Libero” del 2014 , questo volumetto si impone immediatamente all’attenzione del lettore per la sua uniforme e dotta musicalità , che lo rende poemetto raffinato e luminoso.
I frammenti della quotidianità che intessono ritagli di vita vissuta e illusioni di distanze raggiungibili , intarsi di memorie e occasioni filosofiche, sono nascosti ed esplodono nelle pieghe dei versi.
Le tre sezioni : “momenti” , “luoghi”, “tempi” cuciono un dialogo che non ha soluzioni interrotte , ma svolgono un itinerario di immersione per l’ascolto che affiora tra le pagine in sordina. Dalla solitudine che l’isola impone per le sue ombre ed i suoi marosi alle scommesse possibili che il tempo offre nel suo arrugginire, dalle memorie che la tristezza sfiora al secco scalpitare delle perdite, dal canto sussurrato di una preghiera alla gioia fragile dell’azzurro, gioca la forza della suggestione nelle cifre che Balestriere riesce a comporre. Nella polifonia dei versi emerge e fa capolino una musica del tutto personale , che assaporando il tocco del classico ripropone esiti emblematici , ricchi di energia.
ANTONIO SPAGNUOLO

INTERVENTO CRITICO = RAFFAELE PIAZZA

Considerazioni critiche sui testi poetici di Gualberto Alvino inseriti in “Dentro spazi di rarità” Antologia Nuovi Fermenti Poesia – 9 - Fermenti Editrice – Roma – 2015 – pagg. 169 - € 18,00

Il primo degli undici poeti antologizzati è Gualberto Alvino nato a Roma, che si è particolarmente dedicato agli irregolari della letteratura italiana, da Consolo a D’Arrigo, da Bufalino a Sinigaglia, da Balestrini a Pizzuto, del quale ha pubblicato in edizione critica Giunte e virgole (Fondazione Piazzolla, 1996) e altri testi.
Fra i suoi lavori più recenti, la curatela dell’ultima silloge poetica di Nanni Balestrini, Sconnessioni (Fermenti, 2008).
Alvino è presente in Spazi di rarità con la silloge intitolata Mal di testo, costituita da cinque composizioni, che fluiscono in lunga ed ininterrotta sequenza.
In esse si evidenzia un totale azzeramento della punteggiatura (ad esclusione della presenza di due punti interrogativi).
Scrittura antilirica e antielegiaca tout-court, quella del Nostro, anarchica e debordante, sperimentale nel senso di una vaga ripresa dei moduli dei poeti del Gruppo ’63.
In Prima della cosa è detta una descrizione a livello fisico – corporeo di una relazione tra individui indefiniti attraverso i loro gesti e le loro posture con toni vaghi sensuali, allusivi e onirici.
Il ritmo, in questa composizione, i cui versi procedono per accumulo, rende la sensazione di una forte musicalità ed è frenetico, incalzante e sincopato.
Il dettato si configura con segmenti di varie estensioni e il tono è affabulante nella sua tensione verso l’indistinto, con digressioni che sembrano riflessioni dell’io – poetante.
L’andamento è narrativo con una forte sospensione e prevalgono il nonsenso e l’ironia.
Queste caratteristiche vengono riprese negli altri componimenti, la cui cifra essenziale pare essere il senso dell’alogico e dell’arcano.
Notevole la densità semantica nelle poesie, nelle quali l’intelligenza dell’autore domina sui sentimenti.
Un tessuto linguistico nel quale ogni immagine ha origine da quella precedente, con l’inveramento di suggestioni ed emozioni.
Il lettore, per coglierne in pieno il significato, deve leggere e rileggere fino ad affondare nella pagina.
Se paragonata alla tecnica musicale, la poesia di Gualberto si può avvicinare ad una sorta di dodecafonia.
Non gli bastano sette note per farci giungere alla comprensione dei suoi intenti e non sono sufficienti le ottave di un solo pianoforte.
Coscienza letteraria, precisione e icasticità si fondono magistralmente con la fervida fantasia di Alvino.
Uno sgorgare di sintagmi che, più che classico, sembra barocco, quello che ci presenta il poeta romano, un fiume in piena di parole apparentemente irrelate, eppure coerenti.
Uno stile intellettuale che si rivela con una fortissima carica di polisemia e d ipersegno.
Il quinto componimento si discosta dagli altri, per una forma meno oscura e più immediata, per una maggiore chiarezza.
In esso, intitolato Capitulo in che modo combatteno gli omini de Arabia Felice, il poeta realizza una mescolanza linguistica pregevole e originale, del tutto piacevole e divertente per il lettore, nella descrizione di una picaresca navigazione.
*
Raffaele Piazza

POESIE = GABRIELLA GIOVANNELLI

"Tramonto"

Vele ammainate
di un veliero deserto
solcate da una sottile linea
violacea
estremo confine
tra l’eterno e il finito
immagine riflessa
sulla superficie dell’acqua
tra pennellate di rosa pallido
e azzurro tenue.

