martedì 29 novembre 2016

RIVISTA = IL SEGNALE

IL SEGNALE (N° 105 - ottobre 2016)
Sommario :
-Letteratura e realtà
Massimo Rizza : La cura delle parole
- Scritture parallele
Gianluca Bocchinfuso : Quale Mediterraneo?
- Differenze e alterità
Antonella Doria : Conversazione in Milano con Arturo Schwarz
- Soggettività e scritture
interventi di Pancrazio Luisi, Simoneta Longo , Lina Salvi , Adriano Rizzo, Marco Furia, Massimo Rizza.
- Testi
di Rafael Ballestreros , Davide Romagnoli , Gaby Ramsperger
-La casa
testi di Sebastiano Aglieco , Nadia Agustoni , Simonetta Longo , Pancrazio Luisi , Massimo Rizza , Adriano Rizzo , Stefano Guglielmin
- Narrazioni
Massimo Rizza : La prescrizione del posto
- Letture critiche
a cura di Fabio Scotto , Mario Buonfiglio , Simonetta Longo
- Recensioni
a cura di Gianluca Bocchinfusco , Antonella Lovisi
- Schede critiche
a cura di Alberto Tomiolo , Massimo Rizza , Antonella Lovisi , Marco Furia , Sebastiano Aglieco ,Marco Tabellione, Giuseppina Rando, Nelvia Di Monte, Adriano Rizzo.
- Rassegna delle riviste
- Poesia libri - novità
Riferimento : segnale@fastwebnet.it

venerdì 25 novembre 2016

POESIA = IZABELLA TERESA KOSTKA

PADRINO (contro la pedofilia)

Avrei voluto ridere ancora,
dal seme della vita sbocciare felice,
conoscere l'incanto del primo approccio
distesa al fianco di un semplice ragazzo.

Tu eri il tarlo del mio presente,
un pilastro oscuro di vuota infanzia,
un urlo taciuto nei singhiozzi del corpo,
la marcia carezza d'umiliazione.

Dolore,
l'odore,
il sapore del whisky,
le gocce di sangue dell'innocenza,
i lividi nascosti sotto le vesti,
un grido del grembo,
la lussuria mai sazia.

Io ero soltanto una bambina,
la bambola di gomma del tuo piacere,
la macchia rossastra sul lenzuolo,
un bicchiere di troppo del solito liquore.

Sono morta all'alba,
nell'abbandono,
coi lunghi capelli coprendo vergogna.
*

PUTTANA

Mi chiamate puttana,
eppur varcate ogni confine
dei sensi di colpa
per palparmi la carne
e le calde membra.

Quanto arde in voi
il bramoso desio,
divora la ragione
e fa negare il Dio.

Vi plasmo,

godendo del mio potere,
spingo le menti nella lussuria,
impossessati dal sesso,
privati d'orgoglio,
pagate per i gemiti
coi lingotti d'oro.


Ora
mi date della puttana?

Eppur sono io la vostra Padrona!
*

PREMONIZIONE

Decomposta verrà la carne
all'arrivo dell'ultimo suono delle campane,
denudata l'ipocrisia scarnata di apparenze,
di sabbia coperta ogni azione.

Oggi ridete,
oh, miserabili uomini,
pedoni mortali sulla scacchiera,
udite le grida della battaglia
e saltate nel vortice d'una carneficina.

