lunedì 30 novembre 2015

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIA DE LORENZO

Maria De Lorenzo – “Un lungo desiderio” - Fermenti Editrice – Roma – 2014 – pagg. 97 - € 12,00

Maria De Lorenzo (1921 – 2013), autrice di sei raccolte poetiche, la più recente delle quali è “La tenue vita” (Fermenti, 2012), è vissuta e morta a Roma.
Traduttrice dal russo di opere di narrativa e per Einaudi de “La mia vita nell'arte” di Stanislavskij, ha vinto il Premio Minturnae 2002 con “Diario d’utopia”, 1999.
“Un lungo desiderio” è la sua silloge postuma e presenta una postfazione di Nino Borsellino, ricca di acribia, intitolata “Un luminoso addio”.
Nino Tricarico, per il suddetto testo, ha realizzato l’acquerello di copertina e gli altri che intervallano i componimenti.
Il volume, costituito da quarantadue composizioni e da una breve prosa, è scandito in sei sezioni: “Penultime, Paesaggi, Persone, L’ultimo sogno, Improvvisi, Lui ed io”.
I versi della poeta si rivelano attraverso un poiein contenuto e concentrato. Lo stile è pervaso da nitore, la forma icastica, la struttura misurata e controllata.
Il ritmo è sempre sostenuto e incalzante ed evoca suggestioni di segreta armonia.
L’opera è molto articolata e varia a livello architettonico, composita nella sua chiarezza
La prima poesia della raccolta, senza titolo, ha un carattere programmatico.
Nella suddetta il tema è quello delle parole stesse che la De Lorenzo nell’incipit dice di voler sciogliere dai lacci del tiranno, parole che bene si adattano alle sue illusioni, vocaboli dei quali molti sono volati via con i suoi pensieri in fuga.
Un nominare la pratica della poesia che riflette su se stessa.
Una poetica vagamente neolirica, nella sua visionarietà, che ha per cifra essenziale uno sgorgare di frasi affabulanti e suggestive, le une dalle altre, quella che ci presenta Maria.
Tutte le poesie sono connotate da compattezza e densità semantica e sintattica e si realizzano, frequentemente, nel tessuto linguistico, accensioni e spegnimenti.
Una vena assertiva ed epigrammatica, vagamente ironica, viene espressa in alcuni componimenti brevi.
Anche il tema mitico si inserisce nel discorso in una poesia nella quale vengono detti gli dei che, provenendo da oscuri abissi e dai mari, sfidano i viventi.
Molto bella la chiusa di questa composizione nella quale l’io-poetante si rivolge ad un “tu” imprecisato che, nell’atmosfera tragica, paradossalmente, andando controcorrente, continua a chinarsi per raccogliere una primula.
Nella parte intitolata “Paesaggi”, Maria riesce a tradurre in versi le emozioni dei suoi viaggi provate dinanzi a scenari di città di tutto il mondo, luoghi che vengono interiorizzati.
L’attenzione qui si sofferma spesso sugli abitanti dei posti visitati, osservati con stupore in quanto sono depositari di altri retaggi e culture.
Le raffigurazioni sono sempre scattanti e leggere, permeate da luminosità e tendono a scavare nel profondo.
Particolarmente interessante la poesia “Una stretta simmetria”, tratta dalla sezione “Persone”, nella quale la De Lorenzo s’interroga sulla sua identità.
In essa la poeta viene definita da una voce arcana come una donna sola, che non sa come sarà il suo avvenire.
Spetta a lei immaginarselo e si vede essa stessa con una lunga serie di attributi a dilatarsi in stretta simmetria, nel raccogliere pulviscoli di stelle.
Perché il titolo “Un lungo desiderio”?
A questa domanda risponde Borsellino stesso nella postfazione, affermando che desiderio è una parola fortemente caratterizzata nella poesia di Maria.
Indica una persistente voglia di vita che induce i lettori a un contatto confidente.
Un realizzare la scrittura in modo originale, che sa creare atmosfere di sospensione e di magia, attraverso le invenzioni linguistiche, sempre eleganti e calibrate..
*
Raffaele Piazza

domenica 29 novembre 2015

PREMIO POESIA = CITTA' DI VECCHIANO

Premio “Città di Vecchiano”
Lingua italiana.
Sezione A: Poesia Edita in Volume. Inviare un'opera,
pubblicata negli ultimi dieci anni, in cinque copie. Una copia
andrà alla Biblioteca Comunale di Vecchiano.
Indicare su foglio a parte nome, cognome, indirizzo, numero
telefonico ed eventuale email.
Sezione B: “Salvatore Policardo”, poesia inedita per
adulti. Inviare max tre liriche dattiloscritte, ciascuna non
superiore ai 40 versi, in cinque copie, di cui una con nome,
cognome, indirizzo, numero telefonico ed
eventuale email.
Sezione C: Narrativa inedita per adulti. Inviare un
racconto max 10.000 battute (spazi compresi) in cinque
copie, di cui una con nome, cognome, indirizzo, numero
telefonico ed eventuale email.
Sezione D: Saggistica. Inviare un saggio edito, su un Autore,
o una Corrente della Letteratura italiana o straniera, o su
tematiche di carattere sociologico, filosofico, politico,
storico, dai primi del ‘900 ai giorni nostri, in tre copie.
Un'eventuale quarta copia andrà alla Biblioteca Comunale di
Vecchiano.
Indicare su foglio a parte nome, cognome, indirizzo, numero
telefonico ed eventuale email.
Sezione E: Giovani. Inviare una lirica max 30 versi, o un
racconto max due cartelle dattiloscritte. Si raccomanda
vivamente di inviare un solo elaborato per alunno. Non sono
ammessi lavori di gruppo. Questa Sezione, gratuita,
comprende: ragazzi dagli 8 ai 13 anni e dai 14 ai 18 anni.
Inviare l'elaborato in cinque copie e una recherà: Cognome,
Nome (indirizzo privato completo di numero telefonico e
eventuale email),
data di nascita, Scuola e Classe di
appartenenza. Scrivere in modo completo e leggibile i dati
di cui sopra.
Sezione E1 Giovani: Arti Visive,
Richiedere il bando completo a : piccirillolor_1959@libero.it

sabato 28 novembre 2015

POESIA = ANNALISA RODEGHIERO

QUESTO INFINITO

Portami là,
dove tutto torna liquido,
dove con te, ancora
morirò e rinascerò.
Dimmi cosa c'era
prima.
Non febbre, non api, non voli.
Ora la vita, questo averti dentro,
ora la gioia, il canto nelle vene:
perché l'amore è questo,
questo sangue che pulsa nelle tempie,
a tamburo battente,
è l'Universo intero.
Il fiume caldo che ci scorre dentro.
Questo infinito
che non possiamo trattenere,
uno spicchio di mela
tra le tue labbra umide.
*
UNA MADRE LO SA
Lo senti?
E’ muto il dolore del silenzio
questa notte.
Come se l’Universo
non avesse la risposta,
come se il grembo
non avesse voce
nel richiamare a sé, le stelle.
Lo so, ci vorrà un urlo
più forte ancora
di quello con cui ti ho messo al mondo.
Servirà graffiare
la terra fino alle sue viscere.
Ma una madre lo sa
come si arriva al nucleo,
come si partorisce
la vita dalla morte.
*
DELIRIO
(ovvero tutto e il suo contrario)

Allora dimmi, c’è un modo di amare?
Un più, un meno. Un forse, un casomai.
Un più in là, un giorno, un tempo.
Un per sempre, un mai.
Un intero. Una metà.

Ma se tu non avessi scritto,
se io fossi stata fuori.
Ma se prima, se poi.
Se lei fosse stata distratta,
se tu per caso altrove.

Se quel giorno, se mai.
Se fossi stata prima,
se fossi stata l’ultima.
Se non fossi passata di là.

In questa vita. In questa morte.
Io più di te, tu più di me.
E io mi nascondo e tu corri.
Ma io ti avevo detto e tu pure lo sapevi.
In questo andare, in questo venire.

Non l’avevi capito!
l’intera gioia voglio… e il pianto intero. (da) “ Di spalle al tempo”
*

ERANO DISTESE DI LAVANDA

Come se niente fosse
sempre su corolle appena schiuse
ulula obliqua la tormenta e strappa.
Erano distese di lavanda al sole
a inebriare il grido dei voli.
Deliranti il tutto pieno
e il niente.
Cosa cercavi allora
quando mi invitavi al sogno?
Di sogni non si vive
e non si muore.
E se d'eterno
fosse stato il bisogno,
non nei voli d'ali
imporporate a festa,
dovevamo noi cercare
ma in quell'essere noi angeli
in altra dimensione.
*

DI SPALLE AL TEMPO

Di spalle al tempo,
a parole che non torneranno,
chiuse ormai in un velo di silenzio,
oggi tace anche l’ultimo tormento.