Lentamente la luce
sempre più fioca
cede il passo alla notte
mano grigia
dilatata all’infinito
che tutto avvolge
in un manto grigio
perlaceo
intenso
scuro.

Fermo nella notte
con le vele ammainate
ondeggi piano
nel lento increspare delle onde
in attesa di un nulla
di confonderti
nella profondità delle acque.
*

"Dissoluzione"

Esco.
Passi lenti mi accompagnano
lasciando dietro di me
orme antiche.

Una luce calda illumina
quell’anfratto sul mare
dove bambina sfuggivi
al richiamo di chi era con te.

Spugna
la roccia attorno
risucchiava le chiazze gialle
di muschio
dalle forme incerte.

Fermo il mare
nella conca
liscio nel suo assurdo silenzio
ovattato dalla roccia rossa
che mi circonda
scudo ai miei pensieri
alle mie ansie insonni.

Roccia nella roccia
acqua nell’acqua
la materia sembra dissolversi
per poi riunirsi
in un unico
indissolubile abbraccio.
*

"Notte senza luna"

Calano
le ampie reti dei pescatori
vuote
ricordo di giorni solitari
trascorsi a rammendarle
nel silenzio di un inverno
troppo lungo.

Calano le ampie reti
promessa di un futuro migliore
risucchiate nella profondità del mare
in questa notte scura
di luna nuova.

Luci intermittenti
come fari sparsi
sulla superficie del mare buio
danno segnali di vita.

Rispondono i pescatori
silenti.

Sulla superficie dell’acqua
aleggiano vecchie leggende di streghe
emergenti dagli abissi sconosciuti
degne suddite di tanto dio.

Sale il vento
s’increspano le onde al loro rumore.

Si agitano le reti
nel profondo del mare
in questa notte buia
di luna nuova.

E’ ora di tornare a riva.

Fuggono i pescherecci
all’ira funesta di un dio nascosto
negli abissi del mare
privato di parte della sua vita.

Carichi della loro preda
i pescherecci
virano verso il porto
immense lucciole della notte
in processione
verso un punto certo
in attesa
che cali nuovamente il giorno.
*
GABRIELLA GIOVANNELLI
*
Gabriella Giovannelli è nata e lavora a Milano. Dopo gli studi classici, si diploma attrice presso l’Accademia dei Filodrammatici di Milano. Giornalista Pubblicista è iscritta al Pen Club Italia, alla SIAE ( sezioni DOR e OLAF).
Per quanto concerne l’attività teatrale, 1.) ha ricoperto vari incarichi professionali; ha realizzato regie in Italia e all’estero in occasione delle Giornate della Lingua Italiana nel mondo; ha fondato: 1.“Corsi di Formazione Teatrale dello Spettacolo” da lei diretti per quindici anni; 2. Pro(getto)scena, realtà che opera nel settore della nuova drammaturgie e dello spettacolo dal vivo, (www.progettoscena.it). Ha realizzato e coordinando tavole rotonde e convegni anche per il Distretto Rotary 2040; 3. “Tragos, Concorso Europeo di Drammaturgia intitolato alla memoria di Ernesto Calindri”. (www.tragos.it); 4. “Premio Tragos alla carriera” insignito a eminenti personalità dello spettacolo. (Giulia Lazzarini, Franca Nuti, Lella Costa, Aldo Giuffré, Valeria Valeri, Giulio Bosetti).
Come giornalista pubblicista ha collaborato con varie testate per poi occuparsi di uffici stampa.
Pubblicazioni: 1. il romanzo “Il campo dei colchici” Joker ediz.. Prefazione di Pierluigi Amietta. Premio della Giuria - Premio Letterario Internazionale Montefiore 2015; IV classificato alla XIX edizione del Premio Letterario Internazionale “Trofeo Penna D’Autore” indetto da A.L.I. Associazione librai Italiani ; secondo classificato al Premio Creatività Opera Uno, indetto su web). 2.breve raccolta di racconti inserita nell’ebook: “Raccolta di racconti n:12” edita da Opera Uno
Raccolte di poesie: a.)“Voci”(1990) – Ediz. Nuovi Autori – Prefazione di Pier Carpi e Maria Grazia Vigorelli; b) “Sole Rosso”(2013) Puntoacapo Edizioni. – Prefazione di Emanuele Spano (Finalista alla X edizione del Premio Internazionale “Sulle orme di Ada Negri” e sesta al “Premio Nazionale Polverini Poesia edita 2014” per la sezione poesia concettuale. c.) “Mancanza” ( 2015) - Puntoacapo Edizioni. finalista al “Premio Nazionale Polverini 2015.
Inserita nelle antologie: 1)Parole in fuga – vol.9/2013 – Aletti Editore;2) Il Tiburtino 2014 – Sibilla - Aletti Editore; 3)Poeti del nuovo millennio a confronto: Meltemi 2015– Aletti Editore con la raccolta “La linea curva del cielo”; 4) Antologia per la poesia Edita Leandro Polverini 2015– Editrice Totem ; 5)Il Federciano 2015 –Aletti Editore.


