giovedì 31 marzo 2022

SEGNALAZIONE VOLUMI = JOSYEL


**Josyel – Notti di versi insonni**
Termini delicati girano intorno a un terzetto di argomentazioni cardini; ossia l’anima con tutte le sfaccettature, che si presenta per mezzo di un’allusione religiosa, fondata guarda caso su un ritorno alla scrittura in versi coetaneo di Gesù Cristo; oltre all’incipit ecologico, facente venire idee e assimilazioni per nulla banali; e senza dimenticare la difficoltà nel prendere sonno, come se certa Josyel di dover infine maledire la parola per descrivere il buio che la circonda ma che appunto non le dà modo di riposare, pregando addirittura di perdere la creatività, qualcosa che può giungere o svanire a sorpresa.
“Non c’è Assenza senza Presenza”.
Il suo amico originario di Rovereto, l’eclettico Walter Salin, trascinato dalle poesie da lei composte, una volta elaborate e godute le ha ricreate teatralizzando e musicando, con sullo sfondo una serie d’immagini scelte per accentuarne il senso… per della gioia, quella proprio di Josyel, forte della collaborazione da parte pure di un compositore di melodie qual è Alessandro Pedretti, che l’ha sollecitata a compiere di nuovo della ricerca interiore, e di Marco Alessi, poeta illuminante personalmente, che si distingue dal generico in tal contesto.
Il buio si fa una grassa dormita per propria decadenza, e chi lo ascolta aspetta la sensazione di essere condannato alle nuove emozioni, eretto risolutivamente al limite delle intime riflessioni; con la manchevolezza ad animarsi partecipando a certi eventi che però acculturano se cogliamo il buongusto di risultati ottenibili con smussante attenzione.
“... leggo il destino
delle anime perse
E ogni piccola cosa
svela il suo segreto.”
(…)
“Nella penombra della tua ombra”
(…)
“Brontola il cielo come vecchio impaziente”
(…)
“Un mare è la goccia che si fa montagna”
(…)
“Trattengo l’acqua che non assorbo
mentre non bevo la mia sete”.
Si gonfia il petto a un certo punto, quando c’è da combattere, la natura delle cose, di ciò che possiamo godere… passionali schiarite non hanno pietà per quel fiore d’istinti che la poetessa espone da martoriata, cosicché una figura inanimata e indisciplinata si rappresenta in vista di una scalata ragionevole, d’affrontare con somma compattezza.
Esprimendo una condizione di disagio materiale può succedere che dei segni particolari cadano nel dimenticatoio, che una persona si ridicolizzi… effettivamente una fine non dipende esclusivamente da frammentazioni reali: tanto vale poetare di nascosto, la privazione del piacere di ricominciare a vivere?
Ma Josyel ama seguire parola per parola la sorte degl’invisibili, di coloro che sprofondano nella luce di ogni segreto che si scioglie semplicemente, strumentalmente; perché è complicato reagire alludendo alla libertà, perché è sconveniente il più delle volte dare un tempo preciso all’amore che serbiamo.
“La preda corre libera nel fallimento dell’agguato”
(…)
“Ciò ch’è dentro viene fuori con parto doloroso”.
-/-
“il vento… Parla una lingua straniera mentre spazza la strada del suo cammino”.
L’attività poetica qui possiamo ritenerla pari al benessere fisico, a uno scopo che sale apparentemente su un determinato palcoscenico… i termini si armonizzano per un puzzle che raffiguri l’infinito, potendo in fondo argomentare la bellezza senza illudersi e soprattutto senza essere distruttivi.
Un elemento nient’affatto vacuo pare proprio elevarsi con tutte le fragilità del caso, per indirizzarne il contenuto senza che ci si abbassi, di un’emozione travolgente dacché gravida e inquieta; esattamente quando la sorte, personale, avanza prepotentemente, banalmente, e una sorta di acquietamento agisce ingannando l’essere nuovo benché vivente, col nero di una veste semi percettibile che aderisce alla pelle, rievocando il mondo perso nei propri meandri.
“Ma sacrificare i versi per tribolare nella prigione della veglia
Questo no!
Gatto castrato
Ingrassa indolente il vegliare senza versi”
(…)
“Fatemi andare!
Mi scappa il mondo…”
(…)
“Ascolto in silenzio il silenzio”.
Una morte interiore rischia di tagliarsi per recuperare della coscienziosità senza tempo… a riprova degli errori altrui, che deteriorano forme di nutrimento mettendole alle strette, e che non permettono a una sofferenza immateriale di liberarsi, come a racchiudere la vita e dover dunque possedere uno sfogo mai del tutto ragionevole.
“Sono parole senza voce”.
*
VINCENZO CALO'
*
(*) Le copie sono ovviamente reperibili in tutti gli store digitali, ma all’autrice piace sempre personalizzarle con una dedica, per cui chi ne ordina una direttamente all'indirizzo giusyelle2021@gmail.com la riceverà a prezzo scontato, compresa di spese di spedizione e con un'introduzione personalizzata. Se volete condividere con lei questo misterioso mondo della notte.

martedì 29 marzo 2022

SEGNALAZIONE VOLUMI = RITA PACILIO


Rita Pacilio: “Quasi madre” – Ed. peQuod 2022- pagg. 64 - € 14,00
Sulla soglia delle ombre, nella irresistibile necessità di proporre uno sguardo che proviene dalla nostalgia, la poesia staglia illuminazioni che innervano atmosfere familiari, nella consapevolezza di trovarsi e ritrovarsi nei passaggi che rivelano memorie.
La metafora della madre diviene l’intrecciarsi di temi ricorrenti, in un impegno intenso per dialogare e per incrociare la rigenerazione della parola, ricca di quei sentimenti che avvolgono l’onesto divenire dei giorni.
Il tempo non riesce a fissare un limite e si dilata per sorreggere il pensiero, realizzato nella evocazione lirica, un dire sommesso attraversato dalla consapevolezza delle proprie esperienze.
Rita Pacilio non si accontenta di rappresentare o descrivere una realtà materiale e spirituale così come la possiamo immaginare, e va oltre in una dimensione che somiglia al sogno, ma che del sogno ne sfida la fantasia per rincorrere il contenuto latente, che nasconde il materiale ideativo, straordinariamente ricco di immagini, che dal rimosso diventano coscienti.
“La osservo come una sconosciuta/ le mani così fragili, così vaghe/ muovono saggezze antiche./ Va in giro con quella voce strana/ finge ingannevole la capacità/ di forare il petto.”
L’inciampo emotivo si realizza nell’implacabile sfera del razionale ed afferma la continuità di una energia armoniosa, quasi pura discorsività, redatta con sapiente vibrazione in versi musicalmente eccellenti. Ove il moto pulsionale nutre le modalità del pensiero interiorizzato nell’equilibrio dinamico delle emozioni.
“Se fossi qualcosa da amare/ entrerei nelle parole della gente/ stordita dall’invocazione dei beati/ patirei l’efferatezza dei tramonti/ il grido e l’intimità dei monti/ sollevando il fregio dei sogni sommersi.” Il volo scaturisce dal non detto alla scoperta della evocazione.
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 25 marzo 2022

