SEGNALAZIONE VOLUMI = SILVIA COMOGLIO
Silvia Comoglio – “Via Crucis” -puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2014 – pagg. 31 - € 6,00
Silvia Comoglio è nata a Chivasso (TO) nel 1969.
Ha pubblicato diverse raccolte di poesia e suoi testi sono apparsi in vari blog e riviste.
La poesia religiosa è un genere poco praticato nel panorama letterario della nostra contemporaneità e trova un suo esempio importante nell’antologia “Poesia di Dio”, edita da Einaudi nel 2005.
Nel suddetto testo, sul tema della trascendenza, si possono leggere le poesie di un vario campionario di poeti italiani, dai cattolici Luzi e Turoldo, da Montale, Ungaretti e Quasimodo, fino a Carifi e Merini.
Lo stesso Mario Luzi e anche Alberto Bevilacqua hanno scritto i testi della Via Crucis, destinati alla cerimonia della Chiesa Cattolica, che si tiene in Piazza San Pietro il Venerdì Santo prima della Pasqua e che viene trasmessa in televisione.
La Via Crucis stessa può essere considerata come riattualizzazione di eventi storici avvenuti circa duemila anni fa, oltre che come dogma fondante della Chiesa.
Costituisce un argomento che può dare fertili spunti non solo ai poeti ma anche a scenografi e sceneggiatori, quando il primo attore è spesso il Papa stesso.
Silvia Comoglio, in Via Crucis, si fa acuta interprete dell’evento, traducendo in quindici testi, in lunga ed ininterrotta sequenza, le varie stazioni, i vari momenti, vissuti dal Cristo, che divengono rito in una manifestazione, un’epifania estetica.
I quindici componimento sono preceduti da una breve e toccante lirica che ha per protagonista la Vergine Maria che culla Gesù Bambino, che nasce e fa della terra qualcosa di sempiterno.
Vengono detti qui l’alba e l’abisso, come l’alfa e l’omega che si concentrano ontologicamente nella figura di Gesù, con la quale non si finisce mai, come espresso da Benedetto Croce in “Perché non possiamo non dirci cristiani”.
Sono vibranti nella loro plastica e fluida icasticità le poesie di Silvia, ricche di un pathos leggero e controllato.
Non manca l’inserimento delle vicende in uno scenario atmosferico misterioso ed evocativo, quando vengono nominati il plenilunio e l’alba che fanno da sfondo alle vicende umane del bacile dove Ponzio Pilato si lava le mani e dell’urlo della folla “crocifiggi!”
Le immagini evocate dalla poeta si fanno specchio deformato degli avvenimenti e sgorgano le une dietro l’altro, esempio di poesia neolirica e vagamente elegiaca.
Una tensione verso l’assoluto si traduce nei versi rarefatti e debordanti carichi di streben e magia.
Le figurazioni s’inseguono per una voce sola, che appare una polifonia nel manifestare il mistero.
Fino al suono perpetuo, alla luminosità soprannaturale della natura risvegliata dopo la notte, simbolo della resurrezione.
Un poemetto riuscito, quello della Comoglio, che si sintetizza in un chiaroscuro verbale di grande suggestione.
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Raffaele Piazza
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