POESIA = EDOARDO PENONCINI
I -
si invecchia senza il tempo di accorgersene,
convinti di vivere la giovinezza di una vita
a dispetto degli anni
e di un respiro sempre più breve
lo credi anche tu, figlio?
mi guardi perplesso come mi hai sempre visto,
vecchio, inadatto a un altro giorno
cambialo tu, ora, questo mondo
mentre l’alba irrora di speranza il tuo giorno
e la tormenta è di là da venire
*
II -
forse davvero occorre invecchiare
per morire;
a me spaventa dovermi sentire
invecchiato da sempre,
da sempre accadono eventi,
è un evento la vecchiaia
ma quando arriva la vecchiaia:
a trenta cinquanta settanta,
quando?
saperlo servirebbe?
la morte è un vento
nessuna rosa ne indica la direzione
*
III - (a Franco Fabbri morto erroneamente
contro i fili dell'alta tensione)
La mia terra la mia ruralità,
voglio tornare là
dove si uniscono i profumi
nei sentieri vuoti della campagna,
nelle solitudini maniacali,
lungo i viali, nei sogni in frantumi.
Voglio eroi da canzoni di gesta,
impavidi contro i fili di rame,
lontani dal catrame,
lanciati nella lotta funesta,
oltre cocci spinetici,
vibrata in canti orfici.
Voglio abbracciarti eroe antico
mentre l'arsura elettrica richiude
i pori nell'ultimo duello,
dire i tuoi riccioli con parole brevi
e lasciare gemere la memoria
nell’incanto del tuo riposo lieve.
*
IV-
(a S.P.)
trionfi basita
nel vuoto del cielo
l’aria turchina
sbiadita
un velo di ghiaccio
tronfio ricordo
vapori e aromi
di mughetto inali
resti sospesa
respiri profonda
gas esiziali
e la luna non sa
sazia com’è
di ogni abitudine
della delicata premura
posti i figli nel letto
lasciata una tazza di latte
nascosta una lacrima
anche la morte
vale un bel gesto
sotto la campana di vetro
*
V -
( a O. M.)
graffiando, eruttando sentenze
bacini pieni di parole
vomitano menzogne
peccato è dire
e se dici o peggio scrivi
sai dove si va a finire
dell’improbabile felicità si discute
tra il tempo e l’eterno
una lacrima diaccia
focalizza attraverso la finestra un limite
non ha più memoria la tua voce
nel continuo parlare di notte
e ghiaccio si fa il cuore lontano
fino a disperdersi in soffi di mantice
o cedere al colpo furioso del maglio
in un così distante silenzio
se anche una malattia non trova nome
meglio chiamarla Siberia
*
EDOARDO PENONCINI
*
Edoardo Penoncini (Copparo 1951), si è laureato a Bologna; dopo la laurea ha collaborato per alcuni anni con le cattedre di Storia bizantina della Facoltà di Lettere e Filosofia e di Storia medievale della Facoltà di Magistero dell’Università degli Studi di Bologna, per tre anni è stato borsista presso l’Istituto per la storia di Bologna, già redattore della “Rivista di studi bizantini e slavi”; ha insegnato Lettere nella scuola secondaria fino al 2011 e collaborato per 25 anni con la rivista “Scuola e didattica, Suoi lavori sono apparsi su riviste di storia e di didattica della storia e in volumi collettanei.
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