INTERVENTO CRITICO = RAFFAELE PIAZZA
Considerazioni su Parole/cose di Luciana Riommi in “Fermenti” n.242 (2015).
In “Parole/cose” Luciana Riommi, nata a Roma, realizza sette brevi componimenti, tutti senza titolo, nei quali indaga la natura stessa del praticare la poesia, riflettendo su di essa a livello ontologico - filosofico.
I testi sono preceduti da un’introduzione di Giovanni Baldaccini ricca di acribia, nella quale lo psicologo e psicoterapeuta, poeta e narratore, che vive e lavora a Roma, ci fornisce esaustivamente le ragioni della produzione della poeta.
Scrive il critico:-“Intensamente nitida, Luciana Riommi penetra i corpuscoli dell’infinito con una lingua asciutta. Nella sua scrittura, il difforme disperso, che l’infinito cela, si raddensa in una sintesi assoluta dove il superfluo cede al senso e la condizione di semplice possibile diventa significato. Polvere, la sua materia prima e nebulose al passo col suo tempo…”-.
Modalità dello scrivere prosciugata, scabra ed essenziale, quella di Luciana, caratterizzata da una vena che s’invera nel frammento in testi che iniziano tutti con la lettera minuscola, elemento che ne accentua il senso di mistero e di arcana provenienza.
Qualcosa di vagamente iniziatico si evince dal poiein dell’autrice, come nei versi iniziali:-“scrivo pensieri/ in prova di poesia:// immaginavo di dover guardare/ il rovescio delle cose/ dal mio punto di svista/”.…
Dai suddetti sintagmi si evince un senso di ricerca nell’addentrarsi, attraverso la stessa versificazione, nei meandri del processo della creatività.
Da essi trapela il tentativo di osservare gli oggetti da tutti i lati contemporaneamente, per giungere ad una visione globale delle cose, delle parole e di quello che ad esse si riferisce, secondo il punto di vista dell’anamorfosi.
Prevale un quasi totale azzeramento della punteggiatura e tutte le poesie procedono in ininterrotta sequenza.
Luminosità, leggerezza, nitore e velocità, nei versi scattanti, connotano il poiein dell’autrice.
La poetica della Riommi ha per cifra essenziale un vago senso di sospensione e di magia, con giochi di parole che possiedono la caratteristica di esplorare proprio la tematica del dire con urgenza, del farsi della parola come discorso, senza dover affrontare nessun argomento, nessuna tematica, se non quella del verbo, che si fa immagine, come uno specchio che riflette un altro specchio.
A volte si ha una forte impressione che l’autrice descriva le stesure dei suoi testi come percorsi, per giungere a strade abitate, per compiere viaggi nei meandri della fantasia.
La stessa inventiva qui non è altro che il tentativo mimetico di annullare la distanza tra la cosa e quello che la precede.
Questo avviene con una parola intellettuale che non esclude la bellezza e il suo fascino come nella descrizione dell’acqua che scorre dal condotto lacrimale come se fosse pianto; controllatissima la forma.
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Raffaele Piazza
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