giovedì 25 agosto 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = ORONZO LIUZZI

Oronzo Liuzzi – “E mentre l’arte...” - CFR edizioni – Piateda (SO) – 2014 – pagg. 89 - € 10,00

Oronzo Liuzzi, nato a Fasano (BR) nel 1949, vive e lavora a Corato (BA). E’ laureato in Filosofia Estetica. Artista poliedrico, durante la quarantennale attività, ha esposto in numerosi musei e gallerie a carattere nazionale e internazionale. E’ stato presente in varie edizioni della Biennale di Venezia. Ha pubblicato numerosissime raccolte di poesia.
“E mentre l’arte…”, il libro di poesia del Nostro del quale ci occupiamo in questa sede, presenta un’introduzione di Gianmario Lucini illuminante e ricca di acribia.
Come scrive Lucini, leggendo questo lavoro di Oronzo Liuzzi, ho avuto la netta impressione che si tratti, il suo, di un linguaggio ibrido, meticciato, qualcosa che sta tra la poesia e la ricerca, un assemblato linguistico che attinge a un enorme contenitore di suggestioni, e che il suo lavoro sia una specie di mosaico o di collage dove ogni spazio di colore ha una sua precisa identità pur partecipando a una diversa identità comune a tutti gli spazi. L’autore per altro non è nuovo a queste sperimentazioni.
Il libro, diviso in ventisette parti numerate, non è scandito e, per la sua coralità, potrebbe essere letto, considerato, come un poemetto, anche se di carattere sperimentale, nel suo uscire da ogni genere o canone della poesia contemporanea.
Il testo stesso si chiude con la sezione “Citazioni” nella quale sono elencate le moltissime fonti alle quali Liuzzi ha attinto nel suo lavoro di giustapposizione dei frammenti che letti singolarmente e globalmente danno vita al procedimento dell’autore.
A sottendere il discorso di “E mentre l’arte…”, titolo che già in se stesso ci dà il senso della tensione creativa di Oronzo che si riflette, si ripiega su se stessa nel suo poiein, si deve mettere in luce che Liuzzi è un artista poliedrico e non solo un poeta.
Quanto suddetto spiega la sua tensione nel suo ricercare anche un valore pittorico, figurativo nella parola, che porta ad effetti debordanti di quello che, apparentemente caos della materia trattata, ad un secondo livello di lettura diviene cosmo, frutto di una lucida coscienza letteraria.
In tutta la stesura dell’opera Liuzzi adopera la riuscita tecnica del tutto sperimentale di un alternarsi frenetico, ripetitivo, di brani scritti da lui, frammentati da /, e di altri in corsivo, che sono citazioni dai più svariati personaggi del mondo artistico, filosofico, intellettuale che sono presenti nel nostro mondo culturale.
Questo produce una visionarietà controllata, piacevole e ludica per il lettore, che resta affascinato dai moltissimi livelli dell’opera, mosaico che va ben oltre la mera somma dei suoi tasselli, ma che va letta come una composizione che produce polisemia e ipersegno.
Nelle parti scritte da Liuzzi stesso cifra essenziale è una forma controllata e l’artista nei suoi versi ripensa se stesso, gli altri, la stessa arte, la società neocapitalistica e anche la natura in modo consapevole e anche ironico, con uno stile sempre pacato e misurato.
Un’opera che è tout-court un consapevole esercizio di conoscenza nel sua essere un ipertesto composto da una voce dominante e da vari e poliedrici cori, elementi che evocano arcane magie.
*
Raffaele Piazza

martedì 23 agosto 2016

POESIA = PAOLA BAJO

n. 1 - IL MIO DELIRIO -

Il mio delirio è fulgore
in albore d'anacoresi

Nell'arte dello scolpire
spiano e liscio rocce
fustigando il soffio
della corrente
fino al momento in cui
riappariranno le tenebre
fino al momento in cui
l'aspide scomparirà

Fuochi senza fiamme
d'insensibili profondità
a germogliare
d'affluenti estesi
e stille afflitte
all'orme

Possiedo sigillo
di prodigi bramati e smarriti
nell'assente frammento
d'insensibile stagione d'astro
ed evasioni dimenticate

Alzo la scure ora
fino al momento in cui...