giovedì 3 marzo 2016

INTERVENTO CRITICO = RAFFAELE PIAZZA

Considerazioni critiche sui testi poetici di Vinicio Verzieri inseriti in “Dentro spazi di rarità” Antologia Nuovi Fermenti Poesia – 9 - Fermenti Editrice – Roma – 2015 – pagg. 169 - € 18,00

L’ultimo poeta antologizzato è Vinicio Verzieri nato a Montesilvano e residente a Milano.
Ha in attivo personali in Italia e all’estero di pittura, scultura e grafica.
Ha partecipato a diverse rassegne e collettive internazionali. Ha pubblicato otto libri di versi poetici, uno in prosa e uno in dialetto.
Suoi lavori sono in antologie e riviste. Ha illustrato libri e realizzato oltre 250 ex libris con diverse tecniche.
Verzieri ci propone la silloge Fuori discussione, che ha una forte valenza epigrammatica ed è illustrata da quattro disegni, che sembrano interagire con l’ordine del discorso.
La raccolta è costituita da sette sequenze, tutte senza titolo e suddivise in brevi strofe.
Cifra distintiva della poetica di Vinicio pare essere quella di una forma rapsodica che si rivela attraverso la suddivisione in varie parti dei componimenti.
Le strofe danno spesso l’impressione di poter essere lette e di produrre senso autonomamente l’una dall’altra.
Caratteristica distintiva del fare poesia dell’autore è quella di una forte impronta anarchica dei versi.
Elemento saliente è l’icasticità delle immagini, raggiunta attraverso accensioni e spegnimenti veramente notevoli.
E’ una poesia intellettualistica, quella del Nostro e, in essa, predomina la densità a livello metaforico, sinestesico e semantico.
Esiste un doppio livello nelle poesie presentate, che consiste nell’alternanza di frammenti descrittivi e di altri nei quali è al centro del discorso l’io poetante.
Il poeta si esprime con frasi lapidarie, asserzioni dette sempre con sicurezza e in modo didascalico.
Per questo il titolo della miscellanea Fuori discussione pare essere particolarmente efficace e intonato ai contenuti che Verzieri esprime.
Vinicio afferma di volersi affidare al silenzio e di voler lasciare ai sensibili la percezione della poesia.
Con questa dichiarazione raggiunge un risultato intrigante nel descrivere in versi il senso e l’obiettivo del suo fare poesia.
Originalissima la costituzione di questi versi che si prestano alla meditazione e che vanno letti e riletti per la loro complessità.
C’è ironia e ricerca del nonsenso in questa silloge e tutte le sue parti sono risolte efficacemente e ben controllate.
Il poeta affronta anche il tema politico-sociale, nella sua visione eclettica.
In particolare, a tale riguardo, dichiara che i cerimoniali ipocriti anche di stato dovrebbero gravare nelle tasche e nelle coscienze dei partecipanti e che vorrebbe ripristinare con mani serene la tranquillità dei sogni dei bambini, turbati per il futuro dalla cattiva politica
A volte sembra essere affrontato lo stesso tema della genesi dell’atto creativo di scrivere con urgenza, quando Verzieri afferma che il termine stesso dovrebbe uscire dai suoi argini e affermare la sua trasparenza.
Esiste una vena pittorica in questa poesia e non a caso il poeta è anche pittore, caratteristica che si evince dalla luminosità delle parole che l’autore propone.
Una struttura magmatica caratterizza il dipanarsi dei sintagmi e tutto l’ordine del discorso è sotteso ad un concentrato scavo per arrivare a una definizione dell’identità dell’individuo nella sua dignità di persona.
*
Raffaele Piazza

mercoledì 2 marzo 2016

INTERVENTO CRITICO = RAFFAELE PIAZZA

Considerazioni critiche sui testi poetici di Italo Scotti inseriti in “Dentro spazi di rarità” Antologia Nuovi Fermenti Poesia – 9 - Fermenti Editrice – Roma – 2015 – pagg. 169 - € 18,00

