domenica 7 febbraio 2016

INTERVENTO CRITICO = RAFFAELE PIAZZA

“Considerazioni sulle poesie di Italo Scotti” - in “Fermenti” 242 (2015) -

“Poesie” di Italo Scotti, nato a L’Aquila, racchiude quattro componimenti di varie estensioni, caratterizzati da una struttura che tende fortemente alla verticalità.
Le composizioni dell’autore per conformazione e contenuti sono molto diversificate tra loro.
Infatti si passa dalla poesia iniziale “La settimana bianca”, caratterizzata da una struttura anarchica, oscura e, a tratti, quasi alogica e sperimentale, a “Venere”, brevissima poesia finale, costituita da quattro versi, che ha un afflato vagamente lirico.
Una caratteristica di questi testi consiste nel fatto che tutti i versi che li costituiscono iniziano con la lettera maiuscola, elemento che genera una vaga pesantezza nel tessuto linguistico e una compattezza formale nelle molteplici strofe dai quali sono formati.
“La settimana bianca” è suddivisa in due parti, che potrebbero essere lette quasi come due poesie autonome.
Nel primo segmento della suddetta, nella strofa iniziale, vengono dette le immagini inquietanti di carrucole, croci d’acciaio, gabbie e gogne, che, sospese nel cielo, lentamente ascendono.
Il senso del male e del dolore si accentua ulteriormente nella seconda stanza con l’unico verso tra parentesi formato dai due sintagmi Kreuzige! Kreuzege! che significano in tedesco Crocifiggi! Crocifiggi!
Qualcosa di indeterminato si evince dai versi di Scotti, di indefinibile e sfuggente in questa composizione.
Anche nella seconda parte il tono è vago e composito con una descrizione numinosa di una distesa di neve e di tessere nevose che nella chiusa rigenerano nervi, cervello e vene.
Pare che sia evocata qui dal poeta una linea immaginaria tra la vita e la morte, un’atmosfera che evoca sensazioni di guerre atroci.
Completamente differente la sostanza in “Variazioni in BLU”, poesia lunga suddivisa in undici strofe, dove il poeta adopera il procedimento anaforico, iniziando tutti i segmenti, ad esclusione del decimo, con la parola “Blu”.
Lo stesso colore blu diviene simbolo di qualcosa quasi di sacro e inafferrabile:-“Blu è l’assoluto, il bene e il male uniti…” .
La stessa tinta, scrive il poeta, è quella del cielo d’Africa, del trionfo del giorno, del cielo del deserto, della notte prima degli addii, dell’invocazione al dio, della ricerca dell’uomo.
Poetica, quella dell’autore, che, nella sua frammentarietà e nelle sue variazioni sintattiche e semantiche, di testo in testo, ci fa entrare in un universo linguistico, il cui pregio essenziale è l’originalità, per la quale la scrittura si fa a tutto tondo esercizio di conoscenza.
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Raffaele Piazza

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