Mi liscerò capelli incolti
correndo nell'alture tralasciate
sarò d'assenze d'echi lontani
in balia all'incerto
di guance scavate
lungo amori di latte

M'appoggerò
sulla tua schiena
scogliera amante e perpetua
oscillando il riflesso del mare tuo
sempre in tempesta

Nel mio delirio di fulgore
con unghie
mi trattengo ora
in albore d'amore tuo

*

N. 2 - CAMMINATE PIANO

Camminate piano...

questo romanzo
mi trasformo'

affresco fiammeggiante
rimpianto per un eden

l'innocenza perduta
e' terra
come vincolo eterno
ed e' sogno supremo
d'ogni donna
far salire la febbre
farla circolare
tra le mani
provate nel vivere
nel sopravvivere

Camminate piano
perche' nel mio silenzio...

quell'io
per la prima volta
sara' donna

non orfanella
o femme fatale
ne' ereditiera svitata
o femmina di gangster

"io" senza ripensamenti
e scuse o ritorni all'indietro

io vi amo
vi amo tanto
sappiatelo

non esiste codice
a dichiararlo

son capace
caricarmi sulle spalle
la sopravvivenza
d'ognuno di voi
perche'...

nel mio silenzio
anche un sorriso
puo' far rumore

*

N. 3 - VIAGGIO

L'ho letto
e goduto
tutto d'un fiato
questo viaggio
andata e ritorno
m'ha agganciato

Ho disseminato
le mie convalescenze
nell'intramontabile frase:
lo giuro sara' per tutta la vita

*

N. 4 - ANDATE VIA

Andate via di fretta
rose abbarbicate
nel tonfo
fuggite
con alberi caduti

Troppi giorni passati
in sogno
senza abbracci
veri

La terra stringe
invasa
dalle tue pupille
affaticata
nella caliggine
di boulevards
innalzati
al cielo

Sottovoce
vago accordo
di foglie
che cercano
la spinta

Qualcosa o qualcuno
sempre succede
che m'avrai perduta
lasciata indietro
nella scia
d'un racconto
sospeso

Sempre saranno
le mie parole
gli sguardi
come mani
dentro
a quel fondo
sporco
del tuo bicchiere
*
PAOLA BAJO

domenica 21 agosto 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = BUCCI - LIUZZI

Rossana Bucci – Oronzo Liuzzi – “DNA” --EUREKA EDIZIONI – Corato (BA) – 2015 – pagg. 29

Rossana Bucci, coautrice dell’opera che prendiamo in considerazione in questa sede, è nata a Corato (BA) dove vive e lavora. Poetessa, artista e performer, da sempre ha operato nel mondo dell’arte e della letteratura. “Petali di me in volo” (2014) è la sua prima raccolta di poesie. Fa parte di numerose antologie e le sue poesie sono apparse su numerosi blog, tra i quali “Poetrydream” e “Big Splash_Network Poetico”. E’ stata protagonista di numerose mostre, tra le quali, “Rosso di donne” e “Arte di facciata”.
Oronzo Liuzzi, coautore della presente opera, è nato a Fasano (BR) e vive e lavora a Corato (BA). Artista poliedrico, durante la quarantennale attività, ha esposto in numerosi musei e gallerie a carattere nazionale ed internazionale. Ha pubblicato numerosissime raccolte di poesie ed è inserito in molte antologie tra le quali “In forma di scritture” (2012) e “L’evoluzione delle forme poetiche”, a cura di Ninnj Stefano Busà e Antonio Spagnuolo (2013).
DNA è una densa e originale plaquette scaturita dal sodalizio letterario tra Bucci e Liuzzi che, empaticamente uniti nel loro poiein e forti di notevoli e raffinati strumenti espressivi, producono un testo armonico e avvertito.
In esso i materiali forniti dai due autori divengono esteticamente un unico discorso, proprio per la sintonia, sorgiva, spontanea ed estatica che li lega.
Questa si rivela nella fluida urgenza del dire, in una parola attenta e tesa a scandagliare il reale, a riflettere su tutte le situazioni del mondo esterno, partendo, e questo è un dato fondante, dalla dualità dei testi presentati, che si fa un unico ipertesto. .
Perché il titolo “DNA”? A questa domanda sembra di trovare la risposta nelle parole di Rossana quando nello scritto iniziale, intitolato “Dialogo in azione” afferma che il nostro DNA è un’energia necessaria completamente nuova, originale che abbatte tutte la barriere e distanze come la poesia e l’arte vuol essere.
Se ognuno di noi ha un DNA unico, proprio nella creazione artistica il poeta, essendo in quell’atto, più che in ogni altro, autenticamente se stesso, riesce a raggiungere la verità, sgretolando ostacoli e spazi, come dice la stessa Bucci.
La poesia deriva da una scatto biologico connesso alle profondità dell’inconscio e sotteso per ogni vero poeta proprio al DNA: così, come afferma Liuzzi, il poeta si fa interprete del rapporto che unisce l’essere al divenire per ri-trovare un transito di appartenenza e soprattutto per vivere la vita come luogo di costruzione e di condivisione.
Si potrebbe aggiungere che proprio tra essere e divenire si situa l’attimo in senso heidegeriano, feritoia atemporale, dalla quale scaturiscono i versi, unico antidoto, nello stabile tendere e avvicinarsi all’indicibile, allo scorrere inesorabile del tempo.
In Gocce di emozioni, una delle poesie più alte del testo, il binomio Bucci – Liuzzi (in corsivo le parole di lei e in formato standard quelle di lui), realizza un tessuto linguistico suadente, luminoso, icastico e magico, nel riflettere sui temi della verità, del dire, del tempo, dello spazio e sul comprendersi tra persone.
In una chiarezza sottesa ad un uso magistrale di metafore e sinestesie, si giunge ad un livello ontologico nella poesia stessa che ricorda vagamente, che sembra essere somigliante, come da una provenienza, alla poetica di Mario Luzi.
*
Raffaele Piazza