Di spalle al tempo,
soltanto sola tutta mi comprendo,
oltre i miei occhi,
sghembi ad altri sguardi.

Primavera divento spalle al tempo
e pianta mi sento
e frutto e rosa e mano preziosa
che su candida pelle si posa. (da) “ Di spalle al tempo”
*

IN BILICO COSTANTE
Ecco, vedi adesso com’è azzurro il cielo?
Bastava assecondare il tempo
come seguire i cicli della luna
o aspettare
che s’alzasse e scendesse il mare.
Ora stordito,
il girasole esibisce il capo eretto
oltre il confine serrato,
le ferite non chiuse,
oltre la falsità dell’insoddisfazione.
Svetta fiero
e chiama il vento a impollinare l’astro.
In bilico costante
tra ciò che è luce o buio,
tra ciò che ride o piange,
tra ciò che nasce o muore:
la vita dà, toglie, la vita.
E allora già sai
che abbasserai smarrito
la tua corolla gialla
quando, troppo presto verrà sera.
Ma ora sconfina e fino
a che puoi ancora, allunga il volto al sole.
*
SI, TORNERANNO- A Ermanno Olmi

Si spegne ancora il cielo sopra i prati
dell'Altopiano, quando si fa voce
l'eco di un ramo che secco si spezza
nel bosco trasudante primavera.

E allora il vento odora di vermiglio,
trema di angoscia, di febbre e di gelo,
e spande fango su barbe ventenni
folte di vita e avide di sogni.

Sogni di un figlio da stringere al petto,
di un seno morbido da accarezzare
in sguardi colmi d’idee di futuro,
dove non era prevista la morte.

Nell'avanzare dei giorni d’autunno
li vedi ancora quei grandi occhi chiari
scrutar la notte temendo il silenzio
tra i fitti abeti e il larice dorato.

Gambe tremanti su impervi terreni,
trincee allagate di lacrime e pioggia,
fosse sepolte da metri di manto,
dossi di Asiago coperti di pianto.

Di labbra schiuse sull'ultimo nome
la verde conca conserva i segreti
e in grembo culla, nell'unico abbraccio,
triste il lamento che chiude la vita.
*
ANNALISA RODEGHIERO

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANNALISA RODEGHIERO

"DI SPALLE AL TEMPO" di ANNALISA RODEGHIERO

(UNA NOTA DI CRITICA)

Nasce ad Asiago. Cresce con l'amore e la passione per la poesia e la letteratura. Al suo attivo alcune pubblicazioni in versi, tra cui Viaggi Di Versi, Alda nel cuore, Goccia a goccia, Infinitamore, Percorrimi tutta. Si tratta di Annalisa Rodeghiero, valida poeta, vincitrice di svariati premi in concorsi di poesia nazionali e internazionali con numerosi riconoscimenti di merito e apprezzamenti da parte di critici letterari. Oggi si presenta con una nuova silloge poetica "Di spalle al tempo" (Venilia editrice), prefazione di Stefano Valentini e postfazione di Roberto Mestrone. Poesia vera, coinvolgente, ricca di sentimenti fondanti, puri, giusti, quella di Annalisa Rodeghiero; poesia che traspira e trasuda dalle pagine di questa raccolta, con esondazioni dell’anima che si fanno verso, parola poetica, intimo richiamo alla vita. Motivo fondamentale per cui oggi si decida di scrivere, credo sia da rintracciarsi nel forte desiderio di volerci assolutamente ritrovare, perché ci siamo “umanamente perduti”. E per Annalisa Rodeghiero la poesia è quella forma di scrittura, quella strada artistica, quella terapia psico-fisica che La conduce alla salvezza. Se scrivere è arte del pensiero, se scrivere è arte della comunicazione del nostro pensiero, se scrivere è arte della gnoseologia, quest’arte è propria della nostra Annalisa perché essa Le appartiene dal momento che Ella viene ad evocare e fotografare con occhio attento e obiettivo vicende e fatti quotidiani che il tempo aveva nascosto, se non addirittura obliato. La poesia è una pittura che parla e, al contrario, la pittura una poesia che tace, ebbe a dire Giambattista Martini (frate francescano e musicista bolognese del ‘700); la poesia della Nostra viene ad essere, altresì, una sequenza di pennellate che parlano con i colori della propria quotidianità, con tutti i colori di un arcobaleno interiore. E Aristotele: La poesia veritas est, perché in essa e attraverso di essa si riesce a cogliere l’essenza della propria esistenza. In merito al poeta, il Carducci così scriveva: Il Poeta esprime se stesso e i suoi convincimenti morali ed artistici più sincero, più schietto, più risoluto che può: il resto non è affar suo. Come nasce la poesia della Rodeghiero? La Poeta, tutta chiusa in un Suo mondo socio / filosofico, rievoca in fantasia, attraverso la suggestione della memoria e i suggerimenti di quanto Le sta intorno, sensazioni che si riproducono nella loro originaria purezza, visioni di momenti spazio / temporali. Preziose gemme sono le liriche contenute nel presente volumetto; tutte rappresentano la viva voce del cuore perché ricche di maturità di pensiero e di alta sensibilità: Le coeur a ses raisons que la raison ne connait point, scriveva Blaise Pascal (1623-1662 – matematico, fisico, filosofo, teologo francese). La poetica rodeghieriana si svolge, per tappe successive, come in due grandi fasi particolarmente distinte. La Poeta esce dal suo isolamento ed entra in contatto con il mondo; il monologo diventa dialogo, il dolore personale si trasforma in doglia umana più vasta, fino a diventare cosmica (vedi Leopardi, Pascoli); la rappresentazione si fa più distaccata e obiettiva. Una voce, quella di dell'amica Annalisa, capace di sviluppare tutta una serie di ritratti comportamentali tali da creare un perfetto connubio tra il personale e il sociale. E di nuovo respiri: … ti risvegli // ti affacci alla brezza / di un vento dolce / sul collo accarezzato / da parole nuove // … e di nuovo respiri // con stupore bambino / l'azzurro tondo di un cielo terso, mentre si scioglie nel tempo che, nel contempo, si scioglie nei suoi versi, la Rodeghiero viene a sublimarsi nel “quid” del suo pensiero / messaggio. Messaggio come racconto di sé, come ricerca di quella verità che la Poeta trova nel mondo della sua poesia, della sua storia. Un vero tessitore e cultore, dunque, della poesia / storia umana, l’animo poeta della Nostra. Questo schiudersi dell’animo a più larghi orizzonti ha portato nella Sua poesia un tono più aperto e distensivo, ma anche, talvolta, un diluirsi dell’ispirazione, che tende all’oratoria. Quando però la Poeta riesce a sfuggire alla morsa del presente e risalire, lungo la via dei ricordi, alle evocazioni che più Le sono care, allora la poesia risorge e s’avviva di una grazia nuova: basterebbe ricordare i duri e pesanti versi della lirica In memoria (delle madri di Auschwitz): ... Noi madri vive / nel respiro dei figli / ci pieghiamo in ginocchio / sul vostro dolore (…) Urliamo per voi / ormai senza voce: / mai più nel terrore / la madre e il suo fiore. Mi sembra di (ri)leggere e di (ri)sentire Quasimodo, Nobel per la letteratura nel 1959 che così poetava: E come potevamo noi cantare / con il piede straniero sopra il cuore / … al lamento / d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero / della madre che andava incontro al figlio / crocifisso sul palo del telegrafo? (Alle fronde dei salici). Annalisa Rodeghiero riesce a 'poetizzare' la vita, narrandola in modo semplice, lineare e scorrevole con uno stile sobrio sulla tela di una storia / racconto coinvolgente che riesce molto bene ad immergere il lettore nel tempo e nello spazio. Nel cantare l’amore, gli affetti, la vita, la solitudine, la morte, il bello, Ella dà alla fantasia, attraverso il suo discorrere, quelle pennellate di puro realismo possibilistico tale da potere intravedere nelle varie tematiche umane e sociali l’uomo, la donna di tutti i giorni: tutti nei loro ruoli socio-culturali nei quali si trovano ad operare. Dotata di forte energia poetica, la Poeta ci presenta componimenti / ritratto dell’esistenza umana, sintesi, tutti, di una vita che, nella sua globalità, comprende le immense ed infinite problematiche quotidiane dell’uomo di sempre. Ottantadue liriche, altrettante preziose perle di una collana letteraria che rappresenta la lunga ascesa verso la conoscenza / scoperta del proprio 'Ego' naturalmente poetico. In esse, tranne che in poche, la Poeta fa piazza pulita delle vecchie forme della metrica e della vecchia magniloquente retorica, usando talora versi lunghissimi, talaltra versi di una sola parola; nella Sua poetica si legge l’essenzialità e, per ottenere tale risultato, rifiuta il linguaggio già convenzionale della poesia, esprimendo quei sentimenti che appartengono esclusivamente al Suo mondo interiore. La poesia rodeghieriana, come la poesia di tutto il Novecento, possiede una forma assolutamente aperta senza norme ritmiche necessitanti. Essa ha le caratteristiche della suggestività musicale, della forza evocativa, della creatività fantastica, dell’intensità patetica, della ricchezza del pensiero. La lingua usata dalla Nostra è una lingua 'parlata', la lingua di tutti gli uomini e di tutti i giorni, resa significativa per la straordinaria tensione con cui viene pronunciata. Per quanto riguarda la metrica, essa è affidata sovente, come avviene nella poesia di Ungaretti, al ritmo interno della singola parola, che si rivela molto spesso parola / concetto, parola / immagine, parola / suono. La nostra poeta sembra guardare alla sua vita e, in generale, alla storia degli uomini. Perciò la Sua poesia si rivela meditazione dell’uomo sul vivere proprio e sul vivere di tutti. È, quindi, da sottolineare che significati dell’esistere, motivi etici individuali e sociali fanno parte degli elementi costitutivi della Sua poesia. L’Autrice del libro fa poesia per egemonizzare la qualità dell’uomo, il valore del sentimento, l’eticità della persona che spesso viene distrutta, nel presente, dal consumismo sfrenato costantemente predicato dai mass-media e dal cieco materialismo in cui l’uomo, volente o nolente, è caduto e continua a cadere. Quella di Annalisa Rodeghiero è poesia / diario, il giornale essenziale delle forme essenziali della poesia: così Carlo Bo viene a definire la poesia di Ungaretti. Di spalle al tempo: un’opera socio-poetico / filosofica che, nel suo essere coinvolgente e didatticamente travolgente, porta ciascuno di noi a riflettere sul senso della vita, sull’importanza dell’amore e sul significato della 'parola parlante' che, come energia vitale nel rapporto umano e sociale, tende a smaterializzare lo scorrere del tempo, conquistando il cuore dei suoi lettori. Un libro che si legge molto volentieri perché ogni verso è una vera grande emozione. Versi che invitano il lettore / fruitore a ritemprarsi nella fresca sonorità poetica / immaginifica / narrativa di un mondo, tutto di Annalisa Rodeghiero che si rivela un'eccellente poeta, degna d’immensa stima e di tanto apprezzamento e, sicuramente, una voce che canta, con tutta la passione di una grande scrittrice, l’amore per la vita. Un’opera poetica, Di spalle al tempo, decisamente completa che non poteva non chiudersi se non con la bellissima lirica A mia madre, intrisa di tanta interiorità e di ineguagliabile calore umano, venendo a testimoniare la carica di quel sentimento così umanizzato e umanizzante, altrettanto sincero e veritiero che, con facilità, si riesce a immaginare la statura morale e intellettuale della nostra Poeta: Per te madre / io figlia canto / l'orgoglio bambino / di camminare al tuo fianco, / il valore assoluto / di ogni tuo dire, / il tempo immolato / al nostro domani, / lo sguardo esclusivo / per i doni del grembo. // Per te madre / io madre canto / l'amore perfetto / imparato e trasmesso, / le rinunce volute, / le infinite risorse, / l'attenta presenza, / la gista distanza, / gli affanni, le attese, / l'abbraccio al traguardo. Di spalle al tempo, un libro di emozioni, il libro della parola oggetto della realtà. E Annalisa Rodeghiero, la poeta della vita.