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIORGIO MOIO


**Giorgio Moio: "Poeti in Campania" - Ed. Bertoni - 2022 - pagg.190 - € 16,00
Con ventisette schioppettanti interviste Giorgio Moio realizza una mappatura (anche se parziale) della poesia in Campania, tentando di controbilanciare il persistente silenzio che l'editoria maggiore abbozza verso/contro autori che hanno al loro attivo un bagaglio culturale di notevole spessore.
In ordine strettamente alfabetico si presentano Renato Casolaro, Alfonsina Caterino, Mariano Ciarletta, Floriana Coppola, Carmine De Falco, Ciro De Novellis, Prisco De Vivo, Carlo Di Legge,Bruno Di Pietro,Carmina Esposito, Francesco Filia, Mario Fresa, Monia Gaita,Antonietta Gnerre, Mimmo Grasso,Carmine Lubrano, Eugenio Lucrezi, Ketti Martino, Rita Pacilio, Marisa Papa Ruggiero, Raffaele Piazza, Federico Preziosi, Antonio Spagnuolo, Raffaele Urraro, Daniele Ventre, Salvatore Violante, Dario Zumkeller-
Il bilancio è positivo perchè la letteratura che si propone come creatività e che cerca di rappresentare il valore primario delle problematiche che si snodano negli incontri riesce ad illuminare lo scambio/condivisione del dialogo e riesce ad illuminare proprio per quelle incisioni che si presentano in ogni autore.
La lettura diventa accattivante, capace di investire una conoscenza occasionale ed elevare a ingranaggio decifrante ogni intervento.
ANTONIO SPAGNUOLO

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO


**Antonio Spagnuolo: "Ricami dalle frane" - Ed. Oedipus 2021- pagg.88 - € 12,50
Non sono nuova alla lettura dei versi di Antonio Spagnuolo, avendo già apprezzato alcune delle sue precedenti raccolte che fanno parte con molte altre di una vasta e consolidata produzione poetica. La raccolta RICAMI DALLE FRANE si apre rievocando i baci che Catullo implora da Lesbia nell’ora della passione quando l’invito si fa pressante proprio nella consapevolezza del fatto che non si devono mai sprecare occasioni.
Così in Spagnuolo i vividi ricordi diventano meditazione assorta verso tutto ciò che il trascorrere del tempo comporta tanto da segnare fortemente –con il suo” andare stretto”- lo stesso ritmo dei versi. Si spalancano, a volte improvvise, lievi immagini di giocondità quanto più la riflessione del poeta si fa intensa, ma nulla può l’illusione contro il vano affiorare nei versi di ciò che più non ci appartiene.
“ Il flusso di ogni istante mi avviluppa
nel guizzo delle strane utopie corrotte
e si ripete il segno della inutile armonia
che copre senza tregua i rigurgiti
del passato. “
( “Ripetere”)
La raccolta si dipana perciò tra vivide memorie, ancora intrise di suoni e colori, ma che precipitano inesorabilmente di fronte al gioco crudele che alterna il vagheggiamento dell’amore e della gioventù alle “memorie senza incanti”.
La poesia di Spagnuolo si misura con avversari temibili come il sogno che distorna e annulla le speranze, cosa che comporta una serie di esortazioni a se stesso in un’incalzante sequela di propositi. Riaffiorano così le solitudini, le paure, di fronte all’evento inspiegabile ponendogli interrogativi senza risposta.
Scritta nei drammatici momenti della pandemia, la raccolta pare sottolineare il nesso tra la sofferenza individuale e quella dell’intero pianeta dove la solitudine, la segregazione, il contagio invitano a fare i conti con la perversità del destino. E lo fa con un lessico che incede elegantemente con l’amato endecasillabo. Dopo qualche amara riflessione sul “tanto tempo speso alla poesia” e alle sue discrepanze, Antonio Spagnuolo che tuttavia non vuole abbandonarla, ci conduce pagina dopo pagina alle conclusioni. Ma ci sono conclusioni in questo fluire di versi, in queste riflessioni scandite da una lingua accorta e varia in cui non mancano riferimenti alla sua professione medica dando vigore al verso?
In questi versi in cui si dispiegano immagini di grande seduzione?
Se Spagnuolo parla di abbaglio, di frammenti memoriali ingannevoli perché onirici come visioni lunari, il lettore si chiederà se è solo la poesia a sopravvivere nell’alternanza di vita e di morte. Cosa resta- dice il poeta – della passione, dell’amore?
MARMO
Che resterà della nostra passione
ora che i giorni sono bruciati per sempre,
ora che inseguo i minuti per non cadere
nel nulla?
Eri aurora e vertigine
quando le coltri avvolgevano i miei sogni.
Eri il canto che gioisce fra gli astri
come il candore della luna piena.
La tenera penombra che disvela l’inconscio,
mentre rincorrevo moine.
Ora il marmo ghiacciato respinge il mio sguardo,
fantasma smarrito tra finzioni.
*
CARLA MALERBA

giovedì 24 marzo 2022

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO


**“Crepuscolo”
Lascia il cuscino in angolo ricordi,
salti nelle mani per ogni notte,
con tracce di nuvole
o immagini che rincorrono illusioni.
Costretto in una insulsa avventura
del crepuscolo, iride nei tuoi occhi,
ho pieno d’echi il cervello
sottratto alla memoria.
Non funzionerà il silenzio
in cento atomi disperso
quasi frammento della nostra storia
pronunciata nelle mutazioni dell’eternità.
Vago muto tra fermenti e confondo
la realtà con l’inganno della morte.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