mercoledì 17 agosto 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI= DOMENICO CARA

Domenico Cara – Ciò che si scorge nella diversa macchia--Espiazioni, relitti ignei, passioni, obliqui umori--
Commisso Editore – Ariccia – Roma – 2014 – pagg. 111 - € 15,00

Domenico Cara è nato in Calabria e vive a Milano. Ha pubblicato innumerevoli libri di scritture creative, critica letteraria e d’arte. Ha fondato o diretto diverse riviste di ricerca poetica e organizzato esposizioni itinerali d’arte in diverse città d’Europa. Alla sua opera sono state dedicate monografie negli anni: 1987, 1992, 2003, 2006.
“Ciò che si scorge nella diversa macchia” è un libro di poesia molto composito e articolato architettonicamente. Include una presentazione di Jorge Muzam esauriente e ricca di acribia ed è stampato in edizione bilingue italiano e spagnolo. La traduzione è di Marcela Filippi Plaza.
Come scrive Muzam, nella sua nota introduttiva, Domenico Cara possiede il dono del turbamento, l’acume contemplativo per percepire gli animi di un’epoca.
Il testo è costituito da sette sequenze autonome, connotate da diverse strutture formali e leggibili come poemetti. Ogni segmento si rapporta agli altri, ad un insieme più vasto.
Ogni parte è dinamicamente unita alle successive attraverso il ritmo comune incalzante che crea magia e sospensione.
Anche il sottotitolo, sotteso a varie tonalità affettive etiche ed estetiche, aumenta il senso della complessità intellettualistica dell’opera, nella sua elaborazione interna, alla quale l’autore giunge con la sua forte e scaltrita coscienza letteraria.
Per entrare nell’universo del poeta è opportuno citare i nomi delle parti che compongono la raccolta (ma il genere con il quale si cimenta Cara, per la sua vastità, va oltre la mera definizione di raccolta, sfiorando le modalità dell’ipertesto).
I suddetti nomi sono: “Il tempo di tutti, L’estremo modo con cui leggo il tempo, Corolle e lingua dell’onda, Sismi, In un passaggio d’echi, Una linea di stormi, Il fiuto della storia”.
E’ sotteso all’etimo di “Ciò che si scorge nella diversa macchia” il tentativo realizzato di cogliere in versi gli aspetti del reale che riguardano tutte le categorie della vita da esperire Sotto specie umana, per citare Mario Luzi.
Cara pare proteso nel desiderio di scorgere nella macchia, che è il mondo nelle sue diverse sfaccettature, elementi che, nel bene e nel male, sono da interiorizzare e da questo processo sgorgano i versi.
Il tono usato dal Nostro è lapidario, assertivo e programmatico e la scrittura, che si realizza tramite la giustapposizione dei frammenti s’invera attraverso le strutture di quelli che si possono vagamente definire come aforismi o epigrammi.
Fortissima la densità metaforica e sinestesica ed è prodotto il tema del silenzio, dello stato di quiete, dal quale emerge la parola.
Talvolta si riscontra un poiein anarchico che sfiora l’alogico, mentre in altri passaggi c’è nitore e chiarezza nella forma sempre affabulante e non mancano accensioni neoliriche con i loro relativi spegnimenti.
La riflessione si fa visione attraverso sintagmi concentratissimi e la tensione speculativa si congiunge e si coniuga con una vena naturalistica rarefatta e detta magistralmente.
Per arrivare alle ragioni di questo libro pienamente si dovrebbe andare ben oltre le dimensioni di una recensione perché meriterebbe, il testo di Cara, esaminato in tutta la sua complessità, una esemplificazione attraverso un vero e proprio saggio.
*
Raffaele Piazza