Vallecrosia, 30 luglio 2015 – Prof. Francesco Mulè
(Poeta, Critico letterario, Promotore culturale, Fondatore e Presidente del Circolo “Smile” di Vallecrosia, Giornalista)

venerdì 27 novembre 2015

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIUSEPPE SCHEMBARI

Giuseppe Schembari : “Naufragi” – Sicilia Punto L. Edizioni – 2015 – pagg. 64 - € 5,00-
Un rovente susseguirsi di immagini colorate e sofferte , quasi un vortice di visioni e rimembranze che si fondono nella policromia del verso. Il vissuto, “ lamento stanco e arrugginito”, rivela un palpitante variegato stato di ansia, quasi a suggellare l’ineluttabilità dell’imprevisto , o del prevedibile . Le pagine scivolano come in un diario esistenziale , nel quale il tocco del subconscio riesce a determinare le utopie che si affacciano tra le circonvoluzioni cerebrali. Tracce disegnate con il compasso , con la sottile spatola, con il lapis, per rincorrere le figure : “Le gambe di Patrizia / conoscono il ritmo sensuale della danza/ accavallate disegnano nell’aria / un semicerchio morboso …” – “Quando la vertigine / è un soffio / che genera disordine / dileguarsi / è ciò che resta / un bisogno chiamato / abbandono.” – “Forse sognare non basta / ci siamo distratti un po’ troppo / o forse credevamo di star bene / nonostante tutto / anche se dilagavano a dismisura / le metastasi del malessere …” – Cronaca quotidiana , una sorta di dispiegarsi singolare mantenendo sempre un’ostinata luce penetrante quale contrassegno del proprio modo di essere al mondo.
ANTONIO SPAGNUOLO

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia e il libro di poesia"

Scrive con vaga grafia, Alessia,
nell’aria disadorna senza fiato,
inchiostro rosapesca come l’estate
o l’inoltrata primavera.
Scatta il volo di un gabbiano
e trasale Alessia azzurrovestita
nell’aria vegetale della consecutiva
attesa. Sulla scrivania I fiori del male,
sua lezione per la vita e la
scrittura accade dalle mani affilate
come un attimo disadorno
come un bagliore Alessia
alla trentesima poesia
del suo libro per la vita,
pioggia a cadere esteriore
sulle cose senza tempo in segno
di vittoria. A destra il mare
a sinistra una nube bluastra
gioca a farsi ragazza o cavallo.
Epifanie del nulla, a poco a poco
tutto si ricompone, ecco lo squillo
del telefono, la voce di Giovanni.

E’ il 1984 attesa sgretolata ecco
il primo appuntamento
ci sono il parco, la panchina e le labbra
da baciare.
*

"Alessia e la marea"

Sottesa alle stelle senza
inizio né fine ragazza Alessia
nello specchiarsi nella
polita lastra del mare.
Acque nell’anima ad entrarle
a rinfrancarla dopo la notte
di plenilunio, ansia a stellarla.
Gioca con il ciclo delle
onde Alessia, il liquido
elemento a farla donna
pari ad amnio.
Marea che sale in un rigo
blu della mente di Alessia
nella sera precedente
che non torna. Alessia si veste
per la vita, jeans sdrucito
e maglietta gialla,
l’aria fredda respira a giungerle
a di ragazza l’anima.
Sul lungomare si stagliano
delle acque le tinte
e il pescatore del 2015
proteso con la canna.
*

"Alessia nell’albereto"

Va ragazza Alessia nella zona
dei pini rasente a dei passeri
il volo. Ali invisibili a librarsi
e canto armonico ad ogni passo
(nella mente il sogno più
dolce per Alessia nel ridere
da sola come una donna,
sedici anni contati come semi).
S’inalvea il pensiero dove
era già venuta un anno fa
a contemplare di Veronica
la villa tra le cose rinnovate
dallo sguardo, il giardino
e dell’interno le camere.
L’albereto nell’entrarvi
di Alessia la vita nel percorso
fino al mare da vedere
per immergersi.
*

"Alessia e l’aquilone"

Neve di dicembre per Alessia
a scrivere impronte nel bianco
polito pari alla sua prima volta
con Giovanni nella camera
dalle pareti e l’anima candide.
Ragazza Alessia con l’aquilone
dalle sette tinte nel lanciarlo
al cielo nel toccarlo a tingersi
di vernice azzurra. Immensità
a detergerla nella chiostra sconfinata
della gioia nel previvere il letto
di piacere di stasera.
E l’interrogazione di storia
è andata bene.
Gioisce Alessia con l’erbario.
*
Raffaele Piazza

giovedì 26 novembre 2015

SEGNALAZIONE VOLUMI = SILVIA COMOGLIO

Silvia Comoglio – “Via Crucis” -puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2014 – pagg. 31 - € 6,00