Non illudetevi invano,
dalla polvere alla cenere ritornerete
mentre un'altra primavera sorgerà.
*
IZABELLA TERESA KOSTKA
*
Izabella Teresa Kostka è nata a Poznań (Polonia) ed è laureata con lode in pianoforte di cui è insegnante. Izabella vive e lavora a Milano, è appassionata di teatro e arte, è giornalista freelance per WordPress e organizzatrice di eventi culturali come "Verseggiando sotto gli astri di Milano" presso il Centro di Ricerca e Formazione Scientifica Cerifos di Milano. Negli ultimi tempi ha ricevuto numerosi importanti riconoscimenti e premi nazionali e internazionali, tra cui ricordiamo il Premio Speciale della Giuria al XXVIII Concorso Letterario "La Mole" (Torino 2015), il 1° Premio al Concorso Internazionale "Inchiostro e Anima" dedicato a Mariannina Coffa (Noto, Sicilia 2015), il 3° Premio al Concorso Letterario "Poetiche Ispirazioni" (Viganò, Lecco 2016), il 2° Premio al Concorso Letterario "Il sogno nel cassetto" (2016), le Menzioni d'Onore al Concorso "Terra di Virgilio" (Mantova 2016), "Ponte Vecchio" (Firenze 2016) e "Memorial Miriam Sermoneta" (Roma 2016), il 1° Posto al Concorso Nazionale di Poesia Edita Leandro Polverini per il libro "Gli Espulsi dall'Eden (Roma 2016, poesia allegorica), tra i finalisti del Concorso Gioacchimo Belli (Roma 2016). Ha pubblicato sette raccolte monografiche ("Granelli di sabbia", "Gli scatti", "Caleidoscopio", "A spasso con la Chimera", "Incompiuto", "Peccati" e "Gli espulsi dall'Eden"), ebooks vari, le sue liriche compaiono su varie antologie ( tra cui "Alda nel cuore" e "Nel nome di Alda" Ursini Edizioni, "Novecento - non più. Verso il realismo terminale" con l'introduzione di Guido Oldani La Vita Felice Edizioni, 'L'Amore al tempo dell'integrazione" PoetiKanten Edizioni), su numerosi siti culturali e su riviste letterarie. Curatrice di diverse antologie tematiche tra cui "Mai più - per il Giorno della Memoria" e "Oltre il male - dedicata ai malati terminali, ai sopravvissuti e agli scomparsi precocemente (presentata di recente nell'ambito della rassegna internazionale letteraria BookCity di Milano ed edita da Antologica Atelier Edizioni). Impegnata nel sociale con numerose pubblicazioni di cui il ricavato è devoluto in beneficenza.

martedì 15 novembre 2016

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“Parole”

Le mie parole hanno il giogo dell’edera,
strette ai rami , irrequiete al vento per ricordi,
cingono la solitudine in quel nodo
che il nostro amore mostrava insaziabile.
Lungo il tempo hanno un palpito delicato
inseguono il rumore della gente
che non conosce la soglia del cielo
e cede all’ombra dei frammenti
tra le ciglia e gli sguardi.
L’orizzonte incide la tua assenza,
che aleggia timorosa indecisa
nell’eterna vendetta dell’infinito.
Hai negli occhi il fulmine d’autunno,
impertinente e violento , quasi un gioco
che risplende innocente fra le ciglia
e ricama motivi dell’inganno.
Vorresti intrappolare le moine
come un esile fiore che improvviso
spezza il lungo silenzio, e fra le dita
disperdi il labbro sensuale e dolce.
Soffice nuvola dai capelli neri
racchiudi nel sorriso l’invito clandestino.
Per te l’autunno, spettacolo a colori
che ti scopre le spalle , il seno , il collo,
vorticando gli azzurri nella grazia interdetta,
anche se taci il fulgore, ritorna fuori campo.
E sei sparita , intrecciando la memoria
che mi corrode nel baratto che scioglie la follia.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

domenica 13 novembre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = NARDA FATTORI

