giovedì 5 giugno 2025

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO


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“Acheronte”
Io vengo dalle rive di Acheronte,
dove la lontananza mi coinvolge
tra mille labbra congeste,
dove il racconto abbrevia ogni attesa
tra fiamme e soprassalti fuori arco.
Stupide mani giocano a tormenti
d’una furia insincera
perchè raccogli grappoli e profumi
che non hanno memorie dei languori
per ossa ed ombre,
nascoste tra le polveri impreviste.
Nella preghiera cattiva anche il mio corpo
è una tela di ragno giocata nei silenzi
per desideri vermigli, smanie, arpeggi,
per quei giorni delle mietiture
quando anche il gioco arderà nella mia carne.
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ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 4 giugno 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIANSALVO PIO FORTUNATO


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Giansalvo Pio Fortunato: “Frammenti di inesistenza ed allegrie” – Ed. puntoacapo – 2025 – pag. 128 - € 15,00
Corposissima silloge di un giovanissimo poeta l’ultimo esperimento di scrittura di Giansalvo Pio Fortunato. Una ricamata escursione fra alcuni temi che danno una chiara luminosità alla esperienza di ricerca e di presenza di quelle tacche che diventano di volta in volta ornamento del vissuto.
“Tutta la prima parte di questa nuova raccolta – scrive Pasquale Vitagliano in prefazione – è dedicata a figura archetipe dei miti classici. Ecco che già all’esergo che introduce a questa prima sezione, Orfeo si oppone a Lot. Il primo cede, si gira e perde per sempre l’oggetto della sua devozione. Il secondo, invece, permette alla propria civiltà di sopravvivere alla vendetta divina. Siamo di fronte a uno iato. Ci troviamo sull’orlo di un fossato. Sostiamo su una linea d’ombra. Viviamo continuamente un’esperienza di separazione. La crisi del poeta, la crisi dell’uomo moderno, deriva da questo sentimento e dallo sforzo di ricongiungere, riunire, ricomporre in unità. Si percepisce lo sfondo filosofico dentro il quale l’autore svolge la sua inchiesta poetica.”
E questo cammino dal sottofondo speculativo si dispiega per tutte le pagine delle tre sezioni: “Iniziazioni”, “Mogano”, “Resilienze”.
“Si delinea perenne/ la gara alle resistenze. Un corpo/ mai sa costruire la paralisi vivida/ di un cigno, l’ornamento scritto/ nella preghiera al tuo resistere, / malgrado il tempo. / E’ vero il giorno/ l’albeggiare di una danza rischiosa/ sul capo che trita e muta la punta/ e se sarà certezza, / avendo il verso richiamato i palmi/ miei alla svelta, avremo un uncino, /una ferita a cui aggrapparci/ senza mai recitare il commiato…”
Il poeta sposta nei tempi le azioni che gli attori inseguono tra le venature di parole sussurrate, in una rigorosa ricognizione che fonde il desiderio di incidere la parola ed il simbolo nel ritmo del verso con l’addensarsi dei miti come un alito di vento che si insinua tra la realtà e l’immaginazione-
Cronaca di poesie tracciata da una mano onesta tra emozioni, sensibilità e vicissitudini.
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ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 3 giugno 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCESCA LO BUE


