Semira Baldi –“Sfiorito è il tempo”--puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2014 – pagg. 47 - € 8,00
Semira Baldi è friulana d’origine ma vive da molti anni a San Donato Milanese (MI).
Ha scritto due libri di poesia ed è presente in vari siti.
Una tersa linearità dell’incanto, una vena neolirica tout-court, insolita nel nostro panorama letterario contemporaneo, sono la cifre stilistiche peculiari, che connotano la breve raccolta di poesia, considerabile per le sue esigue dimensioni una plaquette, che prendiamo in considerazione in questa sede.
Il testo non è scandito e, per la sua unitarietà tematica e contenutistica può essere considerato un poemetto, caratterizzato anche da un alone luminoso di elegia.
“Sfiorito il tempo” presenta una postfazione corposa e ricca di acribia di Ivano Mugnaini.
Interessante, per il suo carattere programmatico, il componimento “Parole blindate”, che fa da incipit alla raccolta.
Il suddetto è suddiviso in tre strofe armoniche (e l’armonia formale è una delle caratteristiche del libro).
Affascinante in “Parole blindate” il gioco di cerchi concentrici, che l’autrice coscientemente elabora, quello delle parole stesse, intese come vaghe entità, che sono dette nel titolo e che, nello stesso tempo, sono i mattoni che costituiscono la scrittura.
Ma, nello stesso tempo, “Parole blindate” è una poesia e le poesie sono fatte di parole concrete, colorate, incandescenti.
E così il procedimento e il circuito comunicativo si chiudono, dopo che la parola ha riflettuto su se stessa.
Entrando nel merito dei contenuti di “Parole blindate” l’autrice, conscia della forza della parola stessa, vorrebbe inviare un messaggio ad un interlocutore del quale ogni riferimento resta taciuto.
La poeta lo prega di ascoltare le parole da lei inviate nella sera con il vento marzolino, di lasciarle penetrare e di accoglierle.
Nell’ultima strofa si è portati a presumere che il tu, di cui si diceva, non viva più e che nulla lo può risvegliare: la poeta deve tenersi dentro le parole e nello stesso tempo predomina il mistero perché non è detta ls natura del messaggio, che in realtà non è stato mai mandato.
Perciò le parole restano blindate.
Questo componimento si collega a “Ricordo di te”, poesia nella quale, senza gemersi addosso, Semira si proietta verso una figura di defunto, presumibilmente l’amato, con toni accorati, nei quali viene riattualizzata una memoria, che non è vano rimpianto.
Attraverso immagini naturalistiche di nerudiana memoria la Baldi fa suo il momento che segue il commiato, la rimembranza che diviene simile a “fonte cristallina e refrigerio d’estate”.
Si avverte fortemente il senso della vita che passa inesorabilmente, degli anni a manciate, per dirla con Milo De Angelis.
Tutto passa e nulla si può fermare e molti compagni di viaggio sono periti nel naufragio e sembra che non ci sia salvagente.
Anche gli amori sono finiti.
E allora solo la poesia che accompagna i giorni di Semira salva: la vita trascorre inesorabile e solo i versi danno significato all’esistere.
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Raffaele Piazza
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