Antonio Spagnuolo – "Da mozzare" - PoetiKanten Edizioni – Sesto Fiorentino (Fi) – 2016 – pagg. 51 - € 10,00
Antonio Spagnuolo, autore del libro di poesia che prendiamo in considerazione in questa sede, è nato nel 1931 a Napoli, dove vive. Poeta e saggista, è specialista in chirurgia vascolare presso l’Università Federico II di Napoli. Redattore negli anni 1957 – 1959 della rivista “Realtà”, diretta da Lionello Fiumi e Aldo Capasso, ha fondato e diretto negli anni 1959 – 1961 il mensile di lettere e arti “Prospettive letterarie”. Condirettore della rivista “Iride”, fondatore e condirettore della rassegna “Prospettive culturali”, ha fatto parte della redazione del periodico “Oltranza” Ha pubblicato numerosissime raccolte di poesia, per le quali ha riportato molti prestigiosi premi, e varie opere in prosa. Ha curato diverse antologie ed è presente in numerose mostre di poesia visiva nazionali e internazionali. Collabora a periodici e riviste di varia cultura..Attualmente dirige la collana “le parole della Sybilla” per Kairòs editore e la rassegna “poetrydream” in internet.
Tradotto in francese, inglese, greco moderno, spagnolo. Della sua poesia hanno scritto numerosi autori tra i quali A. Asor Rosa nel suo “Dizionario della letteratura italiana del novecento” e nella “Letteratura italiana” (Einaudi).
La raccolta presenta una prefazione di Lorenzo Spurio puntuale, acuta e ricca di acribia.
“Da mozzare” è un testo non scandito, costituito da trentacinque poesie tutte provviste di titolo e formate da un’unica strofa.
Per la sua unitarietà contenutistica e formale l’opera potrebbe essere considerata un poemetto.
Tutti i componimenti sono concentratissimi nella loro altissima densità metaforica e sinestesica, con le loro fulminee accensioni e i relativi spegnimenti.
Per entrare nel merito del discorso su “Da mozzare” è doveroso mettere in evidenza la cifra distintiva di questa raccolta e di quelle recenti che l’hanno preceduta come, ad esempio, “Oltre lo smeriglio” e “Ultimo tocco”; infatti, nella poetica espressa nei suddetti volumi, si nota un’evoluzione nella scrittura, nel poiein del Nostro: non a caso Spagnuolo è passato, nella sua ultima produzione, ad uno stile meno alogico e anarchico, quello che aveva caratterizzato molte raccolte della sua lunghissima militanza.
In “Da mozzare” l’urgenza del dire si manifesta e s’invera con una luminosa chiarezza connessa e sottesa ad una sua variegata complessità che di componimento in componimento sa sempre rinnovarsi con immagini cangianti e sempre diverse tra loro attraverso metafore icastiche e da brivido. In ogni caso proprio per il suo carattere composito e articolato c’è nel libro un indiscutibile continuum, espresso attraverso la forma, con la scrittura che l’autore aveva presentato precedentemente, continuità che dimostra che Spagnuolo è sempre un autore inconfondibile nella coerenza anche etica del suo percorso.
Una vita che diviene verso, attraverso lo scatto e lo scarto memoriale, è quella che Antonio fa emergere in questo lavoro. Come nelle raccolte a noi più vicine il tema è quello della perdita della moglie Elena, che è il “tu” frequentissimo al quale il poeta si rivolge.
La figura diventa una presenza – assenza in un ricordo non fine a se stesso, che non è nostalgia ma tensione verso una riattualizzazione dell’amata, attraverso la rappresentazione di situazioni vissute in un caleidoscopio di visioni realizzate in attimi che divengono atemporali.
E così il poeta trova il senso non nel superamento del dolore, ma attraverso la stessa parola poetica, che può salvare ed entrare in una dimensione infinita dell’essere e dell’esserci.
Una poetica altissima sulla tematica del distacco da una persona cara della vita, paragonabile a quella di Ungaretti per la morte del figlio in “Il dolore” o a quella di Montale per la fine della moglie, come ha bene evidenziato Mauro Ferrari nella sua nota a “Ultimo tocco”.
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Raffaele Piazza
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