mercoledì 31 ottobre 2012

POESIA = LUCIANO NOTA

SONO GIA' DENTRO

Oggi è così:
la cervice del giorno
all'interno dello sterno
è un vivo colare di sfondi
ove tutto si schianta
al meglio
senza brusio.
Tra un po' mi farai cenni
mi darai il meglio del nervo.
Sono già dentro.
Ti aspetto!
**
A SARA

Sei campo
quando il grillo ti parla negli occhi
e negli occhi l'azzurro è più denso
della volta
del fuoco verticale fatto di gloria.
Sei cielo
se cento volte sorridi
se sul labbro cresce il senso del cerchio
senza sostegno
luce di tiglio
che non blocca parole.
Sei giorno
se dentro mi guardi
montagna fatta d'acqua
che schiacci la notte
incantevole massa cortese
che allieti la presa.

LUCIANO NOTA



domenica 28 ottobre 2012

NOTIZIE = RIVISTA

Viene distribuita in questi giorni "POMEZIA NOTIZIE" , mensile diretto da Domenico Defelice - Dal sommario :
Intervista ad Antonio Spagnuolo - a cura di Nazario Pardini
Ilia Pedrina :Domenico Defelice cantore del mito e della donna
Sndrea Pugiotto :I complessi
Liliana Porro Andriuoli : Maria Luisa Spaziani e la volpe
Ilia Pedrina : Un intreccio di tensioni creative
Luigi De Rosa : Il rapporto madre-figlio inGianni Rescigno
Ilia Pedrina : Amicizia nella parola
ed interventi di numerosi autori .

lunedì 22 ottobre 2012

POESIA = ALESSANDRO MONTICELLI

LETTER FROM HOME ---

In questo mutuo disordine gli ultimi istanti di gloria
Permeano i tetti delle chiese, delle moschee, delle sinagoghe.
Prigioni di vetro dalle serrature di sughero
Che custodiscono anime di porcellana di una commedia autunnale.
Altrove in un tempo inedito, nascosto,di luce brulicante tra le foglie
Si agitano insospettati oppositori dello scintillio estivo
Sui sudici sanpietrini romani.
Ma resta in un respiro di pece
L’isolato rumore di passi in una fredda domenica mattina verso casa.
L’odore di legno antico che emana da una mela tagliata a metà.
Che dirti?
Come animale prima che la terra tremi…..lo sento.
Ora che vivo in quella casa a pochi passi da Alexanderplatz
E mi tengo ben stretto tutto quello che non conosco.
*
ALESSANDRO MONTICELLI
*
Alessandro Monticelli (1973), nato a Sulmona (AQ),
ha pubblicato le raccolte poetiche:
"Medicine Scadute" - Mauro Baroni Editore (Viareggio) - 2004
"Made in Italy" - Edizioni Progetto Cultura (Roma) - 2004
"Favole da un Manicomio" - Il Foglio Editore (Piombino) - 2006 2° edizione 2007-
Concerto di un re minore | Nuovi echi | La scuola di Pitagora editrice
www.scuoladipitagora.it e-book 2011
Suoi testi sono pubblicati su diverse antologie e riviste letterarie nazionali e internazionali
ecc.
ha partecipato a numerosi reading e festival di poesia.

domenica 21 ottobre 2012

NOTIZIA = ACHILLE SERRAO

ACHILLE SERRAO , poeta , saggista , delicato amico , è morto alla vigilia del suo settantaseiesimo compleanno , distrutto da un tumore che lo insidiava da tempo.Nato a Roma il 20 ottobre 1936, la sua famiglia era di Caivano in provincia di Napoli , e nel dialetto napoletano egli aveva creato la sua maggiore espressione poetica. Con sensibilità moderna era riuscito ad innestare la classica scrittura del vernacolo con nuove sintassi.Numerosi i riconoscimenti per la sua opera sia in Italia che all'estero.--

