martedì 30 maggio 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO


**Antonio Spagnuolo, "Proiezioni al crepuscolo", Macabor Editore, Francavilla Marittima (Cosenza) 2022, pp. 90, € 12,00.
*** Le immagini strappate all’inconscio nelle "Proiezioni al crepuscolo" di Antonio Spagnuolo ***
Nella sua ormai settantennale attività letteraria Antonio Spagnuolo ha attraversato diverse fasi e stagioni, riuscendo a mantenere sempre un’elevata qualità poetica. Nelle oltre quaranta raccolte di poesia pubblicate Spagnuolo ha mostrato di possedere una voce personalissima, componendo, con le sue liriche inconfondibili, una musica di straordinario fascino.
Forte di una sostanziale continuità con le opere immediatamente precedenti, "Proiezioni al crepuscolo" effettua un accurato recupero delle emozioni e delle sensazioni provate in passato dall’Autore, di quelle che continuano a palpitare nelle misteriose profondità della memoria e dell’inconscio, due funzioni della mente talmente interconnesse e interdipendenti da non poter esistere l’una senza l’altra, se è vero che è proprio la funzione mnestica il luogo dell’Es.
Il particolare scavo archeologico che Spagnuolo compie nelle vastissime zone sotterranee e ctonie della propria coscienza è volto, infatti, a riportare alla luce le immagini del passato più incandescenti e importanti che proprio in quelle zone se ne stanno nascoste, magari del tutto amalgamate con le immagini dei desideri più reconditi in una vitale simbiosi.
A muovere questa difficile operazione è soprattutto la viscerale esigenza di continuare a dialogare con le persone care strappate al suo affetto, tra le quali brilla per bellezza ed eleganza la sua amata compagna, morta alcuni anni fa ma ancora palpitante e viva in quelle remote zone, dentro quelle preziose e meravigliose immagini interiori. Metterle su carta, col suo stile unico e magistrale, permette a Spagnuolo di rivivere per un istante – ma in profondità – alcune delle sensazioni provate quando sua moglie gli stava ancora accanto e la vita sorrideva ad entrambi. Gli permette, insomma, di attenuare notevolmente gli effetti dell’azione distruttiva del tempo misurato dagli orologi, della sua spietata irreversibilità.
Ecco perché le poesie di "Memorie" – la prima delle tre sezioni in cui è ripartito il volume – sono intessute di rievocazioni del tempo ormai trascorso e di allusioni a ciò che di quel tempo è rimasto vivo nel suo io più profondo, come mostra sin dal suo incipit l’appassionata e raffinata lirica che dà inizio alla raccolta: «Era tempo di luci, a volte morbide, / attorno al tuo profilo delineato dai colori, / fra le semplici velature di foschie / lungo le strade del destino» ("Prigioniera").
Tuttavia, nelle poesie di Spagnuolo, la tenera dolcezza e la calda sensualità dei ricordi, che gremiscono il suo tempo interiore, convivono non di rado con la percezione amara di vivere in un presente segnato dalla più fredda desolazione. Inoltre, il continuo riaffacciarsi alla memoria di alcune tracce di esperienze particolarmente piacevoli e lontane finisce col rendere più aspro e tormentoso, ampliandolo a dismisura, il rimpianto per le meraviglie del tempo che fu, un po’ come avviene nell’implacabile chiusa di "Nodo": «Giocava il tuo corpo adolescente / al soffio del tempo, e ritorna / senza pietà tra le figure / un nodo che giocammo insieme».
Ma questi ed altri ostacoli non fermano il suo strenuo lavoro di scavo negli strati più interni ed inconsci della memoria. Recuperare le immagini del passato ancora calde e cariche di Eros lì celate, ridando loro luce e custodendole attraverso la poesia, è il solo modo concesso a Spagnuolo di continuare a incontrare la sposa di tutta la sua vita, l’unico che ha a disposizione per contrastare il continuo sperpero che il tempo fa delle nostre forze e il vertiginoso aumento di entropia che ne consegue.
Un preciso e assai drammatico avvenimento della Storia più recente irrompe nell’esperienza poetica dell’Autore con "Kabul 2021": la riconquista di questa città da parte dei talebani durante il ritiro dei militari della Nato dal suolo afghano nell’agosto del 2021, ovvero l’evento che ha sancito di fatto la restaurazione del dittatoriale e totalitario Emirato Islamico dell’Afghanistan. In "Kabul 2021" la poesia di Spagnuolo da una dizione tutta tesa all’espressione della soggettività approda quasi all’improvviso ad un più ampio discorso di carattere civile, ma conservando con fermezza la sua forte vocazione lirica. I versi di questo sconfortato componimento provano che le strazianti immagini del disastro, diffuse in tempo reale dai social media, sono entrate così a fondo nel subconscio e dentro al cuore dell’Autore da avere acceso in un battito di ciglia la sua portentosa ispirazione poetica: «Il terrore è bloccato negli sguardi / ora che i talebani hanno il potere / di distruggere ogni illusione. / Nulla vale la storia per gli inganni / che ricamano gli orrori. / È la forza di un lampo fugace / fuori del tempo, lungo il bilico che frana / per l’umanità in atomi mortali. / Lo strazio rimbalza fra le madri / che allontanano i bimbi, lacerando / ogni dubbio offrono pianto, / in altri paralleli, senza più badare / alle sospensioni che la notte conduce. / […] Ha insegnato ben poco il secolo passato / se un atroce destino insiste nelle menti / bacate da ignoranza, / inseguendo inusitate ombre, invereconde polveri / sull’orlo avvizzito dei rifiuti, / e sempre più lontano dai diritti morali, / dove langue ogni tentativo di evasione. / Nelle stesse ore il mondo intero / ricade nelle spire dell’ignoto».
Le sei poesie che compongono "Visioni", la seconda sezione di "Proiezioni al crepuscolo", sono particolarmente brevi e concentrate. In esse Spagnuolo ha modo di esprimere al meglio la sua accesa vivezza coloristica e la sua innata attitudine al visivo. Si ispirano, infatti, ad alcune opere pittoriche della poliedrica e valente artista napoletana Maria Pia Daidone, alla quale sono dedicate. Leggerle è come visitare una piccola ma intensissima mostra d’arte, dato che ognuna di loro ricrea – traducendolo abilmente in scrittura – un mirabile ciclo di quadri materici: «È solo un fotogramma l’esplosione / che ha convertito asimmetrie in colori. / Al tocco dell’azzurro il velo avvolge, / rivede le occasioni, e per cercare ha scudi / che cesellano forme. / Non si nasconde il segreto fra le pietre / che illividendo a chiazze / fanno incanto di un corpo che cattura respiri. / Promessa di stupore / gli ornati hanno sagome ambrate» ("Campi velati").
In "Carteggi" – l’ultima e più corposa sezione del libro – ridiventano molto numerosi i riferimenti alle più intime e segrete sensazioni provate in passato dall’Autore, per il quale ritorna pressante la necessità di colloquio con la donna che più di ogni altra persona al mondo lo completava. Alla poesia, in un presente così devastato dalla più gelida e meno momentanea assenza dell’oggetto d’amore, Spagnuolo affida il delicatissimo compito di mantenerne viva la memoria, in modo da lenire il più possibile l’insopportabile sofferenza dell’addio: «Sei venuta fuori in quel tempo, / quando ho perso il reale ad interrompere / il registro dei pollini, / tanto eri perfetta. / Rimarrà sempre un coagulo / contrabbandiere come la poesia, / inseguendo lunghe sere nel candore / delle tue pupille. / Sgranata nell’aguzzo delle lettere / ammiccavo i tuoi baci nell’impazienza / di ditirambi inconcepibili» ("Polline").
Ma in questa sezione della raccolta c’è spazio anche per la rievocazione di un’altra figura fondamentale nella vita di Spagnuolo. Nella terza lirica, infatti, è il padre dell’Autore ad essere rimpianto con sconfortata amarezza. Un rimpianto, tra l’altro, velato dall’ombra di un ormai irrimediabile senso di colpa: «Abbandonai mio padre e le sue ossa / sbriciolate tra i miei capelli ormai bianchi. / Rivedo nel suo volto amareggiato / rovine e risvegli, / bocconi con un guizzo rantolante / che chiedeva carezze, / trasfigurato a chiamarmi per le stanze buie / al limite di speranze. / Io non l’ascoltavo! / Nei suoi rigidi termini stesse voci / inaridite come gli occhi socchiusi / e le dita veloci per un tocco improvviso. / Dove tacciono le ore / il tempo ha una stridente armonia» ("Mio padre").
La guerra è il trionfo di Thanatos, perché è nella guerra che trovano la loro espressione più distruttiva le pulsioni aggressive insite in ciascun individuo. Una poesia come "Oltre la pace" probabilmente serba dentro di sé più di una traccia del contesto storico-sociale in cui è stata composta, giacché sembra percorsa dalle tante inquietudini provocate dalla guerra che sta attualmente insanguinando l’Ucraina. Una guerra che ha già devastato diversi territori con orrenda ferocia e in cui più di una volta è stato agitato il terrificante spettro della bomba a fissione nucleare: «Altre stanze gli agguati nemici che annientano / il potere ormai indeciso, illusioni, / sguardi a catturare preghiere d’amore, / segrete al posto di trincee, nel fremito sospetto. / Annienta nell’ignoto lascia ritrovi / di pietre decomposte, / squarcia schermi per ultime difese, / improvvisi abbandoni di bambini, / frutto lacerato che si smorza tra i fantasmi del missile. / Voce tremante l’appello del padre, inutile / orizzonte del vuoto che tempesta».
Oltre alla loro elegante e fortemente evocativa musica, a unire tutte le poesie di questa raccolta, alquanto varia dal punto di vista tematico, c’è la loro tonalità di fondo meditativa e pregna di malinconia. Una malinconia molto spesso sgomenta di fronte alla precarietà del vivere, perché presaga del cupo silenzio a cui ognuno è da sempre condannato, come mostrano gli ultimi disarmati e disarmanti versi di "Conchiglia": «Sento il piombo della morte sulla pelle, / nessuna promessa da offrire, / soltanto narrare una storia / che diviene lamento confuso. / Spezzasti il mio balenare / rotolando nei sogni».
La scrittura poetica di Antonio Spagnuolo dà voce all’inconscio e l’Es parla soprattutto attraverso le immagini simboliche ed enigmatiche proprie della dimensione onirica e delle libere fantasie. È per questo motivo che le sue liriche traboccano di immagini vive e talvolta inquietanti, che – avanzando anche grazie a rapide associazioni foniche – riescono a rendere appieno il suo incessante flusso di intuizioni multicolori e bui presentimenti, oltreché i suoi fulminei scatti di gioia illusa o tormentosa disperazione. Provenendo dai più intimi ed inconsci strati della memoria, tali immagini non sempre risultano immediatamente intelligibili ma ciò non ne pregiudica affatto l’intensità emotiva ed il fascino estremo, visto che si mostrano in grado di toccare nel profondo l’inconscio di chi legge e le sente vicine.
La poesia di Antonio Spagnuolo ha superato la prova del tempo in maniera davvero brillante. "Proiezioni al crepuscolo" testimonia che la sua lunghissima, prolifica ed importante ricerca poetica è ancora straordinariamente vivace e capace di interessanti e sostanziosi sviluppi. Anche in quest’opera l’Autore è riuscito a donare ai suoi lettori degli organismi lirici di eccellente fattura e di grande suggestione, caratterizzati da un timbro luminoso ed irrequieto allo stesso tempo: «Trappola l’autunno con i boccioli che non potrai toccare! / Che tu possa ritornare è un assurdo, eppure io cerco ancora, / tra le pieghe che le coltri disegnano, le forme della tua carne. / Nel letto, che la morte ha concesso, il tuo nudo è di marmo rosato. / E il tempo sembra interrompere vibrazioni di luci / mentre l’immagine allunga a sbalzi timorosamente. / Nella dissolvenza dell’abbandono ho visto giungere il buio / ad occhi aperti, e resta l’improbabile vagabondaggio / fra le memorie, insieme con l’apprensione del sopravvivere, / vigile e insonne nel terribile frastuono del pensiero. / La divina follia è un festoso scattar dalla tomba / tra i colori dei vetri ed il filtrare dei fiori profumati, / più oltre si udiva il canto di un flauto solitario / lento nello staccare le note in attesa del segreto di un’ora tarda. / Avrei dovuto aspettare il riflesso di un raggio, / ma la fuga gioca con la punta delle scarpe» ("Vagabondo").
***
Gianfilippo Gravino

