POESIA = NAZARIO PARDINI
Sull’isola di Crono
*
Passai tutto quel tempo coi pescatori
dell’isola di Crono. Non era umano,
non lo era quel verde che mordeva
con tutta la sua forza. Non c’erano tracce
della nostra civiltà poco civile.
M’infilavo in quei tratturi dai rami
macerati dal tempo. Si arcuavano
e tappavano i profili tra gli intrichi
sconnessi e misteriosi.
È là che ti conobbi (amore è dire poco)
bellezza rara nata ad ospitare
le spelonche dei sogni. Onde celesti
dell’Oceano più grande gli occhi tuoi.
Esondarono su me con le cascate
dei capelli lucenti di diamanti.
Quanto può esser vera una finzione
se gode l’anima in armonia con l’eros
oltre ogni ragione. Mi ricordo:
c’era una spiaggia bianca di sale.
E una capanna
sotto le palme al borbottio del mare.
Il sogno non ha tempo e non lo ha
l’amore che sognato resta sogno.
Ma la ragione,
quella che fece la storia,
la sola facoltà che fa dell’uomo
un essere pensante; la ragione,
quella che partorì
la casa, la parola, la memoria;
fu proprio lei che spense il mio piacere.
Riuscì perfino ad inserirsi
nell’anima dell’anima
con una sua finzione.
Un sogno dentro il sogno.
E sempre in sogno
mi attendevano gli amici e il mio lavoro.
Quando venne l’ora di partire
si stagliava nel cielo un cumulo di nubi:
una città sul mare,
una piccola città che galleggiava
sopra un immenso mare.
*
NAZARIO PARDINI
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