lunedì 29 febbraio 2016

INTERVENTO CRITICO = RAFFAELE PIAZZA

Considerazioni critiche sui testi poetici di Umberto Piersanti inseriti in “Dentro spazi di rarità” Antologia Nuovi Fermenti Poesia – 9 - Fermenti Editrice – Roma – 2015 – pagg. 169 - € 18,00

Segue Umberto Piersanti, nato ad Urbino dove vive e insegna all’Università.
E’ autore di vari romanzi: L’uomo delle Cesane, L’estate dell’altro millennio, Olimpo e Cupo tempo gentile; di diversi libri di poesia: La breve stagione, Il tempo differente, L’urlo della mente, Nascere nel ’40, Passaggio di sequenza, I luoghi persi.
Piersanti è inserito nell’antologia con ls silloge Cadono rami fitti, costituita da tre componimenti di grande estensione, Presso un edificio dei tempi nuovi, Viola d’inverno e quello eponimo.
La poetica di Umberto ha per oggetto una natura interiorizzata, raffigurata come luogo mitico, a livello soggettivo e collettivo.
Tale creato è formato dall’insieme coeso di ogni suo elemento, paesaggistico o genericamente di carattere vegetale.
Le tre composizioni di Piersanti iniziano con la lettera minuscola e ciò crea il senso di una vaga provenienza, di uno stupore quasi surreale, di un’ origine misteriosa.
Le poesie, sempre tendenti alla verticalità, sono suddivise in strofe e fluiscono in lunga ed ininterrotta sequenza, anche se si nota la presenza di molte virgole nel tessuto linguistico.
I sembianti delle Marche, che fanno da sfondo alla poetica espressa dall’autore, sono sempre pervasi da un’aura di antica meraviglia, da uno stupore che si rinnova sempre nei luoghi, anche se già erano stati visti e visitati.
Cifra distintiva del discorso poetico dell’autore pare essere una forma controllatissima, raffinata e ben cesellata,
In tale contesto ogni parola non è detta a caso ma s’inserisce in un tessuto linguistico affascinante, senza sbavature, icastica, veloce e leggera, nello stesso tempo.
E’ una poesia descrittiva, quella del Nostro, i cui occhi filtrano le immagini naturali per tramutarle in versi, fino ad un addentrarsi in ogni minuzia.
Le liriche sgorgano quasi magicamente, senza nessuno sforzo, l’una dall’altra, con sicurezza, ed elevatissime sono le densità metaforiche e semantiche.
Senza dubbio si può considerare neolirica ed elegiaca questa vena quasi inesauribile che ci presenta Umberto, modernissima e originalissima e che si ricollega con la sua produzione precedente.
Pare erroneamente che l’autore scriva sempre lo stesso libro ma, invece, ad una lettura attenta, si constata sempre la sua inesauribile capacità di rinnovarsi nei contenuti, sicuramente, ma ancora di più nelle forme.
Particolarmente suggestivo e originale il primo componimento, nell’inizio del quale, viene detto un avveniristico edificio immenso e metallico che pare trapassare nubi e cielo.
La costruzione è inserita in un luogo vago, dove l’aria si arresta e la luce ha fine (immagini che evocano un certo misticismo naturalistico).
A volte emergono personaggi umani come la ragazza chiara come l’aria e le donne che lavano i panni bianchi e, in queste circostanze, la fabula si fa favola, pur calata nella realtà contingente.
Altre volte compare un tu al quale il poeta si rivolge, figura che vaga nel mezzo, in un posto non definito, personaggio di cui sappiamo ben poco, che potrebbe essere considerato come il terzo che ci cammina accanto.
Con mano sicura Piersanti ancora una volta ci conduce in una natura idilliaca ma anche numinosa.
In essa, per citare Ponge, sarebbe bello se anche gli alberi potessero parlare e, magari, scrivere poesie.
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Raffaele Piazza

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