Silvia Comoglio è nata a Chivasso (TO) nel 1969.
Ha pubblicato diverse raccolte di poesia e suoi testi sono apparsi in vari blog e riviste.
La poesia religiosa è un genere poco praticato nel panorama letterario della nostra contemporaneità e trova un suo esempio importante nell’antologia “Poesia di Dio”, edita da Einaudi nel 2005.
Nel suddetto testo, sul tema della trascendenza, si possono leggere le poesie di un vario campionario di poeti italiani, dai cattolici Luzi e Turoldo, da Montale, Ungaretti e Quasimodo, fino a Carifi e Merini.
Lo stesso Mario Luzi e anche Alberto Bevilacqua hanno scritto i testi della Via Crucis, destinati alla cerimonia della Chiesa Cattolica, che si tiene in Piazza San Pietro il Venerdì Santo prima della Pasqua e che viene trasmessa in televisione.
La Via Crucis stessa può essere considerata come riattualizzazione di eventi storici avvenuti circa duemila anni fa, oltre che come dogma fondante della Chiesa.
Costituisce un argomento che può dare fertili spunti non solo ai poeti ma anche a scenografi e sceneggiatori, quando il primo attore è spesso il Papa stesso.
Silvia Comoglio, in Via Crucis, si fa acuta interprete dell’evento, traducendo in quindici testi, in lunga ed ininterrotta sequenza, le varie stazioni, i vari momenti, vissuti dal Cristo, che divengono rito in una manifestazione, un’epifania estetica.
I quindici componimento sono preceduti da una breve e toccante lirica che ha per protagonista la Vergine Maria che culla Gesù Bambino, che nasce e fa della terra qualcosa di sempiterno.
Vengono detti qui l’alba e l’abisso, come l’alfa e l’omega che si concentrano ontologicamente nella figura di Gesù, con la quale non si finisce mai, come espresso da Benedetto Croce in “Perché non possiamo non dirci cristiani”.
Sono vibranti nella loro plastica e fluida icasticità le poesie di Silvia, ricche di un pathos leggero e controllato.
Non manca l’inserimento delle vicende in uno scenario atmosferico misterioso ed evocativo, quando vengono nominati il plenilunio e l’alba che fanno da sfondo alle vicende umane del bacile dove Ponzio Pilato si lava le mani e dell’urlo della folla “crocifiggi!”
Le immagini evocate dalla poeta si fanno specchio deformato degli avvenimenti e sgorgano le une dietro l’altro, esempio di poesia neolirica e vagamente elegiaca.
Una tensione verso l’assoluto si traduce nei versi rarefatti e debordanti carichi di streben e magia.
Le figurazioni s’inseguono per una voce sola, che appare una polifonia nel manifestare il mistero.
Fino al suono perpetuo, alla luminosità soprannaturale della natura risvegliata dopo la notte, simbolo della resurrezione.
Un poemetto riuscito, quello della Comoglio, che si sintetizza in un chiaroscuro verbale di grande suggestione.
*
Raffaele Piazza

mercoledì 25 novembre 2015

SEGNALAZIONE VOLUMI = DANTE CERILLI

DANTE CERILLI : “Sulla strada del cielo” – Tofani editore – 2015 – pagg. 184 - € 16,00 –
“Poesie di fede ribelle e mansueta e altri scritti” ci avverte il sottotitolo di copertina , e il “prologo” illumina , con discrezione e profondo accanimento nella ricerca, questa lettura, che offre squarci di autentica filosofia e luminosità di sommesse preghiere.
“Nella tua tenda / Signore sulla vetta / più bella della mia terra / ove ho respirato / lo Spirito di grazia / e assorbito / il vigore del Cielo / del Creato assaporato la magnificenza / fammi restare …”
“Non c’è un tempo di fiori / di bianche nebbie o di crepuscoli / rosei né di neve o di pioggia / ticchettii o fragori di maroso greve / che abbia un ordine di stagioni / Lilia / per chi vive intensamente / tutto è sottratto : uno sguardo / d’amore e si fa caldo / verde giglio nel grembo / e realtà …”
“Credere in Dio è la cosa più difficile che possa esistere - scrive Cerilli nel prologo – ed è un atto di grande umiltà : non per niente poggia sulla fede che , per sua intima essenza, è verità senza dimostrazione, senza prova , senza riscontro …”
Così il suo canto diviene quasi sempre un sussurro delicato di preghiera , tra le colorate folate dei paesaggi e i multicolori delle vertigini , tra gli strappi del vano rincorrere e le illusioni smarrite nel presente, fra le lacrime inconfessate e le preziose incandescenze dell’amore.
La rielaborazione poetica si dipana anche negli scritti in prosa , ove la memoria riesce a ricreare momenti di ottima “indagine” sia critica che filosofica.
ANTONIO SPAGNUOLO

lunedì 23 novembre 2015

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

– “Conversare”
Il quieto conversare fra penombre
era vaghezza , era il tuo bianco volto
nell’ antico rimpianto degli specchi,
era l’invincibile paura della notte
che sfidava il sonno per toccarti.
Non hai risposte a questo inizio di fine,
che riaffonda nell’invisibile illusione
che tutto possa riapparire a un tratto
e vertiginosa follia coinvolgere il mio fianco.
Sei nella piega delle coltri al mio contatto:
un’angoscia muta che allontana carezze.
*

ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 20 novembre 2015

SEGNALAZIONE VOLUMI = EDITH DZIEDUSZYCKA -

Edith Dzieduszycka – “Cinque + cinq” -Genesi Editrice – Torino – 2014 – pagg. 157 - € 14,00

L’autrice della raccolta di poesie, che prendiamo in considerazione in questa sede, è nata a Strasburgo.
I suoi primi collages, disegni e poesie risalgono all’adolescenza e alla parte della sua esistenza passata in Francia.
Ha pubblicato numerose raccolte di poesia, anche bilingue e illustrate da fotografie, un libro di racconti e un romanzo.
“Cinque + cinq” presenta una prefazione ricca di acribia di Sandro Gros-Pietro
L’opera densa, corposa e articolata è scandita in due sezioni: “Uno e Due”.
Come è scritto acutamente sulla quarta di copertina, con “Cinque + cinq” Edith Dzieduszycka propone un testo bilingue, ma attenzione, perché non si tratta di una traduzione ovvero di un travaso da una lingua all’altra, bensì di una vista bi-oculare, che fornisce due immagini verbali del tutto simili ma anche totalmente differenziate e approfondimenti dello stesso tema affrontato nella poesia, che è una sola, ma sviluppata in due lingue, le quali si integrano vicendevolmente al punto di sfociare in una densità lessicale di grande effetto.
Infatti la raccolta è costituita da numerose poesie, tutte strutturate in cinque brevi righi e senza titolo, che si leggono ognuna in una sola pagina, contenente la versione in italiano e quella francese in corsivo.
Poetica antilirica e antielegiaca tout-court, quella della poeta, che presenta composizioni brevi e concentratissime, tutte efficacemente risolte, che sono connotate da una vena gnomica e tendente a riflessioni profonde sulla vita, anche in senso ontologico.
Il libro, per la sua unitarietà strutturale e semantica, che lega i componimenti tra loro in un discorso unitario, potrebbe essere letto come un poemetto.
Può essere paragonato ad un vasto mosaico, nel quale ogni singolo tassello, fa parte di un insieme più vasto.
Opera del tutto originale, nel nostro panorama, che ha per cifra essenziale la ricerca del senso dell’esistere nel mondo di Edith e di tutti, che viene detta con urgenza e spesso con garbata ironia attraverso una parola poetica scabra ed essenziale.
Per la loro brevità e icasticità e per la forza avvertita i componimenti poetici possono essere considerati degli aforismi e hanno una forte valenza epigrammatica.
Quello che colpisce è la multiforme e caleidoscopica fantasia dell’autrice, capace di creare una fantasmagoria di immagini tutte differenti tra loro.
Un intelligente esercizio di conoscenza, realizzato con grande efficacia, da parte di un’artista che possiede una solida coscienza letteraria, che si traduce negli efficacissimi esiti espressivi.
*
Raffaele Piazza

giovedì 19 novembre 2015

SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCESCO APRILE

FRANCESCO APRILE : “Dietro le stagioni” – Quaderni del Bardo –edizioni –2015 - pagg. 42 - € 7,00 –
Il linguaggio asciutto e martellante, che Francesco Aprile sceglie in queste sue pagine, ove il verso si allunga senza misure e purtroppo senza quella musica ritmata che della poesia fa melodia, è il tocco di una forma narrativa che propone date ben precise, per una quotidianità che trabocca in visioni , metafore , ammiccamenti , ciondolii , ventate del destino , lacrime della memoria. Le date che distinguono le varie composizioni vanno dal 5 gennaio 2015 al 14 gennaio 2015 , quasi a voler fare intendere che si rappresenta un periodo ben preciso del momento vissuto.
La tessitura segue le increspature delle stagioni , di una stagione , per ritrovare quegli aromi che il vento lascia quando il mare è increspato , per risentire il profumo delle rose tra le foglie ancora verdi , per rincorrere le stelle della notte , per ritrovare “ al centro del tuo corpo il centro del mio cuore”, per percorrere “le scale che si attorcigliano alla case come serpenti alla roccia, per affogare la passione che inaspettatamente affiora nelle incisioni del mattino. Le tracce dei momenti narrati si alternano a quella particolare modulazione che trova fondamento proprio nelle immediate caratteristiche della scrittura, con andamento di sfumature , scelte lessicali, gustosi effetti di rinvii.
ANTONIO SPAGNUOLO