domenica 14 agosto 2016

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“Parabola”
Ho chiuso i miei conti con il paradiso
ogni traccia che cancelli il peccato
incerto come un bambino smarrito
intento a prosciugare il cruento fiume della tragedia
o a saettare distruzioni amorose.
Ogni segnale confonde i riflessi
a rimbalzi di basalto per improvvise attese,
candida parabola di un umile tormento.
Dispettosa lamella il rimpianto,
cattivo testimone dei ricordi.
*
ANTONIO SPAGNUOLO




sabato 13 agosto 2016

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia sulla spiaggia"

Terso agosto nell’anima
di Alessia e un motoscafo
attraversa un’altra estate.
Corre Alessia nella conca
di spiaggia nel pensare
alla storia dei baci. Ritrova
se stessa ragazza Alessia
nel tuffarsi nel mare pari
a sorgente salata per rinascere.
Un rigo di gioia rosa in misura
di una luna bianca ad
attraversarla. Fino al rosso
della boa nuota Alessia
e crede che Giovanni non
la lasci nell’inargentarsi
della consecutiva sera.
*

"Alessia e Ferragosto 2016"

Frontiera di vento l’autostrada
per del Ferragosto l’evento
Alessia e Giovanni in fiorevole
verso Formia viaggio per
l’Albergo degli angeli. Camera
8 (tutto è pronto per l’amore).
Attimi rosapesca per Alessia
seravestita per la vita, nel guidare
sportiva come una donna.
Chiede Alessia a Giovanni
se l’ama. Dice l’amato: si!!!,
parola innamorata. Per le
alberate del tragitto parlano
anche i morti con tono leggero
e cullano le attese pari a
battelli all’ancora. Previdente
Alessia sotto si è vestita
di nero.
*
"Alessia verso settembre"

Anima di ragazza Alessia
nell’intravedere dei mattini
la continuazione.prosegue
dei baci la storia a ovest
della vita e a est la nuova
gioia nel presagire di stasera
il letto con Giovanni.
Fiorevole attesa dell’esame
di italiano (lei non è né Laura
né Beatrice). Con mosse
leggere dal balcone nella
luna entra con gli occhi
a toccarle l’anima la lamina
d’argento e poi per altre
destinazioni fino al telefono
procede per di bellezza
un’epifania nell’interanimarsi
con dell’amato la voce.
*

"Alessia e l’agosto mitigato"

Trascolora la sera al Parco
Virgiliano, senso fiorevole
dei colori del tramonto, aria
mitigata per Alessia d’agosto
nell’interanimarsi con la storia
dei baci tra tinte disuguali
e striature di rosa e arancio
a tingere l’anima di ragazza
Alessia consecutiva estate
a detergere il vento il male
e sta infinitamente oltre la
pioggia assente di Alessia
la risata.
*

"Alessia e la veste di seta"

Serica veste per ragazza
Alessia di Giovanni dono
per la festa. Nell’albereto
dell’anima tesse meraviglia
Alessia nel bere a della
gioia la sorgente a est
della casa in rarefatto stupore.
La seta a ripararla dal vento
di un agosto mitigato nel
raccolto per dei giorni la
collezione. E sta infinitamente
Alessia all’ombra della gioia
nell’intravedere l’amato
per portarsela.
*

"Alessia e la veste di luce"