domenica 21 maggio 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI =GIANSALVO PIO FORTUNATO


**Giansalvo Pio Fortunato: “Ulivi nascenti” - Ed.Albatros 2022 – pag. 84 - € 9,90
Giovanissimo poeta (20 marzo 2002) Giansalvo Pio Fortunato ci offre una raccolta di poesie degna di essere segnalata e letta con quell’attenzione che merita il tentativo di una creatività agli albori. Componimenti tutti con versi lunghissimi, sempre oltre e fuori dall’endecasillabo, quasi potremmo dichiarare “prosa poetica”, che ricama pensieri e figure, arpeggi e sinfonie, suggerimenti e memorie, in un altalenarsi di metafore a volte profonde a volte scaramucce, per un scrittura incisiva e attenta.
Anche se molte pagine hanno la tessitura del colloquiale, dove il vociare sillabico è una stesura che agguanta la prova del ritmo, ma difficilmente lo raggiunge, si avverte la passione che alimenta queste composizioni, alla ricerca del motto filosofico, del dolciastro imperscrutabile, dell’azzardo verso il dicibile, della rapacità memoriale.
Lavorare per la poesia è scavare nel patrimonio culturale, per cercare di aggregare sentimenti e fulminazioni, decantando emozioni e vincolandosi alle articolazioni linguistiche, nel tempo e nell’affanno.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

UNA COPERTINA = OPERA DI PITTURA


*** Ci piace segnalare l'opera pittorica di Marina Borsa, apparsa sulla copertina del volume del giovane Santaniello, perché nella sua tenera e melodica rappresentazione, dove i chiaroscuri richiamano le ombre del subconscio, è anch'essa "poesia"

POESIA = RAFFAELE PIAZZA


***Alessia e amicizia***
Fiore d’erba raro azzurro,
nello sgualcirsi nell’erbario:
con Serena viaggi in Svizzera
nel fiorevole del liceo, tempo
a inalvearsi nel flusso di mare
di memoria salato pari a lacrima.
Ed è partito un treno azzurro
per Ginevra un’altra volta a
contenerle Alessia rosavestita
per entrare sullo spazio scenico
della vita e non esistere nuotando,
se Serena è amica, cammino duale
per gioie pari a maree per contenerle
una camera d’albergo, e la vittoria.
Il Mediterraneo abbandonato
nel chiaro flusso lunare del presente
tra sete per una fabula verde e
nuova nel rincorrersi amiche,
Alessia e Serena, il vero bene,
oltre allo squadernarsi delle gioie
e dei dolori e i giardini segreti
si scoprono in incantesimi duali
di lune e di misteri (la prima volta,
il primo mestruo, il primo all’estero
viaggio, la prima sigaretta) e quello
squillare di telefono ogni mattino
per dirsi come va con i ragazzi,
se sei in forma, se hai sognato e sei felice:
se hai comprato e quali mutandine.
Alessia trasale nella nebbia a interanimarsi
con i genitori, figurati… La gioia in Giovanni
e Serena a fluire nel giocare con trasgressioni
inesistenti se così nel ‘700 era la vita.
Alessia in ansia per l’esame di latino
che non le basta la gonna corta per un 28
almeno a fare media, la media felicità
felicità di una vita intera: portati la reliquia
di Santa Teresa, le dice Serena.
Gioia di Alessia, 30 in latino e il quadriportico
sorride, dell’Università e ci sarà raccolto
duale con Serena al Mc Donald a gustare
il panino più buono di un’intera vita. Campita
nell’aria di marzo una grandiosa nuvola
le ricorda il letto con Giovanni, il bianco
del piumone e l’ultimo orgasmo.
Alessia azzurrovestita per la vita dopo marzo
sarà aprile, il più buono dei mesi.
*
Raffaele Piazza.

venerdì 19 maggio 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = RITA FELERICO


**Rita Felerico ( a cura di ): “Di impavida poesia” – ed. Lavalledeltempo 2023- pag.136 - € 12,00 –
Con il coraggio dello scalatore e l’entusiasmo di un licealista Rita Felerico affronta il compito dell’antologia. Tema questo che da sempre dà la stura a molte discussioni, non per i prescelti, bensì per le assenze, con il risentimento ingenuo e fanciullesco di chi si reputa essenziale nella stesura in un arcobaleno poetico. Ma Rita precisa: “ho immaginato questo libro non come un’antologia o una raccolta, ma come l’armonia donata da un’orchestra, da tante diversità capaci di raccogliere i suoni – quelli della parola poetica- dal contemporaneo silenzio dal quale provengono”. Non un resoconto quindi che indichi a che punto siamo, ma un rapido sguardo attraverso alcuni autori che si ispirano filosoficamente all’ impensato. “Ma che cos’è l’impensato? Quel tempo disumano che riesce ad intersecare il tempo umano, almeno per un attimo, quell’attimo che ci permette di percepire il chi siamo, forse quel nulla di cui scrivono i poeti…”
In ordine alfabetico si presentano a questa ribalta Floria Bufano, Pietro Cardellino, Slobodanka Ciric, Floriana Coppola, Paola Crisostomidis Gatti, Stelvio Di Spigno, Brigidina Gentile, Suzana Glavas, Dalila Hiaoui, Francesco Liberti, Patrizia Lopez, Anna Marchitelli, Salvatore Nappa, Denata Ndreca, Francesco Papallo, Simone Principe. Ciascuno con la personale scheda biobibliografica, stringata ma esaustiva.
Con questo secondo volume della nuova collana “Frontiere della poesia contemporanea” (diretta da Antonio Spagnuolo e con la redazione di Pino Cotarelli, Rita Felerico, Mario Rovinello, Maurizio Vitiello) l’editore cerca, con grande saggezza, di perlustrare quelle che sono le capacità creative nel panorama della poesia contemporanea, dando finalmente ampio spazi alle voci nuove e a quei giovani che dimostrano di aver realizzato un bagaglio culturale degno di ascolto.
Non ci meravigliamo allora di ritrovare fra queste pagine anche scrittori non italiani, che con la loro produzione hanno varcato i confini per approdare ad un lido più ampio e luminoso, affiancati dalle composizioni di quei giovanissimi che si affacciano timidamente alle soglie per il Parnaso.
I versi corrono veloci, tra la “fissità che inchioda le stella al cielo” e “le campane che per tutti suonano a stormo” , tra “il dolce e bevibile come l’acqua sorgiva” e “l’alba della pace che è oppressa nei bunkers”, tra “la vita chiusa in una borsa, cartella di lavoro” e “un gesto d’amore per sanare le ferite”, tra il “canto di una preghiera” e “pietre d’inciampo in filamenti di ricordi”.
“Affrontare i ritmi del contemporaneo – scrive Maurizio Vitiello nella postfazione – non è semplice e in questo libro si leggono coinvolgimenti e si percorrono sentieri affilati per arrivare a conoscere sponde di considerazioni umorali, tra originalità e cognizioni esemplari.”
Il cono di luce si amplifica e ingloba lo svelamento dell’io in un equilibrio dalle variabili multiple, che rimuove i fantasmi e sorregge l’immaginazione.
**
ANTONIO SPAGNUOLO

