giovedì 9 ottobre 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARINO PIAZZOLLA

Marino Piazzolla – “Le mie teorie eretiche” -Conversazioni a Radio France Culture - Fermenti Editrice – Roma – 2014 – pagg. 125 - € 15,00

Marino Piazzolla, nato a San Ferdinando di Puglia (Foggia) nel 1910, è stato un poeta significativo del Novecento italiano.
Si è interessato anche di saggistica e critica d’arte.
Nell’ambito del mondo letterario, ha ottenuto consensi e premi, per le sue numerose pubblicazioni. Tra i molti si sono occupati di lui Govoni, Sbarbaro, Sartre, Cecchi, De Libero, Marotta, Sansone, Frattini etc.
La sua personalità, poliedrica e complessa, è connotata da un misticismo del tutto personale e non confessionale. Intriso di un'analisi del mistero interiore.
A volte si ispira a motivi d’occasione, come quando cita il padre, la madre, l’amata defunta, rievocando particolari di vita e d’ambienti. Non banali o generici.
I suoi versi spesso trattano temi non legati alla concretezza del vissuto: come si verifica in “Lettere della sposa demente”, in cui il clima diviene visionario e febbrilmente evocativo.
Lui stesso ha ammesso di avere ricevuto il suddetto testo come in visione, confermando il suo temperamento atemporale e allucinato.
Ne “Il pianeta nero”, si sente invece coinvolto in vicende apocalittiche, riguardanti le guerre, le dittature, il fanatismo espugnativo di una realtà tragicamente realista.
Dopo la morte, avvenuta nel giugno 1985, si è verificato un crescente interesse per il poeta. Sono stati pubblicati scritti critici e testimonianze, e si sono svolti convegni dedicati alla sua attività molteplice, in occasione del centenario della nascita , che si è ricordato nel 2010.
Il testo di Piazzolla di cui ci occupiamo è “Le mie teorie eretiche”.
Viene spontaneo chiedersi perché?
Se “eresia” significa qualcosa che va al di là di dogmi o di massime prestabilite, possiamo intendere che il poeta è cosciente che la sua stessa personalità di artista si colloca su un piano diversamente critico, rispetto alle convenzioni letterarie imperanti e non solo per una esigenza estetizzante, che lo porta ad una concezione etico- estetica.
In tale accezione, per estensione, dobbiamo considerare il termine “eresia” come segno di rottura o tesi alternativa.
In tal senso lo stesso pensiero divergente diviene eretico tout-court per l’accentuata esigenza di scrutare le ragioni della creatività in confronto con fatti attuali, storici, filosofici, letterari.
“Le mie teorie eretiche” è un saggio composito, costituito da dieci conversazioni in francese con il poeta a Radio France Culture, condotte da Olivier Germain Thomas e Estelle Schlegel, avvenute tra il maggio e il giugno del 1978 a Roma.
Il libro presenta la revisione, l’adattamento e l’introduzione del curatore Donato Di Stasi e la traduzione dal francese di Francesca Celli.
Come dichiara lo stesso curatore, l'artista mostra che da un nucleo poetico centrale si può procedere per moltiplicazioni concettuali ed emotive fino a produrre effetti stranianti, per generare un meraviglioso stupore, lo stesso che potrebbe avvincere lo spettatore, quando per la prima volta si trovasse a contemplare la Flagellazione di Piero Della Francesca, o la Trasfigurazione di Raffaello.
Se per Jean Cocteau la poesia appare più vecchia che eterna, Piazzolla non teme di dissetarsi alla fonte di un’eterna giovinezza scrittoria: questo può essere giudicato insopportabile passatismo o revanscismo lirico, oppure se ne può sottolineare l’onestà, nel corso di una ricerca autentica di senso di fronte al degradarsi dell’esistenza in automatismi disumanizzanti.
Attraverso le domande dei due giornalisti, le risposte di Piazzolla e le sue argomentazioni provocatorie, emerge la complessa immagine di un intellettuale da scrutare per un raffronto da incontro/scontro, da sobbalzo per tante civiltà deteriorate dall'ottusità. E il volume invita ad una riflessione controcorrente per sottolineare pregi e difetti della conoscenza imposta o subita.
I temi affrontati spaziano dal sacro all’estetica, dalla politica alla storia, dalla letteratura all’arte in generale. Non escludendo un'attualità che sa di rievocazione di personaggi da riproporre, dando risalto a una poesia di scontro/folgorante. E in tale ricerca vibrante non manca la filosofia come storia del pensiero e non già di formule delle cricche.
Nella Conversazione n.1 del 2 maggio 1978 – preliminarmente viene descritta l’ambientazione dove si è svolta la prima intervista, l’appartamento dove vive lo scrittore composto e aperto come un microcosmo.
La Schlegel parla degli occhi del poeta accesi di collera e passione; aggiunge che l’intellettuale che li accoglie pare avere mille anni e che le sue parole, come una caverna spalancata, urtano e colpiscono..
