Considerazioni su “Involucri” di Fabrizio Giulietti
“Involucri” di Fabrizio Giulietti è una raccolta che dimostra la piena maturità espressiva dell’autore sottesa ad una forte originalità che si traduce in una parola pronunciata con urgenza nella sua icasticità.
Già nella poesia eponima, breve e concentratissima, si riscontra la cifra distintiva della poetica di Giulietti, che si rivela in immagini scabre ed essenziali,.visionarie ed enigmatiche, simboliche e arcaiche.
In essa, nell’incipit si affiancano l’acqua, simbolo di vita, e la morte, nel dualismo tra eros e thanatos, che è al centro del discorso dell’autore, nel suo scavare con la penna in profondità.
Anche se i secchi sono vuoti la vita resiste nel rimanere a guardare con la forza degli occhi un insieme da levare con una fisicità di involucro di pelle, in una tensione che, nell’urto della carne, si realizza in un vago amplesso.
I componimenti, che tendono alla verticalità, sono pervasi da un’aurea di magia e sospensione.
Sulla pagina tra detto e non detto si crea una zona di limbo, di attimo in senso heidegeriano, zona dalla quale sgorgano senza sforzo i versi del poeta raffinati e ben cesellati, connotati da un senso di mistero che sfiora l’indicibile.
Accensioni e spegnimenti continui s’inverano sulla pagina producendo effetti stranianti nel loro tendere all’alogico.
Poesia quella di Giulietti del tutto antilirica e antielegiaca che emerge da un inconscio controllato stabilizzandosi in un continuum di sintagmi situati sulla linea intermedia tra gioia e dolore.
Su questa retta imprendibile s’invera il discorso di Giulietti nel quale l’aggettivazione mirata fa cogliere le sfumature anche minime.
I componimenti sono leggeri e scattanti, nitidi e luminosi connotati da un’essenza fortemente intellettualistica.
Una vena epigrammatica e assertiva è tipica nel poiein dell’autore, che arriva, tramite la rarefazione, a suggestioni che non lasciano indifferenti il lettore.
Ogni singolo verso è densissimo in sé stesso come un rivelarsi criptico, pari a un mantra che viene alla luce.
In L’urlo, una delle poesie più alte, si realizza un tema ricorrente della raccolta, quello della precarietà e dell’evanescenza delle situazioni dell’esistere, che porta al dono del turbamento, attraverso l’acume contemplativo.
Questa poesia è tutta giocata sui movimenti di persone che si realizzano tramite la loro corporeità in una scrittura avvertita e sensuale, nella quale non manca la tematica del male sublimato.
Sono detti personaggi vaghi che si ritrovarono tutti in basso in un contesto evocativo, nel loro armeggiare con una corda e una leva. e poi nella lotta corpo a corpo.
I misteriosi individui riescono a vedere e poi si m mettono a urlare, rimandando al celebre quadro di Munch, quando nessuno più sentiva.
Venature neo orfiche connotano la poesia di Giulietti, nel suo realizzarsi con tessuti linguistici eleganti e sinuosi nella loro stringatezza.
Un fare poesia che, dal dato concreto tout-court sfocia in una costellazione surreale e onirica.
A volte emerge un tu, del quale ogni riferimento resta taciuto, elemento che aumenta il senso sibillino del contesto.
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Raffaele Piazza
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