lunedì 16 novembre 2015

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

Raffaele Piazza – “Alessia” --ilmiolibro.it – Roma – 2014 – pagg. 120 - € 12,00
Un percorso di tempo spazio e di salvezza per e di una donna alla conoscenza del mondo, autentica e libera di agire e di pensare. Alessia motivata dal vivere. Alessia orizzonte della conoscenza. Alessia possibile attuale essere umano. Segreta. Si chiede. Esiste. Conquista una esperienza di vita. Entra nella visione stabile e di turbamento e senza maschera si mostra lineare a lasciare un segno della propria giovinezza.
Raffaele Piazza nella sua “Alessia” ci trasmette con una scrittura asciutta, compiuta, impegnata e originale l’armonia nascosta di una donna che incontra il vivere, si impone con la parola umana, attraversa l’essenza delle cose, viaggia negli echi della storia, risorge nei valori e si trasforma.
Piazza ci dona “tiepida nel freddo dell’aria” il disegno, l’immagine, il bisogno e il sogno e il coraggio di una fragile e autentica e vera e libera e fragorosa visione di un essere umano non distratto ma attento ai movimenti rigidi del quotidiano. La sua poetica scrittura saggia con garbo e raffinata sensibilità il mondo del senso, “la tela nella vita”. “con carta / e forbici ritaglia la vita”, “a scrivere parole con i voli” e dialoga con la chiarezza delle idee, narra il passo dell’anima con grazia il respiro di un amore aperto e di luce, si apre con pazienza al gioco degli eventi “nella forma di città senza tempo”.
Alessia vive il primo sogno con Giovanni, figura non in ombra ma che respira profondamente il vortice del contatto con la donna che ama e con una valenza armonica arpeggia in una stanza d’albergo o altrove l’intenso rapporto amoroso.
I tempi scorrono velocemente e Raffaele Piazza, con durevole verità, svela l’intima indole di Alessia. Il tono. La musica. Il barlume. Il ritmo graduale. Il percepibile. “Tutto accade / una vita / scritta con mano tremante la / parola amore”.
L’invisibile diventa visibile e l’impossibile possibile e Piazza racconta, descrive la vastità dei luoghi vissuti da Alessia. Attraversa la voce dei sogni. Attraversa i luoghi del dire e del fare di Alessia. Analizza il logos. Intraprende l’azione. Pratica il desiderato. Apre l’essere per l’altro. Contempla la straordinaria ricchezza dell’umana sinfonia. Alessia che “Scrive con vaga grafia”.
È una favola concreta quella di Alessia. Non utopistica. Una favola nuova che fa riflettere il lettore. Una favola reale in divenire. “Scatta il volo di un gabbiano / e trasale Alessia azzurrovestita / nell’aria vegetale della consecutiva / attesa”.
*
Oronzo Liuzzi

SEGNALAZIONE VOLUMI = ROBERTA DEGL' INNOCENTI

IL SINESTETICO SOGNO DI ROBERTA DEGL’INNOCENTI
(Nota di lettura di Valeria Serofilli) al volume "Come un piccolo sogno" (Masso delle Fate Edizioni 2015).
La vita è sogno, ci ricorda Calderon de la Barca e di “essenziale invisibile agli occhi” ci parla anche Antoine de Saint Exupèry, il cui pensiero è posto non a caso ad epigrafe della recente pubblicazione di Roberta Degl’Innocenti Come un piccolo sogno, edito per i tipi di Masso Delle Fate di Firenze nel marzo 2015 e prefato da Maria Rosaria Perilli.
I sogni, per dirla con Jorge Louis Borges, costituiscono, del resto, il più antico e certo non il meno complesso genere letterario, ed il volume qui oggi presentato nell’ambito degli incontri letterari dell’Ussero di Pisa, come già precedenti opere della Degl’Innocenti, si può ben definire un’autobiografia che lega in sapido trait d’union e in sapiente bilanciamento poesia, narrativa e fiaba con la levità e musicalità tipiche dell’Autrice.
Facendo proprio il pensiero di Exupèry “non si vede bene che col cuore”, la Degl’Innocenti ci conduce infatti pagina dopo pagina e attraverso le tre sezioni di narrativa poesia e fiaba in cui si articola il libro, nel suo sinestetico mondo di colori, profumi e sapori; un mondo in cui tutto palpita e pulsa, dal rosso dei papaveri in copertina al luccichio dei mattoni rossi e i gerani alla terrazza dell’Antica casa sita in una di quelle vie senza tempo:
<<(…) finestra che si apre, dilatata dal mio sogno fanciullo, e rossi gerani alla terrazza, del colore che pulsa e trafigge la stanza (…)>>
(da Antica casa, Poesia)
<<(…) I mattoni rossi luccicano, luccicano, luccicano. Se li guardi sorridono. La ragazza dai riccioli bruni dice sempre che arrivano al cuore.>>
(da La casa dei mattoni rossi, Narrativa)
Walter Benjamin, come ben evidenzia Giorgio Linguaglossa, parla di “legge d’identità”, dell’a priori di ogni poesia, (“Ogni opera d’arte ha in sé un ideale a priori una necessità di esistere”). Una “legge” che sola può rivelare le connessioni con la vita e attraverso cui l’analisi della poesia identifica ogni unità presente in essa come funzione di una infinita catena di serie, nelle quali il poetato si dispiega (G. Linguaglossa).
Possiamo dire che nella poesia della Degl’Innocenti il poetato indica il ponte di passaggio tra la forma e il ricordo. E tutto è ricordo e memoria nel volume della nostra autrice. E’ memoria che incanta nella poesia dedicata ai suoi cari, sia a quella per la madre Pierina Montagni che al padre, facenti entrambe parte della sezione “A mio padre e a mia madre”, sezione che ospita anche la poesia eponima.
“(…) Crepuscolo di ciglia.
Gridi di stelle a scrivere la storia.
Quando ti penso m’incanta la memoria.”
(da Crepuscolo di ciglia)
“(…)
Un passo indietro: afferro la memoria
con le sue ali limpide di sogno:
in sogno piccolo chiuso, nello scrigno,
segno remoto di un passato intatto

Adesso i miei ricordi, nel futuro,
vivono ancora limpida salvezza”.
(da Come un piccolo sogno,2)
E’ memoria nel racconto di Roberta bambina che scritto sotto pseudonimo, rivive l’esperienza dell’alluvione del 1966 a Firenze; e ancora ricordo e memoria nel racconto della casa dei mattoni rossi che prosegue nella già citata lirica Antica casa. Il piccolo sogno dell’io lirico trova la sua concretezza nel testo della lettera immaginaria dedicata alla sorella scomparsa precocemente e mai conosciuta:
(…)
Un passo indietro: afferro la memoria
con le sue ali limpide di sogno:
un sogno piccolo, chiuso nello scrigno,
segno remoto d’un passato intatto.
Stringo forte le dita in un abbraccio,
dolce bambina in cerca di bellezza.
Adesso, i miei ricordi, nel futuro,
vivono ancora limpida salvezza.
(da Ai miei cari)
Memoria, ma non rimpianto di gioie perse. Per questo la scrittura della nostra autrice non invecchierà mai in quanto “un uomo diventa vecchio quando i suoi rimpianti prendono il posto dei sogni” (John Barrimòre).
Probabilmente la memoria ha anche a che fare con entrambe le categorie di sogni: l’aspirazione, il desiderio di raggiungere qualcosa o esperire qualcosa.
Recita la poesia eponima con andamento cantilenante:
"come un piccolo sogno appena uscito
sbirciato fuori tremulo, esitante
ma nel contempo vero e palpitante
ho messo insieme queste mie parole
che corrono furtive fra le pieghe
d’un tempo antico e lieve, un sentimento."
(da Come un piccolo sogno)
E ancora:
"solo talvolta mi concedo,
come una cortigiana,
ai miei ricordi
perché è qui che si chiude
il mio percorso
e ancora qui che, ogni volta,
ricomincia."
(da Antica casa)
Un volume Come un piccolo sogno, che non conclude infatti il percorso dei ricordi e dei sogni della nostra Autrice, come non ne conclude certo il percorso della scrittura. Dopo questo piccolo grande scrigno, la Degl’Innocenti saprà regalarcene molti altri nel suo percorso di vita e poesia.
**
Valeria Serofilli
**
-Caffè dell’Ussero di Pisa, 13 Novembre 2015-

domenica 15 novembre 2015

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia mette le ali"

Mette della gioia le ali
ragazza Alessia
nell’incamminarsi
per il sentiero di campagna.
Alessia nell’interanimarsi
con dell’erba e del fieno
gli odori a giungere
all’anima, tavoletta
dove è scritto Giovanni.
Chiaroscuro elementare
di un cielo verticale
nel disporsi e la mente
segnala della felicità
il pensiero pari a nuvola
(faremo l’amore stasera).
Si prepara Alessia,
la gonna azzurrocielo
e la maglietta blu
che le ha donato
e il tempo è il migliore.
*

"Alessia coglie la margherita"