venerdì 19 ottobre 2012

POESIA = CINZIA CAVALLO

IL FILO
*
Teseo, afferra il filo che Arianna
ti ha lanciato per proteggerti
dalle insidie di un labirinto, ove
la tua coscienza vaghi indistinta
a caccia di visibilità e potenza.
Accogli la saggezza antica di
un femminile che risana, perché
resta aderente alla terra dei suoi
demoni e non li combatte con lance
acuminate che perforano corazze
resistenti, ma lasciano dolente ed
intatto il centro oscuro del potere.
Segui il filo che si dipana teso da
inesplorate profondità e vedrai in te
la ferita aperta che altrimenti esige
battaglie infinite e senza senso
per conquistare territori già tuoi e
di cui nell'ansia puoi godere solo
come immagini di sterile progresso.
Quel Minotauro, che tu uccidi ogni
volta nei tuoi riti arcani, non ti ha
insegnato a sconfiggere te stesso,
a consegnarti inerme e disponibile
alla tua anima selvaggia, come la vita
esige dagli eroi che , per cambiare
il mondo, dovranno ora ed ovunque
trasformare se stessi fino in fondo.
*
CINZIA CAVALLO --
( da "Laddove si quadra il cerchio" - Edizioni del Leone - 2012)

giovedì 18 ottobre 2012

POESIA = M. B. CERRO

***
Non ti chiedo di amarmi
- estatico e mite il filo di parole
inattuabili che alimentano
il segreto fiume del sogno -
Rapisci le caste ore delle selve
- cappe dissolute coprono i fiori -
Versa nelle pupille l'indaco
e il verde di intatte collane.
*
MARIA BENEDETTA CERRO
( da "La congiura degli opposti" Ed. Lietocolle - 2012 )

POESIA = ORNELLA SPAGNULO

PROSTITUTE
*
Rimossi i pesi
dei sassi,
annacquato il brodo che
conteneva poca acqua,
respinte le colpe del Purgatorio
davanti a preti che non sanno
perdonare.

Aggiungere un po’ di sale
alla minestra con le verdure,
dormire con in braccio una dote,
o un gatto,
o un sogno spento.

Capire l’amore impuro
dei mille amori
che abbiamo avuto.

Scansare, dietro un destino
ricoperto di lastre di marmo,
di cocci spaiati e
sbrilluccichii sulle onde,
la nostra rabbia,
col mantello giudicante
grigio e nero.

Rivestite d’azzurro e di rosso,
andiamo sul mondo perduto,
progredendo leggere e
dimenticando
per sempre il malaffare.
*
ORNELLA SPAGNULO ---

martedì 16 ottobre 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = FILIA

FRANCESCO FILIA – La neve - Fara Editore – Rimini – 2012 – pagg. 54 - € 12,00
La neve è un testo composto da trenta frammenti; si tratta di una silloge compatta che può essere letta, scrive Giuseppe Carracchia, come un poema dell’assurdo.
Ogni segmento della raccolta è associato a Napoli, a una data, e a volte ad un luogo o a una situazione.
Il testo ha vinto il concorso “Faraeditrice”, giunto alla sua seconda edizione.
La scrittura di Filia è caratterizzata da una luminosa chiarezza ed è pervasa da magia e sospensione.
I versi sono in massima parte lunghi ed hanno un’ottima tenuta. Lo stile del Nostro rasenta la prosa poetica essendo caratterizzato da un minimo di scarto poetico dalla lingua standard.Tutto l’ordine del discorso è intriso di magia e sospensione e la forma è leggera scattante e veloce.
Sono dette espressioni come saremo, non raccoglieremo, come se la voce poetante rappresentasse una collettività. La spazio scenico in cui si svolge la vicenda è Napoli, che vive la presenza – assenza della neve, che diviene simbolo, correlativo oggettivo di vita e di morte, di bellezza e freddo nell’anima.
Il tessuto linguistico lascia trapelare un forte senso di richiamo alla morte e al senso materico e corporeo della vita. Vera protagonista sembra essere la città di Napoli con le sue vie, il suo fascino e il senso del cronotopo, dello spazio e del tempo dei quali è imbevuta.
L’io – poetante vive il suo passare immaginario e materiale, nello stesso tempo, per la città e si abbandona ad incontri con gli altri passanti. C’è un ansia e un senso di comunione cosmica con quelli che vede e incontra, che siano ragazzi o adulti, borghesi o persone che vivono e dormono in strada, vivendo di espedienti, come ce ne sono tanti a Napoli.
Filia riesce a produrre un’opera alta ed originale, nella quale tutto è pervaso da un forte senso di mistero, così come è la città partenopea con i suoi retaggi storici, le sue stratificazione nel tempo e nello spazio a livello architettonico e antropologica e con il suo fascino. La scrittura è avvolgente e icastica , veramente efficace e ciò che colpisce il lettore è il ritmo sempre uguale e l’avvicendarsi dei frammenti, come fossero variazioni su uno stesso tema..
Il tema della neve, come dal titolo è ricorrente (correvamo con la neve in tasca). Il nevicare a Napoli, avvenuto storicamente e in forma lievissima solo agli inizi degli anni settanta,, può anche essere letto come qualcosa di beneaugurante per Napoli, un presagio di redenzione, un San Gennaro che fa la grazia, una vincita al lotto o forse anche come una salutare risata di un cittadino anonimo nella contemplazione di una regata da Via Caracciolo,,una redenzione, un riscatto, qualcosa di fresco per il corpo e l’anima..