Narda Fattori : “Dispacci” – ed. L’arcolaio – 2016 – pagg. 120 - € 12,00 –
Coinvolgere il lettore nell’asse poetico che narra memorie , o incide richiami quotidiani , o raccoglie momenti di illusioni , è la capacità luminosa della scrittura di Narda Fattori.
Le ombre che circondano la nostra figura si stemperano sul volto del padre ,della madre , della sorella , in un canto che riecheggia “simmetriche melodie” , timidamente ascoltate in riflessi melodici, per percorrere, poi, nel ritmo incalzante azzardi e germogli , sussurri e preghiere , traiettorie e meraviglie ,frammenti e misure, che rincorrono profondi ripensamenti e delicate vertigini.
“I Dispacci vanno letti – scrive Anna Maria Curci nella prefazione – come messaggi aperti all’umanità tutta e inviati da una regione ben determinata, ché il paesaggio romagnolo e le sue mutazioni , le sue canzoni < la giravolta armoniosa / di un valzer da balera/ e dei sogni fioriti all’alba > ne sono una parte integrante , permeano il dettato poetico , amplificano i riferimenti letterari , abbracciano la poesia in lingua e in dialetto della seconda metà del Novecento ai nostri giorni , non riducono , ma , al contrario, arricchiscono l’originalità del dire di Fattori che se ne nutre e, traendone nutrimento , non rinuncia a creare.”
Condividere la costellazione mitica dei profili, sopratutto nella resa espressiva, tradotta nel ritmo dei versi , risulta indiscutibile mobilità di affreschi , consegnando alla scrittura una luce che modula , uno stupore che vorrebbe affacciarsi nel grigio dei tempi , un divenire immaginario che trascende la realtà per immergersi nel sussurro. Una luce ricercata , attinta , ricevuta ed accolta che non cambia colori ma si trasforma e viene restituita in un canto moderno ed antico, soave e duro , tra i semi di un girasole e l’esplosione di nuove energie, tra le unghie inaridite e le palpebre bruciate da un addio.
Narda Fattori con accenti vagamente pre ermetici riesce ad annunciare i sentimenti del tempo che fugge e le inquietudini dell’amore concesso nella stagione della maturità.
ANTONIO SPAGNUOLO

domenica 6 novembre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = CLAUDIA ZIRONI

Claudia Zironi: “fantasmi, spettri, schermi, avatar e altri sogni” (Marco Saya edizioni, 2016, pp.156, euro 14)

Attribuendo un nome alle cose più sfuggenti e impalpabili oppure vivificando e animando i nomi delle cose più evidenti e scontate, la poesia è in continua relazione col mondo. Non solamente il mondo visibile ed esperibile con immediatezza, ma anche quello più segreto e nascosto, misterioso e recondito, non solamente il mondo che esiste a prescindere da noi, ma anche quello che non esisterebbe senza il nostro percepire e sognare e immaginare.
Francesca Del Moro, nella illuminante Prefazione alla recente, ricca e complessa raccolta di Claudia Zironi “fantasmi, spettri, schermi, avatar e altri sogni”, scrive: “Riconosciuto sia nel mondo classico sia nella tradizione giudaico-cristiana, il valore insito nell’atto di nominare è uno dei nodi cruciali del libro”. Un libro che si apre con questi significativi versi: “nemmeno un nome ho perduto / di quanti sono andati / li sussurro ogni notte per te / che non li hai conosciuti”.
La poesia si oppone al silenzio, non ignorandolo e negandolo ma confrontandosi con esso (“fra le parole permangono i silenzi”), si fa ascoltare da questo vuoto evitando di venire fagocitata e soffocata e, allo stesso momento, si mette in ascolto del silenzio cercando di captarne le minime vibrazioni sonore, le perturbazioni e le onde inaspettate, i brusii. La parola (ogni parola e in particolare quella della poesia) può diventare sia grido che lacera il silenzio, che rimbomba e scuote, sia sussurro avvolgente.
L’autrice esorta a stabilire un dialogo, anche ridotto ai minimi termini, con l’altro: “dovresti dirlo, non importa a chi / o quando…”. L’io deve aprirsi a un tu (“ma tu, parlami!”) vicino e prossimo, deve stimolare un reciproco riconoscimento (“nominami, dì il mio nome. / poi pronuncia il tuo”) creando un contatto sia verbale sia fisico: “chiamarti con il mio nome / allargare le braccia / e respirarti”). Un rapporto io-tu che, partendo dalle singole solitudini, tenda a formare un noi più ampio: “riposiamo un poco / insieme”.
Nel testo della Zironi si intrecciano indissolubilmente , senza che un limite divisorio si frapponga e che una frontiera li separi, lo sgomento e l’entusiasmo, la sofferenza e il piacere, la malinconia e la passione, l’ombra e la luce, il rifiuto e l’accoglienza, il tradimento e la carezza, la guerra e l’amore, thanatos ed eros, la morte e la vita. Siamo corpo, carne, respiro, linfa vitale, attrazione, fuoco, desiderio, e contemporaneamente siamo cenere, spettri, angoscia, un nulla che si riprecipita nel nulla. Siamo questi esseri contraddittori e imperfetti, questo groviglio inestricabile e magmatico di opposti, queste vite dominate dalla precarietà e dall’incertezza, dai se e dai forse: “…se l’acqua scorresse sul viso / come lacrime, se con gli abiti zuppi / dovessimo passare un confine”.
*
Giancarlo Baroni