Pratense attesa di Alessia
tempo al polso sottile di ragazza
nell’inalvearsi del sogno
più bello nell’anima di Alessia
nel cogliere di margherita
il candido spessore tra i giorni
dei mattini e sfogliarla,
arrivare ad essere felice in quel
mi ama.sotteso a pervicace
gioia. Respira Alessia
rosavestita per la vita,
dietro il vetro il cielo
a dissetarla.
*

"Alessia e la pioggia azzurra"

Sera di albereto nell’anima
di Alessia, la precedente
non torna. Lago frontale
a Telese per trovare pace
nell’interanimarsi a delle
acque l’incresparsi in lieto
splendore sette tinte nel
fluido a iridarsi. Pioggia
azzurra, pannocielo ad
avvolgere Alessia nell’
arrivare il fiume del sogno
al mare, gioia nell’
intravedere la chiostra dell’
adolescenza ritrovata nel
viverla nei suoi sedici anni
contati come semi.
C’è dio accanto a sorridere
e Alessia pensa (Giovanni
non mi lascia).
*

"Alessia e il fiore d’erba"

Nel cielo di novembre
di Alessia un rigo di
pensiero nel delineare
il bianco della nuvola
una figura di cavallo.
Guarda Alessia e chiede
che Giovanni non la
lasci. Atmosfera materica
nel panneggiare del
candore d’acqua
condensata. Nel gioco
s’immerge Alessia e un
fiore d’erba coglie
per scaramanzia.
Torna a casa per il sentiero
delle fragole.
*
Raffaele Piazza.

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

– “Luoghi”
Ogni luogo ha il preludio del dolore,
l’istante inutilmente vissuto, l’occasione
ormai perduta per sempre, lo stupore
che si aggira tra le mie orme.
Potremmo sopravvivere al selvaggio furore
che attorciglia le grida ,
nel rintocco che incalza,
nel gesto illusorio della fede,
ma l’ombra solitaria taglia il sospiro
e ricuce illusioni.
Il dormiveglia è misterioso transito
che gioca a inconfessati silenzi.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 13 novembre 2015

RIVISTA = RISVOLTI

"RISVOLTI" N° 21 - anno XVIII -
Sommario :
Paolo Baldini : Come serietà
Pasquale della Ragione : Gemello artista
Giovanni Matteo Allone :(senza titolo)
Lucio Zinna : La serietà nell'arte
Ferdinando Grossetti : Serietà e arte
Italo Medda : Di segni e di sogni. L'arte è immaginazione
Marisa Papa Ruggiero : (senza titolo)
Marco Palladini : La "serietà" ovvero "Mio padre a Bergen-Belsen"
Ugo Piscopo : Progetto, serietà e arte
Alfonso Lentini : Due poesie inedite
Emily Joe : La serietà è solo nell'arte
Antonio Spagnuolo : Serietà nell'arte
Federico Nardo : Ai grandi capitalisti
Lidia Pizzo : Michele Perfetti , un pensiero da lontano
Laura Monaldi : Due pagine di giornale
Anna Boschi: Risvolti / per Michele Perfetti
Marcello Diotallevi : Cromopoema
Giorgio Moio : Al di là dell'immagine / al di qua dell'immagine
Alberto Rizzi: Divertissement
Fernando Solana : Risvolti Perfetti
Antologia critica (testi di Rosanna Apicella, Luciano Anceschi , Renato Barilli,Franco Farina, Lola Bonora, Antonio Piromalli, Pietro Marino )
Michele Perfetti : Testi
Antonio Moio : Minimalia
Riferimento : edizioniriccardi@virgilio.it

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

Raffaele Piazza – "Alessia"- Ed. ilmiolibro.it – Roma – 2014 – pagg. 119 - € 12,00
*
Chi è Alessia? Ma Alessia è vera?
E’ praticamente impossibile che queste due domande banali non affiorino alla mente, e altrettanto banale ridurre l’opera di Raffaele Piazza a tali interrogativi. Come se ci chiedessimo ogni volta: chi è Beatrice? Chi sono Lesbia, Laura o la Clizia di montaliana memoria?
Aggiungiamo tutte le figure femminili cui i poeti si sono in qualche modo ispirati, rivolti o hanno semplicemente personificato in esse l’essenza della poesia.
Alessia attraversa la vita ed il lettore attraversa la vita di Alessia; ne diventa spettatore finché non si confonde all’unisono con Alessia stessa, assumendone lo sguardo sul mondo. Bastino questi versi:
È il 1984, Alessia rosa vestita/attraversa lo spazio di un cortile/di rondoni d’argento a scrivere/contro l’immenso azzurro. (da Alessia e la vetrina)

Vi è un fluire dolce ed impalpabile del tempo che pervade l’opera, filtrato da sensazioni e condensato in attimi e in situazioni, fissate con puntuale precisione diaristica.
Individuiamo, infatti, almeno due livelli di lettura: quello del poeta-narrante, dell’aedo -oserei dire- che costruisce un poema epico di Alessia e quello della protagonista, colta nel suo appuntare gli istanti fotografici di vita (un giorno/d’aprile, il più bello dei mesi, / per trascriverne nel diario/ogni attimo da Alessia e i diari oppure risveglio di Alessia tra le cose/ di sempre, caldo del corpo/tra le spire del piumone, in un sogno/ bello da trascrivere nel diario, /residuo del sonno in quell’accorgersi in Alessia tra le cose di sempre).
Questi momenti fulminei eppure intensi coincidono con quella che per Lei costituisce l’unica ragione vitale: l’amore per Giovanni. E’ un tempo di accadimenti in luoghi anche ben definiti (Napoli, Ischia, Siena…, “E’ il 1984 scivola l’auto per le/salite di Assisi”): tante cartoline di Alessia che rivive i momenti nel pensiero, nel ricordo o in una dimensione di sogno/sonno (Alessia con l’anima di vetro trasparente/ nella sua politezza, nel differenziarsi dai /limiti del tempo, entra in galassie e ne esce/ rinnovata come nel sonno entrando senza sogni in Alessia e il 2012).
Questa dimensione del viaggio colora l’esistenza, ma in modo parziale perché -si notava- essa acquista senso solo con l’epifania salvifica, tutta terrena, tentatrice e passionale, di Giovanni. Altrimenti i giorni, le sere, le vie sarebbero e sono, di fatto, disadorni; un aggettivo inequivocabile e insistito in tutta la raccolta di Piazza, che non ci consegna assolutamente l’immagine di una giovane donna passiva.
Alessia è l’artefice dei suoi giorni, ne tesse la trama pur nell’inesorabilità degli eventi: Passano giorni disadorni/pari a polvere d’argento/a posarsi sulla tela lavorata/da Alessia nell’ansia serale in Alessia e la tela e pure citerei Sera senza peso, regola la luna le maree/Alessia tesse il tempo in grazia di giorni in Alessia e l’allodola.
Come per l’omerica Penelope, anche per la nostra eroina epica è soddisfatta l’attesa dell’amato: Giovanni nerovestito.
Monolitico appare, come un miracolo (poi attimo tra due istanti vede venire/ nerovestito Giovanni, perla o epifania/in un soffio di brina condensata sul vetro in Alessia e il greto del fiume) e un miracolato: non dimentichiamo l’origine etimologica del nome Alessia, colei che protegge.
Giovanni è l’attesa che si materializza, una presenza forte, sensuale, in grado di illuminare vita e testi; in essi predomina la luce bianca, chiara delle sere, e lampeggia il chiarore di luna sul corpo degli amanti.
La verticalità rischiara i paesaggi ed anche l’anima.
Dall’alto arrivano messaggi, avvisi, moniti, segni trasmessi da rondini, rondoni, gabbiani. Si tratta di uccelli/angeli salvifici dal canto che risuona intimidatorio nei momenti d’amore: con la pelle in attesa di gioia fisica e/piacere, nello scorgere del gabbiano/frontale il volo e ascoltarne la parola:/ attenzione! (come in Alessia e l’albereto). Nella stanza dell’amore carnale, che è anche l’Albergo degli Angeli, danno la percezione dei limiti, la coscienza dei rischi, del disincanto perché Alessia sa che l’abbandono comporterebbe gravidanze inattese - forse sperate, odio/amate- o la perdita di Giovanni (tanto non mi lascia così persuade e rinfranca costantemente il suo cuore).
Vorrei tornare a questo punto su quel carattere epico che ho attribuito alla raccolta di Piazza.
La forma, ricca di formule, epiteti (Alessia rosa vestita, oppure regina delle pesche …), immagini iconiche quasi ricorrenti (Alessia grano dei capelli, occhi di Madonna, azzurro limpido…) supporta il contenuto, i nuclei tematici che volutamente sono evidenziati da scansioni ritmiche, quasi a ritornello insistente e regolare.
Così sono reiterati vari particolari: la stessa fissità dell’attimo, (E’ il 1984), la pienezza di una giovane vita e le sue ansie (venti anni/contati come semi), l’appiglio ad un amore, all’amicizia, uno scrollare continuo di spalle nonostante i sinistri presagi di futuro.
Alessia rappresenta tutto il rosso sapore della vita nella sua umanità terrena, da cogliere e suggere a pieni morsi come fragole e pesche, frutti così tenacemente presenti nei versi, isolando matrimonio, figli, responsabilità in un futuro anteriore (Tutto accade. Alessia rosa vestita/per la vita nell’attesa dell’incontro/ tende ai petali del fiore d’arancio, /matrimonio nel futuro anteriore /della vita che la contiene in Alessia e la luce). Forse anche nel 2012 o 2014, verso la fine del “poema”, quando la maturità dovrebbe essere raggiunta.
Ma quale maturità? Che cosa è Bene?
Alessia pensando al futuro (ansia stellante a sommergerla/nell’inalvearsi col pensiero/ nella radura del futuro, anni/a manciate ad attenderla al varco), si chiede: Se il bene è nel domestico/ riposare e attendere o studiare/ e lavorare (in Alessia e il futuro).
Così anche noi restiamo di fronte a questo emblematico interrogativo senza una vera età, mentre ripercorriamo e contiamo i nostri anni come semi, sfogliando il canto e l’avvolgente danza di vita di Alessia, colei che protegge.
*
Valeria Borsa