domenica 20 marzo 2022

SEGNALAZIONE VOLUMI = PABLO NERUDA


Pablo Neruda – "Poesie 1924 - 1964" -R.C.S. – Libri – SUPERBUR CLASSICI - Milano – 2022 – pagg. 188 - €4,50
Pablo Neruda, pseudonimo di Ricardo Neftali Reyes, poeta cileno, nacque nel 1904 e morì nel 1973. Si può considerare una dei maggiori poeti delle letterature sudamericana. Il suo impegno politico è palese in tutta la sua poesia, nella quale si avverte come un disgregarsi perenne di mondi, uno sprofondarsi desolato nel caos e anche un eco di tutte le sofferenze umane. Nel 1973 fu insignito del Premio Nobel. Come ha scritto Hans Magnus Enzelnshergter le Poesie di Neruda si rivolgono sempre all’orecchio di uno spettatore. In esse si riprende un’antichissima categoria poetica, rimasta ignota all’estetica classica: il timbro. Il loro ritmo non è determinato da una legge metrica qualsiasi, ma da un timbro che continuamente muta, anche all’interno di una stessa poesia. È necessario mettere in luce che la vastissima opera in versi di Pablo Neruda si è sempre, con stabilità rinnovata, senza mai prescindere da un’indole formale davvero alta. La cifra distintiva della poesia di questo poeta è caratterizzata da una traboccante materia verbale e da un’insolita varietà di modulazioni e la poesia e la poetica di Neruda costituiscono un unicum nel panorama della poesia in lingua spagnola del Novecento. Il testo che prendiamo in considerazione in questa sede, curato nell’introduzione, nella scelta delle poesie raccolte e nella traduzione da Roberto Paoli, comprende una scelta delle poesie del poeta cileno che spazia dal 1924 al 1964. La scelta del curatore comprende le seguenti sezioni: - Venti poemi d’amore e una canzone disperata del 1924, Residenza sulla terra I (1925-1931), Residenza sulla terra 2 (1931-1935), Terza residenza in Spagna nel cuore (1935-1945), Canto generale (1950), L’uva e il vento (1954), Odi elementari (1954), Nuove odi elementari (1956), Terzo libro delle odi (1957), Stravagario (1958), Navigazioni e ritorni (1959), Pieni poteri (1962), Memoriale della negra (1964), Uno dei temi prediletti da Neruda è quello erotico e molte sue poesie hanno per argomento l’amore, che si identifica con la figura femminile della donna amata, vista intensamente nella sua fisicità. Leggiamo questa poesia del 1924, tratta da Venti poemi d’amore e una canzone disperata: :-“/Nella tua fiamma immortale la luce ti avvolge/ Assorta, pallida dolente, eretta davanti/ alle vecchie spire del crepuscolo/ che ti girano attorno.// Muta amica mia,/ solo in questa solitaria ora di morte/ e colma di tutte le vite del fuoco,/ pura erede del giorno distrutto/-“// Un grappolo di sole cade sulla tua veste scura/ Grandi radici notturne/ improvvise ti salgono dall’anima/ e quant’era occulto riaffiora/ sì che un popolo pallido e azzurro/ si nutre di te appena nato-//”; innanzitutto riscontriamo una grande modernità nello stile dell’autore nel descrivere la figura dell’amata, in un linguaggio caratterizzato da una forte densità metaforica; vengono detti i temi della vita e della morte; la ragazza, in questi versi viene inserita in un contesto spazio-temporale di tipo naturalistico e Neruda riesce a cogliere tinte, luci, sussurri, con grandissima sensibilità. Vengono dette vecchie spire del crepuscolo e Grandi radici notturne salgono dall’anima della ragazza, alla quale il poeta si rivolge. C’è un forte senso di mistero naturale, in questi versi in cui tutto pare nuotare nella luce detta nel primo verso
Questa è una poesia tout-court lirica, pervasa dall’afflato dell’io poetante che si rivolge all’amata; ci sono molte analogie e sinestesie in questo testo: assistiamo al passaggio dal crepuscolo alla sera, in una dimensione di sospensione e di attesa, pervasa da una luce suadente. Da notare che l’amata viene denominata come amica, ma anche come schiava e questa ultima definizione ci fa intendere una donna sottomessa alla volontà dell’io-poetante - amante. Neruda, nella sua vastissima produzione poetica, tocca le tematiche più diverse, mantenendo sempre la sua forte originalità: infatti, nella sua produzione, sono presenti, oltre alla tematica amorosa, quella politica e quella della solitudine. Quella della solitudine dell’uomo contemporaneo è un tema centrale nella poetica di Neruda, tema trattato soprattutto nelle prime due Residencias (e nelle sezioni iniziali della terza) in queste poesie l’autore esprime la conturbante testimonianza della solitudine dell’uomo contemporaneo: una solitudine passiva in mezzo ad oggetti e fenomeni eterogenei e incomprensibili, indifesa di fronte all’assedio di pensieri aggressivi, investita sterilmente di un rimuginare confuso. La lettura di questi versi può evocare, di volta in volta, un sogno tumultuoso e agghiacciante, un popoloso scenario sottomarino, un terreno alluvionato e contaminato, un tunnel in cui giace ogni rifugio e abbandono, un pianeta morto nelle cui ceneri l’uomo sprofonda senza un grido, con movimenti pigri e sonnolenti; e altre immagini analoghe, strane, imprecise, sfuggenti. Solo frammentariamente, specie nella prima Residencia, è possibile parafrasare il discorso, e ciò che si manifesta è un mondo uniforme che pare il rovinoso e desolato rovescio di una natura stabilmente immutabile. La figura di Pablo Neruda, quindi, può essere considerata, nell’ambito della poesia, una delle più importanti e significative del Novecento.
*
Raffaele Piazza -
*
Ah vastità di pini, rumore di onde spezzate,
lento gioco di luci, campana solitaria,
se il crepuscolo cade nei tuoi occhi di bambola,
mia chiocciola terrestre, in te la terra canta.
In te cantano i fiumi e in essi la mia anima
a tuo capriccio fugge là dove tu vorrai.
Insegnami la strada nel tuo arco di speranze
se sfrenerò il mio stormo delirante di frecce.
Io vedo intorno a me la tua faccia di nebbia
e il tuo silenzio preme le tue ore fuggitive
ed è nelle tue braccia di pietra trasparente
che i miei baci hanno il porto e la mia umida ansia ha il
nido.
Ah! la tua voce misteriosa che amore colorisce e piega
nel vespero che muore pieno d'echi
Così in ore profonde nella campagna ho visto
ripiegarsi le spighe nella bocca del vento.
*
"Uomo solo"
I giovani omosessuali, e le ragazze innamorate
e le lunghe vedove che soffrono di delirante insonnia
e le giovani signore ingravidate da trenta ore
e i rauchi gatti che attraversano il mio giardino buio,
circondano la mia residenza solitaria,
come nemici impiantati contro la mia anima,
come compratori in veste da camera
con la consegna di scambiarsi lunghi viscidi baci.
L’estate radiosa guida gli innamorati
in uniformi reggimenti melanconici,
formati da grasse e magre e gaie e tristi coppie
sotto le eleganti palme, vicino all’oceano e alla luna,
c’è una continua vita di pantaloni e gonne
un frusciare di calze di seta accarezzate
seni di donna che luccicano come occhi
Il piccolo impiegato, dopo tanto,
dopo il trantran settimanale e i romanzi che legge la sera a
letto.
*