sabato 5 novembre 2016

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia e la margherita"

Fiore dell’amore per Alessia
nello sfogliarlo (m’ama o non
m’ama), sostanza vegetale
dei petali nel candore tra le dita
di ragazza Alessia nel trasfigurarsi
sul viso le sue lunazioni
nel viale meridiano nuotando
nella luce di Alessia i passi
leggeri su d’erba il tappeto
dei fili d’erba al vento di
novembre. Pari a stella Alessia.
A ogni respiro risorge, poi
il quadrifoglio di vittoria.
*

"Alessia a Firenze"

Nel distendersi di nuvole
grandiose sulla stazione
di Santa Maria Novella
di Alessia a Firenze l’arrivo
nel captare dal vento
l’ossigeno. Un segnale.
Il pittore a dipingere
sul Lungarno il fiume
infinito tra le cose e le case
veloce a inalvearsi.
Silenzio azzurro ad accadere
in di Alessia di vetro
l’anima e nella mente
dei musei il pensiero
(già visitati 5 anni fa).
Stagione quinta fuori dal
tempo, vita da rinominare.
*

"Alessia s’incammina"

Sentiero d’isola per ragazza
Alessia pari a fiume sorgivo
nello sfociare nel mare della
campagna.di Capri. Cammina
Alessia con in bocca un filo
di spiga per ossigenarsi. Sola
ragazza Alessia per l’appuntamento
con Giovanni. Poi occhi
negli occhi dell’amato. Sudata
amore legge Alessia nel
sorridere come una donna,
sedici anni contati come semi.
*

"Alessia e il compito terreno"

Contempla del cielo la tinta
vaga Alessia nel pensiero
all’oltrecielo, ma la vita è
qui e adesso da ritagliare
con le mani affilate (la paghetta,
per Giovanni l’amore, l’esame
e un altro viaggio). Questo è
il mio compito terreno, pensa
Alessia, felice nuda allo specchio
e poi si veste della fragola.
Telefona l’amato per di Alessia
la gioia.
*

"Alessia scia felice"

La freddazzarra Cortina
per ragazza Alessia nel
giungere alle piste per sciare
come una donna, sedici anni
contati come semi.
Attimi rosagioia per Alessia
nello sciare con la tuta
a riscaldarle del corpo
le forme. Attimi di nostalgia
per Giovanni a casa rimasto.
Sulla neve le curve bianche,
affronta Alessia veloce
ed elegante e non cade. Urla
il gabbiano: attenzione!!!
*
"Alessia reginetta del ballo"