POESIA = ALESSANDRO RUSSO


**BOOMERANG**
Voglio strapparti dal foglio
per vedere cosa nascondi
dietro quelle parole
lanciate come un incantesimo
sulla pagina bianca.
Voglio incatenarti le rime
per costringerti
a posare in versi perfetti,
e farti poi leggere
alla donna che vorrebbe
non avermi incontrato
°
Continuo a ingiuriare
le passioni che intercettano un senso
di questa mia scivolosa comparsa,
ed è come lanciare
una paletta ad angolo ottuso,
che torna indietro,
sempre
**
**TORNANTI**
Sogno il mare. Che ancora mi sveli
il petto incostante, le possibilità.
Sogno il mare, da lontano,
da un paese che non mi appartiene,
e lo specchio che ho di fronte
mi rimanda la sagoma ingombrante del salice
che dietro la portafinestra
si accovaccia su radici malamente interrate
**
**KHARKIV, AL CREPUSCOLO DELL’UOMO**
Sfidi la sorte, percorrendo a tentoni
il tuo vecchio campo di grano,
dove ora, senza uno schema, l’invasore
ha seminato i suoi bulbi esplosivi.
Non puoi permetterti di saltare in aria,
non ora che tuo figlio sta male.
Ma intanto, manca una falce
dal tuo vecchio campo di grano
°
Torni a casa con le medicine
e torni a sfidare la sorte.
Tuo figlio ha bisogno di te
e non può mancarti il coraggio,
ma ti accorgi che manca una falce
dal tuo vecchio campo di grano
°
Quando arrivi alla porta
che ti separa dal tuo bambino,
tutto sembra tacere fuorché l’inquietudine,
che ti batte nel petto e ti ingombra lo stomaco.
Chiudi gli occhi, pregando qualcuno
o qualcosa che somigli alla sorte.
Ma stavolta non basta:
entri, e sul letto dove l’avevi lasciato,
resta solo una parte del tuo bambino.
Una falce giace sul pavimento,
sporca di sangue
**
ALESSANSRO RUSSO
*******
Alessandro Russo ha pubblicato la sua prima silloge poetica Sono Angelica e sfilo col vento nel 2016 (Cicorivolta Edizioni), con cui ha vinto nel 2019 il Premio Letteratura dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli. Con la poesia Napoli metropolitana ha vinto il Premio Decumani nel 2018. Nel 2020, con la silloge inedita Voci Riflesse è arrivato terzo al Premio Nika Georgievna Turbina e secondo al Premio Città di Arcore. Nello stesso anno, con la poesia L’intruso ha vinto il Premio Il Sublime dell’Ass. Culturale Mondo Fluttuante di Sanremo in collaborazione con l’Ass. Arthena di Lerici.
Con il suo nuovo libro di poesie Finché il sangue non ci separi (Leonida Edizioni, 2022) ha vinto l’Ithan Show Award dell’Ass. Accademia degli Artisti, si è classificato secondo al Premio di Poesia e Narrativa Alda Merini, terzo al Premio Antica Pyrgos, ha ricevuto la menzione d’onore al Premio Le Grazie, Porto Venere, La Baia dell’Arte e la menzione speciale al Premio Dostoevskij dell’Aletti Editore e al Premio Litterae Fiorentinae.

giovedì 18 maggio 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = DANIELE BALDINOTTI


**Daniele Baldinotti: “Solitudini sottovuoto” - Ed. L’Ortica – 2022 – pag. 56 - € 12,00
La girandola che arricchisce il ritmo è come un sottofondo musicale che tenuamente accompagna figure e visioni, ricami e memorie, abbracci e sorrisi, ritorni e illusioni. L’atto di trovarsi insieme ed al contatto della parola, sussurrata o misteriosa, diventa il momento insostituibile della creatività, che suppone ad ogni istante la manifestazione cromatica della esperienza e della consuetudine, movimento e voce della melodia che deforma ed esplode in forma di memoria o in improvvisi scintillii, affascinati dal miraggio di aver percepito la verità.
Doppia è l’attenzione che il lettore rivolge e diventa misura adeguata alla propria sensibilità che accoglie il poeta come individuo capace di anticipare le sensazioni che incedono nel tempo, trascinando di volta in volta in quella realtà che indaga la psicologia, il sub conscio, l’inconscio in rapporto con l’itinerario delle passioni e dei sentimenti, dagli estri favolosi alla sublimazione di una rivelazione.
“Ho armadi capienti/ e valige mai sazie/ da riempire./ Vi raccolgo/ speranze da costruire, inferni di fuoco con scheletri pesanti/ da smaltire,/ paradisi di luce/ con vetri trasparenti/ da pulire.” Un confessione prestigiosa per rivelare quanto sia grave il tran tran giornaliero, che attende il poeta, in un mondo che offre piaghe e scheletri per piccoli o immensi blocchi, compatti nel presente che è tutto mescolato al tutto, a ogni elemento che porta all’incandescenza o alla disperazione.
Si inazzurra, a fiocchi ammucchiati sulle labbra, quella parola che riesce a sublimare le armonie per comprendere che: “se fosse vendetta/ ad alimentare memorie/ merlettate dal tormento/ non dimentico/ di solitudine./ La meschinità/ rimane polvere/ sulle pupille di chi/ ha subito il furto/ del coraggio,/ virtù di libertà.” In una sorta di contenzioso verso il fato con domande poste a bruciapelo, destinate a rimanere senza risposte, e con sospensioni del proprio io che cerca di rendere un’idea compiuta fuori dalla cose che sembrano andare alla rovescia.
Nel dubbio che spesso assale improvviso qualche verso sprofonda armonioso per lenire l’angoscia, che il poeta vorrebbe scacciare con ogni energia, anche per venir fuori “dalla gabbia dell’orgoglio e dell’errore”. Una trappola quella della quotidianità che inconsapevolmente mette a repentaglio la semplicità dei sentimenti, che rianimano il nostro bagaglio culturale, e in queste pagine danno sfoggio di una notevole ricchezza policromatica.
Anche la memoria nella sua ampia espansione rilegge luoghi ed eventi, riassapora emozioni e speranze, lacerazioni e addii, presagi e sorrisi, strappi e sorprese, ombre e accensioni, che per associazioni di immagini interagisce con la coscienza inquieta dell’autore.
Nella forma variegata del verso breve ogni certezza del poeta si sperde mediante l’arte combinatoria, con uno smontaggio di ricuciture e connessioni, che rendono le frequenze intrise di nevralgie e diluizioni di notevole spessore.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 17 maggio 2023

