Franco Celenza – Di certi inverni della mente--puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2016 – pagg. 75 - € 12,00
Franco Celenza, drammaturgo e storico del teatro, ha pubblicato testi di saggistica, di poesia, commedie rappresentate e sceneggiati radiofonici diffusi in rete nazionale.
“Di certi inverni della mente”, il libro del Nostro che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione ricca di acribia di Ivan Fedeli.
La raccolta non è scandita ed è costituita da composizioni tutte fornite di titolo e risolte efficacemente in un’unica strofa.
Frequente in ogni singola poesia l’uso dei punti in modo tale che ognuno dei componimenti è formato da varie parti che si collegano tra loro. In questa maniera il poiein di Celenza emerge come connotato da una forte compattezza stilistica.
I versi procedono per accumulo di immagini eleganti e calibrate, leggere e nello stesso tempo icastiche, scattanti, luminose e nitide.
Cifra essenziale della poetica, che Franco esprime nel libro, è quella di una vena neolirica e affabulante, pervasa da grazia e bellezza.
Una natura rarefatta, a volte solare, in altri casi oscura, sembra essere la protagonista del testo e l’io-poetante, calato in questo contesto, subisce inequivocabilmente il suo fascino, in un percorso che va dai sensi al pensiero e alla mente.
La chiave interpretativa del testo si può ritrovare nella poesia intitolata E’ autunno improvviso: in essa viene svelato, con parole scabre ed essenziali, l’alternanza delle stagioni con il loro influsso, non solo climatico, sulle persone
Nella suddetta poesia vengono detti con urgenza gli inverni della mente, già nominati nel titolo.
L’inverno inteso qui dal poeta è vissuto come un tempo vago che, con i brividi del freddo e la neve, porta ai rimpianti di una stagione lontana quando tutto sembrava vero e gli anni che correvano erano quelli della migliore fortuna.
Tale situazione si rivela proprio nella mente del poeta, dalla quale sgorgano i versi agili e chiari
Il tema della mente è presente anche in “La falena”: nel suo incipit il poeta dice che ci occupò la mente una falena nel suo esistere in una casa, ambiente vago. Poi la falena stessa scompare dal vivere e con ali vistose oltrepassa lo stupore e libera la mente.
Un tono mitico si inserisce nel discorso quando vengono detti la Fenice il sole re o gli dei.
Anche il tema erotico – amoroso viene toccato dal poeta in Notturno agosto, testo nel quale l’argomento è quello dell’idillio di due amanti. Qui le menti dei due contengono pensieri simili ad ori splendenti.
Una scrittura originale, quella di Celenza, nella quale sembra d’intravedere un andamento teatrale nelle descrizioni (non a caso il poeta è anche drammaturgo)..
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Raffaele Piazza
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