Nuda sul terrazzo a interanimarsi
con il mare Alessia vestita
da del sole dell’agosto mitigato
la luce a entrarle nella pelle
di ragazza Alessia a rigenerarla.
Felice come una donna nel farsi
scura per Giovanni per di stasera
l’amore all’Albergo degli angeli.
Prosegue la vita fiorevole di Alessia
a immergersi nella gioia della gonna
più corta e la maglietta rosaconfetto
per entrare in scena nella vita
a chiedere felicità di pesca.
*

"Alessia legge le stelle cadenti"

Sera di albereto di pini
e abeti nell’anima di Alessia
nell’attendere le luci in realtà
e fantasia delle cadenti stelle
a poco a poco nel presagio
di vittoria dell’amore. Vede
una scia luminosa nell’inchiostro
nero stagliarsi nel ricominciare
della favola che non è fabula,
ansia a stellare Alessia nel
formulare il desiderio
(fa che non mi lasci).
E le foglie a cullarla delle piante.
*

"Alessia sale al lago"

Trasparente atmosfera nella
salita per il lago sospesa
Alessia tra sogno e veglia.
Va l’auto guidata da ragazza
Alessia come una donna
nel rarefarsi delle acque nel
catino naturale per l’arrivo.
Agosto clemente a regalare
ad Alessia un bagno fresco
per rigenerarsi nell’azzurro
dell’acqua a dissetarla dove
era già venuta Alessia e sta
infinitamente, gli occhi
nel ramo dell’arancio.
*

"Alessia alla scuola della luna"

Sera dell’albereto per Alessia
gioiavestita da luce di luna
irradiata. Delle braccia e del viso
la pelle illuminata nel giungere
selenica luce a entrare negli occhi
e all’anima a insegnare felicità.
Parole della luna: “sarai felice se
sarai te stessa, se seguirai
il cammino, se sarai luminosa
come me non ti lascerà, ma se
ti vede triste ti lascia, i problemi
non sono bellezza e intelligenza,
se vuoi che non ti abbandoni
devi essere come me, te lo ripeto,
io che sto nel cielo.”
In estasi Alessia trasale e cerca
nello specchio del sorriso la
forma.
*

"Alessia alla scuola delle stelle"

Sera mistica e sensuale di
Alessia distesa sul verde
dell’erba al Parco Virgiliano
a scorgere attraverso l’ossigeno
del firmamento d’inchiostro
le stelle. Luce siderea a entrare
in ragazza Alessia dagli occhi
e dalla pelle e a insegnarle ad
essere felice. Parlano ad Alessia
le stelle: sii te stessa nella tua
nuda crudità e vedi che lui
non ti lascia, parla poco e
vedrai la gioia nella storia
dei baci e degli amplessi.
Ridestatasi Alessia impara la
lezione. Squilla il telefonino
ed è Giovanni.
*

"Alessia coglie la vita"

Aria infinita nel berla
Alessia pari a fresca
di sorgente acqua in limine
con la vita di fragola
da cogliere in sintonia
con la gioia sottesa al luogo
(il Parco Virgiliano)
dove era già stata. Sentiero
pervaso dall’arrivo alla
casa rossa di Giovanni,
la villetta isolata a Posillipo.
Nel tragitto in un rigo di
pensiero pensa Alessia
solo all’amore.
*
RAFFAELE PIAZZA

giovedì 11 agosto 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO

Antonio Spagnuolo – "Da mozzare" - PoetiKanten Edizioni – Sesto Fiorentino (Fi) – 2016 – pagg. 51 - € 10,00