POESIA = GIANSALVO PIO FORTUNATO


** "IL VENTO DELLA PIOGGIA"
Sul lacrimare del mondo
nel mio silenzio sparuto
si leviga un occhio:
un gelso muove le frenesie
d'una malinconia in fasce;
giunge l'esalare del canto
che possiede l'acre giudizio
del mondo prestato alle foglie.
Il rombare in un intimo sventrato
diteggia sulla casa
che mi comanda il non piangere
ed il tempo si svuota,
col tuo cargo acidulo
di quel pò di rumore
che deriva dal divaricare il mio nome.
Lacrimare del tempo
negli istinti d'una flessa nube,
lacrimare nel tempo
del radere l'ulivo trapunto
del foraggio nelle mie ossa,
lacrimare sul tempo
delle munte stasi roventi
ove ustiono i miei piedi di carta.
"Dosa il canto del cuore
fino a mutarlo in un crocchio
nel quale si scinda la destrezza
dell'essere universali al mondo"
grida il mio cane
abbagliato dal vento della pioggia.
**
"GENEALOGIA DEL MARE"
Il vaneggiare d'assurdo
si tinge nel focolaio dei marinai:
imbastiture d'otri d'ossa
già trite dalla sete,
un mordente di sale
a fasciare quel livore
di lunghe attese apparse
nella diaspora slabbrata
dell'onda mancina.
È un rivolo che si cela
sul fremere il capo
nel parlare d'acqua ritratta;
lì si surroga la coincidenza
del malumore dell'astenìa
con la sovrabbondanza astuta
d'un pò di risurrezione
spalmata sui lagni,
ove gl'angeli corrono
a sfregare le loro lacrime.
Quei marinai
non posseggono vangelo,
si vestono del solo rombare
d'una tempesta in fiamme:
verrà la quiete
e nelle lische
troverà il fondo del bozzolo
che allattò per la prima volta
il mare.
**
"L’UNISONO D’UNA FERITA"
Nell'astenia delle mie labbra
si regge quel pò di frastuono
che nasce dal crogiolo
degli occhi già rotti:
quel feretro d'alghe immonde
ti sottrae al cuore della sera
ed è una notte barattata,
molle negli intarsi d'una parola
che è smorta prima
d'emettere il vocalizzo del tramonto.
Lì io mi corrodo,
su quel molleggiare di ceneri
che paiono il volto
della casa rapita dai formicolii
degli alberi risorti nella metafora:
restano solo i rami assiderati
a concimare l'alba,
levatasi sullo stallo del mondo.
Io immobilizzo l'infinito,
tu lo squarci con la tua lingua.
Verrà un giorno -
quel giorno prestato
all'infuocare dell'acero -
in cui il tuo seno
smagrirà fino a farsi poppata.
Di cielo e
di lunghi sprazzi d'algebra
coglierai la vita
nell'unisono d'una ferita.
**
GIANSALVO PIO FORTUNATO
**
Giansalvo Pio Fortunato nasce a Santa Maria Capua Vetere (Ce) il 20 marzo 2002 e vive a San Marcellino (Ce). È attualmente uno studente della Facoltà di Filosofia, presso l’Università “Federico II” (Napoli). Nel luglio del 2022, la pubblicazione della sua prima raccolta in versi, “Ulivi nascenti”, per la casa editrice Albatros il Filo. A questa raccolta fa seguito un impegno febbrile di conoscenza della propria identità poetante e filosofica, congiunto ad un'intensa collaborazione e scambio con realtà culturali e letterarie del suo territorio. È risultato primo classificato, per la SEZIONE GIOVANI, nel Premio Internazionale di Poesia “Scriptura”, con il testo inedito “Illio” e un suo inedito, “Allegria d’una memoria”, è stato inserito come una delle migliori poesia per gli Innamorati 2023 nell’Antologia del Premio “Città San Valentino”.
Recensioni dei suoi versi editi sono apparse su Road TV, sulla rubrica letteraria “Libri d’autore” per Contrasto TV, sul blog di critica letteraria “Transiti poetici”, oltre che attraverso un articolo di presentazione sull’uscita provinciale del “Mattino”.

SEGNALAZIONE VOLUMI = ALESSANDRO RUSSO


**Alessandro Russo : “Finché il sangue non ci separi” – Ed. Leonida 2022 -pag. 80 - € 15,00
“Se Cristo non è cambiato,/ non volterà le spalle/ a chi non ha ancora pregato,/ e di nuovo, alla prossima cena/ non preferirà/ le ombre di un gregge zelante/ a un bacio capace/ di indicare una luce di eternità.”
Brevissimo accenno alla generosità di un uomo che ha dato la vita per un ideale, forse eccessivamente alto per il genere umano, che è pronto a tradire o a temporeggiare in una situazione sempre in bilico tra verità e illusione. Il lampeggiare di un bacio, che sia sincero, potrebbe ancora oggi indicare la strada della luce eterna. Bellissimo squarcio di fede!
La quotidianità, concreta nell’assoluto, resiste tra i versi di un giovane poeta che cerca di sorprendere e di sorprendersi nelle nuove chiarificazioni che il sussurro riesce a concretizzare. Un canto ininterrotto che si ricama attraverso alcune pagine che tratteggiano innanzi tutto le resistenze di un atto naturale, quale può essere il dettato che ad un certo punto riesce ad aprire il sipario per mostrare cosa di materiale corrisponde al destino-
Così anche l’amore sospende ogni scintilla in una delicata sostenuta esclusività: “Sei il profumo del mattino, sparso/ da lenzuola di camelie arrossate/ che scuoti al vento dei tuoi anni più belli./ Sei la pioggia che sorprende il deserto,/ dissetando i nuovi perché./ Sai la ricetta alchemica/ che raddrizza le curve dell’anima/ e fa brillare i pesi del corpo./ Sai l’azzardo algebrico/ che incalza e poi educa la felicità.” Senza entrare nelle misure impure del mistero che vorrebbe attingere al teatro dei miracoli mentre da una parte e dall’altra c’è attrazione e titubanza. Ma la sua parola non è inganno mentre: “Anche la luna ha girato con noi, prima crescendo, ma poi ritraendosi fino a calare del tutto e a farci calare le palpebre sull’orizzonte della nostra illusione”.
Alessandro Russo traccia, con eleganza di stile, i modelli della vita giornaliera in reticolati cui la forza prorompente di uno sguardo attento carica sia le rievocazioni che le pennellate di una impazienza giovanile.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 16 maggio 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO


**ANTONIO SPAGNUOLO - “RIFLESSI E VELATURE”-- LA VALLE DEL TEMPO 2023 - pag.76 - € 10,00
Antonio Spagnuolo, poeta tra i più conosciuti nell’ambito letterario italiano e straniero, con al suo attivo una copiosa produzione, ci ha regalato un nuovo volume di liriche, "Riflessi e Velature", per le edizioni La Valle del Tempo di Napoli. Il volume è suddiviso in tre sezioni: Circostanze, Visioni e Frammenti.
La voce di Spagnuolo si dipana in versi dalla perfetta struttura di breve/medio respiro, senza nessuna interruzione, quasi che il pensiero scorra come un fiume per il bisogno di esprimere il momento creativo tutto d’un fiato. Vi è una pacata musicalità interna che produce un dire armonioso e rende leggera la lettura anche se, viceversa, il contenuto e molto profondo.
La mente di Antonio Spagnuolo è rivolta ai ricordi vissuti e al passare del tempo, che continua inesorabilmente ad avvicinarlo al traguardo. Ci dona però immagini rarefatte che evocano momenti vissuti ed emozioni. Il suo è uno scavo dell’anima che partorisce versi pregnanti e illuminanti. Il filo rosso della raccolta è l’assenza della donna amata, compagna di vita. Per Spagnuolo è un vuoto incolmabile che cerca di superare con la poesia donandoci dei versi di estrema bellezza, ma trasmettendoci pure tanta malinconia per un’amara solitudine.
Nella sezione "Visioni" la parola si sposa con il segno pittorico poiché le liriche sono state scritte per una mostra di pittura. In questo modo, il poeta crea un connubio speciale tra immagini, colori e pensieri e dà vita ad un’atmosfera ricca di un lirismo rarefatto.
Lo spessore della poetica di Spagnuolo continua nella sezione Frammenti dove i ricordi si sovrappongono con la consapevolezza che la vita è anche illusione e dove la donna tanto amata e desiderata è sempre presente, anche nell’assenza assoluta: “Le mani che vegliavano alla tua felicità / tremano in questa lontananza di cristallo. / Potrei accettare il silenzio, perché ci sei / ancora una volta al tremolare di una candela.”. In queste liriche la moglie è protagonista, i ricordi si rincorrono e il dolore per la sua perdita si fa più cocente, anche se Spagnuolo lo sa velare sapientemente intrecciandolo con la meraviglia di momenti passati e sposandolo con una valente ispirazione poetica.
Nell’assieme, il volume rileva ancora una volta l’abilità poetica di Antonio Spagnuolo, aprendoci ad un mondo ricco di sapienza, maturità, emozioni, solitudine ma soprattutto tanto AMORE.
**
Laura Pierdicchi

domenica 14 maggio 2023

POESIA = SALVATORE CANTONE


**
"Un giorno o l’altro"
Nell’ora calma
sento ancor di più,
per il silenzio,
il peso del mondo.
Sopra me stesso,
dentro me stesso,
respiro,
pensiero,
soffocano lentamente
lacrima nell’animo.
Un giorno o l’altro
morirò nel silenzio,
un giorno o l’altro
morirò per questo silenzio...
ch’ora, mi lascia ferita...
ch’ora, mi lascia vivo...
**
"Redenzione"
Ho segnato con solco deciso
una linea retta
tra ciò che sono
e ciò che sembro.
Perfetta condizione
Questa dicotomia,
equilibrio
della mia coscienza
in cerca di redenzione,
salvezza dalla follia.
**
"Alla domanda"
Ti sei chiesto
cosa c’è che valga nella vita,
e nell’infinito hai trovato la risposta;
in qualcosa che senti dentro
e non vedi,
in ciò che ti fa piangere
e non vedi.
Ed in questo stato
sofferente,
la mia anima trova
dentro,
la risposta al mio
tormento,
qualcosa che non vedo
ma sento.
**
SALVATORE CANTONE
******
Salvatore Cantone nasce a Napoli l’8 dicembre del 1985, attualmente vive a Pomigliano d’Arco (NA). E’ architetto, designer e poeta, la sua prima raccolta pubblicata a Settembre 2022 sul tema dell’Esistenzialismo ‘Pezzi d’Anima Disillusa’, risultata ad oggi menzione d’onore al Premio Amarganta 2023 e finalista del Premio EquiLibri V edizione, collabora con diverse testate giornalistiche online e cura su Instagram una personale rubrica sull’universo delle parole che sottendono a significati più reconditi. Intervista all’autore e recensioni della sua prima raccolta sono apparse all’interno del programma televisivo “Se scrivendo – Bookshow”, il programma “Dieci libri” e su Radio Galileo, e presente una recensione sul blog di critica letteraria “Transiti poetici”.