giovedì 12 novembre 2015

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

- “Immagini”
Sono il silenzio che cade dai fantasmi:
una traccia segnata da emozioni
che nel sogno è lontananza di ombre,
ed è l’ombra che non disvela il nome.
Ho fatto a pezzi la memoria per immagini,
perché indiscreta segna la mia angoscia
e trascina le beffe dell’ignoto.
Senza tregua la vanità del cuore
è sospetto dell’ingenua brama
che sorride a lontananze sempre più fragili,
e non hai ritorno oltre il giaciglio
che ti sospinge all’eterno.
*
ANTONIO SPAGNUOLO





mercoledì 11 novembre 2015

SEGNALAZIONE VOLUMI = ENRICO MARIA'

Enrico Marià : “Cosa resta” – puntoacapo editrice – Pasturana – 2015 – pagg. 82 - € 10,00 –
“Quello che resta , per parafrasare il titolo , è una poesia diaristica – scrive Mauro Ferrari nella prefazione – fondata su una certa immediatezza del dire che sa di cronaca ( della cronaca più drammatica di questi anni ) , ma anche una poesia che raggiunge alti risultati trovando un equilibrio precario e rischiosissimo tra giornalistica registrazione di fatti ed estrema compressione dei versi, con frequenti faglie e salti di isotipia …”
Una poesia serrata , la quale non risparmia sorprese nel vertiginoso rincorrere dei versi che richiamano una quotidianità particolare e un modulare di eventi , uno scintillio di fantasie e un colorarsi di figure. Il narrato appare limpido , e non tradisce gli accenti di probabile autobiografia qua e la accennata quasi in sospeso, come un drappeggio di momenti vissuti.
“Non serve resistere / a questa fame / quotidiana ferocia / d’un altrove / di fine e nulla.”
Il richiamo della morte è presente in tutta la sua angoscia:
“ E’ confessione ultima; / più forte ci aspetta / eterno domani la morte.”
“Nella morte capire la verità che l’io / si compie / solo in un tu”.
L’amore ruba desideri inappagati , coriandoli che brillano negli angoli remoti , e la solitudine adagia schizzi di luce riflessa , e piega inesorabilmente sino a soffocare nella afasia di qualche improbabile droga.
Ogni tensione indugia nel ritmo , e la pagina viene incisa dal linguaggio attento del poeta.
ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 10 novembre 2015

TESTIMONIANZA PER VALERIA SEROFILLI

TESTIMONIANZA PER VALERIA SEROFILLI

Valeria Serofilli è instancabile, la sua attività spazia dalla poesia alla saggistica alla narrativa con un impegno costante, con una passione rara, oggi, tra gli scrittori. A leggere la sua notizia biobibliografica si resta meravigliati sia per la quantità di libri pubblicati e sia per le attenzioni critiche ricevute dai maggiori studiosi e da molti amici poeti.
Se suscita tanto interesse è evidente che la sua scrittura prende e affascina, crea emozioni e interesse, fa vibrare le corde dell’anima. Le sue non sono poesie dettate da ragioni teoriche, ma da immersioni negli eventi vissuti, che poi lei decifra in parole e immagini dense, con un loro fascino che arriva dai mondi sommersi del suo sentire, con vibrazioni efficaci e durature.
Valeria non bleffa sulla pagina, si offre intera e autentica, con abbandoni che tuttavia hanno il dono di uscire dalla confessione, dal proprio io, per farsi momento magico del lettore.
C’è un ardore in lei che vivifica la sua espressività e la rende preziosa e comunque ricca di palpiti. Ninnj Di Stefano Busà ha saputo interpretare il mondo di Valeria con molta attenzione e precisione e ha colto quello che, anche secondo me, è il nucleo portante del suo dettato, vivere e far vivere l’amore come offerta d’anima .
Questo nucleo portante è riscontrabile sia nelle poesie e sia nei racconti. Gli ultimi due libri (Vestali –poesie- 2015, e Ulisse-racconti- sempre del 2015) con al centro la Grecia, la dicono lunga sui suoi entusiasmi, sulle sue impennate, sulla sua capacità di saper volare e fare volare.
Mi piace la musica delle sue poesie che sa dosare antichi suoni e note e risonanze modernissime. E’ stata in grado di saper amalgamare antico e nuovo in una luce abbagliante (quella della Grecia reale, ma anche quella della Grecia sognata attraverso i classici antichi), in grado di saper percepire le istanze delle ragioni odierne che escono dalle assuefazioni e si pongono al bivio di una pluralità di intenti molto perspicace e fragrante di esiti di rilievo.
Sarebbe molto interessante entrare nella sostanza di e nella tecnica compositiva di ogni pagina per dimostrare la bravura di una Valeria che ha saputo condensare, con molto garbo e con molta perizia stilistica, la valanga interiore che premeva, bussava alla porta del suo cuore.
Quel che colpisce più di tutto, comunque, è il “come” la poetessa sa far sentire la sua voce: nitida, solatia, vibrata, resa con tocchi che mi verrebbe di chiamare magici. Si sente che un’impellenza espressiva l’ha spinta ad affrontare anche temi un tantino desueti e ha fatto bene, perché così è riuscita a dare ascolto al divino ch’è in lei, naturalmente forgiandolo con un lavoro assiduo, come dicevo all’inizio, che organizza e smussa, tempra il calore della parola e delle immagini e del dettato nel suo insieme.
Un’altra cosa da non trascurare è il suo saper restare donna fino in fondo sia quando adopera la prosa e sia quando adopera la poesia. Un tempo, lo ripeto spesso quando mi occupo di scrittrici e di poetesse, i critici, per additare al pubblico delle vere capacità riscontrate nei libri scritti da donne, utilizzavano una espressione che a me ha dato sempre fastidio: “Ha una scrittura virile”. Ma vi pare che una donna, per esprimersi al meglio, compiutamente, facendo sentire le urgenze della sua anima e la naturalezza del suo essere, debba scrivere virilmente?
Valeria Serofilli scrive da donna e lo fa con la libertà più assoluta, con il timbro del suo essere così com’è, candida e aggressiva, accesa da lumi frenetici e arresa al culto della bellezza.
Ecco perché i suoi libri sono appetibili, si fanno amare e non smettono di mandare messaggi intelligenti e necessari per comprendere il senso del nostro vivere.