sabato 19 marzo 2022

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANNA VINCITORIO


**Anna Vincitorio : “Angeli di terra” – Ed. Blu di Prussia – 2022 – pagg.132 - € 13,00
La prefazione firmata da Lorenzo Spurio, ricca di valida acribia, è molto importante perché passo dopo passo, pagina dopo pagina, accompagna il lettore per approfondire nella giusta angolazione le cinque sezioni che compongono il volume. Egli offre con acume illuminazioni e sospensioni, indagini e accenni, svelamenti ed ipotesi, che a tratti diventano bagliori che congiungono momenti di sospensione.
La raccolta presenta testi scritti nell’arco che va dal 1976 al 2020, quasi una miniantologia delle opere che la poetessa è andata siglando tra immagini senza tempo e speculazioni estetiche fedeli alla cultura di base. Il poeta si misura con il fattore tempo nella cristallina metrica dei suoi versi, che serpeggiano tra la melodia e il fulmine con aperture di curve ed esperienze della quotidianità.
Appare immediato il disvelarsi di un sentimento personale che si aggancia alla ricerca dell’illusione religiosa, tra gli spazi esistenziali che avvinghiano per tessere ipotesi filosofiche di genuina semplicità.
Poesia recitata nell’ombra delle memorie, sussurrata nella solitudine che avvolge, urlata nella esaltazione degli spazi conquistati, declamata nella semplicità di una melodia, centellinata nell’abbraccio di un infinito azzurro, intrecciata tra infantili fantasie.
Un tragitto questo che potrebbe essere nello stesso tempo dolce ed enigmatico, evocativo ed allusivo, umile e generoso, fatto di parole parlate, alle quali concorrono atmosfere di dolore, come il soffio del vento, o litanie dell’amore come il lancinante diapason dell’anima, o sospetti esaltanti, come l’ala dell’angelo, o tentativi rivelatori di bellezza, come un pomeriggio assolato fuori dalla finestra.
ANTONIO SPAGNUOLO .

venerdì 18 marzo 2022

SEGNALAZIONE VOLUMI = ERMINIA TROPEA MAYER


*Erminia Tropea Mayer : "Guardami" - Ed. Albatros 2021 - pagg. 198 - € 13,90
Già la prefazione di Barbara Alberti è una garanzia per il libro di Erminia Tropea Mayer "Guardami !"; la quale Alberti esordisce affermando, parafrasando un po' il contenuto, che un antropologo inglese, Robin Ian Dunbar, si chiese su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Numero molto limitato. Ma l'Alberti dice che il cattedratico ha dimenticato i libri. È il libro l'unico amante; l'unico confidente che non tradisce, né abbandona. Un suo amico le disse: "Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere".
Nell'altra prefazione di Gianluigi Garbelli, il prefatore dice espressamente:" Romanzo del tutto singolare questo di Erminia Mayer Tropea. Storia, cenni agiografici, inserti d'autobiografia e di fantasia si intrecciano nella narrazione condotta con rara abilità, punte di lirismo d'ironia, sul filo sottile di una sottintesa psicologia femminile".
"Guardami !" è un testo originale, intenso, intriso di passione e di pathos. Una donna si reca in una piccola chiesa montana nascosta tra le rocce innevate. Il suo pensiero vaga sulla santa, alla quale è stata dedicata la chiesa, e all'improvviso entra in contatto con lei. Due donne a confronto che si raccontano i loro drammi, le difficili scelte e le deboli conquiste.
A questo punto, il recensore fa un passo indietro, poiché, pensa, di aver fornito tutti gli spunti per far sì che il lettore si immerga in questa intensa e godibile lettura, e citando le parole dell'amico di Barbara Alberti, spera che chi entri nel mondo di "Guardami !", potrà essere la protagonista del romanzo, vivendo tutte queste estreme esperienze.
Scrittura densa, scorrevole, con la quale la tensione narrativa affonda nel simbolo con la partecipazione del demone poetico, ricco di espressività. Fucina fluida, con particolare attenzione al preconscio, nel principio della realtà, per cui l'universo visibile diventa palpabile, dislocando il fenomeno in un fermento di illuminazioni.Qui il mondo dell'espressione è una sfida all'afasia.
Bernardo Rossi

giovedì 17 marzo 2022

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO


**“Impenetrabile”
Sbocciare al racconto per un sogno,
flusso vocale inconsueto
che rulla avido di ricordi.
La memoria vacilla incosciente
dal fondo di impazienze informi
in essa, forza di luccichii, lo schema
dell’orologio arrotante.
Come le dita traversano la fronte
lottando metalliche trafitture.
Tintinnante persuasione
che si adegua all’amaro impenetrabile.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 16 marzo 2022