venerdì 12 maggio 2023

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO


***
“Soffio”
Bellissima sera come gocce
arrotolate nel sonno al tuo riaccendere,
una caldissima sera, perso ignaro
tra cuscini e tra tiepide coltri.
Quanto diversa blandisce nel rifugio
la chiusa in un bocciolo di rose,
quasi un incontro sgomento
che il silenzio sostiene nel sospiro.
Se mai dura vaghezza, che si sfalda,
tra clavicole e petto,
diventa vano l’errore che tormenta,
e il nostro sguardo ricompare imperfetto
nella breve traccia di un risveglio perduto.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

SEGNALAZIONE VOLUMI = ROSSELLA FROLLA'


**Rossella Frollà: "Eleanor. Non fummo mai innocenti. Dalla Bosnia alla Siria" -Interlinea ed.- 2017 - pag.136 - € 16,00
Un libro complesso questo di Rossella Frollà, Eleanor. Non fummo mai innocenti: dalla Bosnia alla Siria, Interlinea Edizioni, 2017: una poesia civile che ha però una sua particolarissima declinazione. Il libro affronta alcuni dei fatti storici o delle emergenze umanitarie più gravi dei nostri tempi – dalla guerra in Bosnia del 1992-95, all’attentato dell’11 settembre a New York e agli attacchi terroristici recenti di Parigi e Bruxelles, alla guerra in Siria, con sullo sfondo perennemente la drammatica questione degli sbarchi a Lampedusa o in Grecia. Ma benché Eleanor, che dà il suo nome al libro e voce agli eventi, sia una reporter, questi fatti non sono vissuti sul piano della cronaca, anche se i riferimenti agli accadimenti sono ovviamente presenti. Quello che la poesia registra è invece l’impatto dei fatti su chi ne viene a conoscenza: quello che qui conta è il loro riverberarsi nella coscienza che li rielabora e ne espone l’essenza in una scrittura alta, universalizzante. I testi, i singoli poemetti, si articolano in un macro-testo – il poema che ne scaturisce – nel quale Eleanor interloquisce, ma non nei toni di un dialogo corrente e corrivo bensì elevato, con Anima e Verità, mentre interviene come nella tragedia greca il Coro; e qui e là compaiono altre figure, come l’Ombra (nel poemetto La principessa). Nella Premessa, vengono specificati i diversi “ruoli”: Anima e Verità «trasportano la fragilità che è in noi con tutti i suoi detriti. […] Il Coro puntualizza i fatti e l’Io della reporter imbocca le stanze delle domande e vive autenticamente le contraddizioni del mondo in una realtà immaginifica, visionaria mai destituita di senso, nella coincidenza delle cose tra Verità e Bellezza, in quell’andare oltre anche del male» (p. 5). E l’autrice cita di seguito i suoi stessi versi: «Le bombe e le granate a Sarajevo/ e le botteghe a Djerba e Marshalam/ illuminavano le nuche scure/ nelle parabole di primavera». E la primavera appare come un simbolo di rinascita contro il cielo foscamente illuminato dalle bombe. I nomi fatti in questi versi già disegnano un’ampia zona che costeggia tutto il Mediterraneo, centro di almeno una parte delle storie che attraversano questo libro. Da Sarajevo, capitale della Bosnia-Erzegovina, ai piedi dei Monti Dinari; a Djerba – isola tunisina dove si sono incontrati berberi, arabi, ebrei e popolazioni africane; a Marsa Alam, in Egitto, sulle coste orientali del Mar Rosso: antica località di pescatori il cui nome (possiamo notare) richiama quello della nostra Marsala, ovvero il Porto di Allah. Mi sono soffermato su questi riferimenti geografici perché hanno grande importanza nel libro. Veniamo condotti in varie parti del globo, nel “piumaggio colorato del mondo”, come nella New York dell’11 settembre del secondo poemetto («Roma era ancora calda d’estate,/ New York persa tra le sue mille cose,/ Nuova Deli divisa tra geniali ingegneri/ e poveri per strada. Elsinki, Singapore,/ Manhattan erano in cima alle nubi come/ parafulmini di chiese/ che avvertono vicini i temporali», p. 31). Eppure nel libro, nella tessitura stessa del linguaggio, nonché nelle immagini evocate, si respira un’atmosfera medio-orientale con forza centripeta esercitata dal nome e dalla città di Istanbul, fin dalla sua prima comparsa, nel primo poemetto, appunto Eleanor («Nel dedalo d’inganni Istanbul fu/ turchese fino al 31 maggio», p. 12; «Misteriosa Signora d’Oriente», che, seduta sul Bosforo, si riflette nelle sue acque, p. 13), per essere corteggiata pienamente nel terzo poemetto, appunto Cantico d’Istanbul (pp. 37-60). Istanbul è la città dei «due mari», espressione ripetuta più volte, come ricorrono anche «due cieli» o «due mondi». Istanbul appare qui come sorta d’ombelico del mondo, così come per il tedesco Hegel umbilicus era il Mediterraneo. Istanbul, città cerniera e separazione di due realtà tra due continenti, Europa e Asia, ma anche tra Occidente e Oriente, Nord e Sud del mondo, alla cui contrapposizione sono riconducibili le catastrofi odierne. Già alcuni versi quasi in apertura possono confermarci la crucialità di questo luogo – simbolico e reale – del Mediterraneo, e ancora prima che se ne faccia il nome. Se in un primo momento sembra prevalere la sfiducia in Eleanor («Nel mio fondale roccioso il dubbio,/ l’impotenza della mia preghiera», p. 10), immediatamente dopo ecco un’altra considerazione: «“Vedrai grandi cose,/ le parole impresse/ nel cuore dei due mari/ – mi dicevo –/ lì, potrà mutare la realtà”./ Ma non comprendevo come» (pp. 10-11). La complessità di una situazione mondiale le cui contraddizioni Eleanor rispecchia in sé e nel proprio domandare. Ecco allora nel libro i bagliori di questa guerra che sconvolge il mondo, una terza guerra mondiale perenne potremmo dire riecheggiando parole che sono state autorevolmente pronunciate. L’11 settembre: «Trasversale il bagliore tocca/ i cristalli degli edifici/ gli echi delle strade» (p. 31). E poi: «I gabbiani spiegarono rapide ali/ a cercare l’Olimpo,/ la nube gonfiò la sua stola/ di mille e mille/ occhi senz’ombra./ New York era sulle strade/ col suo sangue» (p. 33). E «Nulla fu come prima» (p. 34). Ciò che appare come una vera spezzatura del tempo. Tra i mille e mille occhi delle vittime ecco affacciarsi due figure, quella di Lorel e di suo padre, persone concrete nell’astrattezza – e astrazione – dei grandi numeri. Anche in altri casi si stagliano personaggi con la loro storia, come la profuga Farida, scampata al naufragio, che vuole raggiungere Berlino e L’Europa. Viene in mente la bambina col cappottino rosso nel film in bianco e nero di Spielberg sulla Shoah. L’orrore immenso e complessivo è fatto di tante bambine col cappottino rosso, o di Lorel e Farida. Ecco appunto in Naufragio:
«Come ti chiami?» «Farida».
«E il bimbo?»
«Amir».
L’innocenza non lasciava che
la ricchezza chiusa
nelle loro bocche
le opprimesse.
Ne usciva un lieve profumo
dalle profondità del cuore.
Qualcosa che arrossa i coralli di un amore più intimo.
Amir era perla di grano
per avidi uccelli.
Io lo baciai col cuore
gonfio di tutte le stagioni.
Fui l’ardore d’estate, che…
gli baciai la fronte,
le gote di salsedine.
Il profumo di sua madre
si spandeva
antico sulla riva,
fino alle case
come i tanti fiori a maggio
sotto le nubi bianche.
Le ore sono come noi le vogliamo
quando per averle combattiamo
contro le nostre voglie.
(pp. 67-68; i puntini sospensivi sono nel testo.)
Gli scenari dei naufragi o degli sbarchi sono tanti. E l’autrice li elenca a un certo punto: Pantelleria, Lampedusa, Sicilia Orientale, Calabria, Creta, Lesbo e le isole del Mar Egeo. Sono oltre 60 000 gli sbarchi in un anno su coste spagnole, italiane e greche. I profughi che non riescono ad arrivare in Grecia, e sono respinti in Turchia, vivono in vari quartieri di Istanbul. Ecco ritornare la megalopoli turca in una premessa al poemetto intitolato 13 marzo 2016 (pp. 99-105). In questi quartieri vivono gli immigrati, «isolati in un mondo parallelo». La guerra che scuote il mondo arriva nelle stesse strade d’Europa, con i fatti di Parigi e di Bruxelles: «Ci si ama di paura/ a Parigi, a Bruxelles nel mondo intero,/ ci si ama» (p. 117). La paura e l’amore dunque riguardano tutti e nessuno può chiamarsi fuori. Così ci spieghiamo il sottotitolo del libro di Rossella Frollà: Non fummo mai innocenti. Dalla Bosnia alla Siria. Non siamo innocenti come occidentali, perché il male di oggi trova le sue radici in colpe storiche. Ma non siamo innocenti, personalmente, neanche noi che assistiamo passivi a quanto si compie. Non siamo colpevoli materialmente, ma non siamo neanche innocenti. Possiamo essere solo ambiguamente in-colpevoli, come è stato tradotto da Einaudi in italiano Die Schuldlosen, il libro del 1950 di Hermann Broch sulla responsabile irresponsabilità dei tedeschi che con la loro ignavia hanno permesso la catastrofe del nazismo. Un romanzo in undici racconti si sottotitolava quel libro; come Eleanor è un unico poema in dieci poemetti. E a Eleanor, fatte le debite differenze, si possono attagliare le parole che Broch appose come Nota del proprio libro: «L’indifferenza politica è […] strettamente apparentata all’indifferenza etica e per conseguenza, in ultima analisi, alla perversione etica. Insomma, i non-colpevoli affondano per lo più già piuttosto profondamente nella colpa etica». E anche l’arte, seppure si ponga spesso scopi esclusivamente o sostanzialmente estetici, ha invece una portata ulteriore. Scrive Broch dell’arte: «il suo significato sociale, che si estende fino al piano metafisico». In definitiva, chiosa lo scrittore austriaco, ma vale anche per Eleanor: «e per quanto l’uomo possa essere gettato nell’insicurezza e nell’instabilità, nell’isolamento e nell’abbandono, nella spoliazione completa, per quanto possa sprofondare nell’indifferenza, indifferente a se stesso come al prossimo, e perciò colpevole, fintanto che è in grado di dire Io resta presente in lui, pronta a divampare e a riaccendersi, la scintilla dell’assolutezza, affinché egli possa ritrovare, e sia pure sull’isola di Robinson, insieme al suo Io anche l’Io del prossimo».

