Roberto Valentini – “Il beneficio delle brume”-- puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2016 – pag. 81 - € 12,00
Roberto Valentini nasce a Milano. Ha pubblicato varie raccolte di poesia e un saggio.
“Il beneficio delle brume” è un libro composito e articolato. L’autore attraverso i suoi versi dimostra di saper dominare la sua materia con strumenti efficaci e si evidenzia nel suo poiein la sua grande abilità nel toccare numerose e varie tematiche esistenziali.
Sembra che il tema prevalente, che fa da sfondo ai componimenti, sia quello della natura che da pittura diviene interiorizzata in ogni suo sussulto e che si dispiega sulla pagina con stupende immagini.
Temporali con fulmini che squarciano il cielo e l’acqua che sgronda, o marine che danno il senso di una grande bellezza e la stessa terra costituiscono lo scenario materico nel quale il poeta si rivolge ad un “tu”, presumibilmente femminile, del quale ogni riferimento resta taciuto.
E sono proprio le brume dette nel titolo, nel loro diradarsi, a dare consistenza alle raffigurazioni, che hanno qualcosa di pittorico nella loro magia carica di sospensione e vaghezza.
Il volume è scandito nelle sezioni “Vangelo meneghino”, “Cronache di una somiglianza” (I-XX) ed “Epifanie vacanti”, suddivisa a sua volta in altri segmenti.
Ad esemplificazione di quanto suddetto i seguenti versi tratti dalla seconda sezione: - “Dei sospiri la rosa cautamente/ si dischiude sul fragile recinto/ delle tue labbra, mentre un labirinto/ di sere e profumi è la brama esente// dal dubbio del tempo…”. Qui si notano densità metaforica e sinestesica e un forte senso di sospensione che si coniugano a musicalità.
Un andamento del versificare vagamente classicheggiante s’intravede nel libro e nelle composizioni prevale spesso una forma affabulante nella sua plasticità e nel suo senso evocativo.
“Vangelo meneghino” può essere considerato un poemetto suddiviso in vari frammenti nel quale si rivela la vena affabulante di Valentini che parte dalle descrizioni della città, molto minuziosa nei suoi particolari come i portici, i muri abrasi, le altalene e gli spalti dei giardini.
E’ una città amata – odiata, quella che evidenzia nella sua scrittura Roberto, una Milano vista come spazio scenico della vita e anche con una certa sacralità tutta immanente, come dal nome Vangelo, che possiamo considerare anche come esposizione, racconto di fatti, simbolicamente.
Natura e materialità si fondono quando l’autore paragona il cielo disfatto alle vetrate delle fabbriche.
Qui il versificare procede in lunga ed ininterrotta sequenza in ognuna delle sue parti ben coese tra loro. E’ una Milano animata, viva e pulsante, quella detta con maestria da Valentini in un modo preciso che, spesso, per la sua sovrabbondanza, potremmo definire neobarocco.
Molto toccanti i tre “Sonetti alla madre” dell’ultima sezione nei quali in un’atmosfera di onirismo purgatoriale, in una soave malinconia il poeta si rivolge alla presenza – assenza della figura materna.
Una poetica come strumento conoscitivo, quella del Nostro, nella quale si delinea una forte carica epifanica nelle icone irrelate tra loro e sempre dette con urgenza.
Raffaele Piazza
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