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIUSEPPE VETROMILE


Giuseppe Vetromile: “Esercizio all’esistenza” – Ed. Puntoacapo 2022 – pagg. 78 - € 12,00
La coerenza tra l’imput filosofico e l’incisione del segno, tra le varianti emotive e la certezza del verbo, tra il tremore della passione e le decisioni dell’enunciato, fa di queste liriche un policromatico rosario psicologico, snocciolato con cura nella sua impegnativa stesura. La carica esplosiva è notevole ed ogni pagina propone una riflessione, lasciando tracce indelebili nel pensiero.
“E’ dialogo a distanza, quello tra Vetromile e il lettore, frattura in cerca di soluzione; - scrive Ivan Fedeli in prefazione- essa esiste solo nella visione unitaria di un mondo che tende oltre e difficilmente svela il limite o rende un perché.” E il dialogo si cuce attraverso quei versi che un allenato poeta riesce a realizzare con l’acume e la padronanza del linguaggio, sciorinando una artistica tessitura che si espande dall’angolo del privato alle mura della prescrizione.
Vetromile nutre la sua creatività con la sorpresa della memoria, con le illuminazioni delle illusioni, con le tracce del vissuto, con i nascondigli della realtà, ben consapevole che tutta la ricerca di noi umani finisce nel vuoto esistenziale che attende. “ Conservate di me qualcosa/ un pugno di luce un verso o anche/ quel poco d’ombra che feci giù alla marina/ mentre il sole dilagava sulla spiaggia.” (pag.39)-
La deformazione onirica potrebbe giocare con una larvata presenza del disincanto, quando gli stati psichici si materializzano nelle fantasie coscienti, e che restano tali a causa del loro contenuto e dalla loro derivazione del materiale preconscio. Qui la dimensione umana e cosmica rincorre le barriere dell’infinito, in una costellazione speculare dell’io poetante, aggregando il canto lirico alla folgorazione dell’ignoto, affioramenti dal profondo che proiettano l’informe nella forma.
Il poeta squaderna le confluenze del contingente nell’Assoluto, nella intensa sobrietà del verso.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 12 marzo 2022

SEGNALAZIONE VOLUMI = SILVIA MARZANO


**Silvia Marzano – "Liriche scelte" -- Guido Miano Editore – Milano – 2021 – pag. 79 - € 15,00
Liriche scelte, la pubblicazione antologica delle poesie più significative, emblematiche e paradigmatiche della produzione letteraria di Silvia Marzano, che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione di Enzo Concardi esauriente e ricca di acribia.
Come scrive il poeta e critico letterario, nonostante la solida e conclamata formazione nel campo speculativo, la sua poetica risente in minima parte dell’influenza del pensiero nella costruzione delle strutture e dei contenuti lirici, anche se – occorre dire – riposte in diverse immagini si celano visioni precise del mondo e del rapporto con la natura.
Il testo composito e articolato racchiude componimenti selezionati dai seguenti libri di poesia della Marzano: Anemoni bianchi (2001), Arcani di-segni (2007), Poesie per la mamma (2013), Anemoni bianchi e altro (antologia di poesie) (2015) e Ad ogni ora (2019).
Sospensione e una certa magia della parola sembrano essere le cifre essenziali della poetica della Marzano e la natura su sfondi di cieli stellati o illuminati dal sole, pare essere la protagonista del volume insieme all’acqua che viene spesso nominata, un’acqua che diviene simbolo di rigenerazione e purezza.
La poetessa sa inventare immagini cariche di fascino e bellezza che sgorgano le une dalle altre e c’è un tu al quale la poetessa si rivolge, personaggio del quale ogni riferimento resta taciuto, in un crescendo di suspense e mistero. Una parola detta sempre con urgenza è il filo rosso, il comune denominatore che caratterizza il poiein di Silvia, con suggestioni attenute nell’emozionare il lettore, una parola carica di icasticità in connubio sempre con la leggerezza.
Un’altra caratteristica saliente delle composizioni contenute del volume è quella della chiarezza e dell’immediatezza dei dettati, elemento però che non prescinde da un notevole scarto dalla lingua standard nelle stringhe di parole che costituiscono ogni singola poesia.
Un’effusione tutta elegiaca e che ha anche qualcosa di filosofico ritroviamo in L’acqua di tutto il mare: L’acqua di tutto il mare/ ho filtrato per rivedere la luce/ che ho accolto nel tuo sguardo un mattino/ fresco di rugiada/ come il primo giorno del mondo.
Nella suddetta poesia il riferimento al mare diviene, nell’atto stesso immaginario del filtrarlo, metafora del naufragio cosmico di leopardiana memoria e il primo giorno del mondo diviene mistero, metafora proprio del tempo degli orologi, della durata e della creazione del mondo.
In Un petalo di sole leggiamo: Un petalo di sole, / uno squarcio di luce/ filtrava un mattino/ d’estate. / Era un petalo/ di sole/ splendente sotto un mazzo/ di rose.
Bella la sinestesia un petalo di sole, testimonianza dell’ansia dell’appagamento tramite la bellezza e lo stupore della poetessa, dinanzi all’immensità dell’universo nel divenire dell’essere da creatura a persona
La linearità dell’incanto è uno dei fattori essenziali nell’alchimia di questi versi che racchiudono idee complesse e articolate pure quando si fanno descrizione che non è mai fine a sé stessa in un consapevole e intelligente esercizio di conoscenza.
*
Raffaele Piazza