© Enzo Rega

MOSTRA D'ARTE = ARTHEKA 32


**NOTA STAMPA
Nello spazio di ARTHEKA 32, Via Sartena, 30/32 00122 Lido di Ostia - 3398329429 - artheka32@gmail.com -, sarà inaugurata Sabato 20 Maggio 2023, ore 17.30, la mostra curata dal sociologo e critico d’arte Maurizio Vitiello, “FRAZIONI MEDITERRANEE” con opere recenti di Beatriz Cardenas, Maria Pia Daidone, Natallia Gillo Piatrova Parmeggiani, Carmela Infante, Franca Lanni, Alessandro Maio, Mauro Molinari, Viviana Pallotta, Antonio Salzano, Maria Antonietta Scala. Periodo: Sabato 20 - Mercoledì 31 Maggio 2023. Orari: 10-13; 16-19 / chiuso: domenica, lunedì mattina, festivi.
( in testata riproduzione di opera della pittrice Beatriz Cardenas )

giovedì 11 maggio 2023

POESIA = OLGA KARASSO


**GUERRA**
Camminammo stretti
gli uni agli altri
un umido uragano
d’orrore.
Sfilarono
sotto cieli d’acciaio
le mandrie dei deportati.
Fummo profondi occhi
d’autunno
dietro persiane chiuse.
Fummo rami librati
d’inquietudine
tra fili spinati.
Un turbine di spari
di pianti.
Sussulti di vita
poi silenzio.
L’Europa pianse.
E la ripresa.
Ognuno contò i suoi morti.
Passammo anni a fare
funerali.
**
**PACE**
Casco di soldato piantato al suolo
come carciofi caschi da soldato
come una foresta di funghi
e miliardi di occhi segmenti
fissano una chiesa gotica con un gallo
d’oro in cima.
Un trapezio di fuoco in un prato
verde è una nave che urla
mentre affondiamo.
Un uomo in tunica nera prega
una madonna nera
racchiusa nella sua mano destra
e la sua sete invoca una cascata di
lune su di un precipizio.
Marce lunghe marce per la pace
per la guerra per il silenzio
per il bianco il nero il rosso
il giallo e tutto ha soltanto un colore
quello del sangue
un profumo quello della morte.
Pace pace pace pace pace pace…
grida qualcuno sotto le finestre.
**
"Grazie a chi non c'è più"
Né giorno seppur caotico né ora
di gravi preoccupazioni malattia
o allegra costruita socievolezza
che dimentichi tutta intera
chi emozionò diede senso e scrisse
lettere cubitali inchiostro indelebile
le tormentate pagine della mia vita
mi fece gridare di rabbia
impassibile mi consegnò al dolore
mi lasciò sola al pianto della morte
mi fece ridere come senza passato
sbrigativo mi insegnò al suo modo
sentieri meno battuti dello spirito.
Grazie a chi con generosa passione recitò
su quel modesto improvvisato palcoscenico
offrendomi in giorni ardui il miglior ruolo.
Grazie a chi non c'è più.
**
OLGA KARASSO
**
-Olga Karasso ha iniziato in giovane età a scrivere e pubblicare brevi racconti e poesie e a frequentare noti circoli letterari.
Tra i primi volumi il libro di poesie: "Verdi malinconie".
Assieme ad un gruppo di artisti, molto più grandi di età, dato vita al Circolo del Giovedì dove si tenevano mostre, conferenze, presentazioni di libri, e varia cultura.
Assieme a Franco De Poli ha tradotto poesie di Léopold Sédar Senghor per Guanda.
Conoscendo - tra altre - due lingue slave diventa redattrice della rivista letteraria a carattere internazionale “Il Canguro”. Ha tradotto anche due poeti bulgari. Entra a far parte della redazione di “Utopia” che lascia dopo qualche tempo.Ha pubblicato numerosi articoli di critica su autori stranieri collaborado a varie testate, ricevndo svariati premi.
- Invitata come rappresentante italiana dall’Unione degli scrittori a lunghi vari simposi letterari in Bulgaria e in Romania. Altre tappe: Cecoslovacchia, Polonia e Ungheria.
Con grande sofferenza si allontana dall’ambiente letterario per motivi personali e ideologici: troppo politicizzato per poter rimanere mentalmente libera. Rimaneva vivo comunque il desiderio di tornare a scrivere.

mercoledì 10 maggio 2023

POESIA = MARIA TERESA TEDDE


**
"Congiunture"
Più o meno si amavano:
più di topi in amore
meno di schiavi fra le onde.
Come due anziani sospesi nel vento.
L’alito cambia direzione e forza,
prepotente e passionale,
calmo e indifferente,
anafettivo e bollente.
L'inferno di passione eterna
per Paolo e Francesca
sarebbe oggi
una bolla di sapone.
Non c'è ragione
di ancorarsi a sentimenti.
Essere presenti
nell'attimo fuggente.
Congiunture di interessi e di presenze.
Poi
più
niente.
*
"Ladri pensieri"
Persino la stanza scricchiola,
mormora con insistenza,
impronte nel pavimento,
respiri che mai scompariranno.
Si stingono al sole
persiane di legno
cotto e stagionato,
un luogo altro dal passato.
Qualche segreto fra mattonelle antiche,
inutile che gratti
inverni sepolti dal presente,
scheletri sostanza di ricordi.
Amo questa stanza,
questo letto sudato
affrancato
da timbri lontani.
Amo queste mani
che vagano libere
che scrivono nell’aria
composizioni colorate.
Oggi pregno di ieri
ladri pensieri di
“Felicità raggiunta”
sul filo del rasoio.
Gocce salate sul vassoio
di nozze d’argento.
*
Maria Teresa Tedde
***
Maria Teresa Tedde,docente in pensione, vive a Sassari.
Scrittrice poliedrica, inserita in varie antologie, ha partecipato, su selezione, a vari readings poetici in diverse città italiane, con interviste radio, televisive e giornalistiche.
Ha presentato le sue otto raccolte poetiche e i due romanzi " A/ R ovvero viaggio con Andata e Ritorno" e " Oziosamente felice" a Parigi e in città italiane. Numerosi gli "attestati" di riconoscimento, diplomi e certificazioni attribuite alla sua produzione poetica,e in prosa, ricevuti negli anni trascorsi.--

lunedì 8 maggio 2023

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO


**“Indugio”
Nei filari scarlatti nascono ombre
spogliando le tue spalle al desiderio.
Troppo lontano lo spontaneo svelarmi
il sangue più volte inseguito da illusioni.
Per la mantiglia bianca che ti cinse,
di pizzo merlettata, luccicante,
che ripete il corteo degli alberi fioriti,
ho preso sulle braccia anche il ricordo.
Riconciliato agli attacchi del tempo,
che sfalda ed interrompe,
perdono l’addio!
Così,
trasfigurate e o scomparse le chimere
oscillano per tracce di richiami.
In frantumi la musica del tuo archetto,
come rabbia plasmata sulle labbra,
è il morso proibito per battiti veloci
che fremono smagliando l’inquietudine.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 6 maggio 2023

CONVEGNO = UMBERTO SABA

venerdì 5 maggio 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIULIO MARCHETTI


