venerdì 29 agosto 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = PIETRO SALMOIRAGHI

Pietro Salmoiraghi – "Anatomia dell’ovvio" - La Vita Felice – Milano – 2014 – pagg. 71 - € 10,00

Pietro Salmoiraghi, architetto, è nato a Milano nel 1941; ha pubblicato romanzi e raccolte di poesia.
Con "Anatomia dell’ovvio" l’autore perviene al suo esito più alto, raggiungendo la piena maturità espressiva.
Il testo presenta una prefazione di Elena Pozzi, ricca di acribia nell’individuare le coordinate formali e stilistiche del poeta.
Il libro, ben strutturato architettonicamente, è scandito in due sezioni: quella eponima, costituita da cinque componimenti, e A passo d’uomo, composta da tredici poesie.
Scrittura del tutto antilirica e antielegiaca, quella di Salmoiraghi, connotata da una forte tendenza all’introspezione, che si collega ad un certo pessimismo, ad una ricerca del vero senso della vita, che potrebbe sembrare ovvio, nel suo consistere nella ripetizione giornaliera di un quotidiano che va stretto, ma che trova il suo etimo più profondo, per un riscatto, proprio nello schiudersi della parola poetica, nell’urgenza del suo inverarsi e della sua pronuncia.
Nella poetica di Salmoiraghi ancora una volta la parola si fa salvifica, spalanca il varco per ritrovare se stessi nel mare magnum della realtà in cui siamo gettati dalla nascita.
Appena nati già cominciamo a morire, scrive infatti Pietro per esemplificare quanto suddetto.
E infatti il nulla, il limite, la morte sono temi ricorrenti in "Anatomia dell’ovvio", che ha anche una vena, una valenza vagamente filosofica nell’indagare il destino umano nella storia, quello dell’io-poetante e quello collettivo.
A livello stilistico si riscontra una forte originalità per la maniera con la quale le composizioni sono strutturate.
Infatti tutte le poesie sono formate da segmenti tutti staccati tra loro, costituiti in genere da pochi versi o anche da un verso solo.
Nel confrontarsi con questa poesia ci si accorge subito di una sua notevole vena epigrammatica, nel suo essere assertiva per il suo divenire il risultato di immagini generate dalla riflessione, più che dalla mera descrizione.
Pensosa e vibrante nelle sue accensioni e nei suoi spegnimenti, nel restituirci la brutalità dell’esistere nel suo dolore, connaturato a quella che Pavese chiamava la ferita, dalla quale nascono i versi, Pietro Salmoiraghi, con uno sguardo leopardiano ci fa partecipi della condizione definita da Mario Luzi, Sotto specie umana, titolo di una delle sue ultime raccolte.
Essenzialmente un dialogare con se stessi, nel quale il dolore è dominato attraverso una forma sempre controllata.
Come scrive Elena Pozzi nella prefazione, il Nostro è un poeta della schiettezza e del parlar chiaro, che non teme in questa sua ultima raccolta di poesie di guardare, quasi esaminare le strutture dell’ovvio, la sua anatomia, come il suo calzante titolo suggerisce.
Una visione del mondo che diviene esercizio di conoscenza tout-court, che si traduce in un versificare alto ed elegante.

Raffaele Piazza

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