SEGNALAZIONE VOLUMI =DARIO PASERO
Dario Pasero – Ubach e Adrèit--Altre Riflessioni poetiche piemontesi-
puntoacapo Editrice – Pasturana – (Al) – 2016 - pagg. 165 - € 18,00
Dario Pasero è nato a Torino nel 1952. Dai primi anni Ottanta ha iniziato l’attività di scrittore (in prosa e in poesia) in lingua piemontese: sue composizioni sono apparse su riviste specializzate in Piemonte e altrove. Al suo attivo sono un volume di prose piemontesi e quattro di poesie, l’ultimo edito da “puntoacapo” nel 2014.
Il testo di Pasero, che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta la stesura originale in piemontese a fronte, una prefazione di Herbert Natta, una postfazione di Manuel Cohen e una nota dell’autore.
La raccolta è scandita in sei sezioni, precedute da una composizione intitolata “Incipit liber” e seguite dal componimento “Explicit liber”.
Cifra essenziale della poetica di Pasero è quella di un misticismo spesso anche naturalistico.
Esprimendosi attraverso un linguaggio scabro ed essenziale, elegante e controllato, che si potrebbe definire tout-court neolirico, con uno scatto e scarto memoriale che spesso avviene, il poeta nomina fate, angeli, folletti e streghe e lo stesso Dio, figure che rimangono del tutto immanenti, come attori sul set del suo film privato, che è la sua vita detta in versi.
Le suddette figure sono inserite in modo naturalistico nel contesto come visioni fatte della stoffa dei sogni, attraverso parole pronunciate con urgenza.
Sembra per il lettore un’immersione catartica l’atto di affondare nei versi di Dario e chi conosce il dialetto piemontese può ovviamente coglierne reconditi significati e sensi ancora più profondi.
La forma e lo stile sono nitidi e cristallini e connotati da una grande compattezza.
A volte l’interlocutore è il Signore stesso, al quale il poeta si rivolge quasi in uno stato estatico:-“ Parlaci, Signore/ e ascolteremo la tua parola…”-.
Una parola stessa sorgiva e affascinante che il poeta sembra trascrivere trasognato, come se provenisse da zone profondissime dell’inconscio e riaffiorasse come acqua zampillante fresca e chiara nella sua purezza.
Un esprimersi chiarissimo, quello di Pasero, con parole che decollano sulla pagina con il massimo della leggerezza, pur essendo icastiche, nella loro velocità e luminosità.
Leggendo i versi sembra di entrare in un cosmo preciso, quasi in un Eden privato dell’autore, che si allarga all’universo, anche se non mancano incubi e ragionamenti che scuotono le viscere, che sottendono il pericolo della caduta nel peccato e nel dolore.
Anche il silenzio entra in scena nell’immaginario di Dario, il silenzio delle stelle e dell’infinito pensiero dell’uomo e quello delle parole stesse e dell’abisso e del vuoto: del resto la poesia riempie la fessura tra detto e non detto.
Un poiein originalissimo e intrigante anche per la sua genesi che avviene nel dialetto piemontese.
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Raffaele Piazza
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