DANTE MAFFIA

domenica 8 novembre 2015

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

- “Palazzi”
Contro i palazzi a fissare pupille
traccio abissi per lo stridio delle ossa
ed il risveglio avvolge le parole
nel mulinio di novembre.
Frammenti rossi e azzurri ricompongono
l’impossibile ritmo delle mie poesie,
che risuonano per ricondurre lo specchio
negli spazi ora vuoti
ora colmi di foglie ingiallite.
Ho superato il mio solstizio
senza scegliere scappatoie per la gran corsa
smorzata nell’ingrigito umore,
strappo il tuo nome
al vortice dei colori.
*


ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 7 novembre 2015

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia e il cosmo"

Attimi disadorni del risveglio
per giungere al fiorevole
cosmo della vita per ragazza
Alessia dopo la doccia
amniotica allo specchio.
Si vede sexy Alessia pronta
per Giovanni.
Sabato del globale villaggio,
ieri esame d’Italiano superato.
Sorride a se stessa Alessia.
Squilla il telefonino, ansia
a stellarla (fatti bella, ti vengo
a prendere, dice lui).
Protesa Alessia al ramo
della gioia si veste, jeans
sdrucito e la maglietta
che gli ha regalato.
Squilla il citofono, scende
Alessia con il sogno
nella tasca.
*

"Alessia nel mare di marzo"

Incanto meridiano,
anima di Alessia
sottesa al sole di marzo.
Di una vita pagina
la luminosità della
chiostra azzurrina
dei monti ad abbracciare
il mare senza male.
Si tuffa Alessia nelle
fresche acque,
rigenerazione pari
a rinascita oltre spazio
e tempo. Attimo tra
due gioie: prima il bacio,
poi la sicurezza.
(Non mi lascia).
*
"Alessia si rinfresca"

Aria fresca per Alessia
in limine per la vita,
risveglio nel respirare
l’odore dell’erba bagnata
del giardino nell’interanimarsi
con l’ultima stella.
A poco a poco s’irida
di Alessia nello specchio
di ragazza lo sguardo.
Scende, prende il motorino
nel giungere al fiume
freddo di novembre.
Alessia trasale dinanzi
a delle acque lo scrosciare.
Si tuffa e controcorrente
nuota nel rigenerarsi
con il sogno più bello
nella linea azzurra
della mente.
*
Raffaele Piazza

venerdì 6 novembre 2015

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“Abbraccio”
Appena l’ultima luce è complice del grido
si aprono serrande e i volti affondano increduli
nell’abbraccio che mio padre provava
ad offrirmi , ladro e impotente.
Barcollando chiedevo solitudini
incapace di sciogliere speranze.
Lui mi apriva ai misteri ed io testardo
non comprendevo i suoi capelli bianchi,
e trasformavo in noia il sorriso
nell’incubo di acrobatiche sequenze.
Oggi colori sempre più selvaggi
si arrendono alle mura,
ove trattengo il silenzio ed il dubbio.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 5 novembre 2015

SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCESCA LO BUE

FRANCESCA LO BUE: "Il libro errante" - Edizioni Nuova Cultura 2013 - pp.88 Euro 10

"Graffiare il mistero"-

Le parole, testi addormentati, ricompongono, riuniscono quel che possediamo, sentimenti, idee, intuizioni, presagi che vogliono apparire graffiando nel mistero per svelarlo. In questa operazione il libro trascrive, ritraduce un altro libro.
( dalla prefazione dell’autrice)

Conosco le parole di poesia dense di sentimenti, idee, intuizioni, presagi… di Francesca Lo Bue dal 2010 quando presentai con Giuseppe Panella "Non te ne sei mai andato", libro bilingue dedicato alla terra natale, la Sicilia e al padre Salvatore prematuramente scomparso,
L’emozione nella parola ancora ebbi occasione di offrire al pubblico di Pianeta Poesia l’anno seguente, pubblicazione anch’essa bilingue, come la successiva Moiras presentata da Giuseppe Baldassarre e dalla sottoscritta alla Casa di Dante nel 2014.
Fin da subito riscontrai nella poesia di Francesca una versificazione emozionata, pregna di contrasti, densa di richiami culturali ed esistenziali. Una poesia molto spesso incalzata da domande in cerca d’una possibile quiete, illuminata da scosse ossimoriche, da accostamenti imprevisti, da visioni e sovrimpressioni facilmente accostabili alle sequenze d’un sogno. Un esempio troviamo a pag.15 di Moiras, nella poesia Colpa :
Perversità che siede in gusci scricchiolanti/ cuore nero, dito scuro,/cerca le tuniche della fanciulla,/ lo scoramento degli innocenti,/ i passi solitari./ Annunciano gli incroci./ Perché sono sorde le fontane fra le muraglie? // Glissano le note della luna nei brividi dei rami…
Qui sorprendono le immagini-apparizioni della fanciulla e degli innocenti tra i rumori dei gusci scricchiolanti e la sordità delle fontane. E nel finale il brivido dei rami richiama certi scotimenti che talvolta percorrono i sogni prossimi alla veglia.
Sogni, visioni, illuminazioni, immagini portate alla luce dal fondo dell’inconscio sono il materiale privilegiato della poesia di Francesca, poesia che nel suo ultimo lavoro Il libro errante, esprime secondo me il punto massimo di suggestione e visionarietà raggiunto dalla scrittura della poeta.
Qui l’autrice più che mai diventa una vera e propria rabdomante della parola fonda, quella sepolta nel mare dell’inconscio, quella che sola può far emergere l’oro occulto (p.57). Quella parola che è errante, che si nasconde nei vicoli del profondo, del non ancora scritto e che solo la poesia può far emergere. Parola errante da ritrovare per portare alla luce il libro nascosto che vagola dentro di noi e al quale, forse, la madre dell’autrice si riferiva , ripetendole : sei venuta con un libro in mano… ( vedi dedica )

Un libro vergato con quella che Francesca chiama la terza lingua (p.51) depositata nell’abisso che ci abita, una lingua che supera confini e distanze, una lingua che ci supera… e che trova la sua perfetta traduzione nella perentorietà dello scritto. Ma leggiamo la poesia:
"Ieri c’è perché ci sono le parole che lo svelano./ Rivivere una orografia che è sospesa,/ risuscitare una mappa,/ prendere un compasso e disegnare una terra./ Alla caccia di una geografia vivente,/ notizia di una pace lontana e di un libro ricuperato…/ e vedere in una landa silenziosa una colomba che prega./ Il libro in questa lingua è il libro Errante,/ fra le sue pagine le sillabe enigmatiche della scrittura di Dio".
Una composizione, questa, che racchiude il titolo della silloge , IL LIBRO ERRANTE, che cela altro significato da quello da me esplicitato in questi appunti, perché si richiama a Ovidio, ai suoi TRISTIA. Nell’opera l’autore si rammarica di essere isolato, lontano da Roma per l’esilio subito, e proprio nell’incipit chiede al libro di volare per lui costretto a non vedere l’Urbe, per idealmente precederlo…
La tristezza del poeta privo della parola scritta che potrebbe consolare e confermare il suo essere vivo e partecipe sulla terra, trova nella poesia di Francesca, nei versi affidati alla quarta di copertina, una efficace probabile risposta della nostra autrice a qualsiasi abbandono o resa malinconica agli eventi.
Nessuna terra desertica, nessun esilio, nessuna afflizione può vincere il Poeta che, come il rabdomante, sa far fiorire con insperabile linfa il terreno più arido :
"Nell’ora vesperale delle magnolie entra il rabdomante,/ nel cerchio fulvo di un tempo passato./ Il suo bastone cerca il tesoro della terra,/ nella cenere dei passi e nel nome degli uomini.// Rabdomante,/ una sillaba d’aria è la forza del tuo cuore,/ la voce dei nibbi ti chiama tra sfingi di calce e creta./ Cerchi un nome e una casa/ e imprigionando l’aria in un canto perlaceo/ riapparirai nel tempo di tutti,/ col libro che scrivesti nell’aria, coi tuoi occhi di profeta,/ con le tue mani di orefice".
*
Mariagrazia Carraroli


SEGNALAZIONE VOLUMI = CATERINA DAVINIO

CATERINA DAVINIO : “Fatti deprecabili” – Ed.Artemuse – 2015 – pagg.380 - € 20,90 –
Uno sguardo oltre il visibile , oltre il colore della icona che scandisce i motivi della poesia , nel puro sciogliersi dei versi , in esperienze che si legano di volta in volta al significato nascosto , enigmatico , armonico sia dell’inquietudine che del quotidiano .
L’antologia di Caterina Davinio ripropone poesie e performance dal 1971 al 1996 , con la rilettura dei suoi volumi “Il libro dei sogni” , “Il libro del disordine”, “Libro mistico”, “Libro del caos e del risveglio”, “Fuori testo”, in un carosello di pagine , tutte realizzate nella purezza della musica . Nella nota introduttiva la poetessa scrive: “Questi sono i miei fiori del male. Questo è il libro degli errori, del disordine , degli umili utensili di artigiano della parola, di menestrello impazzito incapace di essere normale, con una vita in cui non tutto è stato poesia, ma dove di sicuro molta poesia è passata sotto i ponti […] mi sono resa conto che ogni pagina è ormai una preziosa testimone non solo di momenti individuali di una turbata adolescenza e di una turbolenta gioventù, ma delle culture giovanili che hanno attraversato tre decenni con i loro miti, esperienze, cadute e resurrezioni.”
Le figure appaiono nei colori più vivi che la tavolozza possa offrire e la luce del verso gioca nel bisbiglio del vento , nella spuma che ondeggia , negli aquiloni spezzati contro il cielo , nel taglio dei coltelli , nel muro sbrecciato , nelle parole che non si osa pronunciare. Un oscillare tra accenni classicheggianti , provenienti di sicuro da un bagaglio culturale di tutto rispetto , e un risonare di ritmi inquieti e vibranti, ove si ricompone l’unità dell’io , sospeso nella solitudine , nella malinconia, nell’illusione , nelle immagini inconsce che scintillano nelle irruzioni.
ANTONIO SPAGNUOLO