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Francesca Lo Bue, Il pellegrino dell'alba=
La poesia di Francesca Lo Bue si configura come un viaggio iniziatico nella sacralità del linguaggio, una meditazione lirica che, scavando nella profondità delle lettere, approda a una concezione quasi mistica della scrittura. Nei suoi versi, l’alfabeto non è semplice strumento, ma origine del cosmo poetico, chiave di lettura dell’esistenza e fondamento dell’ordine contro il caos primigenio.
Già in Albero di alfabeti (2020), come nei precedenti Itinerari (2017) e I canti del pilota (2019), Lo Bue si impone per una voce poetica raffinata, nutrita da una formazione dottorale in filologia romanza e da una piena padronanza della lingua italiana e spagnola, che le consente di scrivere e tradursi con pari ricchezza e precisione. Questa duplice lingua, che affianca in ogni silloge testi italiani con la versione spagnola, non è solo cifra stilistica, ma testimonianza di una profonda riflessione sulla natura stessa del linguaggio. L’opera è, al tempo stesso, metapoetica e metalinguistica: Lo Bue interroga la scrittura, la decostruisce, ne segue le tracce ancestrali fino alla singola lettera, innalzata a simbolo di una sacralità originaria.
Nel recente Il pellegrino dell’alba questa poetica si amplia e si sublima. L’opera, che riprende e porta a compimento le riflessioni dei volumi precedenti, ha un titolo che già di per sé suggerisce una tensione spirituale e simbolica: il poeta è un pellegrino all’alba, figura in cammino verso la luce, verso il sacro, verso l’ordine che il linguaggio può conferire al disordine del mondo. La parola poetica, in questa visione, assume tre funzioni centrali: custodisce la memoria degli antenati, interpreta il tempo presente e si proietta verso la posterità, creando un ponte tra passato, presente e futuro. Questo triplice tempo si rifrange nella dimensione trinitaria della poesia di Lo Bue, dove la scrittura appare come epifania, come verbo che dà forma alla realtà.
Nell’universo lirico dell’autrice, lo scrittore diviene figura profetica, quasi sacerdotale: egli "salva", "illumina", e, come un moderno demiurgo, restituisce significato e struttura a un mondo altrimenti caotico. Le immagini ricorrenti di tenebra, prigione, palude si oppongono a quelle della luce, dell’acqua, dell’arcobaleno: metafore potenti, bibliche, che testimoniano la funzione redentrice della letteratura. La scrittura, dunque, non è solo mezzo comunicativo, ma atto sacro, rito fondativo, custode di un’armonia perduta e ritrovata.
Notevole è anche l’impostazione impersonale della sua voce lirica: Lo Bue parla spesso in forma distaccata, senza coinvolgere direttamente sé stessa nei versi, ma mantenendo una tensione profonda tra l’oggettività della riflessione e la carica emotiva dei testi. Questa scelta stilistica, lontana dal naturalismo e dalla poetica del quotidiano, permette al lettore di immergersi in una dimensione astratta, universale, atemporale, dove la parola non è confessione, ma rivelazione.
Dal punto di vista formale, la poesia di Lo Bue si distingue per un lessico aulico, ricercato, evocativo. Le sue scelte linguistiche – aggettivazione intensa, termini rari e suggestivi – costruiscono un tessuto verbale di forte densità immaginifica. Le composizioni si presentano come piccole architetture del senso, dense di rimandi simbolici e intertestuali, in cui si intrecciano il pensiero filosofico, la tradizione mitologica, suggestioni esoteriche e spirituali.
Nel complesso, la produzione poetica di Francesca Lo Bue rappresenta un unicum nel panorama contemporaneo: è voce colta, meditativa, immersa in un tempo lungo e profondo, che fa della poesia non solo espressione estetica ma autentico strumento di conoscenza e liberazione. Leggere i suoi versi significa accettare l’invito al viaggio, al pellegrinaggio interiore, verso un’alba che è sempre da venire, sempre da costruire, lettera dopo lettera.
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Prof.ssa Tamara Colacicco