Antonio Spagnuolo, autore del libro di poesia che prendiamo in considerazione in questa sede, è nato nel 1931 a Napoli, dove vive. Poeta e saggista, è specialista in chirurgia vascolare presso l’Università Federico II di Napoli. Redattore negli anni 1957 – 1959 della rivista “Realtà”, diretta da Lionello Fiumi e Aldo Capasso, ha fondato e diretto negli anni 1959 – 1961 il mensile di lettere e arti “Prospettive letterarie”. Condirettore della rivista “Iride”, fondatore e condirettore della rassegna “Prospettive culturali”, ha fatto parte della redazione del periodico “Oltranza” Ha pubblicato numerosissime raccolte di poesia, per le quali ha riportato molti prestigiosi premi, e varie opere in prosa. Ha curato diverse antologie ed è presente in numerose mostre di poesia visiva nazionali e internazionali. Collabora a periodici e riviste di varia cultura..Attualmente dirige la collana “le parole della Sybilla” per Kairòs editore e la rassegna “poetrydream” in internet.
Tradotto in francese, inglese, greco moderno, spagnolo. Della sua poesia hanno scritto numerosi autori tra i quali A. Asor Rosa nel suo “Dizionario della letteratura italiana del novecento” e nella “Letteratura italiana” (Einaudi).
La raccolta presenta una prefazione di Lorenzo Spurio puntuale, acuta e ricca di acribia.
“Da mozzare” è un testo non scandito, costituito da trentacinque poesie tutte provviste di titolo e formate da un’unica strofa.
Per la sua unitarietà contenutistica e formale l’opera potrebbe essere considerata un poemetto.
Tutti i componimenti sono concentratissimi nella loro altissima densità metaforica e sinestesica, con le loro fulminee accensioni e i relativi spegnimenti.
Per entrare nel merito del discorso su “Da mozzare” è doveroso mettere in evidenza la cifra distintiva di questa raccolta e di quelle recenti che l’hanno preceduta come, ad esempio, “Oltre lo smeriglio” e “Ultimo tocco”; infatti, nella poetica espressa nei suddetti volumi, si nota un’evoluzione nella scrittura, nel poiein del Nostro: non a caso Spagnuolo è passato, nella sua ultima produzione, ad uno stile meno alogico e anarchico, quello che aveva caratterizzato molte raccolte della sua lunghissima militanza.
In “Da mozzare” l’urgenza del dire si manifesta e s’invera con una luminosa chiarezza connessa e sottesa ad una sua variegata complessità che di componimento in componimento sa sempre rinnovarsi con immagini cangianti e sempre diverse tra loro attraverso metafore icastiche e da brivido. In ogni caso proprio per il suo carattere composito e articolato c’è nel libro un indiscutibile continuum, espresso attraverso la forma, con la scrittura che l’autore aveva presentato precedentemente, continuità che dimostra che Spagnuolo è sempre un autore inconfondibile nella coerenza anche etica del suo percorso.
Una vita che diviene verso, attraverso lo scatto e lo scarto memoriale, è quella che Antonio fa emergere in questo lavoro. Come nelle raccolte a noi più vicine il tema è quello della perdita della moglie Elena, che è il “tu” frequentissimo al quale il poeta si rivolge.
La figura diventa una presenza – assenza in un ricordo non fine a se stesso, che non è nostalgia ma tensione verso una riattualizzazione dell’amata, attraverso la rappresentazione di situazioni vissute in un caleidoscopio di visioni realizzate in attimi che divengono atemporali.
E così il poeta trova il senso non nel superamento del dolore, ma attraverso la stessa parola poetica, che può salvare ed entrare in una dimensione infinita dell’essere e dell’esserci.
Una poetica altissima sulla tematica del distacco da una persona cara della vita, paragonabile a quella di Ungaretti per la morte del figlio in “Il dolore” o a quella di Montale per la fine della moglie, come ha bene evidenziato Mauro Ferrari nella sua nota a “Ultimo tocco”.
*
Raffaele Piazza

martedì 9 agosto 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = EMILIA BARBATO

Emilia Barbato – Capogatto--puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2016 – pagg. 75 - € 12,00

