Raffaele Piazza, Alessia, Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano, 2015
Dopo sei anni dalla sua ultima pubblicazione “Del sognato” (La Vita Felice, 2009), Raffaele Piazza ci consegna una nuova raccolta di poesie dal titolo “Alessia”. Nuovamente Alessia, quindi, musa e protagonista della poesia di Piazza, che si racconta anche in questa ultima pubblicazione dove sembra rivelare qualcosa di nuovo e di più della poetica del nostro autore.
Qui, la protagonista ci trasmette i timori e le speranze della propria esperienza affettiva, che affronta durante la sua crescita emotiva. Ritorna un anno in cui si focalizzano gli eventi e a cui l’autore ci ha abituato: il 1984. E, come in un diario, scorrono i giorni e le vicende del primo amore tra Alessia e Giovanni, altro protagonista di questa sequenza temporale, dove le gioie della giovinezza si mescolano alle paure della perdita. Fa da contraltare un altro anno (il 2012) in cui si affacciano nuovi eventi e spunti narrativi che vedono Alessia oramai adulta, ma che rispolvera ancora i suoi ricordi e le sue esperienze, avendo come scenario alcuni luoghi del capoluogo partenopeo, come il Parco Virgiliano, o le bellezze dell’isola di Capri.
Piazza celebra l’amore, la giovinezza, l’essenza della vita, tramettendo il desiderio e la gioia, ricordandoci i timori della giovane età, che prova a rielaborare ripercorrendo la storia della protagonista. E qui si fa presente un’altra caratteristica del “racconto”: la presenza di continui rimandi temporali che rinvigoriscono la memoria, creando un dualismo all’esistenza. Un’oasi di piacere e pace che risplende, perpetuandosi nella poesia: «Ascoltami, Alessia, nell’aria / inazzurrata dal volo di cieli / a sovrapporsi, carta velina / o pagine di un libro di poesia / avviene ancora vita […]».
In tutto il libro resta intatta la creatività di Raffaele Piazza che ci restituisce quel dettato fedele e riconoscibile in tutta la sua scrittura, come sottolinea Antonio Spagnuolo nella sua prefazione: “Egli ha nel suo “arco” una duttilità linguistica veramente notevole e la sa usare senza abusare. Le assonanze, i rinvii, le proposte, i suggerimenti, gli incisi sono delle figurazioni ideali attraverso le quali egli riesce a disegnare un tessuto sempre compatto ed attento ai risvolti culturali. Le risoluzioni che egli opera nella sua officina quotidiana diventano storie cantate, una musica da tavolo, uno strumento personale che bisbiglia tracce non solo per le illusioni ma anche per il riflesso di un sottile vetro interiore che lo distingue e lo pone fra le connessioni più sorgive e limpide”.
E, tra continui rimandi temporali – che sono il punto di forza di questa nuova fatica letteraria –, citazioni dalla rete Internet e altri dettagli (come la collezione di conchiglie), sembra che la protagonista voglia mostrarsi e rivelarsi, finalmente, come l’alter ego del suo autore che, guardando dentro di sé, conduce la memoria trasfigurata a rielaborare quella dolcezza delle prime esperienze affettive e quel bisogno d’amore di cui si nutre costantemente con la sua poesia.
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Domenico Cipriano
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