Gara di flamenco per ragazza
Alessia seravestita per la vita.
I riflettori la sala a illuminare.
Danza Alessia, armonia
delle forme, delle braccia
e delle gambe e la giuria
osserva le ragazze e prende
nota. Bionda e occhi azzurri
Alessia, l’aria nel plasmarla
sottile la musica a pervaderla
e levigarla. Fanciulle sudate
per conquistare il premio
si giocano una goccia di vita.
Ferma la musica. Silenzio.
Suspense per il verdetto
(la prima è Alessia, è lei
del ballo la reginetta).
Ritira il premio e ride Alessia
come una donna.
*

"Alessia e il cielo terso"

Chiarità mattinale ad accadere
nel risveglio di Alessia dai
capelli biondi. Subito si ricorda
del sogno soave e lo trascive sul
diario con la mano affilata e alle
unghie lo smalto rosa fuxia.
Mette una porta sulla bocca
Alessia nell’intravedere il cielo
terso così azzurro da turbare il
corpo nel diradarsi dal pervinca
chiaro al cobalto. Nel letto
Giovanni dorme ancora.
L’azzurrità in soccorso di Alessia
a ridere come una donna
nell’incantesimo prealbare.
*

"Alessia e la brina sulle foglie"

Verde brillante di foglia
da brina pervaso per
ragazza Alessia nell’
interanimarsi con l’anima
al liquido elemento
nel risorgere dalla sorgente
delle cose. Liquida essenza
della sera nello scendere
Alessia lungo le alberate
del Parco Virgiliano.
Vede venire i gabbiani
nel risorgere nel fondersi
il loro bianco con le nuvole
grandiose per di redenzioni
specchi azzurri di cielo
o avvicendarsi nelle di sempre
bellezze per rimanere nella
gioia.
*

"Alessia nel fresco"

Mattinale risveglio per
fragolavestita Alessia
(tinta del cielo prealbare
e l’infinito in di ragazza
l’anima). Attimi rosapesca
per Alessia nel dopo aurora
nell’appoggiarsi a dei
giorni l’armonia sottesa
all’amore fatto ieri sera
con Giovanni a levigarla.
Passano minuti azzurri
nel contemplare un mare
color delfino di Napoli
che ancora esiste.
Tolta dalle coperte a
ricordare s’inalvea il pensiero
verso la continuazione.
*
"Alessia scrive la lettera azzurra"

Con affilata grafia terrena
la lettera scrive Alessia
per Giovanni: “stammi bene
e della casa rinnova gli arredi.
Sarà quella di una soglia
da consumare in due sul farsi
della sera e per tutti i giorni.
Saremo felici quando vivremo
insieme senza bambini.
Sarà la dimora di pace di
lago e ti darò ogni giorno
la fragola più buona.
Verrai tra le mie braccia
nel chiarore aranciato
dei tramonti domestici come
quelli del Parco Virgiliano.
Saremo felici!!!
Imbuca Alessia la lettera
e la benedice di novembre
la pioggia..”
*

"Alessia e il 20 novembre 2016"

Chiaro orizzonte che avanza
nel mattino nella gioia da volatili
solcato per ragazza Alessia
nel bere a della felicità la sorgente
fredda nella sua purezza.
20 novembre al Parco Virgiliano
nell’aprirsi Alessia nell’aria
fresca un varco e sta infinitamente
l’azzurrità a contemplare e le
nuvole dipinte. Sguardi per tessere
nell’anima incanti nella camera
della mente e così esiste.
*

"Alessia accarezza il mare"

Sguardo di Alessia al folto
delle onde con gli occhi
nel lambirle a poco a poco
sottese all’azzurrità del cielo.
Accarezza il mare Alessia
dal belvedere del Parco Virgiliano,
l’aria a dissetarla nella tersa
stagione (la quinta che oltre
gli orologi esiste). Azione
di Alessia nell’intensificare
le tinte nel leggere la marina
distesa (il graffito: non ti
lascerà)
*

"Alessia vince la partita di tennis"