giovedì 10 marzo 2022

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO DE MARTINO


**- ANTONIO DE MARTINO: "AMBIZIONE E CINISMO"--
""Ambizione e cinismo" è il titolo del secondo volume della trilogia IL SENSO DELLA VITA.
Esso è stato autopubblicato su Amazon il 05/03/2022 sia come ebook che come libro cartaceo on demand. L’autore, Antonio De Martino, ha iniziato a scrivere da pochi anni, per cui non ci sono altri libri da menzionare.
La trilogia, narrando l’avventurosa vita del protagonista, vuole offrire molti spunti di riflessione sul senso vero della vita in una luce diversa, man mano che si percorre la linea del tempo, che abbraccia un arco che parte dal 1936 e arriva ai giorni nostri. Un’opportunità per il lettore per immedesimarsi in Mario Del Giudice, il protagonista, e affrontare insieme a lui le problematiche psicologiche e sociologiche che si presentano prima in un quartiere della provinciale Pescara e poi nella metropolitana Milano nel periodo della SECONDA GUERRA MONDIALE, per allargarsi man mano ad una visione mondiale e cosmica verso la fine
Uno scrittore viene coinvolto a raccontare la storia vera di un uomo prodigioso che dedica la propria vita ad un progetto di lotta all’egoismo, per il trionfo del benessere comune e dell’amore. Il protagonista, aiutato dalla propria compagna, non disdegna, nella realizzazione del suo sogno, di utilizzare il proprio potere e le proprie ricchezze. Alla fine, sgomento, vede prevalere il senso della vanità di ogni cosa, per l’inesorabile avanzare del tempo che tutto cancella, sia nel bene che nel male, in un ineluttabile tragico destino per ognuno e ogni cosa…
La storia del primo volume della trilogia, è ambientata, nella sua parte iniziale, in un quartiere di Pescara. Il protagonista, Mario Del Giudice, nato nel 1923, a soli 12 anni dimostra a se stesso e agli altri di essere un ragazzo geniale. Egli ascolta una storia misteriosa, capitata più di un secolo prima, dalla voce di una certa signora Maria, che cura la gestione della strana Cappella di Sant’Antonio. Nel racconto si parla della morte per avvelenamento di due gemellini, i cui corpi erano misteriosamente scomparsi. Mario riesce a sbrogliare, con le sue brillanti deduzioni, la difficile matassa, facendosi, però, coinvolgere in una macabra avventura, scendendo nel lugubre ipogeo della Cappella, insieme al gigante Ubaldo, alla ricerca dei resti mortali dei due gemellini.
Da un amico, figlio di un illusionista, impara la tecnica dell’ipnosi che utilizza per aiutare gli altri a superare ansie, fobie e nevrosi. Sogna di diventare psicoterapeuta sulle orme di Freud. A 19 anni si trasferisce a Milano per frequentare la Facoltà di Psicologia. Qui conosce Clelia, una bellissima ragazza ebrea dall’espressione molto triste. I due vivono una meravigliosa storia d’amore. Clelia gli racconta del motivo della sua tristezza. Suo padre era stato barbaramente assassinato, davanti ai suoi occhi, da una banda di fascisti, reo di essere ebreo. Mario giura a se stesso di vendicare la morte dell’innocente genitore …
AMBIZIONE E CINISMO è la seconda parte della trilogia intitolata ‘IL SENSO DELLA VITA’. Essa continua a narrare l’avventurosa e straordinaria vita di Mario Del Giudice, a partire dal suo ritorno, insieme alla fidanzata Clelia, a Pescara nel dicembre del 1942. Il casuale ritrovamento del tesoro dei D’Avalos giù nell’ipogeo della cappella di sant’Antonio e il testamento della signora Maria sono avvenimenti destinati a sconvolgere del tutto la vita della giovane coppia. Dopo il periodo natalizio Mario e Clelia tornano a Milano dove infuriano gli episodi bellici della seconda guerra mondiale. Essi combattono il nazifascismo, essendo a capo di una cellula che coordina tutte le forze partigiane.
Nel periodo postbellico finalmente i due potranno dedicarsi alla realizzazione di un grande progetto che li vede protagonisti di una vera e propria rivoluzione, decidendo, tra l’altro, di creare l’associazione ‘DISTRUGGIAMO IL MOSTRO’, dove il mostro è l’egoismo, l’avidità che è in ogni essere umano. Riusciranno a realizzare il loro ambizioso progetto senza compromessi? Intanto qualcosa cambia nel loro modo di porsi di fronte alla realtà. Clelia scopre di non poter avere figli. Alcuni momenti drammatici sembrano incrinare il loro sentimento che sembrava indistruttibile. Riusciranno a superare la crisi? Menzogne e tradimenti sembrano offuscare il loro futuro, ma …
Un libro che si legge scorrevolmente con una trama interessante e originale, piena di colpi di scena, ben intrecciata e ricca anche di aneddoti storici, il tutto condito dall’amore.
La narrazione è ben strutturata e denota una buona padronanza della lingua con una costruzione accurata. Spesso avvincente, il coinvolgimento diventa, man mano che si procede, più intenso, aumentando il desiderio di continuare la lettura. Lo stile di scrittura e la semplicità delle descrizioni fanno immergere completamente nella lettura. Avventura, fantasia e psicologia si intrecciano in una storia il cui messaggio è speranza e amore per la vita. Il finale lascia spunti sui quali riflettere.
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ANTONIO TUCCILLO

mercoledì 9 marzo 2022

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARCO TABELLIONE


Marco Tabellione:LA VITA CHE NON MUORE--- Chiaredizioni - 2021 - €14
Ho conosciuto Marco Tabellione attraverso le sue recensioni sulla rivista Il Segnale, (Milano) di libri miei e di altri. Numerose e bellissime. Ad esempio quelle riferite a Il poema dei morti di Bernard Noel, La storia di Emma di Fabio Scotto, Il colore dell’acqua di Alessandro Canzian, Delle parole e dei loro luoghi, di Giovanni Campana, ecc.
In quelle sue dense e approfondite analisi lo scrittore abruzzese, nato a Musellaro nel 1965, laureato in lettere con una tesi sulle avanguardie poetiche degli anni sessanta, giornalista e insegnante, collaboratore a quotidiani e riviste specializzate, percepisce e approfondisce le contorsioni degli autori, che segue e sviscera con un’intuizione, un’acuità quasi psicanalitica e un alto livello culturale, rimanendo però estraneo, e solidamente ancorato alla terra delle analisi letterarie.
La vita che non muore mi ha fatto invece scoprire un Marco Tabellione molto diverso, mimetizzato dietro Stefano, l’intenso e travagliato personaggio eroe del suo racconto. Come diversi possono essere la mente e il cuore, la ragione e i sentimenti. Opposti o complementari? Forse tutte due le cose?
Durante la lettura e con stupore, mi appariva con forza uno scrittore “altro”, in preda a pensieri e angosce interiori, padrone di una prosa eminentemente poetica, colmo di tensioni emotive, perfino sentimentali e passionali, anche se orientate verso un unico bersaglio, oltrepassata la scoperta dell’amore terreno e carnale, presto soccombente sotto la valanga dell’altra ossessione: la Musica. Insieme al Mare.
Perché si può dire senza esitazione che lungo l’intero svolgersi del romanzo Marco, e Stefano il suo personaggio, camminano sulle acque! Trasportati dalle onde, dal flusso di quella musica, tanto amata da scegliere poi di morirne. In apparenza soltanto, giacché paradossalmente, l’albero abbattuto, l’infermo terrazzato, lascerà sulla sabbia l’eterna traccia del suo passaggio, la realizzazione di un’opera d’arte, e d’una vita in apparenza bruciata che sopravvive alla morte.
Non è più capace ormai, il suo corpo inchiodato e inerte, di badare ai compiti banali di una quotidianità dispersiva, anche se si può crudelmente supporre e intuire sia stata la sua fortuna: giacché lascerà libere la mente e la creatività, aiutate dall’amore ritrovato di una donna, di consacrarsi esclusivamente alla tensione poi all’esplosione delle armonie straordinarie, a lungo arrotolate sulle rive del mare, nel costante flusso e riflusso del vento e delle maree; sviluppandosi poi nel dolore e nella gioia della meta raggiunta.
Accordi e melodie misteriosamente scaturite in paesi lontani sfiorati dagli elementi - come vengono titolati i suoi capitoli -, feto che cresce nel ventre della balena e matura, fino all’ora del parto che squarcia les entrailles e conduce ad una morte accettata/nuova nascita nel compimento della bellezza.
Diventa anche Marco vedente e veggente, udente e utente, grazie a quegli strani miracolosi marchingegni che permetteranno a Stefano, tramite lo sguardo, l’occhio magico, di risalire alla fonte e in fondo alle viscere della sua passione, spremendone l’essenza e le forze.
L’Ombra onnipresente, insieme minacciosa e tutelare, credo sia Marco stesso, che segue, quasi perseguita i suoi personaggi fino a far rendere loro l’anima, nei vari sensi dell’espressione, per estrarre loro quello che spesso neanche loro sospettano.
Come sarà, Marco, anche Angelo, l’Angelo di quel destino implacabile ed incomprensibile, a volte crudele, che su ognuno posa la sua mano, nel bene e nel male, lungo l’arco della vita. E oltre?
Alla fine della lettura, il rimpianto di non poter ascoltare la sinfonia finalmente eseguita e partecipare alla gioia collettiva del pubblico stregato.
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EDITH DZIEDUSZYCKA