SEGNALAZIONE VOLUMI = SONIA PETRONI


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“È poco il poco che rischiara” di Sonia Petroni (Eretica Edizioni, 2025 pp.72 € 15.00) è un carezzevole omaggio alla poesia, intesa come linfa vitale, una delicata attenzione verso se stessi, una premurosa considerazione degli altri, nella meravigliosa e inquieta comprensione soggettiva del mondo. Sonia Petroni estende lo sguardo sul dono della natura, capace di fondare correlazioni con l'amore per la vita e intensifica l'urgenza comunicativa del cambiamento e della rigenerazione morale e spirituale delle esistenze, trasformando i conflitti e le tensioni nell'adesione alla consapevolezza di un limite umano che è risorsa emotiva, nella resistenza degli ostacoli, lungo i confini inconsci da attraversare e oltrepassare. Intuisce l'essenza primaria dei sentimenti dal profondo, definisce la residenza dell'anima attraverso il legame ancestrale e coinvolgente con i luoghi e le persone care, allinea il solco doloroso delle assenze in un elegiaco contesto d'ispirazione, celebrativo e devoto, incarnando il carattere introspettivo della sua personalità sensibile ed empatica. La poesia di Sonia Petroni ritrae un'impronta viva delle emozioni, staglia la nitidezza delle insidie della nostalgia, rileva la percezione deformante delle incertezze e il desiderio di ricongiungere i frammenti scomposti dall'oscurità delle sensazioni, ricostruire il significato meditativo della scrittura attraverso il motivo di appartenenza, la salda connessione delle parole, la precisione emotiva, la luce che illumina il tempo familiare delle promesse. La maturità letteraria di Sonia Petroni dispone il referente oggettivo valutando la visione della coscienza, come specchio contemplativo della vita che modella il pensiero tangibile e visivo di fronte alla vaghezza dei sentimenti, incoraggia il discorso sincero ed eloquente di una realtà ulteriore, caratterizzata dalla sostanza preziosa di ogni radice sentimentale. Il segno suggestivo di Sonia Petroni è rappresentato dal contesto fiammeggiante delle reminiscenze, racchiuso nella ricerca di ogni barlume di speranza oltre l'entità riflessa dello smarrimento, frutto di un coinvolgente svolgimento di crescita personale, di un poetare proprio, sostenuto nell'autonomia di una voce lucida e struggente, evocata contro la malinconica dipendenza del silenzio, nell'ardente richiesta di trasmettere l'esperienza individuale protetta nella saggezza universale. “È poco il poco che rischiara” descrive l'io poetico ancorato alla sorgente del cuore ed esiliato dai clamori del mondo, racchiude la continua ricerca di comprendere la dispersione dell'umanità, accoglie, nelle inquiete invocazioni all'armonia e nelle esortazioni alle aspettative del tempo, l'intima compassione, l'equilibrio di dichiarazioni contro la debolezza della mancanza e l'inconsistenza del vuoto, indica una risposta nella responsabilità relazionale della memoria. Sonia Petroni addensa la passione e l'osservazione dell'umano intorno all'energia positiva delle possibilità, lascia scivolare la perturbazione degli imprevisti nella materia plasmabile e misteriosa del linguaggio, nella resa rivelativa del suono e dei nomi. Inclina lo spiraglio di luce in sintonia con gli elementi vividi e coraggiosi di ogni eredità vissuta, nella semplicità autentica delle sensazioni, nell'immediatezza del linguaggio e delle immagini capaci di parlare al quotidiano e mescolarsi nel sentiero, nelle ragioni fertili da cui è scaturita la verità poetica.
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Rita Bompadre
- Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/
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TESTI SCELTI
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Abitare il luogo minimo
quel che serve a congiungere le vite
intorno il nero sfuma le nascite e cede il passo alle morti
spiraglio la luce nella riduzione del tempo ed il dire:
Sottratto ciò che toglie
entro tutta nel poco che resta
per aggiungermi al mondo.
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Il vento scuote
con la domanda della forza
ed i tigli rispondono gentili
profumando l'aria.
Mentre cado nelle lontananze
la mia risposta è tornare.
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Troverò l'alba in questo giorno
sulla copertina dei libri
e i tuoi occhi,
protetta nel riflesso al margine delle onde
la porterò fino all'ultima fessura che mi finisce.
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Come sera
distesa
inseguo la porpora
e il suo incanto
un tesoro per ogni gravità
mi assottiglio
a dare l'ultima luce alla notte
dopo aver saputo
che non si perde nulla
se ci si fa dono.
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Chiudi la porta alla corrente
lasciati aiutare dalle provenienze
in ogni angolo
la gioia conserva il momento
per schiudersi sul male.
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Solitudine che m'illumina
per non sentirsi sola
facciamo insieme un nome
in questa stanza
le tende accostate
il respiro nuovo che dirà le parole
nate ancora nella paura di un'assenza.
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Ho bruciato tutto ciò che avevo nelle mani
e a sera vi ritrovo petali
intimità
le rimanenze nate per cadere
come baci
come stelle.
L'arrivo di una preghiera.
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Troverò
tra l'asfalto e l'acqua
il mio evaporare.
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POESIA = RAFFAELE PIAZZA


