William Cliff – “Poesie scelte”---a cura di Fabrizio Bajec--
Fermenti Editrice – Roma – 2015 – pagg 189 - € 18,00
(Percorsi della poesia contemporanea
Considerazioni su tematiche non amorose o erotiche)
William Cliff (Gembloux, 1940) è un poeta e prosatore belga di espressione francese.
Ha vinto vari premi letterari ed è considerato uno dei più importanti poeti francofoni viventi.
Oltre ai libri di viaggio, di memorie e ad alcuni testi teatrali, ha al suo attivo una quindicina di raccolte poetiche.
In “Poesie scelte” è presentata una selezione dei vari componimenti contenuti nelle suddette.
Il libro, nel quale possiamo leggere i versi in lingua francese a fronte, presenta un’introduzione del curatore Fabrizio Bajec corposa e ricca di acribia.
Il volume è stato pubblicato con il contributo della Fondazione Marino Piazzolla di Roma diretta da Velio Carratoni.
Non sono solo il sesso e l’amore, tematiche ricorrenti, ad esprimere la cifra della poetica di William Cliff.
Un altro tema, affrontato nel libro “America, 1973”, è quello del viaggio per mare, con immagini evocative di navigazioni vissute dall’io – poetante.
In un componimento molto suggestivo senza titolo della suddetta raccolta è affrontato il tema della monotonia delle distese oceaniche.
Essa è interrotta dalle visioni di una balena e dei pesci volanti in un contesto di forte magia e sospensione.
Il poeta realizza le descrizioni di suggestivi spaesamenti nell’immensità cielo – mare, nella quale la nave diviene un guscio di noce, nel suo inserimento nella natura immensa e numinosa.
Ci sono particolareggiate descrizioni di navi, che si fanno simbolo del viaggio e il vero protagonista è il mare.
Nel procedere del battello al buio si prova il senso del dolore umano come in una notte dell’anima
Il poeta si rivolge alla nave stessa pregandola di cullarlo in un’atmosfera di sogno ad occhi aperti e di onirismo purgatoriale.
In una bella immagine Cliff si butta in ginocchio davanti alle anime forti dei marinai che, per liberarsi dal peso del vivere sulla terra, hanno preferito passare la loro esistenza negli oceani.
Anche una tematica sociale emerge in “America”, quando viene nominata, in una composizione senza titolo, costituita da sette quartine libere, la tristissima e desolante condizione di abbrutimento di un’umanità desolata di esseri deformi, infelici e poveri, che abitano un porto visitato dal poeta.
La desolazione è detta realisticamente nel delineare frotte di bambini rimasti tra cocci di ciotole e piatti sul selciato di una stradina, tra resti di cibo putrefatto sul selciato, che lasciano ai passanti un tanfo d’immondizia.
Anche lo sfondo paesaggistico – architettonico di queste vicende è desolante, con una palma malmenata che un giorno aveva una bellissima cima.
La pianta non si distingue dagli alberi maestri eretti sui battelli annodati alle bitte.
Anche scenari di scale cadute e claudicanti su una pozza dove qualche moro si arrischia a piedi nudi, donne incinte sciagurate costrette a sgobbare in case malsane tutto il giorno, paragonate a orrendi piccoli pesci dal ventre gonfio, costituiscono la sceneggiatura di queste poesie.
Inoltre in alberghi una volta sontuosi e ora in decadenza, alloggiano puttane e marinai con il loro lerciume.
Alta la poesia “I pellicani”, scritta in lunga ed ininterrotta sequenza, nella quale i volatili stessi vengono definiti immondi rapaci per la loro caratteristica di cibarsi nel porto di avanzi di pesci scuoiati.
I pellicani vengono detti brutte bestie dal piumaggio di un grigio sporco e viscoso e il poeta si chiede come mai il Buon Dio ha fatto in modo che esistesse lo stesso piumaggio così orrido, quando ci sono tanti altri uccelli le cui ali graziosamente attraversano l’aria dei mari e le terre.
