POESIE INEDITE DI DARIO PASERO
(nella parlata piemontese del saluzzese meridionale)
L’é vei….
De te fabula loquitur
lòn ch’as dis dël miror:
ch’la giassa dla matin
a l’ha maitas
’d voghi s’is tajoma
la cara co’l rasor
istess dij can bërgé
ch’a vron-o dsà e dlà
a buté ’nsema ’l vache
sbardlasse a l’anviron
È vero…/ De te fabula loquitur/ ciò che si dice dello specchio:/che lo specchio del mattino/ non sta nella pelle/ di vedere se ci tagliamo/ la guancia col rasoio// proprio come i cani pastori/ che strepitano qua e là/ per riunire le vacche/ che si sono sparpagliate nei dintorni
v. 2 Formula latina che si usava per significare che le favole, con la loro morale, possono parlare di tutti, e non solo dei loro protagonisti.
vv. 3sg. Due termini, entrambi francesismi ed arcaici, per significare lo “specchio” (rispettivamente da miroir e da glace), ora, nel piemontese moderno parlato, sostituiti da specc.
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A l’ubach de Fraysse
A j’ero na bahìo
…
Bucand se mèire veuide
I ’ogh d’antorn ël frise
d’antan d’un genipòdi
apress ch’l’ha pijà ’l marin…
J’arcòrd a grevo
istess dla pieuva frasa
a l’ënscalabrun-a…
Al bacìo di Frassino/ C’era una bahìo/…// Guardando queste baite vuote/ vedo intorno le briciole/ d’un tempo di una baldoria/ dopo che ha preso l’umido…// I ricordi pesano (sull’anima)/ proprio come la pioggia mista a neve/ sul far della sera…
vv. 1sg. I versi iniziali sono in patois provenzale della valle Varaita (dove si trova Frassino). La bahìo (in it. “badia”) era una compagnia di giovani di un paese che organizzava scherzi e baldorie durante il periodo di Carnevale.
v. 3 Buché è la forma arcaica (cfr. le canzoni di p. Isler, sec. XVIII) per il più moderno beiché, ora perlopiù sostituito con vardé (o, peggio, guardé):
v. 5 Genipòdi lett. era la festa che gli scolari davano in onore del maestro (cfr. V. di SANT’ALBINO, Gran dizionario piemontese-italiano, Torino 1859, s. v.).
v. 6 Marin lett. è il “vento di mare”, ma si usa quando una pianta o una verdura si guasta per l’umidità (a pija ’l marin).
v. 7 A differenza di peisé, che ha valore materiale, grevé ha valore morale: “pesare sull’anima”.
v. 8 Frasa (in prov. fraso) è forma arcaica per indicare la “pioggia spessa, cioè mista a neve” (< lat. fracida).
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[LEIT
Cort dël castel
Adoss ëd la giovnëssa
Pomgranà
Troveur e zongleur]
I vorrìa soagné
Paròle anvërnenghe
A cudì ’n foalé
’d pensé, tompi, stomiera
d’arcòrd tëmros, fèit
ëd bisòdie e ciàir
it susto vestìa ’d nen
pèj dla lun-a
’nt un goj
un seugn
da troveje ’ndrinta
toa cheussa bianca
che ’nt la neuit solenga
a l’é me sparm reveus
[LEIT/ Cortile del castello/ Fonte della giovinezza/ Melograni/ Trovatori e giullari]// Vorrei ricercare/ Parole invernali/ Per accudire un braciere/ di pensieri, stagni, voltastomaco/ di ricordi timorosi, fatti/ di preghiere biascicate e lumini// ti desidero vestita di nulla/ come la luna/ in una pozzanghera// un sogno/ per trovarci dentro/ la tua coscia bianca/ che nella notte solitaria/ è la mia ossessione sognante (sognatrice)
v. 1 Leit è il motto dei Saluzzo-Manta: significa “Adagio”.è si trova in ogni sala del castello della Manta.
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Paròla-Silensi
Nèir-Color
Ël silensi ’d Jahvè
l’é Vos ëd j’àngej
[a dis l’Areopagita]
Cand ch’i vniroma
a l’adoss dël silensi-σιγή
(specc ëd l’αφασία)
i s-ciaireroma (o dëscurveroma)
’l mor ëd Nosgnor
Antlora
marché ’l Nen
as podrà-lo?
O a l’é mej
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Parola-Silenzio/ Nero-Colore// Il silenzio di Jahvé/ è voce degli Angeli/ [dice l’Areopagita]// Quando arriveremo/ alla sorgente del silenzio-σιγή/ (specchio dell’afasìa)/ scorgeremo (o scopriremo)/ il volto di Dio// Allora/ segnare il Nulla/ si potrà?// O è meglio/ [ ]/ ▄▄▄▄▄
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DARIO PASERO
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Dario Pasero è nato a Torino nel 1952. Laureato in Filologia Classica presso la Facoltà di Lettere dell’Università del capoluogo piemontese; è ora in quiescenza, dopo essere stato (dal 1985 al 2015) docente di ruolo di Italiano e Latino al liceo classico «C. Botta» di Ivrea.
Dai primi anni Ottanta del secolo scorso ha iniziato la sua attività di scrittore (sia in prosa che in poesia) in lingua piemontese: sue composizioni sono state pubblicate su varie riviste specializzate in Piemonte e altrove. In lingua italiana, oltre che con alcune testate giornalistiche locali, collabora con l’annuario gastronomico «l’Apollo buongustaio» di Roma.
Al suo attivo sono i volumi di poesie: An sla crësta dl’ombra (Ivrea, 2002), Masche Tropié Bërgamin-e e Spa (Ivrea, 2006), L’ombra stërmà (Catania, 2012), Tèit Canaveuj (Pasturana, 2014) e Ubach e Adrèit (Pasturana, 2015). Alcune sue composizioni sono ospitate nei volumi antologici Forme della terra. Dodici poeti canavesani (Torino, 2010) e L’Italia a pezzi. Antologia dei nuovi poeti in dialetto e in altre lingue (Ancona, 2013). Ha altresì al suo attivo vari interventi scientifici a congressi sulla letteratura in piemontese, soprattutto del secolo XVIII, l’edizione critica delle poesie di Alfredo Nicola, del teatro di Armando Mottura (rispettivamente del 2007 e del 2009) e delle canzoni del padre Ignazio Isler (Ivrea, 2013), e inoltre la collaborazione a testi di storia della letteratura piemontese, quali il primo e il secondo volume di La letteratura in piemontese (2003 e 2004; antologia edita dalla Regione Piemonte; in collaborazione con Gianrenzo Clivio e Giuliano Gasca Queirazza). Nel campo della letteratura italiana si è occupato di Carlo Botta e di Edoardo Calandra (pubblicando, del primo, nel 2011, la giovanile ed inedita Novella di Simplicio, e del secondo, nel 2003, la novella inedita Il gran forestiero), oltre che del poeta chivassese, in latino, Giuseppe Giacoletti.
È direttore, e collaboratore, della rivista trimestrale «La Slòira» di Ivrea, che si occupa di letteratura piemontese sia antica che moderna e contemporanea, oltre che co-fondatore e direttore del semestrale «l’Escalina» (rivista di letteratura, storia, arte, scienza) e della rivista on-line di studi locali (canavesani e piemontesi) «L’Arduino».
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