sabato 27 febbraio 2016

INTERVENTO CRITICO = RAFFAELE PIAZZA

Considerazioni critiche sui testi poetici di Panos Ikonòmu inseriti in “Dentro spazi di rarità” Antologia Nuovi Fermenti - Poesia – 9 - Fermenti Editrice – Roma – 2015 – pagg. 169 - € 18,00

Il settimo poeta è Panos Ikonòmu, nato ad Atene e scomparso prematuramente nel 2014.
Ha pubblicato la raccolta di poesie La Copertina Pelle del Tempo (2013).
Ikonòmu è inserito con la silloge L’io cagnolo, che si può considerare una sequenza unitaria, composta da molteplici parti di svariate lunghezze, tradotta da Crescenzo Sangiglio.
L’io – poetante viene detto come un cavallo con i piedi ruotati all’indietro, secondo il significato del termine stesso cagnolo.
Interessante e originale la struttura del testo, con i sintagmi sparsi sulla pagina, secondo un procedimento che può essere accomunato vagamente a quello della poesia visuale.
L’autore segue i canoni di una personalissima forma di sperimentazione.
Cifra essenziale in L’io cagnolo pare essere quella di un magistrale controllo della forma, di un’armonia intrinseca nei versi, a volte costituiti da un unico termine.
Serpeggia nella silloge una forte inquietudine attraverso le immagini che Panos ci propone, nelle quali spesso domina un raffinato e sensuale erotismo.
Interessante l’incipit del primo frammento: “In principio/ nasce la cecità/” che potrebbe essere accostato all’inizio del prologo del vangelo giovanneo o alle prime parole del romanzo di Hermann Hesse Peter Camenzind.
Tuttavia, mentre San Giovanni apostolo mette al principio il Verbo e lo scrittore tedesco inserisce il mito, che sono due categorie positive. luminose e vitali, il poeta greco, concependo come origine, genesi, la cecità, esprime un forte pessimismo, una visione del mondo al negativo.
Sono presenti un ritmo sostenuto che si libra in una forte forma di musicalità, che rende intrigante la lettura nell’immersione profonda nella pagina.
E’ detto l’io- cagnolo, simile a un cavallo, che si fa una cosa sola con l’io poetante e diviene simbolo della lotta per stare, lo stesso esserci nel mondo, nella battaglia quotidiana per la vita che coinvolge tutta l’umanità.
Da notare la natura del cavallo stesso che diviene metafora di un rapporto selvaggio con l’esistere, una guida, un animale forte da cavalcare come un eroe nella quotidianità. .
Un tono fiabesco e arcano domina i versi dell’autore nelle sue descrizioni precise e leggere.
Un alone mitico imbeve il testo e sono dette molte figure come le Ninfe, Dioniso e altri personaggi.
L’io – cagnolo, alter ego del poeta, afferma di essere diventato un fremito, una fessura, un abisso e, in questo, si nota la presenza di una fusione con la realtà, attraverso una parola detta con urgenza.
Sono presenti misticismo ed erotismo che si coniugano insieme: “…credo/ alla vostra religione/ al vostro vivificante sesso…”
Domina il senso del corporeo e della fisicità in molti passaggi del poemetto: “…raccoglievano la mia pellaccia…”.
Il poeta tratteggia con molta bravura un caos che si fa cosmo attraverso parole ben inserite sulla pagina.
La forma definita da Panos è in perfetta sintonia con i suoi contenuti che s’inverano come arabeschi di stringhe di parole.
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Raffaele Piazza

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