“La neve, quella vera, non l’abbiamo mai vista
se non nella bocca di un vulcano
nei pochi giorni di cristallo dell’inverno come una minaccia
che ricorda quel che non abbiamo tentato abbastanza
ma il gelo, quello si, è dentro di noi fino alle ossa”.
*
RAFFAELE PIAZZA -

sabato 13 ottobre 2012

POESIA = PASQUALE BALESTRIERE

= XI =
Mille volte siamo morti,
madre, quando la pelle tua di cera
ci minacciava il trapasso
- occhi chiusi e bocca serrata -.

Ma siamo ancora qui,
con te a bere la luce del sole,
tu a piccoli sorsi, noi
come capita. Ed ecco
che mi chiami, riemersa
a stato di coscienza,
perché controlli la giustezza
dei farmaci. A guisa di fresco
lavacro ogni tua
parola scorre sul mio volto
d'aride rughe che , se tu potessi,
vedresti col dolore della madre
che d'improvviso scopre
il figlio già canuto.
*
PASQUALE BALESTRIERE
( da "Il sogno della luce" - Ed. del Calatino 2011 )

POESIA = FRANCESCO FILIA

XX FRAMMENTO
*
A volte si ritorna per capire se qualcuno o qualcosa
riconoscerà i nostri lineamenti ispessiti, la fosforescenza
che attraversò la nostra adolescenza, l'ardore
che avvampa le notti e le albe che ci ha resi
vivi, per specchiarsi nei vetri infranti del passato
nelle voci imprigionate tra marciapiedi e mura
per risolvere l'enigma che ancora ci divora per
capire che siamo, sempre, quel che non abbiamo
voluto, tra macerie che seguono i nostri passi
e una città che ci ha voltato le spalle.
*
FRANCESCO FILIA
( da "La neve" - Fara editore 2012 )

venerdì 12 ottobre 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = RIENZI

ALFREDO RIENZI – “La parola postuma” (Antologia e inediti)
puntoacapo editrice - Novi Ligure (Al)- 2012 - pagg. 127 - € 13.00