Italo Scotti è nato a L’Aquila, dove è cresciuto e si è formato. Vive a Roma e ha lavorato per oltre 30 anni come consigliere parlamentare e poi di governo. Ha pubblicato nel 2011 la sua prima raccolta di poesie: Il privilegio dell’amore. Altre sue poesie sono state pubblicate successivamente sulla rivista letteraria “Fermenti”.
Scotti è inserito con la silloge Dee – idee, costituita da undici componimenti, molti dei quali nettamente verticali. Da notare il procedimento stilistico, secondo il quale, quasi tutti i versi delle poesie iniziano con la lettera maiuscola.
Questo elemento crea un senso di icasticità e di compattezza, per cui ogni sintagma sembra incastonato al punto giusto sulla pagina. Motivo conduttore dell’insieme, è quello di una rievocazione in chiave moderna di divinità pagane, i cui nomi danno anche il titolo a diverse poesie.
Tali dee sono descritte dal poeta come familiari e divengono interlocutrici in un relazionarsi di Italo con le stesse, pervaso da una forte ironia. In Dee- idee il poeta vive una religiosità, che recupera quella della Grecia antica e quella della latinità, quando dice di venerare Venere e che Atena l’innerva.
Lo stesso autore, in modo ludico, si definisce aruspice divino, sacerdote che versa versi diversi. Compie ciò quasi per officiare un rituale profetico, attraverso una parola che diviene apotropaica e mistica.
Molto intrigante la brevissima composizione Venere, concentratissima nei suoi brevi quattro righi, tutta giocata sulle allitterazioni:-“Te venero, Venere/ Che hai vene nere/ E nelle vene neve/ E non mi scogli lingua”.
E’ molto originale la tematica affrontata dal Nostro, del tutto inedita nel nostro panorama. Un elemento fondante del discorso poetico che Scotti ci presenta è quello di un’ironia forte che deriva dalla paradossalità delle situazioni trattate. Interessante notare la scelta consapevole del poeta delle divinità femminili e non di quelle maschili, come materia da trattare.
Per tale motivo si può avere la vaga sensazione che le stesse dee in questione potrebbero diventare amanti dell’io – poetante, affascinato dalla loro bellezza. In particolare ciò si nota nella poesia Diana, nella quale la divinità stessa viene definita inconoscibile mistero femminino, definizione che riecheggia l’eterno femminino di Goethe.
Del resto il poeta tedesco recuperava, in epoca romantica, l’idea di compostezza e bellezza della Grecia antica, del periodo attico, quando il tempio veniva costruito sulla collina per una migliore fusione con la natura.
Diverso il tono in Meditazione mediterranea (metamorfosi) nella quale protagonista è una natura sempre intrisa da un’aurea di classicismo. Qui nella prima strofa è detto un anziano, che è il tu al quale il poeta si rivolge, con ginocchi artritici e occhi senza pupille, che simboleggia un ulivo. Nelle strofe seguenti il tu diviene l’ulivo stesso, descritto minuziosamente e personificato. Ottimistici i versi della chiusa, nei quali l’ulivo accoglie il poeta quando ritorna lieto nella pianura di Ostuni, sotto la città bianca.
Poetica improntata ad un misticismo naturalistico, quella di Scotti, se Blu è l’invocazione al dio in Preghiera in blu.
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Raffaele Piazza

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

– “Sere”
In queste sere modellate dalla luna
affiora il disegno di una sfida al tormento,
il rifiuto delle illusioni che inseguimmo
per quel gioco che chiamammo amore
e che ci avvinse nel delicato respiro.
In queste sere le pieghe dei miei versi
hanno ritrovamenti inaspettati, qualcosa
che tanto tempo prima era nel palmo ed ora insecchisce:
carezze del pensiero nell’errore che sfiora l’irrealtà.
In queste sere, quando la stanchezza contorce,
i fantasmi hanno sensazioni nella forma del distacco
perché l’incanto non ha più rimembranze.
*


ANTONIO SPAGNUOLO