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"Alessia nel fienile"
E nell’inazzurrarsi di cobalto
di un cielo sulla pelle
distesa Alessia nel fienile
dopo l’amore profano
gioia fisica in quel distendere
il braccio sinistro per toccare
un fiore d’erba, portare
a compimento il rituale
nel coglierlo dopo il piacere
a farla uguale al prato gemmante
in esatta gioia che tende
alle stelle in quell’intensificarsi
delle tinte per cogliere una vita
intera con tutto il corpo di ragazza,
sentirsi inebriata nell’aria
della sera di domenica nelle vene
e altri baci nel tessere ricami
di parole e poesie.
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E’ il 1984 scivola la 127 bianca
vicino al fienile dove l’amplesso
avviene. Gridano i rondoni:
attenzione!!!!!!!!!!!
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RAFFAELE PIAZZA

sabato 31 maggio 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIANFRANCO ISETTA


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Gianfranco Isetta: “L’acerbo dei ricordi” – Ed. La vita felice – 2023 – pag. 116 - € 14,00
“se è vero che nell’intelletto non c’è nulla che non sia filtrato attraverso i sensi, - scrive Carlo Prosperi nella prefazione - altrettanto vero è che sui dati forniti dai sensi l’intelletto è in grado, a sua volta, di formulare ipotesi e congetture che mirano a dare loro un senso, una organizzazione razionale.”
La poesia allora è capace di avvertire le attrazioni che spiccano dalla sensibilità palpabile per organizzare la capacità per un’indagine speculativa che poggia sempre sulle esperienze del vissuto, con la ricostruzione del simbolo per sprofondare nelle spire dell’immaginazione.
In sette sezioni ben titolate: “Parola che s’apre”, “Apparenze”, “Intenti”, “Del tempo”, “Di qualche amore”, “Congedi e approdi”, “Rispondenze e rinascenze” la silloge che ci offre Gianfranco Isetta ha una corretta misura formale che la pervade in ogni pagina creando così un lungo racconto ricamato con cura ed attenzione nella ricca modulazione del quotidiano.
Uno dei temi principi è il ritorno delle immagini di un passato che ha tratteggiato lo scandire delle ore, dall’alba della giovinezza al vigore della maturità, nei caratteri essenziali di un disegno poetico che possa trascinare allo scoperto tutti i segreti del nostro sub conscio.
“C’è una voce che chiede/ il passaggio degli anni/ che si chiudono a maggio. / C’è chi affila col suono/ la canzone d’amore/che addolcisce un ricordo./ Non per questo un sospiro/ è sbadiglio del cuore./ Ci protegge l’estate/ con il sole bugiardo/ che rimuove ferite/ per promesse di un giorno./ Il tuo corpo si frutta/ si propone sincero/ all’incanto di un fiore.”
Vivono immagini che potremmo dire delicate e al tempo stesso originali, nella profondità del dettato che ammicca tra memoria e riflessione. Così che le metafore si susseguono in un ventaglio che accenna all’evocativo, alla distillazione delle figure e delle folgorazioni che scavano nel pensiero e nell’inventiva, spartito improvvisato in tempo reale con improvvisazioni linguistiche capaci di adattarsi alla melodia del discorso.
“Si dispiega sui vetri e alle finestre, / già riverso, questo tondo di mondo./ Reclama dimensioni in corso d’opera./ Si potrebbe pensare con intagli/ di cristalli stagliati sopra il cielo./ Ne ascolterò le istanze col respiro/ già riposto nel chiuso della bocca/ ampliando intorno gli spazi dell’aria/ già matura per i miei intimi voli.”
Molti i messaggi che il poeta inoltra tra i righi, leggermente soffice nel dettato d’amore: “La gelosia dei gatti/ l’ho vista nei tuoi occhi/ gelo d’amore intenso/ non appena ti guardo/ e l’inverno raggela/ solo tra i nostri corpi/ ogni sciolta tristezza/ ogni mancato pianto/ ma tutto è tollerabile.”
Variabilità equilibrata nell’efficienza di un tratteggio personale che offre uno standard culturale di rilievo.
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ANTONIO SPAGNUOLO

UNA PROSA POETICA = NADIA CAVALERA