INTERVENTO CRITICO = RAFFAELE PIAZZA
Considerazioni critiche sui testi poetici di Bruno Conte inseriti in “Dentro spazi di rarità” Antologia Nuovi Fermenti Poesia – 9 - Fermenti Editrice – Roma – 2015 – pagg. 169 - € 18,00
Bruno Conte è nato a Roma; tra il 1959 e il 1962 elabora immagini comprendenti testi poetici.
Successivamente si svolgono in modo separato la sua attività letteraria e la sua operatività in campo figurativo, di carattere astratto metafisico.
Partecipa a mostre nazionali e internazionali tra cui varie Biennali di Venezia.
Nella crestomazia è inserito con la silloge Tradistanze, costituita da una sequenza di brevi strofe, tutte senza titolo, illustrate da due disegni in bianco e nero. di stile geometrico e schematico.
Tali immagini rappresentano figure vaghe e linee che tendono all’informale.
Conte riesce a creare un’osmosi tra pittura e poesia, in quanto i due settori sono accomunati da una vaga grazia e da una tensione verso l’indistinto.
Cifra essenziale della poetica di Bruno, che riguarda anche il campo pittorico, per cui si potrebbe parlare di poesia visuale nel suo insieme, è una tendenza al nonsenso e all’alogico.
Tradistanze, per la sua unitarietà, stilistica e anche contenutistica, può essere letto come un poemetto originale icastico e luminoso, strutturato in un modo che tende alla verticalità.
L’opera è caratterizzata da un forte controllo formale, da precisione, leggerezza e velocità.
Si potrebbe definire una poesia in forma geometrica, a tratti oscura e vagamente sperimentale.
Il continuum del tessuto linguistico è connotato da accensioni e spegnimenti, attraverso metafore e sinestesie a volte veramente folgoranti.
I brevi segmenti sono costituiti da eleganti immagini bene amalgamate e intonate tra loro.
L’incedere dei versi crea magia e sospensione e si avverte, anche per la brevità delle composizioni, una certa genesi lapidaria e icastica, caratterizzata spesso da ironia.
Si riscontra un quasi totale azzeramento della punteggiatura e il tono è onirico, quello di un sogno ad occhi aperti.
Il poeta traduce in poesia concetti spaziali, quelli di un cosmo che esiste nel tempo, secondo la nozione del cronotopo.
Sono detti luoghi visibili e compositi e i segmenti si articolano distaccati tra loro, tra parola e silenzio, detto e non detto.
Da segnalare che in uno dei frammenti è detto il tema della lettura nella lettura stessa:-“/e legge la parola inscritta/ in ogni corpuscolo/ del proprio io/ la parola ora”.
La chiave interpretativa della silloge è quella di un’intelligenza acuta che si riscontra nelle varie parti del poemetto.
Il suo fascino è dovuto anche ad una certa dose di neoorfismo, in una parola pronunciata che viene prima delle cose, che diventano figure dopo essere state pensate e scritte.
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Raffaele Piazza
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