La prima intervista ha il sottotitolo “Il silenzio all’interno delle parole. Il vuoto come fondamento dell’arte. La falsa contrapposizione tra metafisica e scienza”.
Nel suddetto colloquio l'intervistatrice, che è anche una conoscitrice di antropologia e storia, chiede all’autore di illustrare il suo rapporto con la sacralità.
A questa domanda Piazzolla risponde affermando di credere nel sacro e che il sacro l’aiuta. Ma un sacro che sa di creatività che approfondisce, fino a divenire pretesto, ragione di ricerca. Nous di significati da decifrare.
La chiesa laica e concreta. Qui sta la contraddizione umana di Piazzolla.
Estelle Schlegel definisce il poeta come un mistico con i piedi radicati nella terra d’occidente e lo sguardo fisso nel silenzio di un principio divinatorio: Marino Piazzolla è qui, ma ci conduce con i suoi discorsi ai confini del mondo, dove ricolloca principi matematici o dettami capaci di negare l'esaltazione dei totalitarismi violenti in nome di una magia da costruire com'è il caso dell'espressione delle triadi, che porta alla volontà della crescita.
Piazzolla era anche pittore, senza avere studiato in nessuna accademia, e afferma che il suo credere nel sacro si può esemplificare attraverso suoi disegni, interpretati da critici come esempio di una metafisica non obsoleta.
Il poeta dichiara che i suoi primi quadri risalgono alle fine degli anni sessanta e fanno pensare a qualcosa che si situi in una dimensione ancestrale e che contemporaneamente si proietti in un tempo a venire, altrettanto remoto e indecifrabile.
Il poeta cita Simone Weil e la sua affermazione legata alla solitudine, poiché la solitudine è carica di silenzio e di meditazione.
Olivier Germain Thomas, che qualche hanno dopo sarà insignito del premio Larbaud, afferma che il silenzio occupa un posto di rilievo nell’opera “Viaggio nel silenzio di Dio”, il cui percorso raggiunge le dimensioni, del naturale, dell’umano e del cosmico.
L’autore aggiunge che bisogna ricercare le condizioni di un silenzio autentico per ritrovare l’essenza di una realtà duratura e stabile.
Nel nostro panorama emerge originale la figura di Piazzolla con la sua inclinazione a una ricerca guidata spesso da principi umano-filosofici che non divengono mai dottrinari o dogmatici. .
Il poeta afferma che è il silenzio interiore che gli guida la mano perché il silenzio lo rende maturo per la meditazione e dopo una lunga riflessione avverte il bisogno di costruire, di creare, come se una potenza indefinita lo spingesse ad esprimersi per oggettivare il risultato della riflessione stessa che si è svolta nella completa assenza di suoni e rumori.
Questo almeno come aspirazione e illusione.
La sua ricerca si svolge verso l’impersonale e l’immutabile nella direzione in cui ha riflettuto e teorizzato Simone Veil.
Si potrebbe aggiungere che la parola e il tratto, scaturendo dal silenzio, stimolino la produzione di un'arte dell'evoluzione che sa di autocoscienza.
Il giornalista chiede all’artista se, come scrittore e poeta, è riuscito a riprodurre le sue visioni interiori.
Marino risponde che, come scrittore, c’è riuscito alcune volte, altre volte no.
Alla base della sua esperienza creativa, dichiara che c’è una specie di raptus, dal quale è colto mentre scrive, capace di modificare all’eccesso l’idea poetica centrale, come se si trattasse di autogenesi.
Poeta e rivelatore del mistero, dunque Piazzolla; in lui la categoria estetica e quella contemplativa si congiungono e si fecondano, attraverso l’avvertita sensibilità e la coscienza letteraria.
L’autore, nella solitudine, s’immerge in una dimensione quasi fuori dal tempo per superare certo superficiale consumismo tanto in vigore negli anni ’70.
Si può notare l’approccio creaturale di Piazzolla alla vita, nella sua tensione verso una ricerca dinamica di discussione.
Tramite l’apertura verso una sperimentazione di dubbio e di domande lo scrittore prova a uscire allo scoperto dalla solitudine, nel confronto con l’alterità, che è anche il circuito letterario e culturale a lui contemporaneo, con il quale ha interagito con esperienze fruttifere coltivate in Francia e realizzate in Italia, come documentano la prefazione, la ricca bibliografia e le notizie biografiche. .

Raffaele Piazza
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1 commento:

  1. In questa sua recensione più che esaustiva, Raffaele Piazza si occupa dell'opera del Piazzolla tout court, esaminandone ogni angolo di visuale, puntando la lente critica sulla visionarietà che avvolge il poeta come un alone di mistero. Difatti il Nostro afferma di trovarsi come in trance quando crea. E questo Piazza l'ha sottolineato e inteso come solo un poeta può intendere.
    Complimenti a Raffaele Piazza per questo suo lavoro così profondo e analitico.

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