mercoledì 17 agosto 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI= DOMENICO CARA

Domenico Cara – Ciò che si scorge nella diversa macchia--Espiazioni, relitti ignei, passioni, obliqui umori--
Commisso Editore – Ariccia – Roma – 2014 – pagg. 111 - € 15,00

Domenico Cara è nato in Calabria e vive a Milano. Ha pubblicato innumerevoli libri di scritture creative, critica letteraria e d’arte. Ha fondato o diretto diverse riviste di ricerca poetica e organizzato esposizioni itinerali d’arte in diverse città d’Europa. Alla sua opera sono state dedicate monografie negli anni: 1987, 1992, 2003, 2006.
“Ciò che si scorge nella diversa macchia” è un libro di poesia molto composito e articolato architettonicamente. Include una presentazione di Jorge Muzam esauriente e ricca di acribia ed è stampato in edizione bilingue italiano e spagnolo. La traduzione è di Marcela Filippi Plaza.
Come scrive Muzam, nella sua nota introduttiva, Domenico Cara possiede il dono del turbamento, l’acume contemplativo per percepire gli animi di un’epoca.
Il testo è costituito da sette sequenze autonome, connotate da diverse strutture formali e leggibili come poemetti. Ogni segmento si rapporta agli altri, ad un insieme più vasto.
Ogni parte è dinamicamente unita alle successive attraverso il ritmo comune incalzante che crea magia e sospensione.
Anche il sottotitolo, sotteso a varie tonalità affettive etiche ed estetiche, aumenta il senso della complessità intellettualistica dell’opera, nella sua elaborazione interna, alla quale l’autore giunge con la sua forte e scaltrita coscienza letteraria.
Per entrare nell’universo del poeta è opportuno citare i nomi delle parti che compongono la raccolta (ma il genere con il quale si cimenta Cara, per la sua vastità, va oltre la mera definizione di raccolta, sfiorando le modalità dell’ipertesto).
I suddetti nomi sono: “Il tempo di tutti, L’estremo modo con cui leggo il tempo, Corolle e lingua dell’onda, Sismi, In un passaggio d’echi, Una linea di stormi, Il fiuto della storia”.
E’ sotteso all’etimo di “Ciò che si scorge nella diversa macchia” il tentativo realizzato di cogliere in versi gli aspetti del reale che riguardano tutte le categorie della vita da esperire Sotto specie umana, per citare Mario Luzi.
Cara pare proteso nel desiderio di scorgere nella macchia, che è il mondo nelle sue diverse sfaccettature, elementi che, nel bene e nel male, sono da interiorizzare e da questo processo sgorgano i versi.
Il tono usato dal Nostro è lapidario, assertivo e programmatico e la scrittura, che si realizza tramite la giustapposizione dei frammenti s’invera attraverso le strutture di quelli che si possono vagamente definire come aforismi o epigrammi.
Fortissima la densità metaforica e sinestesica ed è prodotto il tema del silenzio, dello stato di quiete, dal quale emerge la parola.
Talvolta si riscontra un poiein anarchico che sfiora l’alogico, mentre in altri passaggi c’è nitore e chiarezza nella forma sempre affabulante e non mancano accensioni neoliriche con i loro relativi spegnimenti.
La riflessione si fa visione attraverso sintagmi concentratissimi e la tensione speculativa si congiunge e si coniuga con una vena naturalistica rarefatta e detta magistralmente.
Per arrivare alle ragioni di questo libro pienamente si dovrebbe andare ben oltre le dimensioni di una recensione perché meriterebbe, il testo di Cara, esaminato in tutta la sua complessità, una esemplificazione attraverso un vero e proprio saggio.
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Raffaele Piazza

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