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO


**“Ombra”**
Conclude antiche mura, ricoperte
di quel purpureo inquietante, un ricordo
come quando nessuno scrive sul vento,
foglie che l’unico labbro azzardava.
Qualunque taglio a fatica
ha l’indecisione di voci che si perdono,
scavare sino alla fine come in un cimitero
e seppellire quel che non si comprende.
Fragile mormorio della memoria
stordita dal nulla, o dagli spettri,
o rivoltando i giorni, mentre le vene
possono disfare forme lungo un filo.
Fuso tra le due immagini sbiadite
di un colpo che sbriciola menzogne
rimango più povero per spiegare dettagli
di una morte improvvisa oltre dolcezza.
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ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 8 marzo 2022

RIVISTA = POETI E POESIA


**Poeti e Poesia – Rivista Internazionale - N. 54 – Roma – dicembre 2021 –pag. 127-- Direttore Elio Pecora
Nel panorama contemporaneo delle riviste di poesia italiane Poeti e Poesia, quadrimestrale, occupa un posto di rilievo per l’alta qualità dei testi critici e poetici che di numero in numero ospita.
Scorrendo il sommario del numero della rivista, che prendiamo in considerazione in questa sede, troviamo conferma di quanto suddetto. Inizialmente incontriamo l’interessante sezione La poesia che si pensa che include un frammento di poetica di Elio Pecora stesso. Scrive il Nostro che ha la meglio riparare nel silenzio quando il rumore impazza. Un silenzio per cui vale cercarsi nelle parole che, dal sempre della società umana, si presentano come centro e motore, meta e mezzo. Così tra le prime, la parola “libertà” sventolata in ogni democrazia e da ogni individuo che rifiuta limiti e costrizioni. Pecora prosegue con una disanima sul significato e sul senso della parola libertà.
Segue la sezione Poeti italiani con i testi poetici di Luca Baldoni, Leone D’Ambrosio, Alessandro Franzin, Giuseppe, Langella, Letizia Leone, Nina Nasilli, Raffaele Piazza, Raffaella Poldelmengo, Paolo Ruffilli, Massimo Scrignoli, Brunello Tirozzi, Dino Villatico.
Poi Poeti stranieri: Nilay Ozer nella tradizione di Nicola Verderane.
Da leggere e da rileggere Toti Scialoja.
Saggi e riflessioni: Luigi Ferrara, La franchezza del nulla, Luca Campana, L’ostinato canto di Umberto Piersanti, Anna Maria Giancarli, Laudomia Bonanni: la maternità tra desiderio e rifiuto, Giorgio Linguaglossa, Verso una lingua Kitchen?
Affermava Maria Luisa Spaziani che nella poesia fondante è il ritmo che è quello che crea la musicalità del verso e si può affermare che con l’adozione, nella poesia occidentale, del verso libero si è verificata una vera e propria rivoluzione copernicana nel campo. Ora, come affermato da Eugenio Montale, bastano una penna e un foglio per scrivere poesie e salienti sono le testimonianze di bambini che hanno scritto splendide poesie.
Poeti e Poesia nel suo essere autorevolmente sulla scena della poesia contemporanea da numerosi anni è una delle tante conferme che attualmente la poesia è vivissima e dalla nascita del fenomeno internet le possibilità dei poeti si sono moltiplicate in modo esponenziale.
Quindi del tutto contro l’assunto di Adorno sulla fine della poesia e l’afasia dopo la Seconda Guerra Mondiale e l’Olocausto; in un postmoderno occidentale dominato dall’incomunicabilità, la poesia è sopravvissuta come forma d’arte e di valore, contro ogni previsione e questo è un sintomo positivo nella nostra società consumistica e alienata.
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RAFFAELE PIAZZA

