*****************************
Antonio Sanges: "Distensione del destino" . Ed. Ensemble 2025 - pag. 76 - € 13,00
Comincia con un progressivo trio poetico, "Inverno", "Inferno" e "Interno" il nuovo libro di Antonio Sanges, tre poesie che danno vita immediatamente ad un'immersione nelle follie contemporanee, in spazi angusti da un lato, e dall'altro paesaggi che si spalancano alla libertà, al respiro. A volte questa opposizione non è espressa apertamente, è lasciata intuire dietro descrizioni apparentemente neutre. Il mondo poetico di Sanges è fatto di natura, paesaggi, luoghi e oggetti non umani, di un mondo imperdibile, dal quale però il poeta ricava la chiave di un dissidio, di un contrasto, o meglio ancora di una separazione drammatica, quella fra la natura e l'umano.
La natura è per il poeta luogo di un mistero che però non parla, tanto che sembra il poeta parlare al posto suo; non per niente Sanges alterna simbologie riferite all'ambiente naturale con riflessioni metanarrative sulla parola. In molte liriche è possibile cogliere anche la posizione e l'ottica che il poeta Sanges sceglie per sé e per la sua opera rispetto alla civiltà contemporanea e anche rispetto alla tradizione. In molti componimenti, per esempio "Ghiacciai in rivolta", si sente la tristezza per la perdita e lo "scioglimento" di antichi valori che costituivano comunque un punto di riferimento; in "Il mio secolo" si avverte l'estraneità rispetto al presente, ma anche la voglia di aderire ad una tradizione mai passata, come spiegano le poesie "Roma" e "Verso Occidente"; tra l'altro, va ricordato, molte liriche sono organizzate secondo temi consequenziali, come le ultime citate. Insomma è evidente: c'è l'intento di esaltare il risveglio della vita nel presente, partendo però dal passato, dalla tradizione. In nome della passata civiltà, infatti sembra dire Sanges, è necessario ribellarsi all'attuale civiltà, questo il messaggio che si può cogliere tra le righe.
Le idee di Antonio Sanges, perché di idee si tratta nonostante la forma poetica, vertono su una difesa estrema della natura umana nella sua purezza; in nome di questa purezza il poeta non ha remore dunque di tornare al passato, per sfuggire ad un presente in cui una globalità, governata in realtà da pochi, sta dominando e decidendo tutto. Molti versi tradiscono una volontà di vivere oltre, coinvolgono vette, l'atto del camminare. Emana dalle parole un senso di rivolta, una voglia di libertà rispetto alla civiltà delle città e degli spazi occupati e dominati; si vorrebbe piuttosto il vuoto, il mare, l'aria che lascia andare. Poesie che esprimono l'urgenza dell'interezza, ma anche la scoperta e l'accettazione della frammentarietà. E' ben rintracciabile, poi, un punto di riferimento positivo e vitale; esso fa riferimento al mare e più marcatamente al mediterraneo, simbolo del meridione, simbolo del sole e della vita vera e forte.
Ad esso,al mare, il poeta si affida in un estremo desiderio di salvezza. "Io al mondo nuovo non cedo" scrive l'autore e cerca il mare, non la città, cerca il vigore nel mistero. Forse una chiave per penetrare l'opera di Sanges è il riferimento alla decadenza dell'Occidente. Con una chiara ripresa del movito di Verlaine, quando in "Languore" descrive la reazione decadente del poeta rispetto all'arrivo dei nuovi barbari, vale a dire i borghesi creatori del sistema capitalistico, Sanges ripete di sentirsi appunto come un romano invaso da barbari.
Distensione del destino è in definitiva un grande sguardo sull'umanità e sul suo futuro e sul senso del permanere. L'ultimo componimento, che dà il titolo al libro, sintetizza in conclusione la posizione intellettuale e umana di Sanges. Una visione nella quale la distanza tra gli individui appare poter essere ricomposta, ridotta in una istanza esistenziale nella quale il tempo si ferma, rallenta almeno, e un apparente "senza fine" finalmente ci dà la possibilità di afferrare a fondo il midollo della vita, come diceva Thoreau.
*
Marco Tabellione