Emilia Barbato è nata a Napoli nel 1971, ha pubblicato le raccolte di poesia “Geografie di un orlo”, 2011 e “Memoriali bianchi”, 2014 ed è inserita in diverse antologie.
Il testo è preceduto da una nota ricca di acribia di Elio Grasso intitolata “Il rigore di un assedio”.
E’ interessante per entrare nel merito di un’analisi del lavoro che la poeta ci presenta, nel riferirci al titolo, che l’espressione “far capogatto” è impiegata in agronomia per indicare la tecnica della riproduzione delle piante a rami rigidi e inflessibili con cui si conduce un ramo della pianta madre nella terra allo scopo di utilizzare la sua capacità di emettere radici all’apice.
“Capogatto” è una raccolta scandita nelle seguenti sezioni: “Bastìa”, “Capogatto” e “Via dei transiti”.
Tutti i componimenti sono provvisti di titolo e sono quasi sempre risolti in lunga ed ininterrotta sequenza senza nessun punto che interrompa l’elegante fluidità del dettato.
Poetica vagamente e intensamente intellettualistica, quella che ci presenta qui la Barbato, che supera ogni residuo delle tradizioni liriche ed elegiache, pur non presentando mai delle strutture anarchiche o alogiche.
Si potrebbe affermare che una viva vena di neo orfismo connota i testi di Capogatto, nella loro notevole icasticità, nel loro essere gridati ma nello stesso tempo controllati, esprimendo i doni del turbamento e di un forte e sentito stupore per tutto quello da cui la poeta è circondata e che diviene di volta in volta poesia.
Infatti vengono detti a volte un “tu”, al quale Emilia si rivolge, presumibilmente l’amato e del quale ogni riferimento resta taciuto, mentre in altri casi vengono nominati paesaggi esteriori ed interiori, sempre in maniera lucida ed esatta, con una grande densità metaforica e sinestesica che si realizza nel notevole scarto dalla lingua standard.
I versi procedono sempre per accumulo scaturendo gli uni dagli altri nell’inverarsi di un ritmo cadenzato e sincopato che crea musicalità e anche una certa magia che si realizzano in ogni composizione. Si avverte, nella parola sempre raffinata, avvertita e ben cesellata una certa coralità, conferita dal tono incalzante che caratterizza ogni poesia che diviene comune denominatore del discorso in atto.
Anche una forma di visionarietà non manca nel discorso di Emilia e la poesia, a volte, può diventare anche un ripiegarsi su se stessa, un riflettere sul poiein medesimo, come in “Mediana”, che è uno dei testi più riusciti.
Sembrano versi che germogliano dall’inconscio, per divenire poesia, che “fanno capogatto” nel loro avere per tematiche tutte le situazioni che si possono cogliere nell’esperienza quotidiana della vita.

Raffaele Piazza

RIVISTA = LA CLESSIDRA

LA CLESSIDRA - anno XX N° 1/2 dicembre 2015 .
Sommario :
Sandro Montalto : Editoriale
- Testi :
poesie di Matteo Bianchi , Maria Grazia Cabras , Caterina Davinio, Germana Duca Ruggeri, Anna Maria Farabbi , Anna Maria Ferramosca , Lucia Galdo Zanovello, Sonia Lambertini , Marica Larocchi , Antonio Spagnuolo , Alessio Zanelli.
- Oltrefrontiera:
Mario Wirz . Traduzione di Luigi Cannillo
- Poesia e scuola
Sebastiano Aglieco : Il cammino sulla neve è la mia scrittura magica
Corrado Bagnoli : Scrivere la vita
Roberto Bertoldo : Sulla didattica della poesia
Maurizio Casagrande : Antonio a scuola
Domande di Giorgio Morale a Chandra L. Candiani intorno al libro "Ma dove sono la parole?"
- Saggi:
Alessandro Carrera : Note sulla depoetizzazione
Adam Vaccaro : Note a margine (del fare poesia oggi).
Recensioni e segnalazioni:
a firma di Giulio Campiglio , Alessandro Carrera , Romano Morelli , Patrizia Fazi , Antonio Perrone, Alfredo Rienzi

sabato 6 agosto 2016

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“Risacca”
Fra le arrugginite maglie del tempo inseguo
ancora inutili motivi , quasi la risacca spezzi l’ambra
nella confusione della mente.
Irrimediabilmente corrotto il ricordo
disegna la febbre del profilo,
tormenta incroci nei solchi dell’attesa,
che si fa sempre più flebile oltre sorpresa.
A piedi nudi ho il palpito del tramonto
nel tocco del dubbio che ha un riflesso spettrale.
*********
“Turbamenti”
Manca ancora un nome alle parole
se tacciono varianti a ricordare
nebulosa che proietta catene,
travasando nel nulla il lungo incedere dell’orizzonte.
Incantavano anche le muse i segreti del nostro amore
ora tradito dallo specchio della morte
per ghermire turbamenti.
Mammole e viole nell’errore di una bocca amara
inverosimile deliquio delle bruciature.
*

ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 3 agosto 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = DARIO ZUMKELLER