lunedì 7 marzo 2022

SEGNALAZIONE VOLUMI = GUGLIELMANA & MARTINO


Barbarah Katia Guglielmana e Ilaria Francesca Martino – Tributo naturale (Univers Edizioni)
Quei nascondigli fatti di puro omaggio, sì, forse non c’è miglior residenza dovendo muoverci nel profondo che ottenebra, in cerca di una vita da rinnovare autenticamente.
Poesie di parole e illustrazioni energizzanti grazie a madre Natura, dimodoché si possa vagare.
Vibra una volontà sostanziosa, quella di toccare l’altrove, scoprendo che l’anima non si limita, scavalcando ostacoli dettati dalle tendenze reali, giornaliere… incantati semmai da un paio d’occhi consono al diritto d’immaginare piano ma all’ennesima potenza la verità attuale, alla radice di ogni singolo individuo.
Vige della freschezza elementare, in mezzo a rinvii, mutismi, intervalli e affermazioni che ancora non sbocciano.
Sprofondare quindi significa tornare alla base avendo bisogno di mancare, prima di spalancare la ragione, e sentire come il nulla ci blocchi; data un’umanità che intende teoricamente, irrealmente sovrastare la propria condizione esistenziale, strumentalizzandola in maniera banale per spiegazioni debellanti i se e i ma.
Superflue immediatezze volgono alla sincerità che serve per caratterizzare l’indispensabile.
Attacchi poetici al naturale, di un intelletto da plasmare all’infinito per comprendersi soavemente, appartengono a Barbarah, a una voce inoltrabile, oceanica per le navigazioni di ciò ch’esprime Ilaria, la sua amica e collega di lavoro… di coinvolgente per chi assiste.
La spontaneità si rapporta alla fisicità curabile da una coppia di dottoresse che accarezzano il tempo libero verseggiando, traendo spunto da una mente da rasserenare dettagliatamente, con le letture di una guarigione e i passi da compiere per avvicinarsi a un tesoro di sensi sempre più smodato.
In questo libercolo battono armoniosamente un dare alla luce e l’esatto contrario, eccerto che ne va dell’arte della comunicazione in esclusiva! La sapienza si sensibilizza qui, potendo sopravvivere al presente, alquanto dispersivo. Eppure la nostalgia è in grado d’impressionare, nel corso di qualsiasi percorso terreno, che può cominciare se ci attribuiamo un senso di trasporto interiormente. È che serbiamo un lato oscuro, per cui non possiamo chiudere gli occhi, che piuttosto esige d’essere contemplato ogni volta che si fa buio, e i profumi riprendono a lavorare l’immacolato. Dall’unico satellite a portata di vista, sembra proprio che convenga rubare la bellezza apparente di certi versi, per recuperare il distacco da sé stessi, che a sua volta sembra riempire un bagliore astrale, tortuoso, a primavera inoltrata e quando generalmente si dorme.
“Guardo la mia ombra…”.
Ciò che non si lascia macchiare non è altri che un limite smussante, mentre l’aria con le sue correnti si manifesta camminando, fa risplendere l’intimo elevandolo al femminile.
Le nubi rimarcabili nell’etereo vengono sgravate essenzialmente, benché si abbia di che piangere a secco, come se privati della possibilità di dissetare. Molto spesso si sottilizza l’ascolto senza essere notati da un cuore comunque ben custodito, abile a tessere l’inconfessabile, un qualcosa di prettamente familiare. Che poi l’andazzo umano sul pianeta Terra si rivela un destino facile da focalizzare data la ragion d’essere, nonché per una donna che si definisce portatrice di latte materno.
Costanza mista a sopravvivenza traspaiono nella libertà che verrà.
Il lettore dapprima dovrebbe ricordare come sia stato duro per quanto sconvolgente il rinchiudersi dentro quest’ultimo biennio, con la novità di questo virus ad accelerare e a furoreggiare da subito tragicamente, indebolendo tuttora il migliore dei narratori. Un’emergenza scatenatasi tra persone divenute generalmente incapaci di andare avanti, letteralmente fragili, in balia di una fine immeritata. Quelli che si prodigavano a soccorrere i derelitti, certi di avere in pugno la situazione di solito, vennero convocati e armati alla cieca, di santa pazienza, e guai a esserne indifferenti; per una missione che parve impossibile, ovvero sfidare, lungi ancora dall’auspicare l’umano ricambio, totalmente ignari, un avversario che appunto non si faceva conoscere.
La Guglielmana e la Martino intervengono d’urgenza da dottoresse sui pavesi e non solo, legate peraltro da un affetto che bello è dir poco, basti immaginare come siano riuscite a cogliere un senso di smarrimento tale da doversi isolare però facendosi forza reciprocamente.
A dimostrazione che qualsiasi angoscia può venire alleviata, contenendole dentro una narrazione se non comportano direttamente parole identificative.
La malattia delle malattie va evidenziata delicatamente, potendo quindi ispirare versi e immagini mentre si aspetta che albeggi il domani, e in virtù di un sentimento incontrastabile se permette l’elementare contatto tra anime complesse.
Ciò che non smette oggi di accadere, l’emergenza covid che stiamo scontando tutti quanti, si rapporta proprio a quel che ho scritto poc’anzi: il buio che scatta emotivamente, da tradurre in opportunità, riflettendo di nuovo su quanto siamo determinanti per le sorti terrene.
Vecchi richiami di un essere donna all’origine rilevo anche, leggendo di queste autrici, che meravigliano con l’importanza di decidere come impreziosire una sorta di vuoto sia temporaneo che assoluto; e cioè omaggiando chi è curioso di sé con la loro amicizia, questa sì imperturbabile, poiché certe che la felicità dipenda da un ridarsi alla luce che ci spetta di diritto.
“Nel petto ho un fuoco, un rospo e tanti spasmi
un cuore e quattro camere”.
*
VINCENZO CALO'

sabato 5 marzo 2022

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO


**“Addio”
Nell’abbraccio più forte dei marosi
sarai per sempre la mia eroina:
un gingillo fragile, sottopelle, riflesso,
come l’ultima volta.
Aspetto con rassegnazione il Regno dei cieli,
ciò che può svelare l’ignoto in un istante
nel vigore occulto di una traccia
non ancora libera dal vincolo.
Abbiamo bevuto tutto!
In quel breve pianto dell’azzardo
l’infinitudine spinge le onde oscure
per la mia parola fatta di carne
e condivisa a tradimento in mille istanti
che mettono fine al gioco del possibile.
Frantumato all’inganno
oscillo senza più speranza
nel desiderio della tua presenza.
*
ANTONIO SPAGNUOLO
*
"Adiós"
En el abrazo más fuerte de las marejadas
serás para siempre mi heroína:
un dije frágil, debajo de mi piel reflejado,
como la última vez.
Espero con resignación el Reino de los cielos,
lo que puede desvelar lo ignoto en un instante
en el vigor oculto de una señal
que no es aún libre de vínculo
¡Hemos bebido todo!
En aquel breve llanto del azar
el infinito empuja las ondas oscuras
por mi palabra hecha carne,
compartida a traición en miles de instantes
que ponen fin al juego de las posibilidades.
Despedazado en el engaño
oscilo desesperanzado
en el deseo de tu presencia.
*
Traduzione di Francesca Lo Bue