Capelli di grano sudati,
di Alessia occhi accesi
al quinto set della partita
di tennis nel torneo
condominiale. Il campo
d’erba di verde speranza
per ragazza Alessia
al colmo della grazia,
stanca. Gioca pulito Alessia
fisicità alla vittoria
protesa per incanto, colpo
vincente di Alessia,
palla imprendibile e vince.
S’inginocchia nell’erba
Alessia e prega che Giovanni
non la lasci.
*

"Alessia incinta a scuola"

Si è confidata con Veronica
e con il cielo prima di uscire
(aspetta un bambino ragazza
Alessia, sedici anni contati
come semi). Ha detto Veronica
che sarà felice e Alessia
nel jeans stretto è uscita
con le unghie smaltate e il
rossetto che piace a Giovanni.
L’insegnante spiega di Boccaccio,
il Decamerone e Alessia
segue attenta. A fine lezione
esce nel campo sportivo
della scuola e telefona a
Giovanni.
*

"Alessia e il cielo azzurro infinito"

Sembiante che sporge dal nulla,
cielo azzurro infinito per Alessia
nell’interanimarsi alla tinta.
Vengono nuvole grandiose a
imbiancare la scena, sipario
che fugge nella chiarità del mattino.
Guarda Alessia e sa di essere viva.
Azzurrità a entrare dagli occhi
all’anima dove era già stata
ragazza Alessia al colmo della
grazia. Ritrova coordinate e forze
Alessia per imparare l’arte di
disegnare la vita.
*
"Alessia e l’azzurro polito"

Attimi intensi come del cielo
polito azzurra la tinta per ragazza
Alessia nell’interanimarsi
con l’aria più fresca. Attimi
belli in un rigo del pensiero
a sorvolare come un jet il bianco
delle nubi, candida essenza
dove era già stata Alessia nel
giungere in Svezia nell’aereo
a trasportare di ragazza l’anima
nel suo infinitamente sostare
nell’infinito oltre le galassia.
Azzurro polito per Alessia nel
tessere dei chiari mattini la tela
senza che passi senza amore
un giorno.
*

"Al cinema Alessia"

Sala pari a golfo mistico
cinema per Alessia
mano nella mano con Giovanni.
Guardano “Il posto delle fragole”.
Sequenze in bianco e nero
contro il mal d’aurora per Alessia
pervasa dagli occhi di Giovanni.
Attimi rosapesca e la fabula
si fa favola ed entra Alessia
nello schermo e attrice diviene.
Recita la vita. Segue il film
Alessia nell’uscire dal suo,
dove era prigioniera. Si libera
Alessia.
*

"Alessia e l’aiuola"

Attimi dell’anima per Alessia
nel contemplare l’aiuola, dei fiori
le tinte a entrarle dentro
tramite di ragazza Alessia gli occhi.
Vede il rosso delle rose,
dei tulipani il giallo, delle
margherite il bianco..
Istante prealbare e vorrebbe
Alessia svegliare l’aurora
all’ombra del destino più soave.
*

"Alessia torna a casa"

Guidando il motorino azzurrocielo
a casa torna Alessia dopo essere stata
con Giovanni. Luna ostia di platino
sospesa nel firmamento con le stelle intermittenti.
Presagio di polita gioia per ragazza
dopo l’amore Alessia. Salita verso il colle
dove sta di Alessia la casa.
Si porta la fortuna nel dono di Giovanni,
un pesce di vetro e così esiste.
*

"Alessia beve alla fontana"

Sagrato del bosco nell’inoltrarsi
Alessia nel folto delle querce
centenarie. Aria più fresca sottesa
a rigenerazione dell’anima
e di fisicità di Alessia nel pensare
al prossimo letto con Giovanni.
Cammina Alessia veloce.
L’esame dato ieri è andato bene.
Stelle nel procedere del tempo
senza fiato azzurro, stelle d’incanto
nell’uscire dai cancelli del sogno.
Ha sognato una voce Alessia,
e poi il nulla e non rivela quello
che diceva.
*

"Alessia tra i campi"