Un componimento senza titolo interessante ha come interlocutori i Neri per i quali l’autore dice di provare una grande simpatia.
Il tema della diversità degli uomini di colore si collega a quello della difformità dello stesso Cliff per la sua condizione di omosessuale.
Così viene affrontato un tema politico e William dichiara di accettare i Neri anche se svolgono attività illecite e nonostante il fatto che il poeta pensi di essere detestato dagli stessi Neri.
Un affetto sensibile lo fa sentire accomunato ai Neri, perché, come lui, sono perseguitati dai filistei, presumibilmente i bianchi borghesi.
Nella raccolta “In Oriente” (1986) ritroviamo ancora la tematica del viaggio.
Questa volta l’ambientazione è nel Punjab, regione posta a cavallo della frontiera tra India e Pakistan.
Cliff con il suo stile chiaro, articolato, leggero e icastico descrive la città di Lahore che è un vasto miscuglio di tre milioni di abitanti sotto gli altoparlanti che allo spuntare del sole diffondono sui tetti terribili lamenti Allah Akbar.
Nello stesso componimento l’io-poetante si chiede se i bambini temono questi ululati che fanno svegliare e fanno inginocchiare i loro genitori.
Nelle poesie di viaggio l’occhio perspicace di William riesce ad individuare con acutezza aspetti che altrimenti resterebbero sconosciuti dei paesi e dei sembianti visitati.
In questo fondamentale è l’atteggiamento empatico del poeta nel porsi in sintonia con quello che lo circonda.
Toccante la poesia lunga e senza titolo, dedicata al poeta greco Costantino Kavafis, suddivisa in quattro strofe e formata da un’alternanza di un verso regolare e da un altro di una, due, tre o quattro parole, centrato sulla pagina.
In essa, tratta dalla raccolta “In Oriente” (1986), è nominato l’ultimo periodo dell’esistenza dell’autore ellenico, momento tragico e doloroso, segnato dalla malattia e dall’indigenza.
Nell’incipit il poeta afferma di aver visto la stanza dove Kavafis è morto.
Dovette infatti vendere l’appartamento che possedeva per occupare solamente una camera con l’arabo un “servitore”
Cliff afferma che Kavafis, nato ad Alessandria d’Egitto nel 1863, è morto nel 1933 nell’indifferenza del mondo intero.
Contrariamente all’ultimo periodo della sua vita, durante la giovinezza e la maturità Kavafis aveva vissuto nell’agiatezza e nella raffinatezza.
Il fulcro della composizione consiste nella decadenza fisica, morale ed economica che caratterizza la vita di Kavafis, quando i vari livelli s’intersecano tra loro.
In “Immensa esistenza” (2007) è presente la poesia “Ballata delle donne del tempo presente” suddivisa in sei strofe
Nella poesia si sente da parte del poeta l’attrazione irresistibile per l’eterno femminino, ambigua perché il Nostro è omosessuale.
Vengono dette varie attrici e cantanti come Vanessa Paradis, Fanny Ardant, Gina Lollobrigida, Marilyn e Dalida.
Con scavo psicologico Cliff penetra nelle anime di queste donne legate per vari versi al mito e alla leggenda nel nostro immaginario collettivo.
S’immedesima nelle loro gioie e nei loro dolori e proiettandosi nei meandri delle loro personalità si chiede, con un certo distacco, ma anche con partecipazione quali siano stati i motivi a condurre al suicidio Marilyn e Dalida, mentre, per quanto riguarda le altre, entra nei loro vissuti di felicità esuberante.
Lo stile delle poesie di Cliff è sempre connotato da una vaga bellezza e da un rigorosissimo controllo e i sintagmi, le immagini, le frasi, nella loro velocità, si dispongono in un ordine stupendo, costituendo le composizioni sempre pervase da una grande intelligenza.
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Raffaele Piazza
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