***
Giulio Marchetti: “Varco cielo” Ed. puntoacapo 2023 – pag. 86 - € 12,00
Un tenue ritornello ricama pagina dopo pagina il sottile sussurro della parola, scritta, inserita, declamata, cercando con ansia il ritmo che, ordinato in una personale visione, da frammentario diviene luminosamente incisione della esperienza quotidiana e successione di riflessi biografici intimi ed emotivi.
Autentica e sincera evoluzione di un dettato che distingue una cifra di scrittura che da stilistica espressione diviene scaturigine di cifre ininterrottamente riversate sul foglio.
Legare la realtà al sussulto dei sentimenti diviene per la poesia motivo di canto, anche se a sbalzi di uno stordimento o di uno sbalordire innanzi ai lampi della fusione.
“Guardare fuori, guardare/ fiori, colori/ illusori, quante/ occasioni/ perdute/ ed ora piovute/ dal cielo, per guardarsi/ dentro, per lasciare/ un metro, per squarciare/ il velo/ di maya./ Ecco/ la paura che abbiamo/ di essere/ il niente che siamo.”
Martella il pensiero, sciorinando parole che si inseguono, per rispondere ad interrogativi che molto spesso corrodono, in un tessuto che diventa problematico ed irresoluto, perché la sensibilità del profondo cerca di divenire disponibilità all’ascolto.
Per chiarire questa scrittura Dante Maffia scrive in prefazione: “Una poesia che apparentemente sembra fatta di avvisi, di accensioni rapide, di abbacinamenti, di incursioni nel profondo della psiche, e che mostra invece una distesa ampia di argomentazioni, che fa pensare, oltre che sognare, e fa meditare sulle sorti della vita, essa stessa fatta di “stanze”. Sia chiaro però che per Giulio Marchetti la stanza non è una porzione di una grande composizione come un poema, per capirci, come l’intendeva Angelo Poliziano; per Marchetti la stanza è un nucleo che vuole ribadire, con particolare attenzione e focalizzando la singolare maniera di un pensiero che qualche volta sfiora la tentazione filosofica. Sono momenti di lacerazioni che per non debordare alzano il capo e diventano esempi, simbologie, accadimenti rivissuti nell’anima per trarne alimento, ancora una volta, spirituale, ma di una spiritualità che ha coloritura anarchica.”
Anche la goccia, capace di risalire controcorrente, ha il prestigio dell’imprevisto e comprende le numerose possibili variazione di modulazione, dalla luce delle lettere alla espressività del sociale, dalla indifferenza proposta innanzi ad una finestra al lamento di un fratello straniero, dalla “semplice didascalia del silenzio” al debito che vita infligge ad ogni mortale, dal modello che cerca affermazione in ogni contesto alla rielaborazione dello spazio personale, dall’apparenza ingannevole di un colore alla sospensione incredibile fra cielo e terra.
Il poeta scrivendo riscopre se stesso ed il verso diventa la chiave di svolta per un rapporto incorruttibile con i sentimenti.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

POESIA = TITTI FOLLIERI


**
PER MADRE TERRA
(Dedicato a Anna Maria Ortese)
*
Perché Madre Terra sia rispettata
Chiediamo PACE PER SEMPRE
Noi passeggere mortali
chiediamo tolleranza giustizia sociale
libertà consapevole dignità
per tutti gli esseri viventi
Le nostre orecchie ascoltano il dolore
di innocenti uccisi per le strade di Beirut
di Parigi di Tunisi del Mali
Torniamo a casa dentro il silenzio di un respiro
Ci rifugiamo nel grembo della Dea oscura
e sentiamo compassione per la sofferenza di tanti
I nostri occhi restano stupiti dinanzi alla bellezza
di un tramonto arancio un cespuglio di bacche rosse
Richiediamo che la bellezza del corpo celeste
sia riconosciuta amata preservata
Le nostre mani si prendono cura
Corrono agitate sempre operose
in tanti piccoli gesti di attenzione
nell’affaccendarsi quotidiano
E ci chiediamo: “Chi curerà le ferite di tanti lutti?”
Torniamo a casa dentro il silenzio di un respiro
e sentiamo la tenerezza il dono di un abbraccio
Un gesto di fiducia condivisione sorellanza
Da anima ad anima in presenza
La nostra mente cerca parole vere
Mentre ad una ad una vengono bruciate
Rese inservibili dalla ridondanza
Eppure nel frastuono trovare una via
capacità di ascolto comprensione
Consapevoli di essere Guerriere di Pace
nella fiducia del diritto alla felicità per tutti
manifestiamo il nostro Amore
Per Madre Terra il Corpo celeste
*
(dicembre 2015)
***
CANZONE
L'incantesimo è fuggito via lontano da qui
mi sono svegliata alla realtà di ciò che é
spaesamento ed erranza sono i miei continenti
i grovigli di carne sono solo un sogno
Sono morta e rinata tante volte
Gioia di uno sguardo aperto all'orizzonte
infinite le varianti delle costellazioni
nuda senza più certezze per orientarmi
Rimane vivo il sogno di un amore
dicono sia solo un'illusione
Abbraccio libero nel cosmo che mi accoglie.
Volevo dirti del silenzio come dono d'amore
una distesa gialla di campi di girasole
Mi basta il suono del tuo nome
Specchio i tuoi occhi la medesima visione
disegni sull'acqua si dissolvono al primo vento
Cambiamo corpo e nome
Ma che differenza fa?
Siamo figli dell'Araba Fenice
Cambiamento resti veloce a disorientarmi
Funamboli giochiamo d'azzardo
Ognuno credendosi vincitore e vinto
Resto sola a dire di sì alla vita
anche se Tu sei lontano da quì.
**
LETTERA H
Respiro nel suono dell'H sapendo che contiene il mio primo respiro dato a mia insaputa o forse scegliendo di ritornare sul pianeta ad imparare l'incarnazione / C’é stata data e ci potrà essere tolta proprio da quella grande paura / non solo della fine di questo Io ma di tutti gli esseri viventi / H / la bomba H il ricordo di Hiroshima.
H bomba H / Plutone in scena / scendendo nelle viscere della terra/
La via della meditazione / Shiva che trasforma distruggendo le illusioni dell'ego che si gonfia del suo bisogno di essere qualcuno / io esisto io voglio /una simulazione/ desiderio-paura/ disgregazione-rigenerazione/ duraturo-transitorio / La danza di Shiva / Eone di energia continua /Om Namah Shivaya.
H2O l'acqua la vita / il nostro inizio H l'aria il nostro mezzo/ Abbandonarmi senza peso alla forza di gravità / Acqua che mi culla abbracciandomi /dentro il suo ventre caldo sparire dai miei pensieri /entrare verso l'interno e lì sostare nel respiro / il suono di H che ritorna / musica dolcissimo suono in un Hum Aum Hom Om il suono universale / canna di bambù che vibra vuota / ricerca di quel vuoto come pausa rigenerazione silenzio dov'è solo l'H del respiro/ il testimone.
H una scala percorso di ricerca verso l'alto /ci si trasforma salendo verso il cielo quando le radici sono ben piantate nella terra/ il mistero dell'H di Homo.
Due gambe con un piolo centrale che segna la connessione destra-sinistra/ uomo-donna / rosso-nero/ terra-cielo/ yin-yang/ tutto-nulla avvolti dentro la circonferenza che girando su di sé diventa una ruota in cui è iscritto un ottagono il numero otto 8.
H ottava lettera dell'alfabeto / infinito simbolo in te perdersi in te ritrovarsi/ in questa ruota in cui sono entrata e che si fermerà all'improvviso per scaraventarmi nell'Altrove parallelo / l'altra metà della scala.
H invisibile che guida la nostra cecità / Nostro incedere nel sonno inconsapevole dell'ignoranza / prepararci all'ultimo momento trasformarci fino alla partenza finale / il mio altrove l'esserci nella presenza al vuoto/ Piccoli gesti solo nell' esserci anche se nulla dovesse più accadere ma solo questo transitare nell'altalena di respiri H silenziosi / Sigla d’un altro giorno che passa/ un altro anno e la corrente ci trasporta sempre più forte/ qui ad imparare condottieri arresi almeno al fare del non fare / dirsi la verità sul perpetuo fluire del tempo che non passa.
L'H futura incognita alla prova passo dopo passo il tragitto di questa scala che tutti saliamo e scendiamo dal primo vagito all'ultimo respiro.
H la vertigine di libertà perché il destino sa / H di Absenthium / l'Umiltà che in francese ha un'acca Humilité / una H in più per dire coraggio ardore esperienza fatta di necessità davanti alla disperazione del non senso ribellione profonda e lode all'anima del mondo al suo invisibile soffio.
H Atman del respiro universale Prana tra le foglie Huuu Heee Haaa trapasso di stagione / Perire di paure malattie dello sterminio nuovi virus vita e morte/ tra tutti i pensieri binari punto di sintesi nell'etere transazione su un'asta funamboli dell'abisso /precipitare comunque verso l'estremo saluto
H sulla scala atletiche prestazioni a ritmo veloce e insieme lentissimo / ci si lascia scorrere mantenendo la disciplina/ portare a temine l'opera divenire ciò che si è/ quanto durerà?
H la ruota una giostra fuori/ Storia tappezzata di lezioni che abbiamo saputo ascoltare ed altre che dobbiamo ancora imparare dall'H di humilité / H invisibile priva di corpo eterea / oltre cerchiamo di esserci senza paura
H come Hara / Centro vitale / le potenze della "Grande Via" il legame vitale con le radici fino al ventre della terra / Hara centro di gravità/ Hara ritrovandoci dopo aver creduto di essere un'isola separata / dopo aver perduto la via del cuore / ciò che si vede è un dono da condividere /Amore che abbraccia da ogni dove e il respiro di un H profonda in quell'Hara / ascolto del rumore sottostante/ le paure le ansie le domande / gran cercare quello che c'è già/ se solo si arrestasse questo confondere l’essenziale con il superfluo / questo rumore che non è suono/ attesa di una voce in cui credere che sia come sia dall'essere che si conosce sempre troppo poco per il suo silenzio/ il suo nascondersi nell'invisibile H / H respiro/ H il testimone/ H bomba H/ H futura incognita/ h Humilite’/ H una scala/ H ottava lettera dell'alfabeto/ H il numero 8 /H.... infinito simbolo/ H2O l'acqua la vita/ H Hum Aum Om Om Om
( Maggio 1994)
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TITTI FOLLIERI
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Titti (Maria Antonietta) Follieri vive nella campagna fiorentina. Traduttrice dal francese e scrittrice, collabora a diverse riviste italiane e straniere con traduzioni, saggi, testi poetici e narrativi.
Ha pubblicato le raccolte di versi Dell'amore il sogno (1980), Switmagma (Gazebo,1985), Topologia di un mandala (Edizioni del Leone, 1991), il racconto Un arcobaleno (con il pittore Stefano Turrini, Morgana, 2000); Tessiture spaziali (Morgana Editrice, 2016) ; il romanzo La voce delle mani (Pendragon, 2003); la raccolta di racconti Piccoli smarrimenti quotidiani (Editrice Zona,2009); il memoir La solitudine della cattedra (Zona contemporanea Editrice, 2013), il romanzo Viaggio di una provinciale cosmopolita, Edizione Les Flaneurs, 2023
Nel giugno 2014, al Premio L’Iguana, omaggio ad Anna Maria Ortese, La solitudine della cattedra si aggiudica il terzo posto per la sezione narrativa. Nel 2020 pubblica il libro d’artista Lì in collaborazione con la pittrice Leonilde Carabba ( Pulcino Elefante 2020). Diverse traduzioni delle poesie in francese sono state pubblicate in Canada, sulla rivista “Estuaire” settembre 2011. Altre poesie tradotte in spagnolo sulla rivista online: www.periodicodepoesia.unam.mx. Ha curato e tradotto l’Antologia della poesia contemporanea del Québec (Crocetti Editore 1999) e il saggio di Daniel Odier, Il Tantra-yoga, Neri Pozza, 1999). Nel 2011 pubblica due CD per le Edizioni Multimedia 91, intervista di Alessandra Borsetti per l’Archivio nazionale della voce dei poeti.
( www.tittifollieri.it)