Alfredo Rienzi, l’autore del libro di poesia che prendiamo in considerazione in questa sede, è nato a Verona nel 1950 e vive a Torino; è autore di numerose raccolte di versi..
La parola postuma è un testo composito e presenta una prefazione di Giorgio Linguaglossa e, nella parte finale, uno scritto di Mario Marchisio intitolato Alfredo Rienzi, un poeta esoterico.
Il libro è accuratamente strutturato a livello architettonico; si riscontra un’eterogeneità di stile nelle parti che costituiscono la raccolta, estrapolate dai vari volumi del poeta; nella sezione finale incontriamo anche diversi inediti del nostro, che ci danno una compiuta idea delle sue poesie più recenti, più in limine.
Notiamo, nella poetica di questo autore, spesso l’accadere di epifanie nelle quali la parola, i sintagmi, si trasfigurano per accensioni e spegnimenti e i versi procedono per accumulo, spesso in lunga ed ininterrotta sequenza, piuttosto che per frasi staccate.
I componimenti della prima sezione sono tratti da Il costo della sopravvivenza, 1994 e la poesia eponima di tale parte ha un carattere programmatico.
Le strofe che la compongono sono ben levigate e cesellate; in essa si riscontra una forte musicalità dei versi, raggiunta attraverso un ritmo leggero e cadenzato.
C’è grande chiarezza nel dettato, una forte icasticità e una notevole eleganza formale e il tono è magico e ricco di sospensione nell’ ordine del discorso.
Si ritrova una certa crudezza nei sintagmi che l’autore produce, elemento costante nella sua poetica.
Il costo della sopravvivenza,è una poesia composta da tre strofe: nella prima si ritrova chiaro ed evidente il discorso della crudezza, presente in questo autore, della quale sopra si diceva: Rienzi scrive che il costo della sopravvivenza reclama spietato il saldo continuamente al flagello di carni e coscienza rinserrando mascelle: è una scrittura incisiva e quasi gridata, che dice il maggiore male possibile esprimendo l’idea del flagello di carni, legato, appunto, come dal titolo, ad un forte desiderio di sopravvivenza: sopravvivere a che cosa? Questo non viene espresso, ma continua nella seconda strofa a serpeggiare il tema nel male, commisto a quello del dolore, quando viene detta l’indifferenza come coltre su un bambino malato e nudo, posseduto e perso. Nella terza strofa si trova una luce, una vaga forma di riscatto da questo buio plumbeo quando vengono detti minuetti luci e comete sul fondo del pozzo. Pur dicendo eventi tragici in Rienzi c’è una possibilità di riscatto, una agognata idea di salvezza dal male, un varco, per dirla con Montale.
Nella seconda scansione tratta da Simmetrie, 2000 possiamo leggere la sezione Nigredo, strutturata in quattordici poesie.
I componimenti che compongono Nigredo sono tutti centrati sulla pagina come dolci trivelle perforanti; sono caratterizzati da sospensione e fluidità. In essi l’autore descrive una natura rarefatto e assistiamo qui ad uno scrosciare liquido dei versi che si potrebbe vagamente paragonare ad acque fluviali. Il Nostro qui diviene in parte poeta della metafora vegetale, somigliando moto lontanamente a Camillo Pennati.
“Certe nebbie scendono a nascondere
i fianchi delle valli e le radure,
lungo strade e sentieri non segnati
sulle carte. Nascondersi e smarrirsi
è un’esigenza come tutte le arti.”
*
RAFFAELE PIAZZA


sabato 6 ottobre 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = DI GIACOMO

FELICE DI GIACOMO: “ Canto silenzioso” – Edizioni del Leone – 2012 – pagg. 80 - € 9,00 –
Il percorso che Felice Di Giacomo intraprende con le sue poesie è un percorso singolarmente semplice, quasi ingenuamente segnato , per quel suo proseguire tra figurazioni eteree, o immagini in chiaroscuro, o illuminazioni vaporose, che tratteggiano testi incisi con la grazia del “liceo”.
Il poeta non propone voli pindarici , ricerche azzardate, ingorghi stilistici, ma abbozza sussurri , silenziosi scampanii di carezze, pentagrammi per ritmi sincopati: “Conosco una musica dolce/ di là fra le stelle luccicanti,/ conosco un quadro/ disseminato fra mille pensieri,/ conosco un punto/ dove cielo e terra si toccano,/ conosco un luogo/ dove un giglio profumato e puro/ di giorno han calpestato./ Conosco un posto/ dove vigili pensieri d’agonia/ fremono in fiume azzurro…” –
Il tuffo nella memoria , o il riscontro del quotidiano si piegano agli scalini che le trasparenze virtuali riescono a concepire con metafore e pregnanze. Lo scavo nel divenire lambisce i segreti delle visioni , in una molteplice varietà di recitazione, a volte impressa nella incantata prosa poetica che traspare tra i versi lunghi fuori dalla metrica. Il poeta sa scavare tra i segreti che il rintocco delle campane diffonde per vallate ed anfratti, sa ritrovare il brivido che la pioggia gelida intreccia tra le foglie rinsecchite, sa schiudere i ritagli che l’eco delle onde marine portano a riva , sa riallacciare i sentimenti che il fragile profumo dell’amore effonde tra la sabbia ed il cielo.
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 5 ottobre 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANZALONE

SALVATORE ANZALONE : "Parole mancine" - Edizioni Simple - 2012 - pagg.72 - € 12,00
"Prefazione"-
Il limpido riflesso, che filtra pagina dopo pagina nella continua pronuncia dell’amore, si allarga a volte in un coro perfettamente rappresentato dalla voce scenica, che innesta il gioco delle luci nelle sequenze armoniose del canto. Spessore e significato dell’eterno rincorrere quell’astratto e pur carnale “Eros” , perfettamente tangibile nella speranza e nel desiderio , nel sogno e nel timido quotidiano. La tradizione tende a confermare il mito , per il quale ogni sospiro viene ammaliato dalle visioni musicali della figura muliebre , in tutte le sue variopinte tracce, richiamando chiaroscuri e luci , morbidezze e plasticità che ripercorrono istantanee e memorie.
“…sei lo specchio dell’anima di sera/
quando tutto sembra spegnersi lontano/
tu arrivi dentro la mia vita.”
Salvatore Anzalone struttura questa sua narrazione con una merlettatura tutta personale, nell’intercalare frasi a stringati ornamenti del linguaggio, si da dare ritmo e cadenza per una pluralità di figurazioni, sapientemente orchestrate nel personaggio chiave della sua illuminazione.
* *
Uno sguardo posto nella circolarità della fascinazione femminile, con elementi che compongono una recitazione coerente e a volte deliziosa , quasi a rendere traboccante un temperamento che rincorre e aggancia la immaginosa avventura dei due sessi. Così il fruscio delle foglie primaverili o il più semplice battere delle ali di una farfalla sono stimolo palpitante per riaccendere fantasie e ricordi, per concedere nuovi brividi al poeta che accarezza profumi e materializza sussurri:
“Torni come le stagioni che si
assiepano lungo i giardini
con sciami di farfalle e bambini/
tornano le tue stagioni/ le nostalgie
i campi da gioco / le fantasie
con l’erba a quadrifoglio/ i rami fioriti…”
La vita ha un umore policromatico, se i pensieri che si snocciolano racchiudono il tesoro di minuti , di fulmini , di improvvisazioni che conducono ad imprevista felicità. Una realtà che essa stessa un punto di arrivo tra le braci assopite o le improvvise visitazioni.
* *
Vero e proprio “canzoniere”, che sfoglia, con l’eleganza di un ricco corredo, le emozioni di chi cerca di fasciare delicatamente l’indeterminatezza degli atti d’amore, nel gusto manieristico dell’accostamento dei contrari o nella sospensione delle apparenze.
Alcuni paragoni si accendono nel barocco, nell’intento di una narrazione che produce metafore molto significative, quasi sempre nel candore di una ingenua sfumatura. Il verso compatto si snoda in immagini che tendono a ripetere l’incantesimo sempre presente , abbagliato tra le circonvoluzioni cerebrali del poeta.
La visione della donna , capelli lunghi sciolti in una cascata di colore, è un dipinto armonioso che trascina , il simbolo che apre gli spazi rivelando antiche ed al tempo stesso modernissime misure del ritmo , la certezza che qualcosa di palpabile possa rimanere a suggello del “momento”:
“…Le tue carezze dovrebbero stare
per sempre nel museo della vita.”
* *
Continuo montaggio che gioca con le possibili prospettive del filtro, che pronuncia meditazioni e divagazioni fantasiose eppure sfuggenti, fluide fino al punto di coagulare la passione nascosta con l’illusione gustosamente iperbolica.
“…Forse in un’altra vita saremo due aquile,
per andare lontano ad ali spiegate nel cielo
tra la terra e il mare, o forse lo siamo già.”
Il fuoco prometeico cede al gioco delle cadenze e rimbalza all’interno delle corrispondenze, quasi a suggerire uno sconvolgimento del presente per la sconfinata illusione di un futuro iperbolico.
*
“…M’innamoro di te e mi arrendo
all’infinita attrazione l’inquietudine muta,
smussata dal gesto libero dei baci,
l’orizzonte è perduto, sfumato
dall’appagamento lascivo dei sensi
la camera da letto è lo spogliatoio dell’anima.”
Il discorso poetico finisce con l’ebbrezza degli infingimenti e senza ambiguità la parola accetta sostanza e affermazioni ad indicare un preciso punto di arrivo un’assoluta conquista del “possesso” , fra mente e sangue, fra corpo e anima.
L’entità femminile fisicamente si trova nel canale inquietante della valenza pittorica , è presente in ogni composizione ed è percepita nel messaggio come vivo miraggio.
*
“…essenziale bellezza che si annusa
dentro il cotone della tua maglietta.”
*
Il “continuum” della scrittura è operazione che ben si delinea in questi testi, ove l’incisione interviene a completare la frase, ove il significato si appoggia energicamente alla parola, ove i parametri tentano con semplicità il patrimonio memoriale, fuori dalla ridondanza e tenacemente vincolato al quotidiano, ed in fine rigorosamente composito per un suo ordine architettonico.
ANTONIO SPAGNUOLO --



