giovedì 24 settembre 2015

SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCA ALAIMO

Franca Alaimo
“SORSI”
(Introduzione di Giannino Balbis)
Collana Libri Liberi a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani
Pubblicazione in ebook della rivista online “La Recherche”


La forma chiusa, lungi dal rappresentare una gabbia, in poesia può funzionare come una macchina generatrice di nuove energie creative proprio grazie alla “costrizione” esercitata dai limiti autoimposti. Se poi, come nel caso dei versi di Franca Alaimo, la forma chiusa si risolve in una sequenza incalzante di microtesti scanditi dalla misura breve e armonicamente reiterati come una laica litania, allora – a causa dello schema ripetitivo – la sfida sembra farsi più difficile. Ma è proprio questa “costrizione” apparentemente rigida che spinge l’autrice a “spaziare” nella direzione opposta, di implodere cioè verso il profondo, scendendo nel ventre delle parole e sfruttando le loro più riposte potenzialità di suono e di senso.
In questa sua nuova raccolta Franca Alaimo presenta dunque 150 terzine sottili come haiku che scorrono una dopo l’altra oscillando fra "leggerezza calviniana" e "pesantezza del mondo in cui viviamo" (Balbis), fra gioiosa musicalità e schietta esternazione di personalissimi (ma anche umanissimi) dolori.
Tuttavia i momenti che risaltano maggiormente non sono, a mio parere, quelli più propriamente riflessivi o introspettivi, quanto piuttosto quelli “narrativi”. Sono questi squarci, questi tempi veloci di apertura al racconto a costituire la parte più originale e riuscita della raccolta. Certi versi sembrano generati da una mobile telecamera che racconta ciò che "accade" dentro e fuori di noi con innocenza, ironia o complicità, suddividendo quelli che comunemente chiamiamo "fatti" in brevi e fuggevoli clip o indistinte sequenze (“Cantava a squarciagola / Il melodioso usignolo / Senza nessun risparmio”). Sono inquadrature a volte sfocate, altre volte precisissime nei dettagli, che catturano i frammenti del quotidiano con speciale attenzione a un determinato microcosmo, quello di un ambiente naturale che potrebbe essere un giardino (abitato in ordine sparso da papaveri, malva, falchi, passeri, cipressi, usignoli, chiocciole, limoni, grilli, rose, gerani, calabroni, gelsomini, castagni…). Il campo di osservazione è così riservato agli effimeri accadimenti di un mondo animale e vegetale che, quasi pascolianamente, si fa simbolo di una condizione più ampia, come del resto viene asserito chiaramente già nei versi di apertura (“Senza la rete dei simboli / Ogni cosa diventa / Isola senza approdo”) dove peraltro risalta il raffinatissimo gioco di specchiature sonore fra le parole “simboli” e “isola” (a dar conto, fin dall’incipit, della perizia compositiva dell’autrice). E dove la necessità di trovare nessi simbolici individuando una rete di connessioni fra le cose del mondo, viene presentata come una possibile strada, quasi un antidoto, per sfuggire all’Isola / senza approdo, cioè (forse) alla solitudine esistenziale o alle indefinibili mancanze che la vita ci può riservare. Ma “Isola” è anche la Sicilia, la terra dell’autrice, quel “giardino in mezzo al mare” di cui parla una nota canzone popolare (C’è nu jardinu ‘mmezzu di lu mari…) e che idealmente ci piace sovrapporre al personale e più circoscritto giardino dove i “sorsi poetici” di questo libro prendono forma e si rispecchiano, mentre “La nebbia preme i vetri / E la casa sembra sospesa / Nel bianchissimo nulla”.
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**Alfonso Lentini**
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Da Sorsi

1
Senza la rete dei simboli
Ogni cosa diventa
Isola senza approdo

12
Se stride in alto il falco
Tra le fronde tacciono
I passeri impauriti

19
S’allungano ombre sul sentiero:
La punta del cipresso
Sfiora un istante il viso

23
Dalla cima della montagna
Le pecore brucanti
Sembrano sassi immoti

30
Caddi nel sonno mentre
I grilli cantavano:
Mi desto con i passeri

36
Una piuma che cade
Dimostra che la leggerezza
Ha orrore della terra

39
Sul groviglio dei rovi
Il ragno ha tessuto
Una mantellina cangiante

45
L’ape che ronza sul trifoglio
Invano cerca il fiore:
L’ha già strappato il vento

47
Ho risparmiato il gelsomino
Perché aveva sul ramo
Una piccola foglia

58
Umili fiori rampicanti
Avvinti ad un frassino
Raggiunsero la cima

78
Uno stormo di merli
Traghetta le stelle del cielo
Tra i battiti delle ali

84
Uscendo sul terrazzo
Vidi tremolare nell’acqua
Del secchio l’Orsa minore

127
Si orla di morte il fiore
della plumelia se lo tocchi:
simbolo delle nozze

132
Il vento lo scosse ed il ramo
Bussò alla mia finestra:
Tutto cerca conforto

141
Un istante di distrazione
E non trovo la luna:
Una nuvola la sigilla

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