Pomeridiano idillio per Alessia
nei campi dell’anima e del grano.
Attimi rosapesca nell’incedere
felice tra le tracce nell’interanimarsi
dove era già venuta un anno fa,
ragazza Alessia al colmo della grazia.
Vede l’abete argentato, pianta rara
dal limone nel differenziarsi
non per bellezza. Campi animati
per Alessia nello scorgere Venere
prima stella a poco a poco
nell’illuminarsi del tempo
prima di toccare la vita.
*

"Alessia e l’otto dicembre"

Tempo di festa per Alessia
cielo polito azzurro aria più fresca.
Appuntamento con Giovanni
e aspetta Alessia nel pregare
la Madonna. Parco Virgiliano
con le piante nell’interanimarsi.
alle linfe nel giocare con la vita.
Lo scorge nerovestito Alessia
e trasale come una donna
nell’abbeverarsi a di fontana
il freddo. Felice Alessia lo bacia
per continuare la storia.
*

Raffaele Piazza

SEGNALAZIONE VOLUMI = DANIELA RAIMONDI

Daniela Raimondi - Maria di Nazareth -- puntoacapo Editrice – 2015 – pagg. 55 - € 8,50

Daniela Raimondi è nata in provincia di Mantova e ora divide la vita tra due isole: la Gran Bretagna e la Sardegna.
Ha pubblicato numerose raccolte di poesia e ha vinto prestigiosi premi letterari.
Del 2010 è la monografia “Daniela Raimondi. La Poesia e l’Empatia”, a cura di Gianmario Lucini (puntoacapo Editrice).
“Maria di Nazareth”, che presenta una postfazione di Ivan Fedeli ricca di acribia, è un testo originale per la tematica affrontata, quella del sacro in senso cristiano.
Non mancano tuttavia, nel nostro panorama, altri esempi di poesia religiosa; del resto la poesia in se stessa, spesso, anche quando non tocca la sfera del trascendente, può essere considerata preghiera, anche laica e sottende una tensione che può essere verso l’infinito o il nulla.
L’opera, per la sua unità formale e tematica, può essere letta come un poemetto, felicemente risolto a livello architettonico e strutturale, nella sua complessità e varietà.
Il testo poetico è preceduto da un breve brano in prosa intitolato “Per molti anni” che ha la vaga parvenza di uno scritto apocrifo.
Nelle suddette pagine l’Autrice descrive, in tre brevi frammenti, i fatti che precedono il matrimonio della Madonna e il concepimento del Cristo, in modo efficace e dolce.
Nella prima parte viene detta la storia dei genitori di Maria, Gioacchino ed Anna, fino alla nascita della figlia, nella seconda la vita dai tre anni in poi di Maria al Tempio e nella terza la vicenda dell’uscita della Vergine dal Tempio stesso, per sposare l’anziano Giuseppe della stirpe di Davide, scelto dai Sacerdoti.
Da notare che per tre volte i brani di “Maria di Nazareth”, sono interrotti dagli inserti suggestivi del Coro, scritti in corsivo, che fanno da controcanto alla voce poetante, che è quella della Madonna stessa.
E’ interessante notare, nell’avvertita, icastica e leggera scrittura della Raimondi, l’identificazione della poeta con Maria. Essa non è una sovrapposizione di discorsi o personalità, ma la maniera empatica che Daniela è riuscita a trovare, entrando nei meandri della psicologia di Maria stessa, attraverso il punto di partenza dei testi sacri e forse delle icone mariane, per giungere, tramite la libertà dello stesso poiein, ad esiti notevolissimi.
La Maria che ci presenta l’Autrice, pur nella sua divinità, è una donna come le altre, delineata più sul piano immanente che su quello trascendente.
Del resto il focalizzarsi della Raimondi sulla femminilità, sulla condizione e sul ruolo della donna in generale, era stato argomento privilegiato in molte raccolte precedenti.
Cifra essenziale della poetica di questo libro è la vena mistica che si coniuga e interagisce con la natura tout-court e con tutte le sue espressioni di bellezza.
*
Raffaele Piazza

