domenica 20 marzo 2022

SEGNALAZIONE VOLUMI = PABLO NERUDA


Pablo Neruda – "Poesie 1924 - 1964" -R.C.S. – Libri – SUPERBUR CLASSICI - Milano – 2022 – pagg. 188 - €4,50
Pablo Neruda, pseudonimo di Ricardo Neftali Reyes, poeta cileno, nacque nel 1904 e morì nel 1973. Si può considerare una dei maggiori poeti delle letterature sudamericana. Il suo impegno politico è palese in tutta la sua poesia, nella quale si avverte come un disgregarsi perenne di mondi, uno sprofondarsi desolato nel caos e anche un eco di tutte le sofferenze umane. Nel 1973 fu insignito del Premio Nobel. Come ha scritto Hans Magnus Enzelnshergter le Poesie di Neruda si rivolgono sempre all’orecchio di uno spettatore. In esse si riprende un’antichissima categoria poetica, rimasta ignota all’estetica classica: il timbro. Il loro ritmo non è determinato da una legge metrica qualsiasi, ma da un timbro che continuamente muta, anche all’interno di una stessa poesia. È necessario mettere in luce che la vastissima opera in versi di Pablo Neruda si è sempre, con stabilità rinnovata, senza mai prescindere da un’indole formale davvero alta. La cifra distintiva della poesia di questo poeta è caratterizzata da una traboccante materia verbale e da un’insolita varietà di modulazioni e la poesia e la poetica di Neruda costituiscono un unicum nel panorama della poesia in lingua spagnola del Novecento. Il testo che prendiamo in considerazione in questa sede, curato nell’introduzione, nella scelta delle poesie raccolte e nella traduzione da Roberto Paoli, comprende una scelta delle poesie del poeta cileno che spazia dal 1924 al 1964. La scelta del curatore comprende le seguenti sezioni: - Venti poemi d’amore e una canzone disperata del 1924, Residenza sulla terra I (1925-1931), Residenza sulla terra 2 (1931-1935), Terza residenza in Spagna nel cuore (1935-1945), Canto generale (1950), L’uva e il vento (1954), Odi elementari (1954), Nuove odi elementari (1956), Terzo libro delle odi (1957), Stravagario (1958), Navigazioni e ritorni (1959), Pieni poteri (1962), Memoriale della negra (1964), Uno dei temi prediletti da Neruda è quello erotico e molte sue poesie hanno per argomento l’amore, che si identifica con la figura femminile della donna amata, vista intensamente nella sua fisicità. Leggiamo questa poesia del 1924, tratta da Venti poemi d’amore e una canzone disperata: :-“/Nella tua fiamma immortale la luce ti avvolge/ Assorta, pallida dolente, eretta davanti/ alle vecchie spire del crepuscolo/ che ti girano attorno.// Muta amica mia,/ solo in questa solitaria ora di morte/ e colma di tutte le vite del fuoco,/ pura erede del giorno distrutto/-“// Un grappolo di sole cade sulla tua veste scura/ Grandi radici notturne/ improvvise ti salgono dall’anima/ e quant’era occulto riaffiora/ sì che un popolo pallido e azzurro/ si nutre di te appena nato-//”; innanzitutto riscontriamo una grande modernità nello stile dell’autore nel descrivere la figura dell’amata, in un linguaggio caratterizzato da una forte densità metaforica; vengono detti i temi della vita e della morte; la ragazza, in questi versi viene inserita in un contesto spazio-temporale di tipo naturalistico e Neruda riesce a cogliere tinte, luci, sussurri, con grandissima sensibilità. Vengono dette vecchie spire del crepuscolo e Grandi radici notturne salgono dall’anima della ragazza, alla quale il poeta si rivolge. C’è un forte senso di mistero naturale, in questi versi in cui tutto pare nuotare nella luce detta nel primo verso
Questa è una poesia tout-court lirica, pervasa dall’afflato dell’io poetante che si rivolge all’amata; ci sono molte analogie e sinestesie in questo testo: assistiamo al passaggio dal crepuscolo alla sera, in una dimensione di sospensione e di attesa, pervasa da una luce suadente. Da notare che l’amata viene denominata come amica, ma anche come schiava e questa ultima definizione ci fa intendere una donna sottomessa alla volontà dell’io-poetante - amante. Neruda, nella sua vastissima produzione poetica, tocca le tematiche più diverse, mantenendo sempre la sua forte originalità: infatti, nella sua produzione, sono presenti, oltre alla tematica amorosa, quella politica e quella della solitudine. Quella della solitudine dell’uomo contemporaneo è un tema centrale nella poetica di Neruda, tema trattato soprattutto nelle prime due Residencias (e nelle sezioni iniziali della terza) in queste poesie l’autore esprime la conturbante testimonianza della solitudine dell’uomo contemporaneo: una solitudine passiva in mezzo ad oggetti e fenomeni eterogenei e incomprensibili, indifesa di fronte all’assedio di pensieri aggressivi, investita sterilmente di un rimuginare confuso. La lettura di questi versi può evocare, di volta in volta, un sogno tumultuoso e agghiacciante, un popoloso scenario sottomarino, un terreno alluvionato e contaminato, un tunnel in cui giace ogni rifugio e abbandono, un pianeta morto nelle cui ceneri l’uomo sprofonda senza un grido, con movimenti pigri e sonnolenti; e altre immagini analoghe, strane, imprecise, sfuggenti. Solo frammentariamente, specie nella prima Residencia, è possibile parafrasare il discorso, e ciò che si manifesta è un mondo uniforme che pare il rovinoso e desolato rovescio di una natura stabilmente immutabile. La figura di Pablo Neruda, quindi, può essere considerata, nell’ambito della poesia, una delle più importanti e significative del Novecento.
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Raffaele Piazza -
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Ah vastità di pini, rumore di onde spezzate,
lento gioco di luci, campana solitaria,
se il crepuscolo cade nei tuoi occhi di bambola,
mia chiocciola terrestre, in te la terra canta.
In te cantano i fiumi e in essi la mia anima
a tuo capriccio fugge là dove tu vorrai.
Insegnami la strada nel tuo arco di speranze
se sfrenerò il mio stormo delirante di frecce.
Io vedo intorno a me la tua faccia di nebbia
e il tuo silenzio preme le tue ore fuggitive
ed è nelle tue braccia di pietra trasparente
che i miei baci hanno il porto e la mia umida ansia ha il
nido.
Ah! la tua voce misteriosa che amore colorisce e piega
nel vespero che muore pieno d'echi
Così in ore profonde nella campagna ho visto
ripiegarsi le spighe nella bocca del vento.
*
"Uomo solo"
I giovani omosessuali, e le ragazze innamorate
e le lunghe vedove che soffrono di delirante insonnia
e le giovani signore ingravidate da trenta ore
e i rauchi gatti che attraversano il mio giardino buio,
circondano la mia residenza solitaria,
come nemici impiantati contro la mia anima,
come compratori in veste da camera
con la consegna di scambiarsi lunghi viscidi baci.
L’estate radiosa guida gli innamorati
in uniformi reggimenti melanconici,
formati da grasse e magre e gaie e tristi coppie
sotto le eleganti palme, vicino all’oceano e alla luna,
c’è una continua vita di pantaloni e gonne
un frusciare di calze di seta accarezzate
seni di donna che luccicano come occhi
Il piccolo impiegato, dopo tanto,
dopo il trantran settimanale e i romanzi che legge la sera a
letto.
*

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