NOTIZIE = NGUYEN CHI THIEN

Il poeta vietnamita Nguyen Chi Thien, è morto in California dove viveva dal 1995.
E' stato il più noto intellettuale dell’opposizione anticomunista al tempo del Vietnam del nord trascorrendo 27 anni tra campi di rieducazione e carcere.
**
"Lettera dal padre"
E’ così tanto che non ci arriva una tua lettera –
moriamo dalla voglia di avere tue notizie.
Ti dirò in breve come va qui a casa.
Mamma è diventata mezza cieca dei due occhi,
giorno e notte ciondola per casa.
Io non sono molto più di vecchio rimbambito adesso,
le gambe mi tremano tutte quando muovo un passo.
Solo per l’indirizzo sulla busta, devo sforzarmi la testa!
Vorrei tu fossi a casa ad aiutarci.
Pensandoti piangiamo sempre,
non sappiamo se stati al campo di prima
o se ti hanno trasferito chissà dove.
Mamma continua a chiedere in preghiera
Che tu stia ben al sicuro, e non malato.
Quando ricevi questa mia, vedi
di scrivere a casa – vogliamo tue notizie.
Disdetta, che nei tuoi giorni giovani e folli
Pensasti pensieri sbagliati, discutesti, protestati!
Ora devi pentirti con tutto il cuore:
solo allora ti perdonerà il Partito
e noi potremo sperare di rivederti
prima che entrambi passiamo a miglior vita.
Non sappiamo proprio che altro dire –
ma permettici di ricordartelo: bada alla salute.
Sei ancora giovane!
Sopravviverai senz’altro, figlio mio.
Crediamo ancora che il cielo e la terra
non manderanno in rovina la gente semplice, buona.--
**
da Nguyen Chi Thien,
"Flowers from Hell"


SEGNALAZIONE VOLUMI = CATERINA DAVINIO

CATERINA DAVINIO – “Il libro dell’oppio” – puntoacapo Ed. – Novi Ligure (Al) – 2012 – pagg. 165 - € 16,00
Caterina Davinio, nata a Foggia nel 1977, è cresciuta a Roma. Il libro dell’oppio è un testo non scandito e, per questo, può essere definito di natura vagamente poematica.
Il suo fulcro, il suo etimo, è quello dell’assunzione delle sostanze stupefacenti e del loro effetto sulla psiche umana.
I componimenti sono quasi tutti forniti di data e sono stati scritti negli anni ’70 e ’80, in prevalenza, ma anche negli anni ’90.
Il libro può essere definito uno spaccato delle culture giovanili di quel periodo, della generazione forse più colpita dalla droga..
Tutte le poesie sono pervase da una forte dose di corporeità, di fisicità, che hanno come elemento fondante l’incontro dell’essere umano con le droghe, che determinano nella coscienza paradisi – inferni artificiali.
Si tratta di testi scritti in genere in lunga ed ininterrotta sequenza e la lunghezza dei singoli sintagmi è eterogenea. Ottima la tenuta dei versi lunghi.
In Il libro dell’oppio assistiamo all’inverarsi di una poetica le cui parti procedono per accumulo.
L’autrice descrive efficacemente l’interanimarsi, anche erotico. di corpi maschili e femminili sotto l’effetto dell’eroina.
C’è da sottolineare l’eterogeneità delle poesie di questa raccolta, che sono di diverse lunghezze: infatti incontriamo testi lunghi. di media lunghezza e anche brevissimi.
Oltre al tema della sensualità dei corpi, sotto l’effetto delle suddette sostanze, è presente il tema mistico e vengono detti Dio, dio e gli angeli.
Da notare che la compresenza dei due temi antitetici rende intrigante il discorso della poeta: infatti si tratta di elementi, che, pur essendo tra loro molto distanti, sono pervasi dalla vita nelle sue manifestazioni più corporee e d’altro canto più eteree.
Molte poesie sono senza titolo e questo fattore crea, nell’ordine del discorso del testo, qualcosa d vago e, magico.
C’è sospensione e levigatezza formale in questa raccolta e, a livello espressivo, l’autrice presenta uno stile preciso, leggero e icastico.
E’ presene anche il tema della quotidianità come nel breve componimento, molto efficace e condensato, nel quale vengono dette delle prostitute nei pressi di una stazione serale, meretrici diverse tra loro nel loro aspetto: qui la poeta dice che si andava a comprare l’amore, ironicamente, visto che l’amore non si può comprare (il sesso invece e una merce).
A volte l’io-poetante è protagonista dei testi e la poeta tende a riflettere su se stessa: è molto autocentrata nel complesso tessuto linguistico che, senza sforzo, produce.
Altre volte le poesie sono descrittive e forse, in esse, si riscontra un calo di tensione, rispetto alle altre, pur essendo anche queste sempre ben strutturate ed efficaci.
E’ un libro composito anche perché alcune poesie, in massima parte composizioni verticali, sono composte da periodi interrotti da segni d’interpunzione.
Emana un fascino indiscutibile dai versi di Caterina Davinio, che presentano, come afferma Mauro Ferrari, nella postfazione, una frequente presenza della figura dell’ossimoro, che diviene elemento dominante.
RFFAELE PIAZZA --

