Resoconto
( L’oceano ingordo dei pensieri – Ed. Artescrittura, Roma 2012)
Proprio adesso
Che non c’è più nulla di palpabilmente nuovo
Tra questi volti bagnati di sale
Zolfo e mercurio
Corde tese a cercare inaspettate sintonie
Negli universi astrusi di un battito ancestrale
Di questo cuore del mondo
Perché in fondo – molti di noi l’hanno capito bene -
E’ tutta una questione d’amore
Così come negli occhi semichiusi
E in quegli attimi sospesi
Troppe volte lasciati al caso
O al magone dei ricordi appesi al filo del vento
Rivanghiamo.
*
Eppure
Non c’è niente, proprio niente di scontato
In questa inevitabile velocità delle cose
Così come in tutti i nostri tentativi
Di fermare le cose nel tempo
Riducendoci a volte
A dolcificare l’esistenza
Coi racconti appannati della nostalgia
A sperare ancora in tenerezze perdute
A sospirare aneliti e fiori di campo
Nati per caso al centro
Dei praticelli da annaffiare con cura
Aspettando che la natura faccia ancora il suo corso
Come se non ci fosse alcun timore
Che tutto precipiti
Nell’indifferenza del nulla e del dolore.
*
La bellezza:
potrà salvarci una volta ancora?
Forse, ma la gente, per lo più
Non ha molto tempo per scrivere poesie
Si direbbe che preferisca affannarsi
A rincorrere i risultati programmati
Di un universale business-plane
Dove ciò che conta è l’analisi del niente
E la parola
Si stinge gradualmente
In sterili variazioni di grigio fumée
Come a dire: c’è ormai poco da sperare
Se non riusciamo più a stupirci
One last time again
Per l’aria sottile d’alta quota
O quello che mai sapremo navigare
sotto il mare
O la metrica celeste
Costantemente presente
Negli aghi di pino, nelle labbra femminili
Nell’odio e nell’amore e nell’incessante
panta rei
Di inevitabili, irrisorie, sorprendenti occasioni.
*
Bello è risalire una china sotto il sole
E l’ombra rinfrescante di una frasca inattesa
Bello è la velocità, ma senza l’ansia di arrivare
Bello sono le voci che giungono da lontano
E la fragranza dell’aria autunnale
Bello è il mio cane quando torna affannato
Da corse e rincorse tra gli alberi nudi
E il crepitìo delle foglie cadute
Bello è scoprirsi il pianto in gola
Alle battute finali di un vecchio film americano
Bello è il ricordo, e l’attesa, e il perdono
E l’immelanconirsi senza alcun motivo
Bello è per un attimo sentirsi meno umani
E sfrecciare tra le increspature di cielo
Come mai potrebbe sembrare
Se non fosse che è sempre stato
E sarà sempre così.
*
FRANCESCO PAOLO TANZJ
Per quanto mi è dato di conoscere in questi ultimi venti anni , la naturalezza del verso e dell'immagine è sempre stata costitutiva dei versi di Tanzj . Naturalezza che trae linfa dalla rinuncia a tutto l'armamentario retorico ( e quindi proscrizione del significante ) , per giocare le sue carte unicamente sullo spessore semantico che produce comunicazione diretta , limpida , assertiva nell'accezione migliore del termine . La "verità" offerta da Tanzj si manifesta - così - scopertamente autentica e condivisibile .
RispondiEliminaleopoldo attolico -