venerdì 4 novembre 2016

POESIA =ANTONIO SPAGNUOLO

"Ritorno"-----
Per un tuo ritorno un giorno o l'altro
cercherò versi impazziti , bestemmie del tuo corrodere
le incomprensioni scritte all'ultimo presagio.
Ora le mura raccontano i segreti
quasi per caso , ed il piede lungo
non piega il passo , oscilla controluce.
Smonto porte e chiavistelli , cerco la cenere
rimasta sulla commedia del mio ciglio
quasi a punire tutte le moine
che abbiamo contato nei colori dell'ombra.
Frantumando i ricordi ricompongo
le sillabe impossibili
della nostra gioventù.
*
Antonio Spagnuolo

giovedì 3 novembre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = MAURO MIGLIO

Mauro Miglio – Al limitar di Dite - puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2015 – pagg. 71 - € 9,50

Mauro Miglio nasce a Magenta nel 1975, attualmente vive in provincia di Novara.
Ha pubblicato le raccolte di poesia “La grande inchiesta”, (2004), “Perdite”, (2006) e “La piaga più amara”, (2008).
Già attraverso il suo titolo, “Al limitar di Dite”, questa raccolta di poesie di Mauro Miglio si delinea per la sua originalità.
Sembra che il poeta compia un’operazione culturale del tutto controcorrente nel panorama odierno della poesia contemporanea, immergendosi nella classicità latina e riferendosi ad essa.
Dite era infatti per i latini il luogo, il mondo dei morti e usare la sua soglia, il suo limitare appunto come punto di partenza per una poetica, un discorso in versi, è sicuramente un unicum, quando poi quasi tutti i libri di poesia italiani degli ultimi anni sono neolirici, neo orfici o seguono le vie della sperimentazione, spesso ereditate dalla Neoavanguardia.
La raccolta è scandita in due sezioni, quella eponima e Still Lives.
Effettivamente il tema della morte e dei defunti sembra essere centrale nel discorso del Nostro, che usa un linguaggio, un tessuto linguistico semplice e colloquiale in apparenza, ma che sottende un’intrinseca complessità nei nessi logici che legano i sintagmi e le frasi, che sgorgano in modo sorgivo e cristallino le une dalle altre, quasi per gemmazione.
Tutte le composizioni, di svariate lunghezze, sono senza titolo e questo elemento dà al libro, nel suo insieme, una vaga consistenza e parvenza poematica.
Programmatica la poesia iniziale nella quale Miglio s’interroga sul valore e le possibilità del poiein.
Nella suddetta, nell’incipit, il poeta chiede ad un interlocutore, del quale ogni riferimento resta taciuto, se crede davvero che i poeti, con i loro versi, non possano chiamare a raccolta gli stormi del cielo, le mandrie dagli alpeggi e dalle praterie o far balzare a filo d’acque le creature degli abissi.
La risposta che Mauro dà a questa domanda è negativa.
Invece, e questo si ricollega a quanto affermavamo in precedenza, un poeta può dar vita ai defunti perché la loro ombra è assetata di dolcezza.
Una concezione tout-court salvifica, quella di Miglio, in quanto connessa scopertamente con un ideale trascendente.
Tale concezione, però, è permeata da una religiosità più pagana che cristiana in quanto viene detto quello che, per i greci, si chiamava Ade, attraverso un ideale dell’aldilà ben diverso dalla tripartizione Paradiso, Purgatorio, Inferno.
Un certo animismo permea i versi quando il poeta afferma, soffermandosi sul vento, che ha la forza di migliaia di vite.
Un esercizio di conoscenza mistico e visionario, quello che caratterizza “Al limitar di Dite”, che si realizza in un versificare chiaro, luminoso, leggero e icastico.

Raffaele Piazza