--Considerazioni sui testi di poesia di Daniele Pietrini in “Fermenti” 243 – (2015)--
“Pulire” di Daniele Pietrini comprende tre componimenti non suddivisi in strofe.
Le poesie sono originali per il loro tema che si evince dal titolo e “il pulire” stesso diviene simbolo della volontà di detergere il dolore dell’esistere, la ferita dalla quale sgorgano proprio i versi.
Intrigante il tema delle piastrelle del pavimento da rendere pulite, metafora di una vita nella quale, nel suo mare magnum, si tende a fare ordine.
Pietrini chiede alle piastrelle la sua apparizione, l’improvvisa comparsa di un nuovo significato nel mondo.
Centrale nelle composizioni un “tu” al quale il poeta si rivolge, che ha molti riferimenti.
Questa figura misteriosa e carismatica fa spazio alle cose, diventa ponte, dà appuntamenti in alto e al suo passaggio tutto è più luminoso, è benvenuta in una dimensione superiore e incrementa la massa del sole.
La suddetta entità può essere intesa come l’elan vital, lo slancio vitale di Bergson o lo Spirito Santo o un inconscio controllato, una forza creatrice, forse modellatrice essa stessa dei versi.
In altro senso può essere interpretata come la figura dell’amata che, con la sua epifania, arriverà per rischiarare la vita del poeta, o come un essere vago pari a Godot, che si attende con ansia struggente ma che non arriverà mai, per citare Beckett.
Sospensione e magia in queste composizioni di Daniele, che hanno venature orfiche e vagamente neoliriche.
Anche una poetica di tipo ontologico sembra quella di “Pulire” per un costante riferimento all’essenza dell’io-poetante nel suo ripiegarsi su se stesso.
Cifra essenziale della scrittura di Pietrini è quella di una forte e precisa compattezza formale e di un’avvertita densità semantica.
Lo stile è caratterizzato, per ogni composizione, dall’unione di più frasi staccate tra loro tramite punti.
Questo procedere per accumulo rende i testi molto icastici e notevoli sono la forza metaforica e sinestesica.
E’ presente una bellezza vaga nei versi nei quali Daniele dice al “tu” che nessuno noterà il suo passaggio, che tutto qui dentro parlerà di lui e che comunica da una piastrella all’altra un nuovo modo di respirare.
Una salutare tensione verso una rinascita, una rigenerazione, nonostante lo spessore asettico delle piastrelle, porta il poeta e il suo immaginario ad una tensione verso il fantastico e il meraviglioso.
Già nella raccolta “Il fortino dell’invisibile”, “Fermenti” 2013, si avvertiva il carattere personalissimo dei componimenti del poeta, che divengono un esercizio di conoscenza.
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Raffaele Piazza
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