giovedì 4 ottobre 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCESCO FILIA

FRANCESCO FILIA : “La neve” – Faraeditore – 2012 – pagg. 56 - € 11,00 –
Tempo di incursioni tra strade , vicoli, archi , sculture, chiese, stazioni , di una Napoli tutta da rivisitare e godere , anche se la neve non la si potrà facilmente vedere , se non occasionalmente qualche volta sulle falde del Vesuvio. Perché poi la neve è così importante per Francesco Filia ? Metafora della caducità , metafora del fragile , impalpabile, inafferrabile, e pur meravigliosamente vera, come la manna che non riusciremo mai a toccare. Tra mura e stanze abbandonate , tra piazze e giardini rigogliosi, tra il riverbero di una spalliera ed un orizzonte vermiglio, tra palazzi graffiati dal tempo ed il fuoco della memoria, tra gli assedi della lentezza e la fuga degli amori, si insinua il vocio della gente, pronto a sgranare preghiere o ad impastare lacrime. I volti hanno il segno dei millenni per quelle parole sussurrate , per quei pensieri che non giungono mai allo stupore , ma inseguono la ruggine per strappare bagliori.
Una poesia, questa dei “trenta frammenti” dedicati alla sua città, che trascina pagina dopo pagina, con una pastosa compostezza , realizzata nella struttura del testo da una carica culturale severamente distillata.
L’abbondanza della “parola” sembra qui rimestarsi nelle ombre di visioni, continuamente rivelantesi per un labirinto simbolico, che gioca tra presente e passato , tra vaghezze e perfezioni, tra percorsi e trasformazioni , che rendono la lettura costantemente significativa.
ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 3 ottobre 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = STEFANO VITALE