POESIA = EZIO SETTEMBRI


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1) "Gianluca, ancora"
Lo seguisti tu, in campagna,
gli ultimi tempi. Ti sei ingaggiato,
fratello maggiore, a carpirne i segreti,
scendendo i greppi con lui,
che s’infuocava all’improvviso.
Eravate gli unici, forse, a sapere
che ogni istante è definitivo.
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2) "Loro Piceno"
Trascorrendo gli ultimi lembi
d’estate tra i rasoi e le foto
di chi manca, si effonde
un’aria nuova tra quei muri
che i miei fratelli allontanano.
Non io. Dopo aver annaffiato
le piante e cenato, ho premura
di piegare la tovaglia,
ma non mi sorprendono
i fantasmi riuniti
sul tavolo da gioco verde.
Non li temo. Per giorni e
notti il vento ha modulato
quelle voci attraverso il pino
sotto al cimitero.
3) "Federico"
Di là da questi muri
di te nessuna traccia.
E’ solo un’ipotesi
tu abbia mai toccato terra.
Sei sparito pedalando, stamattina,
inghiottito dall’azzurro.
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EZIO SETTEMBRI
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Ezio Settembri (Macerata, 1981) ha studiato Lettere Moderne a Macerata, laureandosi nel 2007 con una tesi sul pittore fiorentino Ottone Rosai. Dal 2009 lavora come docente nella scuola secondaria. Ha pubblicato poesie e studi sulle arti figurative su varie riviste, tra cui L’immaginazione, Atelier, Il falco letterario, La Bottega della Poesia di Repubblica, Il Foglio, La Voce di Mantova, Infinito letterario, Poeti e Poesia; sue poesie sono apparse nelle riviste online Atelier, Versipelle, L’Astero rosso, La morte per acqua, Alma Poesia, La poesia e lo spirito, Poetarum silvae, Farapoesia, Arcipelago Itaca. Una sua poesia ha ottenuto il secondo posto al Premio di poesia indetto dal Museo Omero e dall’Università per la Pace delle Marche. Suoi brevi studi su poeti contemporanei sono apparsi sulla rivista Menabò. Dal 2019 fa parte della redazione della rivista online Nuova Ciminiera, sulla quale sono apparse delle brevi ricognizioni sulla poesia di Sereni, Benzoni, Pasolini, Scarabicchi, Davoli. Nel 2021 è uscito il suo primo saggio, Il mito ritrovato – La poesia di Umberto Piersanti (ed. Industria e Letteratura), vincitore del Premio Lago Gerundo di Paullo, Premio L’arte in versi di Jesi. D’altra luce (peQuod, 2023) è la sua prima raccolta di poesie. Attualmente vive e insegna in provincia di Mantova.

giovedì 4 maggio 2023

POESIA = MARIA GRAZIA GALATA'


** " I "
per tutti i giorni
per ogni carezza
o pianto
per la pioggia
per un bacio
al suono di un pianoforte
tra un mare in tempesta
dopo il sole
*
** " Lettera "
C’è sempre quell’enorme ciliegio dietro il muro scrostato
dove spio il sole appena sorto – la bizzarrìa dei campi
la mano delicata di mia nonna mi spezza il cuore .
Mentre tutto si perde tra gli odori e l’azzurro del mare , qui a Istanbul perdo ogni attimo di affezione.
Come stai , sai che ti aspettiamo ?
Verrei a prenderti alla stazione se vorrai
Adele
*
** "Sembrava"
sembrava leggera
la mano schiusa
socchiudendo la porta
appena appena
isolata isolanti
e trambusti di voto
tra poco è sera
saremo lontani
manto montato
al calante di tuoni
miei e tu
che m’abbracci il
silenzio giurato
al freddo d’abito
dubbioso
salino silente
e quel miracolo istante
apparente aderenza
sincronica distonia
[I never got a picture of me]
*
Maria Grazia Galatà
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Maria Grazia Galatà , poetessa e artista visuale nasce a Palermo.
Collabora con il giornale di scritture " Il cucchiaio nell'orecchio " “ mentinfuga “ - “Limona Mundi” 1986 vince il Premio Internazionale di Poesia e Narrativa “All’ombra degli Etruschi" 2002 partecipazione ad "underwood", ad Ascona insieme ad altri nomi della poesia contemporanea: Mario Luzi, Fernanda Pivano, Edoardo Sanguineti; 2003 ha editato il libro "Congiunzioni", con fotografie di Costantino Spatafora, 2005 51° Biennale di Venezia, "La notte dei Poeti" con Ana Blandiana ed altri poeti di fama internazionale; 2005 partecipa con un opera in collaborazione con Costantino Spatafora all'evento "Padiglione Italia 13x17" curata da Philippe Daverio ed edito alla fine del 2007 da Rizzoli; 2006 è stata segnalata, tra le opere edite, al "Premio di Poesia Lorenzo Montano"; 2007 a giugno reading presso la fondazione Querini Stampalia di Venezia con l'intervento di Achille Bonito Oliva; 2009 Venezia sede Unesco 2009 53° Biennale di Venezia, "Notte di Luce"con Adonis, Yang Lian Massimo Dona', Pablo Hereveri, Jhonny Tuki, Marco Nereo Rotelli - Mary de Rachewiltz Maria Luisa Spaziani, ed altri 2010 con un'opera fotografico-poetica in "The last book " installazione di Luis. Camnitzer alla biblioteca di Zurigo, Svizzera; 2010 aprile "Altrove" reading e videoproiezione; 2010 -Edita “L'altro”, poesie e fotografie con prefazione di Gio Ferri e videoproiezione. Segnalazione al Premio di Poesia Lorenzo Montano 2011 Peggy Guggenheim Collection di Venezia con L'urlo di Ginsberg; 2011 collaborazione video con Roland Quelven; 2011 collaborazione video con Pinina Podestà; 2012 edita “Contrasti” scritture e fotografie con prefazione di Gio Ferri; video proiezione in collaborazione con Angelo Secondini; 2012 “Osservazioni Minimali “ Mostra fotografica personale; video proiezioni con musica di Angelo Secondini; 2013 “Accrochage “ collettiva d’arte Bologna; 2013 “Dice il vero chi parla di ombre” personale fotografica; presso la Galleria d’Arte dell’Istituto Romeno di Venezia. 2015 “crea Congiunzioni Festival di Poesia” 2015"Venezia e luce" in Antologia poetica di Marco Nereo Rotelli 2016 “Simmetria di un’apparenza” Personale fotografica presso la galleria d'arte "Istituto Romeno" Venezia 2017 Presenta quindici poeti internazionali in "Congiunzioni festival Internazionale" presso Centro Culturale Candiani di Mestre 2018 Edita per Marco Saya Edizioni il libro di poesie " Quintessenza" con selezione al Premio "Lorenzo Montano" 2018 2019 "Punto poesia" cura con Francesco Mandrino un intervento sulla poesia 2020 Edita "L'allarme del crepuscolo" per Marco Saya edizioni 2021 “Khamsin” Poesie – Marco Saya Edizioni https://www.mariagraziagalata.it/ Hanno scritto di lei : Marco Nereo Rotelli – Gio Ferri – Mario Luzi – Antonio Fiori – Isabella Bignozzi - Antonio Nazzaro – Bonifacio Vincenzi – Gian Ruggero Manzoni