DARIO ZUMKELLER : " La calce di Ulkrum" - ed. La parola abitata - Napoli - 2016 - pagg.56 - €12,00
Mentre scorrono le parole , misurate da un calibro del tutto personale e avventuroso , il filone che cerca di parlare al poeta prende atteggiamenti stravaganti e policromatici, che talvolta offrono vertigini retoricamente affilate. Emozioni , accanto a esplosioni tecniche, si accavallano per cadere molto spesso nella mimesi, nell'ermetismo , nell'arrocco proprio, illimitato e sorprendente. Scrive Eugenio Lucrezi nella postfazione :"La folla delle figure che da di gomito e spinge la scrittura che avanza nelle pagine è fatta di emblemi e di cose , di concetti e di fenomeni , di molecole (per lo più medicinali; di antiblastici) e di maschere." - Una ricerca raffinata per inaspettati strappi del registro. I non luoghi , in una sorta di profondo blocco linguistico, hanno il difficilissimo rapporto con la quotidianità , per cui il filo , che talora si ferma per lasciare un istante il respiro sospeso, ha il rapporto inusuale del deragliamento , rivelatore di opposte esistenze e di allucinanti rifrangersi.L'inutilità di un rifugio traccia un segno mordente , quasi a sottolineare una sospetta disperazione che cerca l'oblio o nel silenzio o nell'affabulazione violenta. Densa ed inquietante la mobilità del linguaggio, negli approcci che lampeggiano in un caleidoscopico smottamento.
ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 2 agosto 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = VINCENZO MORETTI

Vincenzo Moretti – “Terra di salute” --puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2016 – pagg. 67 - € 10,00
Vincenzo Moretti è nato nel 1947 a Casale Monferrato. Ora vive tra Piemonte e Sardegna. Ha pubblicato (in riviste letterarie, atti congressuali e miscellanee accademiche) studi sulla letteratura italiana moderna (Alfieri, Manzoni) e contemporanea (Montale, Saba, Pavese). Alcuni suoi saggi sul secondo Ottocento sono stati ripresentati nel volume “Scapigliatura e dintorni” (Milano, 2005). Ha pubblicato due libri di versi: “Il troppo e il vano” (Torino 1992) e “Il segno dello scorpione” (Novi Ligure 2005).
“Terra di salute”, il libro di Vincenzo Moretti del quale ci occupiamo in questa sede, è scandito in quattro sezioni; “Privacy, AFeVA” (Associazione Familiari e Vittime Amianto), “Terra di salute” e “Primi poemetti”.
La raccolta è preceduta dal testo esauriente e ricco di acribia di Emanuele Spano intitolato “La poesia di Vincenzo Moretti tra salute e malattia”.
Cifra essenziale della poetica di Moretti, espressa in questo libro, sembra essere quella di una intelligenza notevole, sottesa ad una forte ed avvertita coscienza letteraria, nel creare immagini sempre icastiche, debordanti e sensuali, nelle quali ingrediente fondante pare essere una notevole e garbata ironia, secondo la quale il poeta, apparentemente scherzando, prende le cose seriamente.
E’ capace Moretti, con un linguaggio chiarissimo, cristallino, quasi narrativo, ma anche articolato e complesso, antilirico e antielegiaco, di farci vivere, tramite le immagini che sa produrre molto bene, situazioni che tutti noi abbiamo vissuto ma che, attraverso il suo poiein, ci sembrano nuove, rinnovate dall’afflato e dalla bellezza della poesia stessa.
Il poeta possiede gli strumenti stilistici e formali per affrontare efficacemente i temi davanti ai quali si pone, come un pittore dinanzi a un paesaggio, un oggetto, una modella, tematiche poliedriche, varie ed eterogenee che sa tradurre in versi.
Tale abilità dell’autore è stata raggiunta incontrovertibilmente anche per la sua multiforme ed efficace attività di critico, che gli ha permesso di formarsi, in un secondo momento, come poeta.
Traspare dalle composizioni, tutte ariose, raffinate e ben risolte, sia che il Nostro si cimenti in un poemetto, che parli della sua privacy, relativa al suo privato o che si occupi degli sfortunati ammalatisi per colpa delle radiazioni dell’amianto, una vena sorniona, critica, irriverente, divergente che è tipica della migliore produzione poetica italiana e straniera.
Un’ amore per la vita che è salvezza, auspicio di salute per l’anima e per il corpo, nel cercare una terra di salvezza, come dal titolo, è il messaggio che ci trasmette, appunto, Terra di salute, una terra promessa, utopica ma possibile che ci fa venire in mente Frasi e incisi da un canto salutare del grande Mario Luzi.

Raffaele Piazza