Giuliana Lucchini – "Solas Luce"-- LC Poesia – Roma – 2016 – pagg. 89
Giuliana Lucchini si dedica alla poesia con testi, traduzioni, note critiche, recensioni, saggi. Fra i suoi ultimi libri di poesia, “Non morire mai” (2011), “Donde hay musica” (2012), “Amare” (2013), “Della perdita dell’ala” (2016).
“Solitudine della luce/ La Luce è Dio/ Devi bruciare per averla”. Questi sono i tre versi della Lucchini che precedono la raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede. Versi di natura programmatica che sottendono la tematica del misticismo, che è presente nell’ultima produzione dell’autrice. Una religiosità cristiana strettamente interanimata con il discorso poetico di Giuliana, per giungere alla felicità tramite l’Amore con la a maiuscola, per Dio, per se stessi e gli altri.
Non siamo creature ma persone amate da Dio stesso, se pratichiamo la poesia come mezzo salvifico (da considerarsi le figure emblematiche di Dante, Petrarca, John Donne), e questo Giuliana lo sa perfettamente avendo intitolato una sua precedente raccolta “Amare”..
Non solo… gli Angeli esistono e ci vengono incontro per indicarci la via del bene, che è quella che porta alla gioia. Il discorso è sotteso alla Fede, non dogmatica della Chiesa, ma a quella autentica. Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza, esiste l’Aldilà, l’anima di ogni essere è immortale e la vita terrena è un breve passaggio anche per chi ha la grazia di vivere cento anni. Tutto inizia con il peccato originale, se no saremmo già immortali come esseri umani. Dio non ha creato la morte (Sapienza).
Fatta questa premessa dobbiamo considerare che Solas Luce (e Solas significa Luce in lingua gaelica) è una raccolta composita architettonicamente scandita nelle seguenti sezioni: Sfumature di bianco, Luci di lutto, Colori tre definizioni che si riallacciano al discorso sul misticismo in poesia suddetto. Il bianco sfumato, la morte, i colori che Dio ha creato negli infiniti paesaggi e galassie sono il limite da oltrepassare se siamo convinti, contrariamente a Nietzsche, che Dio non è morto (del resto se era Dio non poteva morire) e che esistono fenomeni morali sottesi alla legge di Dio stesso e ai 10 Comandamenti.
Con accensioni e spegnimenti continui, seguendo un tessuto linguistico icastico, luminoso, leggero, densissimo a livello metaforico e sinestesico, la poeta costruisce con il mezzo della parola un inno alla vita ottimistico anche se, come ha scritto San Giovanni Evangelista gli uomini vollero le tenebre piuttosto che la luce stessa.
Ma la luce esiste e Giuliana lo sa. Niente falsi moralismi o ipocrisie anche della Chiesa Cattolica, arretrata, ipocrita e sessuofobica nel suo catechismo. Il vero bene è un’altra cosa. Bisogna amare la natura perché l’uomo stesso è natura e non è superiore a se stesso.
“L’albero s’agita,/ non si muove di un passo tuttavia”, scrive la Lucchini. Aggiungiamo: “Sarebbe bello se un albero potesse parlare”, per dirla con Ponge.
Tutto è sotteso pienamente ad una visione mirabile del parallelismo etico- estetico, che si fa esercizio di conoscenza e, ovviamente il discorso sulla bellezza può essere apprezzato anche da chi crede nel nulla.
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Raffaele Piazza
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