STEFANO VITALE: “Il retro delle cose” puntoacapo Editrice – Novi Ligure (Al) – 2012 – pagg 127 - € 13,00
Stefano Vitale è nato a Palermo nel 1958 e vive e lavora a Torino; ha pubblicato numerose raccolte di poesia, tra le quali ricordiamo La traversata della notte, puntoacapo, 2007.
Con Il resto delle cose l’autore si apre a nuovi orizzonti della sua poetica, raggiungendo una compiuta maturità espressiva.
Il testo, prefato da Gabriella Sica, è strutturato in quattro scansioni: quella eponima, Nato per caso, Il teatro della memoria e Movimenti naturali.
Come scrive la prefatrice già il titolo della raccolta suggerisce il rovescio da scoprire, il buio e il nascosto agguantati con “occhio sghembo”.
Non è d’altronde il nostro poeta della luce e della trasparenza se non raggiunta per vie tortuose e complicanze intermittenti.
Vitale, attraverso le sue parole compie una ricerca salvifica del vero senso.della Dalla sua poetica trapela il disincanto per il secolo passato, ma balenano anche rovine e macerie di epoche felici.
Quasi tutte le poesie sono strutturate in lunga ed ininterrotta sequenza e sono ricche di densità metaforica e sinestesica.
Solo le poesie della sezione eponima sono centrate sulla pagina e per la loro forma possono essere viste come trivelle dentate.
Quasi tutti i componimenti sono senza titolo e ciò contribuisce a dare al libro una certa unitarietà poematica.
Varie e composite sono le tematiche affrontate dall’autore ed è elemento costante nei versi una forte aggettivazione.
Uno dei temi ricorrenti è quello della quotidianità, ma non mancano riferimenti ad aspetti di tipo ontologico e riguardanti l’infinito. E’ presente una forte fluidità nell’ordine del discorso e assistiamo ad un vero e proprio scrosciare limpido dei versi.
Spesso i componimenti hanno un tono filosofico e molto scarsa è la punteggiatura: le poesie sono spesso caratterizzate da venature intellettualistiche..
Ci troviamo spesso a contemplare un vago naturalismo, come quando l’io-poetante è interanimato con gli alberi, e qui si assiste ad un vago senso di metamorfosi, di simbiosi, tra umano e vegetale.
Il retro delle cose, inteso da Vitale, è quello che si nasconde all’esperienza sensibile.
E’ presente un tono affabulante e notiamo una forte intensità nei sintagmi, una incisiva icasticità.
Ottimo è il controllo formale nei versi e le immagini sono evocative e suggestive: tutti i componimenti sono ben risolti. I versi sono irregolari e di diversa lunghezza.
Raramente le composizioni sono formate da strofe e sono quasi sempre connotate da una forte compattezza.
Nello scritto intitolata La tentazione ermetica di Gianluigi Matta leggiamo che l’oscurità e l’enigma affascinano il poeta. Stefano Vitale guarda a Stravinskij, nelle sue poesie si affrontano incomprensibilità e fascinazione, che il musicista chiamava dissonanza ed il poeta chiama poesia ermetica.
Le poesie di Stefano sono un enigma dove l’ombra di una soluzione può servire da parola chiave per svelare l’immagine poetica e rendere trasparente l’oscurità.
L’io poetante è fortemente autocentrato e la dizione è caratterizzata da chiarezza ed eleganza.
Un esercizio di conoscenza tout-court, quello messo in atto da questo poeta, nell’esplorare tutti i campi esistenziali. Le poesie, che procedono per accumulo, si stagliano ognuna sulla pagina, come singoli tasselli musivi di un insieme più vasto, fino a formare policrome forme.
Talvolta il poeta descrive immagini naturalistiche molto levigate e condensate.
Molto spesso è presente una riflessione solipsistica e c’è una forte dose di bellezza accattivante, che si rivela attraverso il giustapporsi dei sintagmi che compongono i vari componimenti.
Una discesa negli inferi, quella di Stefano Vitale, ma anche un emergerne attraverso una parola mai alogica e e a volte velata da una luce tenue.



Il retro delle cose
sono ombre e fili tirati
sciabole di luce e catene e prati
possenti ritratti di ombre tese
che mute avanzano nelle gabbie
di fari allineati occhi sgranati
di uccelli notturni immobili e inquieti
oltre il respiro della tenda rossa
che si apre e si chiude nel gioco di specchi
oltre le grigie pareti di nastri d’acciaio
insospettabili strumenti di tortura
governati da nascoste mani sapienti.
*
RAFFAELE PIAZZA

martedì 2 ottobre 2012

NOTIZIE = RIVISTA

L'ORTICA - ottobre 2011 - marzo 2012 (nr.9/110)
Sommario :
Claudia Bartolotti : Difficoltà della parola
Yves Bonnefoy : Equipollente ( traduzione di Pasko Simone )
Giovanni Vecchio : Le ali del vento
Fabio Cortini : La masnada del Tabarro
Davide Argnani : rovistando riviste nel mondo
Marco Mazzoli e Jenny Laghi : Il ragazzo dei gorilla viola
Salvatore Cifalinò : Inediti
Alessio Pelusi : Inediti
Davide Argnani : Segni e segnali
Wilma Minotti Cerini : Una cerimonia particolare
Ultime pubblicazioni dell'Ortica
Tam - Tam
Giovanni Trimeri : Approfondimenti critici (Fiori di carta)
Davide Argnani : Sandro Sardella
Concorsi-
Riferimento : centroculturalelortica@gmail.com